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Movimentazione Manuale dei carichi. Ma cosa si intende per movimentazione manuale dei carichi?. Movimentazione manuale dei carichi. D.Lgs 626/94.
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Movimentazione manuale dei carichi D.Lgs 626/94 Con tale termine si intendono le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori comprese le azioni di sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di lesioni dorso lombari Lesioni dorso lombari: lesioni a carico delle strutture osteommiotendinee e nerveo-vascolari a livello dorso lombare.
Movimentazione manuale dei carichi Una non corretta Movimentazione Manuale può provocare distorsioni, lombalgie (il comune mal di schiena), lombalgie acute o "colpo della strega", ernie del disco, strappi muscolari, fino alle lesioni dorso-lombari gravi. Il 20% degli infortuni lavorativi avviene a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti eseguite in modo imprudente • A questi rischi, strettamente legati all'attività, si collegano altri possibili rischi dovuti al trasporto di un carico (rischi per la sicurezza): • esso può cadere, provocando contusioni o fratture; • può essere caldo o tagliente, con possibilità di ustioni o lesioni; • può non far vedere scalini o oggetti che si trovano per terra, facendo inciampare.
Dati scientifici È stata dimostrata, attraverso indagini epidemiologiche, la correlazione tra Patologie muscolo-scheletriche “Mal di schiena” Attività lavorative che richiedono Movimentazione manuale di carichi
Rischi per la salute causati da movimentazione manuale dei carichi Patologia muscoloscheletrica Colonna vertebrale Arti superiori
Rischi per la salute causati da movimentazione manuale dei carichi Altri organi e tessuti Occhio (retina) Apparato cardiocircolatorio Visceri ed organi addominali Apparato respiratorio
Ogni anno milioni di lavoratori europei impegnati in tutti i generi di attività lavorativa e in qualsiasi settore occupazionale sono affetti da DMS legati all’attività svolta. • Disturbi lamentati: • 30% dolori alla schiena • 17% dolori muscolari alle braccia e alle gambe
Il disturbo lombare aspecifico (Low Back Pain) indica la lombalgia comune, vale a dire quella patologia idiopatica ricorrente che colpisce il tratto lombare della colonna vertebrale caratterizzata da dolore e limitazione funzionale e non attribuibile ad una condizione patologica ben definita. Nella popolazione generale: secondo svariati studi epidemiologici la prevalenza di lombalgia riferita all’intera vita (lifetime) si attesta intorno al 70% nei paesi industrializzati.
Alcune cifre Negli Stati Uniti il low-back pain determina una media di 28,6 giorni di assenza per malattia ogni 100 lavoratori; le patologie del rachide sono la principale causa di limitazione lavorativa nelle persone con meno di 45 anni e gli indennizzi per patologie professionali della colonna assorbono il 33% dei costi totali di indennizzo. In Italia, le sindromi artrosiche sono, secondo ripetute indagini ISTAT sullo stato di salute della popolazione, le affezioni croniche di gran lunga più diffuse.
Low Back Pain/DMS • FATTORI DI RISCHIO PERSONALI : • Età • Sesso • Fattori antropometrici • Condizioni di allenamento • Fumo • Condizioni patologiche (congenite o acquisite) • - anomalie congenite • - traumi, fratture • - cause degenerative • - cause infettive, metaboliche
Low Back Pain • FATTORI DI RISCHIO PROFESSIONALI : • la movimentazione e sollevamento di carichi a mano • trazione o spinta di carrelli, ecc. • sforzi eccessivi • movimenti incongrui • posture incongrue • mantenimento di posture fisse per periodi prolungati • attività sedentaria • vibrazioni trasmesse a tutto il corpo • piccoli traumi ripetuti Le condizioni opposte (immobilità e eccessivo lavoro) sono sfavorevoli al nostro organismo. Numerose indagini epidemiologiche hanno dimostrato che l’incidenza del mal di schiena (LPB) è molto elevata in quanti svolgono un lavoro sedentario.
Impiegati 34% Fattorini 44% Gruisti 50-60% Lavoratori edili 59% Personale di assistenza ai pazienti 50-60% Addetti ai carrelli elevatori 65% Addetti alla manutenzione 27% I disturbi lombari sono assai diffusi tra lavoratrici e lavoratori di molti settori produttivi
Anatomia del rachide L’unità funzionale del rachide è costituita da due vertebre contigue, il disco intervertebrale e le articolazioni intervertebrali Le strutture muscolo-legamentose hanno un’importante funzione di sostegno e permettono il movimento nei diversi piani
Anatomia del rachide La parte anteriore è una struttura flessibile, con funzioni prevalentemente statiche in grado di sopportare carichi elevati e di assorbire eventi traumatici La parte posteriore, oltre ad offrire protezione alle strutture nervose, svolge un ruolo dinamico permettendo i movimenti della colonna
Funzionalità dei dischi intervertebrali Aumento pressione Fuoriuscita sostanze nutritive Diminuzione pressione Ingresso sostanze nutritive
Conseguenze del Carico sui dischi vertebrali Carico lombare fino a 250 kgfavorisce l’eliminazione delle scorie dal disco; Sollevare peso di 10 kg a schiena dritta e ginocchia flesse; Carico lombare fino a 250 kg
Conseguenze del Carico sui dischi vertebrali Carico lombare intenso (>250-650 kg)possibili danni alle cartilagini vertebrale, degenerazione del disco; Carico di rottura del nucleo discale varia tra 450-800 Kg! Sollevare peso di 10 kg con tronco flesso in avanti a 90 gradi; Carico lombare di circa 340 kg!
Conseguenze del Carico sui dischi vertebrali Carico lombare Estremo sopra 650 kgpossibili microfratture delle cartilagini; Sollevare peso di 50 kg a schiena flessa e gambe dritte; Carico lombare sopra i 650 kg
Le cause più comuni di lombalgia • sforzo improvviso o brusco movimento • prolungata condizione di sovraccarico biomeccanico • alterazioni a carico del disco intervetrebrale (ernia del disco) e delle vertebre lombari (artrosi, osteoporosi)
Patologie del rachide più frequenti • degenerazione del disco intervertebrale • artrosi • ernia del disco • radicolopatia • alterazioni della curvatura della colonna (scoliosi, cifosi, lordosi) • osteoporosi
Movimentazione Manuale dei carichi Normativa preesistente • Legge 635/1934 : determina in 20 Kg il peso massimo sollevabile dalle donne adulte • Legge 1204/71: le donne in gravidanza e fino a 7 mesi dopo il parto non devono essere adibite a trasporto e sollevamento di pesi. • Legge 977/67: relativa al lavoro dei fanciulli (minori di 15 aa) e adolescenti (minori di 18 aa) determina, seppure in riferimento al lavoro agricolo, i pesi massimi trasferibili dagli stessi differenziando per sesso (fanciulli M= 10 Kg, F=5 Kg, adolescenti M= 20, F= 15 Kg)
Normativa specifica attuale D.Lgs 626/94 Misure generali di tutela “… rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e di produzione, anche per attunuare il lavoro monotono e quello ripetitivo”
Movimentazione Manuale dei carichi Normativa specifica attuale D.Lgs 626/94 La valutazione del rischio Individuazione dei compiti lavorativi comportanti MMC a rischio potenziale La meccanizzazione L’ausiliazione L’uso condizionato La sorveglianza sanitaria Informazione e formazione (addestramento)
Movimentazione manuale dei carichi Il D.Lgs. 626/94 prevede che nelle attività che possono comportare la movimentazione manuale dei carichi si verifichi se esiste la possibilità di eliminare queste operazioni o di renderle meno faticose con l'uso di mezzi adatti nell'intento di ridurre il rischio (meccanizzazione, ausiliazione) Il 626/94 non definisce un valore limite del peso sollevabile dal singolo lavoratore ma indica unicamente il valore che, se superato, crea le condizioni di rischio. Tale valore, da valutare però alla luce di altri fattori, è di 30kg (da circ. n. 73/97 Min. Lav. E Prev. Soc.).
Movimentazione manuale dei carichi Per valutare l'insorgere di un rischio per la salute dei lavoratori è comunque necessario prendere in considerazione, oltre al peso del carico, anche i seguenti dati: le dimensioni, la forma e le caratteristiche; l'altezza di sollevamento, la distanza da percorrere, la possibilità o meno di ripartire il carico; Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro (quanto spazio si ha a disposizione, dove spostare i carichi, il percorso da fare. ...); il tipo di mansione svolta dal lavoratore (se è temporanea, oppure ripetitiva con pause più o meno previste, oppure se è un lavoro normale e continuo).
Caratteristiche del carico • D.Lgs 626/94ALLEGATO VI • Elementi di riferimento • La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l'altro dorsolombare nei casi seguenti: • il carico è troppo pesante (kg 30); • è ingombrante o difficile da afferrare; • è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; • è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal troncoo con una torsione o inclinazione del tronco; • può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto. • Sforzo fisico richiesto • D.Lgs 626/94 ALLEGATO VI Elementi di riferimento • Lo sforzo fisico può presentare un rischio tra l'altro dorso-lombare nei seguenti casi: • è eccessivo; • può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco; • può comportare un movimento brusco del carico; • è compiuto con il corpo in posizione instabile.
Caratteristiche dell'ambiente di lavoro • D.Lgs 626/94ALLEGATO VI • Elementi di riferimento • Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio • tra l'altro dorso-lombare nei seguenti casi: • lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell'attività richiesta; • il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore; • il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione; • il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi; • il pavimento o il punto d'appoggio sono instabili; • la temperatura, l'umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate. • un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
Esigenze connesse all'attività D.Lgs 626/94 ALLEGATO VI Elementi di riferimento L'attività può comportare un rischio tra l'altro dorso-lombare se comporta una o più delle seguenti esigenze: - sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; - periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente; - distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; fattori individuali di rischio D.Lgs 626/94 ALLEGATO VI Elementi di riferimento, - inidoneità fisica a svolgere il compito in questione - indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore - insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione I pesi che si manipolano devono essere comunque inferiori a:- 30 kg. per gli uomini - 20 kg. per le donne - 20 kg. per gli adolescenti maschi - 15 kg. per le adolescenti femmine
Movimentazione manuale dei carichi Obblighi dei datori di lavoro • Il datore di lavoro deve: • Individuare i compiti che comportano una movimentazione manuale potenzialmente a rischio • Evitare per i lavoratori la movimentazione manuale dei carichi ricorrendo ad attrezzature meccaniche. • Se non è possibile deve: • Organizzare i posti di lavoro in modo che la movimentazione sia sicura ed esente da rischi • Valutare le condizioni di sicurezza considerando le caratteristiche del carico • Adottare misure atte ad evitare o ridurre i rischi di lesioni dorso lombari considerando: • fattori individuali di rischio • le caratteristiche dell’ambiente di lavoro • le esigenze connesse all’attività • Sottoporre a sorveglianza sanitaria i lavoratori addetti a tale movimentazione • Informare e formare i lavoratori.
Valutazione del rischio La valutazione del rischio connesso alla attività di movimentazione manuale di carichi va necessariamente preceduta da una analisi del lavoro (verosimilmente operata nel contesto della più generale valutazione dei rischi di cui all’articolo 4 del D.Lgs) con cui in particolare si possa evidenziare se, tra i compiti lavorativi previsti per uno o più lavoratori sono compresi quelli di movimentazione manuale di carichi nonché, nel caso, le caratteristiche tipologiche, di durata e di frequenza degli stessi.
Il lavoro comporta attività di movimentazione manuale (carichi superiori a 3 kg di peso base) NO Schema di flusso per la valutazione del rischio m.m.c. SI NO Vi è un possibile rischio dorso lombari, ovvero ricorre uno o più degli elementi del titolo V del Dlgs 626/94 SI - FORSE SI È possibile automatizzare o meccanizzare o ausiliare la/le operazione/i NO NO Vi è un possibile rischio residuo Attivare procedure di valutazione del rischio SI - FORSE SI Il rischio è insignificante NO Determinare le misure di prevenzione e contenimento dei rischi Attuare le misure SI Il rischio è sufficientemente contenuto Termine valutazione
Strumenti per la valutazione: operazioni di sollevamento Il NIOSH (National Institute of Occupational Safety)ha divulgato un metodo di calcolo che, partendo dalla costante di peso e considerando in seguito tutte le fasi della movimentazione permette di calcolare l’indice di rischio.
Metodo NIOSH: calcolo indice di rischio Fattore altezza Peso Sollevato X X Fattore distanza X Peso Sollevato Peso limite = Ind. Rischio raccomandato Fattore orizzontale X Fattore dislocazione X Fattore presa X Fattore frequenza Peso limite Raccomandato
Strumenti per la valutazione: operazioni di sollevamento Il modello usato per stimare l’indice di rischio nelle operazioni di sollevamento è rappresentato dal confronto fra il peso sollevato ed il peso raccomandato. Quest’ultimo è stimato dal peso massimo sollevabile in condizioni ideali ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio (fattori di riduzione). confrontare il PESO SOLLEVATO con il PESO RACCOMANDATO il peso raccomandato e’ stimato da: PESO MASSIMO SOLLEVABILE IN CONDIZIONI IDEALI ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio (fattori di riduzione)
questa procedura di calcolo dei limite di peso raccomandato e' applicabile quando ricorrono i seguenti assunti: • Operazioni non occasionali (1/ora) di carichi > 3kg • sollevamento di carichi svolto in posizione in piedi (non seduta o inginocchiata) in spazi non ristretti • sollevamento di carichi eseguito con due mani • altre attività di movimentazione manuale (trasporto, spingere a tirare) minimali • adeguata frizione tra piedi (suola) e pavimento (coeff. di frizione statica > 0,4) • gesti di sollevamento eseguiti in modo non brusco • carico non estremamente freddo, caldo, non sporco o con il contenuto instabile • condizioni microclimatiche non sfavorevoli.
Peso limite raccomandato 23 Kg (NIOSH) X Fattore altezza = altezza delle mani da terra all’inizio del sollevamento X Fattore distanza = distanza verticale di spostamento tra inizio e fine soll. X Fattore orizzontale = distanza del peso dal corpo X Fattore dislocazione = dislocazione angolare (gradi) del peso X Fattore presa = giudizio sulla presa del carico X Fattore frequenza = n° atti al minuto in relazione alla durata
Altezza delle mani da terra Altezza delle mani da terra all’inizio del sollevamento. 75 cm = fat. cor. 1 inizio Stima del fattore altezza (A) L’altezza da terra delle mani (A) è misurata verticalmente dal piano di appoggio dei piedi al punto di mezzo tra la presa delle mani. Gli estremi di tale altezza sono dati dal livello dei suolo e dall’altezza massima di sollevamento (pari a 175 cm). Il livello ottimale con A = 1 è per un’altezza verticale di 75 cm. (altezza nocche). Il valore di A diminuisce allontanandosi (in alto o in basso) da tale livello ottimale. Se l’altezza supera 175 cm. A = 0.
Distanza verticale di spostamento del peso Distanza verticale di spostamento del peso tra inizio e fine del sollevamento. inizio 25 cm = fat. cor. 1 Stima del fattore dislocazione verticale (B) La dislocazione verticale di spostamento (S) è data dallo spostamento verticale delle mani durante il sollevamento. Tale dislocazione può essere misurata come differenza dei valore di altezza delle mani fra la destinazione e l’inizio del sollevamento. Nel caso particolare in cui l’oggetto debba superare un ostacolo, la dislocazione verticale sarà data dalla differenza tra l’altezza dell’ostacolo e l’altezza delle mani all’inizio dei sollevamento (ad es. porre un oggetto sul fondo di una gabbia con pareti alte 100 cm; altezza mani = 20 cm, dislocazione verticale = 100 ‑ 20 = 80 cm). La minima distanza B considerata e’ di 25 cm B =1 Se la distanza verticale è maggiore di 170 cm B = 0. fine
Distanza del peso dal corpo Distanza del peso dal corpo (distanza massima raggiunta durante il sollevamento) 25 cm = fat. cor. 1 Stima del fattore orizzontale (C) La distanza orizzontale (C) e’ misurata dalla linea congiungente i malleoli interni al punto di mezzo tra la presa delle mani (proiettata sul terreno). Se la distanza orizzontale e’ inferiore a 25 cm. considerare comunque il valore di 25 C = 1 Se la distanza orizzontale e’ superiore a 63 cm. C = 0
Dislocazione angolare Dislocazione angolare del peso (in gradi) rispetto al piano sagittale = torsione del tronco 0° = fat. cor. 1
Stima del fattore dislocazione angolare (D) L’angolo di asimmetria D° e’ l’angolo fra la linea di asimmetria e la linea sagittale. La linea di asimmetria congiunge idealmente il punto di mezzo tra le caviglie e la proiezione a terra dei punto intermedio alle mani all’inizio (o in subordine alla fine) del sollevamento. La linea sagittale e’ la linea passante per il piano sagittale mediano (dividente il corpo in due emisomi eguali e considerato in posizione neutra). L’angolo di asimmetria non e’ definito dalla posizione dei piedi o dalla torsione dei tronco del soggetto, ma dalla posizione dei carico relativamente al piano sagittale mediano dei soggetto. Se anche il soggetto per compiere il gesto gira i piedi e non il tronco, ciò non deve essere considerato. L’angolo D° varia tra 0° D = 1 e 135° D = 0,57. Per valori dell’angolo D° > 135° porre D = 0.
Giudizio sulla presa del carico MANIGLIA Stima del fattore presa (E) La presa dell'oggetto può essere classificata sulla scorta di caratteristiche qualitative in buona E = 1, discreta E = 0,95, scarsa E = 0,9. Per il giudizio sulla presa considerare le seguenti avvertenze: - La forma ottimale di una maniglia esterna prevede 2‑4 cm. di diametro, 11,5 di lunghezza, 5 cm di apertura, forma cilindrica o ellittica, superficie morbida non scivolosa
Indice di sollevamento • I. S. < 0,75 RISCHIO TRASCURABILE • I. S. 0,75 – 1,25 LIVELLO DI ATTENZIONE ATTIVARE LA SORVEGLIANZA SANITARIA CON PERIODICITA’ TRIENNALE E FORMAZIONE. • I. S. > 1,25R I S C H I O - PREVENZIONE PRIMARIA - PRIORITA’ A SITUAZIONI CON INDICE DI SOLLEVAMENTO PIU’ ELEVATO - SORVEGLIANZA SANITARIA ANNUALE - FORMAZIONE ED ADDESTRAMENTO Per situazioni con indice maggiore di 3 vi è necessità di un intervento immediato di prevenzione; l'intervento è comunque necessario e non a lungo procastinabile anche con indici compresi tra 1,25 e 3.
SNOOK E CIRIELLO • DEFINISCE IL MASSIMO SFORZO RACCOMANDABILE IN RELAZIONE A: • SESSO • FREQUENZA DI AZIONE • PERCORSO • ALTEZZA DELLE MANI DA TERRA DURANTE L’AZIONE