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L’altro che aiuto, chi è? Come concordare con il suo consenso (ed altre istituzioni) un percorso di cura, aiuto, promozione umana. Caritas Percorso di riflessione per volontari, gruppi , associazioni che operano con le famiglie e minori in difficoltà Sabato 19 gennaio 2008

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Presentation Transcript


  1. L’altro che aiuto, chi è?Come concordare con il suo consenso (ed altre istituzioni) un percorso di cura, aiuto, promozione umana Caritas Percorso di riflessione per volontari, gruppi , associazioni che operano con le famiglie e minori in difficoltà Sabato 19 gennaio 2008 Dott.ssa Aurea Dissegna

  2. Famiglie e minori in difficoltà • Chi e quanti sono? • Quali bisogni/problemi hanno? • Quante e quali risorse ha il territorio (istituzioni, società civile, comunità) per dare risposte? • Criticità: sono adeguate ed appropriate le risposte?

  3. Difficoltà delle famiglie • Aumento “povertà” relativa - reddito insufficiente per: • Lavoro instabile, precario (anche di 1 componente) • Lavoro monoreddito • Rincaro mutuo casa / affitto oneroso • Aumento generalizzato del costo della vita • Famiglia numerosa • Problemi di salute (malattia, disabilità, ) • Conflitti di coppia e/o difficoltà gestire rapporti in famiglia disgregate/ricostituite/plurime • Permanenza dei giovani prolungata in famiglia • Aumento della popolazione anziana e scarsa natalità • Problemi integrazionee/o svantaggiosocioculturale • (immigrazione-aspetti culturali-lingua) • Disuguaglianze sociali

  4. Povertà in agguato… anche nei ceti medi • Il 10-11% della popolazione è in situazione di povertà • Il 50% circa ,delle famiglie vive con difficoltà, con 1870 € al mese (nel 2004 erano considerati € 987,0) • Diminuzione del potere di acquisto

  5. Difficoltà delle donne sole e con figli minori • Sole per abbandono / rottura del vincolo famigliare • Sole perché senza riferimenti parentali • Maternità difficili e complesse • Problemi di salute • Violenze • Conflitti tra accudimento dei figli ed esigenze lavorative • Generalizzata insufficienza o mancanza di reddito • Scarsa conoscenza dei servizi offerti dal territorio e/o difficoltà di approccio e comprensione dei servizi stessi

  6. I problemi della solitudine: • Da assenza, mancanza, perdita del compagno/marito/padre • Da assenza, perdita, rottura dei rapporti con la famiglia di origine • Da responsabilità unica nella scelta di tenere un figlio non voluto • Da responsabilità unica nella crescita, mantenimento, educazione di uno o più figli • Da altri problemi di contesto (lavoro, casa, salute, conflitti ex marito-partner....)

  7. Andiamo sempre più verso la solitudine… • Più del 30% della popolazione vive da sola • Di questo 30% circa il 50% è costituito da persone anziane, sole, il restante da single, non sposati, separati, divorziati • Circa 8-9 % sono famiglie monogenitoriali (cresciute moltissimo negli ultimi anni)

  8. Bisogni emergenti Due le macroaree individuate: • aumenta la variegatura delle forme familiari • si esprime una nuova dinamica dei bisogni

  9. Bisogni di tipo tradizionale Bisogno di sicurezza e benessere: • abitazione • lavoro • protezione sociale (economica)

  10. Bisogni emergenti: nuovi bisogni Bisogni legati a sfera relazionale, innalzamento del benessere sociale e auto-realizzazione: • in-formazione ai genitori (specie giovani coppie) • Supporto, sostegno ai compiti di cura • consulenza specialistica (in ambito relazionale, attività di mediazione, etc..) • servizi alla persona (servizi prima infanzia; spazi di confronto)

  11. Dai bisogni ai servizi In conformità con gli orientamenti normativi nazionali e regionali gli interventi prioritari previsti nella programmazione dei PDZ sono: • la sussidiarietà • la domiciliarità • tutte le possibili forme di aiuto e sostegno alle famiglie ed alla persona

  12. La qualità dei servizi Azioni trasversali Impegno delle amministrazioni è quello di rafforzare: • le metodologie di ricerca e monitoraggio dei fenomeni sociali • gli strumenti di valutazione dei servizi • prevedere forme nuove di risposte ai bisogni nuovi

  13. Alleanza forte tra: istituzioni : comune, scuola, parrocchia, azienda sanitaria, forze economiche, associazioni-volontariato Puntare ad interventi : non episodici che incidono sui processi culturali Individuare, fili- reti- nodi per intrecciare, ri - connettere ri - annodare Sviluppare solidarietà sviluppo culturale, attenzione/partecipazione Attivare risorse e mobilitare quelle presenti Cosa si può fare?

  14. Con quali attenzioni, per il volontario? • Attenzione alla persona e ai suoi bisogni • Attenzione e rispetto della sua storia • Consapevolezza del proprio ruolo di volontario (proposto e/o richiesto),senza protagonismi o sopraffazioni • Consapevolezza di doversi “esporre”, prendere posizione • Consapevolezza che occorre superare l’indifferenza • Consapevolezza che serve disponibilità Consapevolezza che la persona in difficoltà è… prima di un problema…. una risorsa

  15. Quale volontario ? • La buona volontà è insufficiente • Serve informazione • Serve formazione, formazione specifica rispetto all’area di intervento, formazione permanente • Serve abilità di comunicazione e di ascolto • Serve aiuto per capire le proprie “vere” motivazioni (altruismo esagerato è un meccanismo di difesa) • Serve “supervisione” nell’azione • Serve organizzazione • Serve consapevolezza dei propri limiti e responsabilità verso i bisogni

  16. Alcune delle ”tentazioni” dei volontari: • Pensare di conoscere l’altro • Pensare di essere migliore dell’altro • Giudicare • Dare consigli non richiesti • Pensare di essere indispensabile • Sindrome del “fare“, sostituirsi nelle azioni • “Imporre” la propria ideologia o religione • Aiutare con implicito “ricatto”, anche in buona fede • Aiutare per propri bisogni (inconsci)

  17. Circolo virtuoso per la :cura, aiuto, promozione umana Occorre: • Conoscere il territorio in cui si opera (dati su luogo fisico,persone, relazioni, storia, bisogni, risposte/servizi) • Saper ascoltare (ascolto attivo ed empatico) • Condividere la/e difficoltà • Conoscere le istituzioni preposte • Co-progettare l’aiuto con le istituzioni e gli “esperti” (no ad interventi spot )

  18. Co_ progettare, significa: • Mettersi a disposizione della persona • Far parte di una rete, meglio se con le Istituzioni • Condividere la lettura del problema/i • Condividere la filosofia, le modalità ed i tempi dell’intervento • Verificare, valutare gli esiti degli interventi

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