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La guerra civile: la grande rimozione americana (12 aprile 1861 - 26 maggio 1865) Come raccontare il caos?. IN EUROPA Il romanzo sul campo di battaglia (la guerra come metafora della modernità).
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La guerra civile:la grande rimozione americana(12 aprile 1861 - 26 maggio 1865) Come raccontare il caos?
IN EUROPAIl romanzo sul campo di battaglia(la guerra come metafora della modernità)
H. B. Stendhal, La Certosa di Parma( 1839 )La guerra come metafora: il caos inconoscibile della modernità. La scrittura romanzesca
La guerra come metafora: Lev Tolstoj scrive guerra e pace (1865-1869) Le colonne si mettevano in marcia, senza sapere dove andassero e senza poter vedere, per la massa degli uomini che le circondavano, per il fumo e la nebbia crescente, né il terreno che abbandonavano, né quello su ci mettevano il piede. Il soldato in movimento è circondato, limitato e trascinato dal suo reggimento, come il marinaio della nave sulla quale si trova… La nebbia era divenuta così densa, che, sebbene albeggiasse, nessuno vedeva a dieci passi davanti a sé. I cespugli sembravano alberi giganteschi; i terreni piani parevano burroni e pendii. Dappertutto, da ogni parte, avrebbero potuto imbattersi nel nemico invisibile a dieci passi. Ma le colonne marciarono a lungo sempre nella stessa nebbia, discendendo e salendo per un terreno collinoso… (III, XIV) L’esercito russo scivola nellanebbia Napoleone sulla collina Erano le nove del mattino. La nebbia, come un mare compatto, si distendeva in basso; ma presso il villaggio di Sclapanitz, sull’altura dove si trovava Napoleone circondato dai suoi marescialli, faceva del tutto chiaro. Sopra il suo capo era un cielo luminoso e azzurro, e l’enorme sfera del sole, come un immane e purpureo sughero vuoto all’interno, galleggiava sulla superficie d’un latteo mare di nebbia. Egli vedeva in mezzo alla nebbia, in un incavo formato da due monti vicino al villaggio di Pratzen, le colonne russe muoversi con uno scintillìo di baionette sempre nella stessa direzione, verso gli avvallamenti, e l’una dopo l’altra occultarsi in un mare di nebbia (III, XIV)
Il senso del caos: il principe Bolkonskij scopre il cielo infinito Egli vedeva innanzi a sé i nostri artiglieri, alcuni dei quali si battevano, altri abbandonavano i cannoni e gli correvano incontro; vedeva anche i francesi, che afferravano per la briglia i cavalli della batteria e voltavano i cannoni. Il principe Andrea col battaglione era già a venti passi dai cannoni. Udiva sopra di sé il sibilo incessante delle pallottole, e di continuo a destra e a manca, dei soldati gemevano e cadevano. Ma non li guardava: aguzzava gli occhi soltanto per vedere quello che accadeva davanti a lui nella batteria. Vedeva già chiaramente la figura d'un artigliere rossiccio, col chepi buttato su un orecchio, che tirava a sé uno scòvolo, mentre un soldato francese lo tirava dall'altra parte. Vedeva già chiaramente l'espressione smarrita e insieme rabbiosa delle fisionomie di quei due uomini, che evidentemente non capivano che cosa facessero. "Che cosa fanno?" pensava il principe Andrea guardandoli, "perché l'artigliere rosso non scappa, se non ha un'arma? Perché il francese non lo uccide? Non farà a tempo a giungere fin qui, che il francese si ricorderà d'avere il fucile e lo abbatterà." In realtà un altro francese, col fucile a bilanciàrm accorreva verso quei due che lottavano fra loro, e la sorte dell'artigliere rossiccio, che non capiva ancora che cosa gli sovrastasse, e che con un gesto di trionfo aveva strappato lo scòvolo al nemico, doveva essere decisa. Ma il principe Andrea non vide come questo finì. Gli parve che qualcuno dei soldati più vicini, con tutta la forza del braccio, lo avesse colpito con un grosso randello sul capo. Il dolore non fu molto forte; ma quel dolore era sgradevole soprattutto perché lo distraeva e gli impediva di vedere quello che osservava. "Che è successo? Cado? Le mie gambe si piegano" pensò; e cadde sulla schiena. Aprì gli occhi, sperando di vedere come fosse finita quella lotta dei francesi con gli artiglieri, desiderando di sapere se l'artigliere rossiccio fosse stato ucciso o no, se i cannoni fossero stati presi o portati in salvo. Ma non vide nulla. Al di sopra di lui non c'era più nulla, non c'era che il cielo - un cielo alto, non luminoso, ma, ciò nonostante, incommensurabilmente alto, con nuvole grigie che quietamente strisciavano su di esso. "Come è calmo, tranquillo e solenne! Non è affatto come quando correvo", pensò il principe Andrea, "non è come quando noi correvamo, gridando, e ci battevamo; non è affatto come quando il francese e l'artigliere con le facce furiose e spaventate si strappavano l'un l'altro lo scòvolo; ben diversamente da allora vanno le nubi per questo cielo alto, infinito. Come mai non ho veduto prima questo cielo sublime? E come sono felice di averlo finalmente conosciuto! Sì! Tutto è vano, tutto è illusione, tranne questo cielo infinito. Non esiste nulla, tranne esso. Ma nemmeno esso esiste; non esiste nulla, tranne il silenzio, la quiete, il riposo. E sia lodato Iddio!...“(III, XVI)
La guerra come spettacolo. Emile Zola, La disfatta, 1892 Sedan31 agosto – 1 settembre 1870)
Il laboratorio della Crimea. Narrare la guerra senza media di massa (Crimea 1854)
La carica dei Seicento (25 0ttobre 1854) secondo W. Russell “Se l’esibizione del valore più brillante, dell’eccesso di coraggio e di un’audacia che avrebbe illuminato i migliori giorni della cavalleria possono fornire consolazione per il disastro odierno, non abbiamo motivo di rimpiangere la melanconica sconfitta che abbiamo subito in una battaglia contro un nemico barbaro e selvaggio … Tutte le nostre operazioni di trincea hanno perso completamente d’interesse in questo malinconico giorno in cui la nostra Brigata leggera è stata annientata dalla sua stessa sconsideratezza e dalla brutale ferocia del nemico” William Russell, inviato del Times 14 novembre 1854 C’est magnifique, mais ce n’est pas la guerre: c'est de la folie» («È magnifico, ma non è la guerra: è una pazzia») Pierre François Joseph Bosquet (Maresciallo di Francia)
Lo spettacolo della guerra:la carica dei Seicento (25 0ttobre 1854) secondo Alfred Tennyson (1809-1892) Half a league half a league, Half a league onward, All in the valley of Death Rode the six hundred: 'Forward, the Light Brigade! Charge for the guns' he said: Into the valley of Death Rode the six hundred. 'Forward, the Light Brigade!' Was there a man dismay'd ? Not tho' the soldier knew Some one had blunder'd: Theirs not to make reply, Theirs not to reason why, Theirs but to do & die, Into the valley of Death Rode the six hundred. Cannon to right of them, Cannon to left of them, Cannon in front of them Volley'd & thunder'd; Storm'd at with shot and shell, Boldly they rode and well, Into the jaws of Death, Into the mouth of Hell Rode the six hundred. Flash'd all their sabres bare, Flash'd as they turn'd in air Sabring the gunners there, Charging an army while All the world wonder'd: Plunged in the battery-smoke Right thro' the line they broke; Cossack & Russian Reel'd from the sabre-stroke,Shatter'd & sunder'd. Then they rode back, but not Not the six hundred. Cannon to right of them, Cannon to left of them, Cannon behind them Volley'd and thunder'd; Storm'd at with shot and shell, While horse & hero fell, They that had fought so well Came thro' the jaws of Death, Back from the mouth of Hell, All that was left of them, Left of six hundred. When can their glory fade? O the wild charge they made! All the world wonder'd. Honour the charge they made! Honour the Light Brigade, Noble six hundred! 1890 fonografo Edison Mezza lega, mezza lega avanti, una mezza lega, nella valle della Morte cavalcarono tutti i seicento." Avanti la Brigata Leggera ! Avanti contro quei cannoni ! " disse.Nella valle della Morte cavalcarono i seicento." Avanti la Brigata Leggera ! "C'era qualcuno sgomento?No, anche se i soldati sapevano che qualcuno aveva sbagliato.Loro non fecero domande,loro non si chiesero perchè,loro non fecero altro che farlo e morire.Nella valle della Morte cavalcarono i seicento.Cannoni alla loro destra,cannoni alla loro sinistra,cannoni davanti a loro sparavano e tuonavano;tempestati da palle e proiettili,cavalcarono coraggiosamente dritti nelle mandibole della Morte,nella bocca dell'Inferno cavalcarono i seicento.Lampeggiarono le sciabole sguainate,brillarono roteando in aria,sciabolando i cannonieri,caricando un esercito, mentre il mondo era stupito.Immersi nel fumo della batteria irruppero attraverso la linea;russi e cosacchi vacillanti per i colpi cedettero e fuggirono.Poi tornarono, ma no,non i seicento.Cannoni alla loro destra,cannoni alla loro sinistra,cannoni dietro di loro sparavano e tuonavano;tempestati da palle e proiettili,mentre cavalli ed eroi cadevano,loro che si erano battuti così bene vennero nelle mandibole della Morte,di ritorno dalla bocca dell'Inferno,tutto quello che rimaneva di loro,che rimaneva dei seicento.Quando può svanire la loro gloria ?Oh, la folle carica che fecero !Tutto il mondo stupì.Onore alla carica che fecero !Onore alla Brigata Leggera,ai nobili seicento 13
Alla ricerca di un medium adatto Richard Caton Woodville(1855) William Simpson 1855 Michael Curtiz, La carica dei Seicento (1936) 14