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Eugenio Montale. Breve biografia di Eugenio Montale. Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre del 1896, da Domingo Montale e da Giuseppina Ricci. Dal 1905 Eugenio Montale trascorse le sue estati a Monterosso, nelle Cinque terre, in Liguria.
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Eugenio Montale Breve biografia di Eugenio Montale. Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre del 1896, da Domingo Montale e da Giuseppina Ricci. Dal 1905 Eugenio Montale trascorse le sue estati a Monterosso, nelle Cinque terre, in Liguria. Nel 1915 partecipò come soldato alla prima guerra mondiale. Nel 1916 scrisse la poesia Meriggiare pallido e assorto. Nel 1925 pubblicò la prima opera poetica Ossi di seppia. Nel 1927 si trasferì a Firenze e fu nominato direttore del Gabinetto Vieusseux, ma nel 1939 fu licenziato dal regime fascista perché non firmò la tessera del P N fascista.
A Firenze conobbe una giovane donna americana Irma Brandeis. Nel 1939 pubblicò il secondo libro di poesie Le occasioni. Nel 1956 pubblicò il terzo libro di poesie La bufera e altro. Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi, che morì qualche anno dopo. Nel 1971 pubblicò il quarto libro di poesie Satura. Nel 1973 pubblicò il quinto libro Diario del ’71 e del ’72. Nel 1975 Montale fu insignito del premio Nobel per la Letteratura dall’Accademia Svedese. Nel 1977 pubblicò il sesto libro Quaderno di quattro anni. Nel 1980 pubblicò il settimo libro di poesie Altri versi. Montale morì il 12 settembre 1981 a Milano. Nel 1995 uscì postumo il libro di poesie Diario Postumo a cura della poetessa Annalisa Cima con la quale il grande poeta aveva avuto una tenera e delicata amicizia nell’ultimo decennio della sua vita.
I limoni (Testo della poesia) Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Testo della poesia Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro: più chiaro si ascolta il sussurro dei rami amici nell’aria che quasi non si muove, e i sensi di quest’odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni.
Testo della poesia Vedi, in questi silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Lo sguardo fruga d’intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede In ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità.
Testo della poesia Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta Il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara – amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità.
Il titolo dell’opera “Ossi di seppia “ rinvia all’immagine marina degli ossi di seppia fatti di sostanza porosa e leggera: capita spesso di trovarli sulle spiagge, insieme ad altri detriti trasportati a riva dalle onde del mare. Ossi di seppia è la prima grande raccolta di poesie che Eugenio Montale pubblicò nel 1925. Il libro raccoglie le poesie scritte tra il 1916 e il 1925. L’opera è divisa in 6 sezioni: In limine, Movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo, Meriggi ed ombre, Riviere. L’opera poetica comprende 61 poesie.
Ossi di seppia delinea un percorso esistenziale: al momento felice della fanciullezza segue il disincanto della maturità; alla pienezza di un rapporto simbiotico con la natura segue una condizione di spaesamento che investe non solo la realtà esterna, ma anche quella interna;l’anima diventa divisa e informe. La poesia I LIMONI è la numero 2 dell’opera e introduce la seconda sezione. La poesia è stata scritta tra il 1921 – 1922.
In questa poesia Eugenio Montale esprime il suo pessimismo razionale, secondo il quale “I Limoni” rappresentano le speranze che l’uomo ha di conoscere la natura e di poter carpirne i segreti, ma essa resta comunque al di là della comprensione razionale degli uomini. La poesia si ricollega al celebre Canto del Leopardi “Canto di un pastore errante dell’Asia”, dove il Leopardi chiede alla luna di dire al poeta il significato della vita, ma la luna rimane silenziosa e muta, così Montale chiede ai limoni di svelare i segreti della natura, ma essi rimangono muti e silenziosi, lasciando l’umanità priva di senso. I limoni, dunque, sono il simbolo della razionalità dell’uomo, che pur costretto a vivere in un ambiente ostile, ha la mente con cui indagare, analizzare e scoprirne i segreti e il senso.
Parafrasi Ascoltami,o lettore, i poeti laureati poetano soltanto di piante dai nomi poco conosciuti: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che portano nei fossi erbosi dove i ragazzi agguantano in pozzanghere mezzo seccate qualche rara anguilla; amo i sentieri che seguendo i dirupi, discendono tra i ciuffi delle canne e immettono negli orti dei limoni.
È meglio se il vocio rumoroso degli uccelli finisce nel lontano cielo azzurro: è meglio se il fruscio dei rami dei limoni si ascolta più chiaro nell’aria che quasi non si muove, è meglio se il profumo dei limoni, che non riesce a staccarsi da terra, (che non si estingue e sembra permeare di sé la terra) si percepisce più intenso e fa sentire nell’anima una dolcezza inquieta. Qui (tra gli orti) il tormento delle passioni distratte (dal profumo dei limoni) si placa per miracolo, qui la nostra parte di serenità tocca anche a noi poveri poeti ed è il profumo dei limoni cioè (il raccoglimento e la riflessione interiore).
Vedi, lettore, talora ci si aspetta di scoprire in questi momenti silenziosi in cui le cose si mostrano dirette e sembrano vicine a svelare il loro vero segreto: uno sbaglio di natura un equilibrio infranto, una legge non eseguita, il filo da sbrogliare che finalmente ci svelino e ci facciano capire la verità sulla vita.
Questi sono i momenti nei quali lo sguardo guarda attentamente d’intorno, la mente indaga, collega e analizza in mezzo al profumo dei limoni che dilaga quando il giorno finisce al crepuscolo. Questi sono i momenti assorti quando ogni ombra umana che si allontana sembra una disturbata Divinità. (L’uomo diventa quasi divino, perché ha l’illusione di aver raggiunto la conoscenza ultima delle cose.)
Ma l’illusione di scoprire la verità svanisce e il fluire del tempo ci riporta nelle città rumorose dove l’azzurro del cielo si mostra a stento, in alto, tra i cornicioni delle case. La pioggia si abbatte ripetutamente sulla terra, poi; il freddo dell’inverno si infittisce sulle case, la luce del giorno si fa scarsa – l’anima si fa triste.P
Quand’ecco ad un tratto i gialli dei limoni ci si mostrano da un portone malchiuso tra gli alberi di un cortile, e allora la tristezza dell’anima si scioglie, e allora il suono d’oro del sole ci fa sentire nel cuore una canzone di lievità. (Le trombe d’oro riempiono l’anima di una cascata scrosciante di canzoni.)
Modica lunedì 7 agosto 2006 Biagio Carrubbba