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LETTERATURA E CIBO. Tutta la storia umana attesta che la felicita dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo. (Lord Byron) . Metodologie Didattiche e Comunicative per la diffusione
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LETTERATURA E CIBO Tutta la storia umana attesta che la felicita dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo. (Lord Byron) Metodologie Didattiche e Comunicative per la diffusione della cultura scientifica Maurizia Della Valle II SANU
Il cibo e' poesia... il cibo e' vita di tutti giorni...scandisce le nostre giornate... ci accompagna... Sensazioni e stati d'animo si mescolano a sapori e profumi... Non solo cibo ma anche vino... il buon vino" e' protagonista ... il buon vino e' cultura e e' piacere...
Parlare di cibo,ma soprattutto del vino, significa confrontarsi con la storia dell'uomo, affrontare i limiti dell'esistenza per capire che da sempre è insita nella natura umana la tensione ad una trascendenza non religiosa, ma tutta carnale e tragicamente terrena, la tensione ad un superamento (anche se temporaneo) delle tristezze e ristrettezze della nostra vita. • Il vino ha costituito e costituisce, sin dalla più remota antichità, il mezzo principe di questa momentanea liberazione dai vincoli terreni. • Lo stesso Platone, noto per la rigidezza dei suoi • costumi, consigliava ai vecchi di bere vino: • ''ma quando un uomo entra nel suo quarantesimo anno... può invocare gli altri dei, e in particolare invitare Dioniso a partecipare al sacro rito dei vecchi, e anche alla loro • allegrezza il vino, il rimedio contro i malumori della vecchiaia''.
Oltre a ciò, il vino è spesso una delle poche fonti di piacere rimaste ai mortali, e diviene un dolce farmaco per la tristezza dell'anima, capace di rendere meno grama la vita:''allora tu laggiù consolerai col vino e il canto il male, e con i dolci colloqui la tristezza che ti sciupa''(Orazio, epodo XIII)di capretti il latte; e bevici sopra del vino fulvido, all'ombra corcato, di cibo ben sazio, a tuo agio''. Nella nona ode del primo libroOrazio, in una fredda giornata invernale, invita il suo ospite a tirare fuori il vino “di quattro anni” dalla cantina avita, con cui gli amici brinderanno parlando pacatamente tra loro di cose quotidiane davanti al fuoco acceso. Da quel momento conviviale, rallegrato da un Cecubo (vino rosso) di annata, saranno rigorosamente esclusi i gravi problemi politici e filosofici (nasceva una scuola “eclettica” che • prendeva dalle varie teorie greche quello che poteva conciliarsi con la mentalità pratica romana), perché turberebbero il clima famigliare di amici politicamente e culturalmente diversi fra loro. Affidando agli dei “cetera” (tutto il resto) Orazio ci rivela il suo pessimismo storico – cui l’uomo deve sottostare – e la sua volontà ferma di salvare almeno gli affetti, creando attorno a essi la difesa dello “stare bene insieme”, di cui la scelta di un vino pregiato è l’arma vincente (il vino con funzione consolatoria e aggregante). Secondo Orazioil vino può aiutare rallegrando la cena con gli amici e accrescendo l’ esultanza di cittadino, fornendogli occasioni di autocontrollo e di equilibrio fisico e mentale.
Altri scrittori e poeti, come Giovenale, Marziale, Catullo e Ovidio fecero del vino uno dei maggiori temi delle loro opere: • Il moralista Giovenale inveisce contro le donne e il vino ( Satira VI) Lei finalmente arriva, rossa in viso E così assetata di vino Da ingoiarsi l'intero contenuto, una diecina di litri, del barilotto posto ai suoi piedi. Ma prima di mangiare Gliene portano un altro litro Che, lavato lo stomaco E rimesso imbrattando il pavimento, renderà più rabbiosa la sua fame. Rivoli di vino sui marmi, fetore di Falerno nei bacili d'oro: come una lunga biscia caduta in fondo a un tino, lei beve e vomita. E il marito? Ha la nausea e stringe gli occhi per soffocar la bile.
Gli ubriaconi di Marziale(Epigrammi, libro primo) • A un cavaliere beone • Poiché dieci buoni per il vino furon dati a ciascun dei cavalieri, come mai tu, Sestiliano, ne bevi venti e da solo? L'acqua calda ai nostri acquaioli sarebbe già mancata, se tu, Sestiliano, non bevessi soltanto vino puro. • A un divoratore di funghi • Dimmi che follia è cotesta? • Mentre la folla dei tuoi convitati • ti guarda a dente asciutto, • tu, da solo, Ceciliano, • divori i porcini. • Quale augurio rivolgerti, degno • d’ una gola e d’ un ventre così grandi? • Che tu possa mangiare un boleto, • come quello che Claudio mangiò. • 3. A un beone • Chi crede che Acerra puzzi • del vino ieri bevuto, • s'inganna: • Acerra continua a bere • sino alle luci dell'alba.
Catullo: il vino affoga la delusione d'amore, ma ravviva anche un'amicizia • (Carmina Catulli - Liber I - 27) Ragazzo, se versi un vino vecchio riempine i calici del più amaro, come vuole Postumia, la nostra regina ubriaca più di un acino ubriaco. E l’acqua se ne vada dove le pare a rovinare il vino, lontano, fra gli astemi: questo è vino puro.
Ovidio usa il vino per corteggiare le donne e indurle al tradimento • (Amores) 1. Esorta quell'uomo a bere continuamente • (ma non accompagnare le esortazioni con i baci) e mentre beve, senza che se ne accorga, se ti riesce, aggiungi vino puro. Se giacerà sdraiato, pieno di vino e di sonno, il luogo e la circostanza ci forniranno consiglio. Quando ti alzerai per andartene a casa, e ci alzeremo tutti, ricòrdati di procedere in mezzo al gruppo: là in mezzo o sarai tu a trovare me, o sarò io a trovare te; e allora qualsiasi cosa di me tu avrai modo di toccare, tóccala. • Il giorno di festa invita all'amore, ai canti e • al vino: ecco i doni • che conviene offrire ai nostri signori, • agli dèi. • La notte, Amore e il vino non inducono ad • alcuna moderazione: • la notte è priva di pudore, • Bacco e Amore non conoscono la paura
Nonostante moltissimi anni dopo, anche Baudelaire, grande poeta francese, celebrò con i suoi scritti i piaceri della vita e fra gli altri, quelli del cibo e del vino. Indignato con Brillat-Savin, secondo il quale il vino “non è altro che un liquore che si fa con il frutto della vite”, • Baudelaire afferma in «Les paradis artificiels» che “se il vino dovesse un giorno sparire dalla produzione, nella salute fisica e intellettuale del nostro pianeta si produrrebbe come un vuoto, un’assenza, una privazione molto più grave di quegli eccessi di cui gli si attribuisce la responsabilità”. • E aggiunge “Chi è che non conosce le profonde gioie che il vino può dare all’uomo, a chiunque abbia da far tacere un rimorso, da evocare un ricordo, a chi voglia vivere una seconda giovinezza, autentica e ardente?”. • Per l’illustre scrittore, il vino versa “un balsamo penetrante” che calma la disperazione di un cuore solitario. • E’ non c’è da meravigliarsi, se la raccolta di versi “Les fleurs du mal” faccia conoscere un Baudelaire confuso fra la folla, mentre “si fa una bisboccia di vitalità” in mezzo ad arrotini, straccivendoli e strilloni, là dove per magico effetto del vino, tutto si colora di oro e di fuoco, di eroismi e di allegria.
''Il vino sa rivestire la più sordida stamberga di un lusso miracoloso, e fa sorgere più d'un portico favoloso nell'oro del suo vapore rosso, come un sole che tramonta in un cielo nuvoloso'‘ scrive Baudelaire ne "Le poison” da i “ fiori del male” (Parigi, 1821 - 1867) ''Per annegare il rancore e cullare l'indolenza di tutti i vecchi maledetti che muoiono in silenzio Dio, nel rimorso, aveva creato il sonno; l'Uomo vi aggiunse il Vino, sacro figlio del Sole!''. (Baudelaire, da "Le vin des chiffonniers")
Charles Baudelaire (Parigi, 1821 - 1867) IL VINO DEGLI AMANTI, da i “fiori del male” Oggi lo spazio che meraviglia!senza morso, speroni o briglia,partiamo a cavallo del vinoverso un cielo magico e divino!Come due angeli sotto il martellaredi un'implacabile febbre solare,nell'azzurro cristallo del mattino seguiamo il miraggio lontano!Cullati così mollementesull'aia d'un turbine intelligente,in un delirio parallelo,nuotando affiancati, sorella,fuggiremo senza bisognodi riposarci, al paradiso dei miei sogni!
C.Baudelaire (Parigi, 1821 - 1867) • L’ ANIMA DEL VINO da i “fiori del male” • Uomo, caro diseredato, dentro questa mia prigione di vetro e sotto i rossi suggelli verso te sospingo, un canto pieno di luce e di fraternità. So bene quanta pena, sudore, e quanto solecocente, sopra la collina in fiamme,son necessari per donarmi vita ed infondermi l'anima. Ma ingrato non sarò, né malefico, perché provo un'immensa gioia quando scendonella gola d'un uomo affranto di fatica:il suo petto per me è una dolce tombae mi ci trovo meglio che nel freddo delle cantine. Odi risuonare i ritornelli delle tue domenichee la speranza che bisbiglia dentro al mio seno che palpita? • Coi gomiti sopra il tavolo mentre ti rimbocchi le maniche, mi esalterai e sarai contento;della tua donna affascinata accenderò lo sguardo; robustezza ridarò a tuo figlio e i suoi colori,e sarò per quell'esile atleta della vital'unguento che rafforza i muscoli dei lottatori. In te cadrò, ambrosia vegetale, grano prezioso, sparso dal Seminatore eterno,perché poi dal nostro amore nasca la poesia che come un raro fiore s'alzerà verso Dio!"
SITOGRAFIA • http://vino.blogosfere.it/2006/04/letteratura-lat.html • http://digilander.libero.it/Bukowski/vino6.htm • http://www.guidasicilia.it/ita/main/rubriche/index.jsp?IDRubrica=1214 • http://digilander.libero.it/Bukowski/vino4.htm • http://www.italianodoc.com/citazioni.gastronomiche.htm • http://www.taccuinistorici.it/ita/news/contemporanea/bpersonaggi/Charles-Baudelaire-e-le-gioie-del-vino.html Tutti i siti sono stati visitati il 07-05-10