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Concept. Ho sempre visto il museo e le sue collezioni come un luogo sacrale, un rifugio per l’arte. Quest’arte sempre da proteggere dall’uomo e dal tempo.
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Concept Ho sempre visto il museo e le sue collezioni come un luogo sacrale, un rifugio per l’arte. Quest’arte sempre da proteggere dall’uomo e dal tempo. Ho sempre la stessa impressione ogni qual volta contemplo un’opera, di qualsiasi natura essa sia: mi sembra di deteriorarla con la sola intensità dello sguardo, e se per caso oso avvicinarmi più del dovuto ecco partire il fastidiosissimo suono dell’allarme. Capisco che ogni opera è una rarità, e in quanto tale va protetta, ma penso anche che la sua esistenza senza la nostra, del genere umano, non avrebbe molto senso. Ricordo il titolo di un libro “ il corpo dell’arte” di un docente universitario, in cui affermava che il museo, le opere ivi presenti e il visitatore insieme formavano il corpo dell’arte, che per esistere ognuno aveva bisogno dell’altro: una catena. Una sorte di simbiosi. Ed è esattamente così che io vedo e vorrei vivere l’arte.
Il visitatore è spettatore passivo, un curioso che si affaccia a un’inesistente finestra per vedere cosa c’è attraverso essa. Vorrei che ci fosse un’interazione tra l’osservatore e l’opera, un rapporto biunivoco. Un esempio potrebbe essere quello di traslare l’immagine umana ogni volta nella singola opera d’arte o viceversa, quindi non più un’arte che “rifiuta” ma che accoglie o che vuole essere r-accolta. Un incontro in cui l’arte e l’uomo si fondono. In cui l’uomo diventa protagonista o il nuovo supporto. In un museo di fronte a un’opera ci sentiamo come al cinema durante la proiezione di un film. Quante volte avremmo voluto cambiare gli eventi di una scena o il finale di un film? Essere noi i protagonisti, in quanto dall’esterno ci sentiamo che avremmo fatto diversamente e comunque meglio. O puramente che fosse il nostro corpo la parete su cui proiettare il film, per sentirlo più vicino fisicamente a noi. Meno distanze, meno fratture, meno freddezza, insomma un rapporto più intimo oserei definirlo.