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Lezione 20. Regimi di cambio. Corso di Macroeconomia (L-Z) Prof. Andrea Fumagalli, Università di Pavia. 1. Il medio periodo.
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Lezione 20 Regimi di cambio Corso di Macroeconomia (L-Z) Prof. Andrea Fumagalli, Università di Pavia
1. Il medio periodo Nel medio periodo, la differenza tra i due regimi di cambio svanisce. In particolare, nel medio periodo l’economia raggiunge lo stesso livello di tasso di cambio reale e lo stesso livello di produzione, sia che operi in un sistema di cambi flessibili, sia che operi in un sistema di cambi fissi. Dato: Il tasso di cambio reale si può aggiustare sia attraverso una variazione del tasso di cambio nominale, sia attraverso una variazione dei prezzi nazionali, P, e prezzi esteri, P*.
1. Il medio periodo • In economia aperta, la curva di domanda aggregata può essere scritta come segue: • Lo stock reale di moneta, M/P, è sostituito dal tasso di cambio reale: • in economia chiusa, controllando l’offerta di moneta, la banca centrale poteva cambiare il tasso di interesse e influire sul livello di produzione; • in economia aperta, e con tassi di cambio fissi e perfetta mobilità dei capitali, la banca centrale non può più variare il tasso di interesse. • Inoltre in economia aperta si considera il tasso di cambio reale.
1. Il medio periodo In economia chiusa: In economia aperta con tassi di cambio fissi:
1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo Per l’offerta aggregata: Il livello atteso dei prezzi conta perché influenza i salari nominali che a loro volta influenzano il livello dei prezzi. Una maggior produzione genera maggior occupazione, che a sua volta fa aumentare i salari, che a loro volta fanno aumentare il livello dei prezzi.
1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo Fig. 19.1. Domanda aggregata e offerta aggregata in un’economia aperta con tassi di cambio fissi. Un aumento dei prezzi porta a un apprezzamento reale e a una riduzione della produzione: la curva di domanda è inclinata negativamente. Un aumento della produzione porta a un aumento dei prezzi: la curva di offerta è inclinata positivamente.
1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo Fig. 19.2. Aggiustamento con tassi di cambio fissi. Nel tempo, l’offerta aggregata si sposta verso il basso, portano a una riduzione del livello dei prezzi, a un deprezzamento reale e a un aumento della produzione. Il processo finisce quando la produzione è tornata al suo livello naturale.
1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo Che cosa succede nel tempo? Fino a quando la produzione è inferiore al suo livello naturale, il livello dei prezzi diminuisce. Nel corso del tempo, la riduzione del livello dei prezzi genera un costante deprezzamento reale. Questo deprezzamento reale fa aumentare la produzione fino al suo livello naturale.
1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo Conclusioni: • nel breve periodo, un tasso di cambio nominale fisso comporta un tasso di cambio reale fisso. • nel medio periodo, un tasso di cambio nominale fisso è compatibile con un aggiustamento del tasso di cambio reale. L’aggiustamento è raggiunto attraverso variazioni del livello dei prezzi.
1.3. Vantaggi e svantaggi di una svalutazione • Per un dato livello dei prezzi, una svalutazione (cioè una riduzione del tasso di cambio nominale) porta a un deprezzamento reale (cioè una riduzione del tasso di cambio reale) e quindi fa aumentare la produzione. • In altre parole, una svalutazione sposta la curva di domanda aggregata verso destra: a un dato livello dei prezzi, la produzione è maggiore. • Questo ha un’implicazione immediata: una svalutazione della giusta misura può portare l’economia direttamente da Y a Yn.
1.3. Vantaggi e svantaggi di una svalutazione Fig. 19.2. Aggiustamento con svalutazione. Una svalutazione appropriata può spostare la domanda aggregata verso destra, portando l’economia nel punto C. Nel punto C, la produzione è di nuovo al suo livello naturale.
1.3. Vantaggi e svantaggi di una svalutazione • Contrariamente alla relazione della domanda aggregata, gli effetti del deprezzamento sulla produzione non avvengono immediatamente. • Inoltre, contrariamente alla nostra semplice relazione di offerta aggregata, la svalutazione avrà un effetto diretto sul livello dei prezzi. Permettere al tasso di cambio nominale di aggiustarsi può aiutare la produzione a tornare al suo livello naturale.
2. Crisi del tasso di cambio in regime di cambi fissi • Supponiamo che un paese operi in un sistema di cambi fissi e che i mercati finanziari inizino ad aspettare un aggiustamento del tasso di cambio, in termini di svalutazione o passaggio a sistema di cambi flessibili. • In presenza di aspettative di inflazione, mantenere il tasso di cambio richiede un aumento notevole del tasso di interesse domestico.
2. Crisi del tasso di cambio in regime di cambi fissi Perché? Ritorniamo alla parità dei tassi di interesse: Le aspettative di una svalutazione possono innescare una crisi del tasso di cambio. Di fronte a tali aspettative, il governo ha due opzioni: • arrendersi e svalutare; • difendere la parità, al costo di un tasso di interesse molto elevato e di una potenziale recessione. Infine, la recessione potrebbe costringere il governo a cambiare politica.
2. Crisi del tasso di cambio in regime di cambi fissi Una svalutazione può avvenire anche se l’aspettativa iniziale di una svalutazione è infondata In generale, i tassi di cambio flessibili sono preferibili, con due eccezioni: 1. quando un gruppo di paesi è già fortemente integrato dal punto di vista economico; 2. quando la banca centrale non segue una politica monetaria responsabile in un sistema di tassi di cambio fissi.
3. L’andamento del tasso di cambio in regime di cambi flessibili Torniamo alla parità dei tassi di interesse: Riscriviamola come: Considerando l’anno t+1 invece che l’anno t:
3. L’andamento del tasso di cambio in regime di cambi flessibili Di conseguenza, l’aspettativa del tasso di cambio nell’anno t+1, calcolata nell’anno t, è data da: Sostituendo, si ottiene: Continuando a risolvere in avanti nel tempo, si avrà:
3. L’andamento del tasso di cambio in regime di cambi flessibili Questa relazione ci dice che il tasso di cambio atteso dipende da due insiemi di fattori: • i tassi di interesse interni ed esteri correnti e attesi per ciascun anno nei prossimi 10 anni; • il tasso di cambio atteso tra 10 anni.
3.1. Tassi di cambio e conto delle partite correnti • Qualunque fattore faccia cambiare il tasso di cambio futuro atteso, Eet+n, influenza il tasso di cambio corrente, Et. Infatti, se ci si aspetta che il tasso di interesse interno ed estero sarà lo stesso di quello tra t e t + n, la relazione si riduce a Et = Eet+n. • L’effetto di qualunque variazione del tasso di cambio futuro atteso sul tasso di cambio corrente è di uno a uno.
3.2. Tassi di cambio e tassi di interesse correnti e futuri • Qualunque fattore che faccia variare i tassi di interesse interni o esteri, correnti o futuri attesi, tra t e t + n, farà cambiare il tasso di cambio corrente. • Per esempio, dati i tassi di interesse esteri, un aumento del tasso di interesse interno, corrente o futuro atteso, porta a un aumento di Et, cioè a un apprezzamento.
3.3. Volatilità del tasso di cambio • Quando la banca centrale taglia i tassi di interesse, i mercati finanziari devono valutare se questa manovra segnali un cambiamento radicale di politica monetaria – con ulteriori tagli futuri dei tassi– oppure se la riduzione dei tassi sia solo temporanea. Gli annunci effettuati dalla banca centrale potrebbero non servire a molto: la stessa banca centrale potrebbe non sapere cosa essa stessa farà in futuro. • Tutto ciò rende più difficile prevedere l’effetto della variazione dei tassi di interesse sul tasso di cambio.
4. La scelta tra cambi fissi e cambi flessibili • Il regime di cambio nel medio periodo non importa, ma così non è nel breve periodo. • L’anticipazione che un paese con cambi fissi possa dover svalutare porta gli investitori a chiedere tassi di interesse molto alti, peggiorando in tal modo la situazione economica – contro i cambi fissi. • In un sistema di cambi flessibili il tasso di cambio può fluttuare fortemente e può essere fuori del controllo della politica monetaria – contro i cambi flessibili.
4.1. Aree valutarie comuni Quando un gruppo di paesi è fortemente integrato può formare un’area valutaria ottima - una moneta unica per un gruppo di paesi è una forma estrema di tassi di cambio fissi. Affinché i paesi formino un’area valutaria ottima, devono essere soggetti a shock simili, oppure ci deve essere una forte mobilità del lavoro tra un paese e l’altro.
4.2. Parità fisse, “currency board” e dollarizzazione Quando non ci si può fidare che una banca centrale in un sistema di tassi di cambio fissi segua una politica monetaria intelligente si possono adottare forme estreme di tassi di cambio fissi, come la dollarizzazione o un currency board; è un buon modo di legare le mani alla banca centrale.