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UNUS EX MULTIS Sant’Agostino e la Chiesa. (A Giuliano di Eclano, vescovo pelagiano) Ben lungi da me l'arrogarmi presso i cattolici quello che a te non riesce di arrogarti presso i Pelagiani.
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UNUS EX MULTISSant’Agostino e la Chiesa (A Giuliano di Eclano, vescovo pelagiano) Ben lungi da me l'arrogarmi presso i cattolici quello che a te non riesce di arrogarti presso i Pelagiani. Sono soltanto uno dei tanti che cerchiamo di confutare le vostre profane innovazioni, come possiamo, nella misura del grado di fede che Dio ha concesso a ciascuno di noi. Prima ancora della mia nascita e prima della mia rinascita a Dio, molti luminari cattolici ci hanno preceduto nel respingere le vostre future tenebre. (Contro Giuliano Pelagiano 6,8.22)
Bisogno di amicizia e comunione • (dopo la morte dell’amico carissimo) • Massimo ristoro e sollievo mi veniva dai conforti degli altri amici, con i quali avevo in comune l'amore di ciò che amavo in tua vece, o Dio, dell'enorme finzione, della lunga impostura, corruttrice, con le sue carezze spurie, del nostro pensiero smanioso di udire. • Per me quella finzione non moriva, se anche uno dei miei amici moriva. • Altri legami poi avvincevano ulteriormente il mio animo: i colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose, le comuni letture di libri ameni, i comuni passatempi ora frivoli ora decorosi, i dissensi occasionali, senza rancore, come di ogni uomo con se stesso, e i più frequenti consensi, insaporiti dai medesimi, rarissimi dissensi; l'essere ognuno dell'altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose di chi ritorna. • Questi e altri simili segni di cuori innamorati l'uno dell'altro, espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l'esca, direi, della fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola (Confess. 4,8.13)
L’ideale dei filosofi.. Eravamo molti amici, che per avversione alle noie e ai disturbi della vita umana avevamo progettato, discusso e già quasi deciso di ritirarci a vivere in pace lontano dalla folla. Si era organizzato il nostro ritiro così: tutti i beni che mai possedessimo, sarebbero stati messi in comune, costituendosi, di tutti, un patrimonio solo. In tale maniera, per la nostra schietta amicizia non ci sarebbero stati beni dell'uno o dell'altro, ma un'unica sostanza, formata da tutti; questa sostanza collettiva sarebbe stata di ognuno, e tutte le sostanze sarebbero state di tutti. A nostro parere ci saremmo potuti riunire in una decina di persone, alcune delle quali molto facoltose, specialmente Romaniano, mio concittadino e amicissimo fin dall'infanzia, allora condotto alla corte dal turbine gravoso dei suoi affari. Era lui anzi a insistere più di tutti per l'attuazione del progetto, e le sue sollecitazioni avevano un peso notevole a causa del suo ingente patrimonio, superiore di molto a tutti gli altri. Avevamo anche stabilito che anno per anno due di noi si occuperebbero, come magistrati, di provvedere tutto il necessario agli altri, invece tranquilli. (Confess. 6,14.24) La comunità di Pitagora.. L’ashràm di Gandhi… L’Accademia di Socrate e Platone…
La chiesa di Milano Non da molto tempo la Chiesa milanese aveva introdotto questa pratica consolante e incoraggiante, di cantare affratellati, all'unisono delle voci e dei cuori, con grande fervore. Era passato un anno esatto, o non molto più, da quando Giustina, madre del giovane imperatore Valentiniano, aveva cominciato a perseguitare il tuo campione Ambrogio, istigata dall'eresia in cui l'avevano sedotta gli ariani. Vigilava la folla dei fedeli ogni notte in chiesa, pronta a morire con il suo vescovo, il tuo servo. Là mia madre, ancella tua, che per il suo zelo era in prima fila nelle veglie, viveva di preghiere. Noi stessi, sebbene freddi ancora del calore del tuo spirito, ci sentivamo tuttavia eccitati dall'ansia attonita della città. Fu allora, che s'incominciò a cantare inni e salmi secondo l'uso delle regioni orientali, per evitare che il popolo deperisse nella noia e nella mestizia, innovazione che fu conservata da allora a tutt'oggi e imitata da molti, anzi ormai da quasi tutti i greggi dei tuoi fedeli nelle altre parti dell'orbe (Confess. 9,7.15).
Il canto in chiesa e le lacrime… Talora esagero invece nella cautela contro questo tranello e pecco per eccesso di severità, ma molto raramente. Allora rimuoverei dalle mie orecchie e da quelle della stessa Chiesa ogni melodia delle soavi cantilene con cui si accompagnano abitualmente i salmi davidici; e in quei momenti mi sembra più sicuro il sistema, che ricordo di aver udito spesso attribuire al vescovo alessandrino Atanasio: questi faceva recitare al lettore i salmi con una flessione della voce così lieve, da sembrare più vicina a una declamazione che a un canto. Quando però mi tornano alla mente le lacrime che canti di chiesa mi strapparono ai primordi nella mia fede riconquistata, e alla commozione che ancor oggi suscita in me non il canto, ma le parole cantate, se cantate con voce limpida e la modulazione più conveniente, riconosco di nuovo la grande utilità di questa pratica. (Confess. 10,33.50)
La chiesa di Roma Io stesso ho visto a Milano una casa di non pochi uomini santi, che sottostavano ad un solo sacerdote, persona di grandissima probità e dottrina. A Roma ne ho conosciute anche di più, nelle quali coloro che si distinguono per autorità, per senno e per scienza divina sono di guida agli altri che abitano con loro, vivendo tutti nella carità, nella santità e nella libertà cristiana. Neppure costoro sono a carico di qualcuno ma, secondo l’uso orientale e l’esempio dell’Apostolo Paolo, si sostentano con il lavoro delle proprie mani. Coloro dunque che possono, e sono in ogni modo innumerevoli, si astengono dalle carni e dal vino per due ragioni: o in considerazione della debolezza dei loro fratelli o tenendo presente la propria libertà. E' alla carità soprattutto che si guarda: alla carità si adatta il vitto, alla carità il linguaggio, alla carità il vestire, alla carità l’aspetto. Ci si riunisce per tendere insieme ad una sola carità: violarla è considerato un delitto come oltraggiare Dio. Se una cosa le si oppone, è repressa e tolta di mezzo; se un’altra la offende, non la si lascia durare un solo giorno. Sanno che è così raccomandata da Cristo e dagli Apostoli che, dove essa sola manchi, tutto è vanità; dove essa sia presente, tutto è pienezza. (I comportamenti della Chiesa Cattolica e dei Manichei 1,33.68.73)
L’unico Cristo, Dio e uomo,è Testa e Corpo (1) Non ricordate come per la carità siamo una cosa sola in Cristo? E' la carità che, partendo dal nostro cuore, grida a Cristo; è la carità che, partendo da Cristo, grida a nostro favore. In che senso la stessa carità, partendo da Cristo, grida per noi? Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? (At 9, 4). E l'Apostolo: Voi siete il corpo di Cristo e [sue] membra(1 Cor 12, 27). Pertanto, se egli è il capo e noi il corpo, unico è l'uomo che parla: parli il capo o parlino le membra, è sempre l'unico Cristo a parlare. E più propriamente è compito del capo parlare anche in vece delle membra. Osservate quel che ordinariamente facciamo anche noi. Notate in primo luogo come fra tutte le nostre membra nessuno è dotato di parola all'infuori della testa, e notate ancora come la testa parli a nome di tutte le altre membra. In un locale stretto ecco che uno ti pesta il piede. "Mi pesti", dice la testa. Uno ti ha ferito la mano. "Mi hai ferito", dice la testa. Nessuno ha toccato la tua testa, ma per mezzo di essa parla l'unità compaginata del tuo corpo. La lingua, che ha sede nella tua testa, s'è presa le parti di tutte le membra, e parla a nome di tutte.
L’unico Cristo, Dio e uomo,è Testa e Corpo (2) Così dobbiamo ascoltare Cristo quando parla: ognuno deve poter riconoscere in lui la sua propria voce, come di chi si tiene compaginato nel corpo di Cristo. Potrà succedere a volte che egli pronunzi parole nelle quali nessuno di noi scopra la propria persona, ma che appartengono esclusivamente al capo. Egli tuttavia non si stacca mai dalle nostre parole ma le innalza identificandole con le sue; e poi mai succede che dalle sue parole non torni alle nostre. Di lui infatti e della sua Chiesa fu detto: I due saranno una sola carne(Gn 2, 24). Ed egli stesso, parlando della medesima cosa, diceva nel Vangelo: Orbene, non sono due ma una sola carne(Mt 19, 6). Non son novità quelle che vi dico - le avete ascoltate da sempre! - ma, quando ci si presenta l'occasione, è d'obbligo ricordarle: prima di tutto perché le Scritture che veniamo esponendo son così intrecciate fra loro che si ripetono spesso e su molte cose, e poi perché si tratta di materia [a voi sempre] utile. (Discorso sul Salmo 140,3)
Corpo di Cristo - Eucaristia E voi dopo quei digiuni, dopo le fatiche, dopo l'umiliazione e la contrizione, già nel nome di Cristo siete venuti come al calice del Signore: e là voi siete sulla mensa, e là voi siete nel calice. Siete insieme a noi. Insieme infatti prendiamo questo calice, insieme beviamo: perché insieme viviamo (SR 229). Un solo corpo, molti. Ricordate che il pane non si fa da un solo granello, ma da molti. Quando venivate esorcizzati, eravate come macinati. Quando siete stati battezzati, siete stati come impastati. Quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito, siete stati come cotti. Siate quello che vedete, e ricevete quello che siete (SR 272).
Tempio dello Spirito Carità-Amore E' la mia carne - dice - per la vita del mondo. I fedeli dimostrano di conoscere il corpo di Cristo, se non trascurano di essere il corpo di Cristo. Diventino corpo di Cristo se vogliono vivere dello Spirito di Cristo. Dello Spirito di Cristo vive soltanto il corpo di Cristo. Capite, fratelli miei, ciò che dico? Tu sei un uomo, possiedi lo spirito e possiedi il corpo. Chiamo spirito ciò che comunemente si chiama anima, per la quale sei uomo: sei composto infatti di anima e di corpo. E così possiedi uno spirito invisibile e un corpo visibile. Ora dimmi: quale è il principio vitale del tuo essere? E' il tuo spirito che vive del tuo corpo, o è il tuo corpo che vive del tuo spirito? Che cosa potrà rispondere chi vive (e chi non può rispondere, dubito che viva), che cosa dovrà rispondere chi vive? E' il mio corpo che vive del mio spirito. Ebbene, vuoi tu vivere dello Spirito di Cristo? Devi essere nel corpo di Cristo. Forse che il mio corpo vive del tuo spirito? No, il mio corpo vive del mio spirito, e il tuo del tuo. Il corpo di Cristo non può vivere se non dello Spirito di Cristo. E' quello che dice l'Apostolo, quando ci parla di questo pane: Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo (1 Cor 10, 17). Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità! Chi vuol vivere, ha dove vivere, ha di che vivere. S'avvicini, creda, entri a far parte del Corpo, e sarà vivificato. Non disdegni d'appartenere alla compagine delle membra, non sia un membro infetto che si debba amputare, non sia un membro deforme di cui si debba arrossire. Sia bello, sia valido, sia sano, rimanga unito al corpo, viva di Dio per Iddio; sopporti ora la fatica in terra per regnare poi in cielo (Sul Vang. Di Giovanni tratt. 26,13).
Salmo 132(133) Ecco come è bello.. “Ecco quanto è bello e quanto è soave che i fratelli vivano insieme”.: E' una melodia così soave, questa, che anche la gente ignara del salterio canta questo versetto. E' soave quanto la carità che spinge i fratelli a convivere formando una unità. E questo fatto, che cioè il convivere nell'unità sia una cosa buona e gioconda, non c'è bisogno, fratelli, né di delucidarlo né di esporlo. Occorre però appurare se queste parole siano dette di tutti i cristiani o ci sia una specifica categoria di persone che, mature nella perfezione, convivano nell'unità, per cui la benedizione di questo salmo non è per tutti ma per certi privilegiati dai quali poi si propaga agli altri. Queste parole del salterio, questa dolce armonia, questa melodia soave tanto a cantarsi quanto a considerarsi con la mente, hanno effettivamente generato i monasteri. Da questa armonia sono stati destati quei fratelli che maturarono il desiderio di vivere nell'unità… Tutti i mormoratori sono stati descritti in un stupendo passo scritturale, là dove si dice: Il cuore dello stolto è come la ruota del carro(Sir 33, 5). Che significa: Il cuore dello stolto è come la ruota del carro? Cigola mentre trasporta la paglia. Non può la ruota di un carro non cigolare. Così molti fratelli. Ora questi non abitano nell'unità se non col corpo. Quali sono invece i fratelli che davvero abitano nell'unità? Coloro di cui sta scritto: E avevano un cuor solo e un'anima sola protesi in Dio, né vi era chi dicesse suo quello che possedeva, ma tutto era tra loro comune(At 4, 32).
Salmo 44(45): Lo Sposo e la Sposa Rallegriamoci nelle nozze, e saremo insieme a coloro che compiono le nozze, che sono invitati alle nozze; e gli stessi invitati sono la sposa. Infatti la sposa è la Chiesa, lo sposo Cristo. E' unione nuziale quella tra il Verbo e la carne: il talamo di questa unione è il seno della Vergine. Infatti la carne stessa si è unita al Verbo; per cui si dice anche: Non più due, ma una sola carne (Mt 19, 6; Ef 5, 32). La Chiesa è tratta dal genere umano, affinché il capo della Chiesa sia la carne stessa unita al Verbo, e gli altri credenti siano le membra di quel Capo. Vuoi vedere infatti chi verrà alle nozze? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (Gv 1, 1). Si rallegri la sposa amata da Dio. Quando amata? Quando era ancora deforme. Deforme è amata, affinché non resti deforme. Non è amata infatti perché deforme, in quanto non è la deformità che è amata; se fosse amata, verrebbe conservata; ha eliminata la deformità, e ha creato la bellezza.Venga ormai egli stesso nelle parole della profezia; ecco, lo stesso sposo avanzi verso di noi: amiamolo; oppure, se avremo trovato in lui qualcosa di deforme, non amiamolo. Se considererai la misericordia nella quale si è fatto uomo, ivi è bello. Suprema e vera bellezza è la giustizia; non lo vedrai bello, se lo considererai ingiusto; se ovunque è giusto ovunque è bello. Venga a noi per farsi contemplare dagli occhi dello spirito descritto da questo suo profeta che lo loda. (Sul Salmo 44,1)
Atti 4,32-35:Un cuore e un’anima Fissate, o miei fratelli, il vostro pensiero su quest'unità e riflettete: nella molteplicità stessa delle cose vi piace qualcosa che non sia l'unità? Ecco, per grazia di Dio quanti siete qui radunati! Ma chi potrebbe sopportarvi se non aveste l'unità dei medesimi sentimenti? D'onde viene una così gran pace in un sì gran numero di persone? Ammettiamo che ci sia l'unità e ci sarà un popolo; sopprimiamola e non ci sarà che una turba. Che cos'è infatti una turba, se non una moltitudine turbata? Ma udite l'Apostolo: Io però vi scongiuro, fratelli. Parlava a molte persone, ma di tutte voleva fare una sola cosa. Ma io vi scongiuro, fratelli, che tutti diciate la medesima cosa e non ci siano tra voi divisioni ma siate completamente d'accordo: abbiate i medesimi sentimenti e le medesime convinzioni(1 Cor 1, 10). Anche il Signore, rivolto al Padre, dice dei suoi discepoli: Siano una sola cosa come anche noi siamo una sola cosa(Gv 17, 22). Inoltre negli Atti degli Apostoli è detto: La comunità dei credenti era un'anima sola e un cuore solo(At 4, 32). Magnificate dunque il Signore con me ed esaltiamo insieme il suo nome(Sal 33, 4). Poiché una sola cosa è necessaria, l'unità celeste mediante la quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una sola cosa. Vedete come ci viene raccomandata l'unità. Il nostro Dio è certamente la Trinità. Il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre, lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma lo Spirito di tutti e due; e tuttavia queste tre realtà non sono tre dèi, né tre onnipotenti, ma un solo Dio onnipotente, la stessa Trinità è un solo Dio; poiché una sola cosa è necessaria. Ma non potremo giungere a questa unità se, pur essendo molti, non avremo un cuor solo (Serm. 103,3.4).
Chiesa come solidarietà quotidiana Beati quelli che hanno compassione degli altri, perché otterranno compassione(Mt 5, 7). Con un'ottima connessione logica, dopo aver detto: Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati, soggiunse: Beati quelli che sentono compassione perché Dio avrà compassione di loro. Tu infatti hai fame e sete della giustizia. Se hai fame e sete, sei mendicante di Dio. Te ne stai dunque come un mendicante davanti alla porta di Dio, ma c'è anche un altro mendicante davanti alla tua porta; quel che farai col tuo mendicante, lo farà Dio con il suo. (Serm. 53A,10) Date dunque ai poveri; ve ne prego, vi esorto, ve lo raccomando, ve lo comando. Date ai poveri tutto ciò che vorrete. Non terrò nascosto alla Carità vostra il motivo per cui ho avuto bisogno di farvi questo discorso. Da quando io sono qui, mentre mi reco in chiesa e me ne torno, i poveri m'implorano d'intervenire in loro favore dicendomi di raccomandarvi di dar loro qualcosa. Mi hanno esortato a dirvi ciò: quando vedono che da voi non ricevono nulla, giudicano che le mie fatiche spese tra voi sono inutili. Aspettano qualcosa anche da me: io do quanto possiedo, do secondo le mie possibilità, ma sono forse in grado di soddisfare le loro necessità? Poiché dunque non sono capace di soddisfare le loro necessità, sarò almeno loro ambasciatore presso di voi. Avete ascoltato, avete lodato. Sia ringraziato Dio. Avete ricevuto il seme e risposto con le parole. Queste vostre lodi ci sono piuttosto di peso e ci mettono in pericolo: le sopportiamo e tremiamo nell'ascoltarle. Tuttavia, fratelli miei, queste vostre lodi sono soltanto le foglie degli alberi; noi andiamo in cerca del frutto.(Serm. 61,13)
Una Chiesa lungo la storia –la Città di Dio Ma in questo tempo della storia, in questi giorni malvagi, non solo dal periodo della presenza corporale del Cristo e dei suoi Apostoli, ma dallo stesso Abele, il primo giusto ucciso dal fratello scellerato, e giù giù fino alla fine del tempo la Chiesa cammina pellegrina fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Nella tempo si ha l'evoluzione storica di due città, la celeste e la terrena, la città di Dio e la città dell'uomo, mescolate dall'inizio fino alla fine, come il grano con la zizzania. La città terrena ha creato per sé, da ogni provenienza o anche dagli uomini, i falsi dèi che ha voluto, per sottomettersi a loro mediante l'offerta di vittime. Invece quella celeste, che è esule sulla terra, non crea falsi dèi, ma essa è stata creata dal vero Dio ed essa stessa è la sua vera immolazione. Tutte e due però usano ugualmente i beni temporali e sono colpite dai mali con diversa fede, diversa speranza, diverso amore, fino a che siano separate dal giudizio finale e raggiunga ognuna il proprio fine che non ha fine. (La Città di Dio 18,51.1; 54.2)
Luogo della Tradizione vivente Quod invenerunt in Ecclesia, tenuerunt; quod didicerunt, docuerunt; quod a patribus acceperunt, hoc filiis tradiderunt. (Contro Giuliano Pelagiano, 2,10.34) Quello che trovarono nella Chiesa, lo fecero proprio; Quello che avevano imparato, insegnarono Quello che avevano ricevuto dai loro padri,questo consegnarono ai loro figli.
Extra Ecclesiam nulla salus Il Signore nostro Dio, il quale ha voluto che io venissi a voi, che ci ha ordinato di andare in cerca di lui, che ha predisposto ogni cosa perché intanto potessimo incontrarlo a faccia a faccia, farà sì che incontriamo anche il suo cuore, grazie alle vostre preghiere, rallegrandoci per la sua rappacificazione e ringraziando Dio perché lo ha salvato: bene, che non può possedere se non nella Chiesa cattolica. Al di fuori della Chiesa cattolica può tutto, fuorché la salvezza: può avere la dignità episcopale, può possedere i sacramenti, può cantare l'alleluia, può rispondere amen, può custodire il Vangelo, può avere il dono della fede e predicare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma da nessuna parte potrà trovare la salvezza se non nella Chiesa cattolica.(Sermone al popolo di Cesarea, 6) Le parole dell'Apostolo: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui (Rm 5, 12) intendiamole cosi da non essere giudicati in contrasto insipiente ed infelice con tante e tanto grandi testimonianze delle divine Scritture, le quali c'insegnano che nessuno può ottenere la vita e la salvezza eterna al di fuori della società del Cristo che si fa in lui e con lui quando riceviamo i suoi sacramenti e veniamo incorporati alle sue membra (I meriti dei peccati e il perdono, 3,11.19)
Il dramma della divisione Fratelli diciamo agli eretici donatisti: Magnificate il Signore con me, ed esaltiamo il suo nome insieme. Perché volete magnificare il Signore separati? Il Signore è uno: perché volete formare due popoli per Dio? Perché volete dividere il Corpo di Cristo? Pendeva sulla croce, e venne il persecutore, trovò che il Signore aveva emesso in pace lo spirito; poiché egli stesso aveva detto: Ho il potere di dare la mia vita (Gv 10, 18). Per chi dette la sua vita? Per tutto il suo popolo, per tutto il suo corpo. Venne dunque il persecutore e non spezzò le gambe di Cristo; è venuto Donato ed ha diviso la Chiesa di Cristo. Integro è il corpo di Cristo sulla croce tra le mani dei persecutori, e non è integro il corpo della Chiesa tra le mani dei cristiani. Gridiamo dunque, fratelli, gemendo quanto più possiamo, e diciamo: Magnificate il Signore con me, ed esaltiamo il suo nome insieme. La Chiesa infatti grida verso di loro: è la voce della Chiesa che invoca coloro che si sono separati. Perché si sono separati? Per l'orgoglio. Ma voi rapite tutti quanti potete, esortando, spingendo, pregando, discutendo, ragionando, con mitezza, con delicatezza; rapiteli all'amore; in modo che, se magnificano il Signore, lo magnifichino insieme con voi. (Sul Salmo 33,2.7)
Amate essere Chiesa.. Vi esorto, vi scongiuro, per la santità di tali nozze (tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa), amate questa Chiesa, perseverate in tale Chiesa, siate tale Chiesa; amate il Pastore buono, l'uomo così bello, che non inganna alcuno, che desidera nessuno perisca. Pregate anche per le pecore disperse: vengano anch'esse, riconoscano anch'esse, amino anch'esse, perché si faccia un solo gregge e un solo pastore. (Serm. 138,10)
Agostino e i fratelli della sua Chiesa: Un mondo che ci appartiene? Ci appartiene Gesù Cristo? E’ tutta la nostra vita e la nostra speranza, come per Agostino E tutti i suoi fratelli e sorelle?