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Working poor. Voci di fabbrica 1. “In molte aziende metalmeccaniche tra il 30 e il 50 per cento di lavoratori sono indebitati con cessioni del quinto dello stipendio che diventano drammatiche nelle situazioni di cassa integrazione (…)” (segretario Fiom piemontese). Voci di fabbrica 2.
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Voci di fabbrica 1 • “In molte aziende metalmeccaniche tra il 30 e il 50 per cento di lavoratori sono indebitati con cessioni del quinto dello stipendio che diventano drammatiche nelle situazioni di cassa integrazione (…)” (segretario Fiom piemontese)
Voci di fabbrica 2 Come vivono i lavoratori in cassa integrazione? “Arrivano da casa già con i problemi loro, poi fanno un lavoro ripetitivo, paranoico, a questo si sommano altri problemi, problemi coniugali, problemi economici, chi ha dei figli non riesce a pagare gli studi o le gite a scuola. Io li sento. Molti non hanno nemmeno voglia di tornare a casa quando finiscono, molti non riescono a sopravvivere (…) e molti si rivolgono alle finanziarie. C’è tanta gente che viene a parlarmi dei debiti (…) cessioni del quinto dello stipendio, pignoramenti di un terzo o un quinto dello stipendio, dipende (…). C’è molta gente che si inventa anche delle cose pur di prendere soldi dal Tfr. Per dire, si fanno fare dei preventivi dai dentisti, vanno la prima volta poi basta non ci vanno più e con quei soldi pagano l’affitto o addirittura servono per mangiare, per fare la spesa (…)” (delegato Fiat)
Il modello italiano di intervento • Selettivo. Genera fratture sia territoriali che generazionali, tra aree di copertura e aree di esposizione • Colpisce meno i padri che i figli • Mette la famiglia sotto stress. E sempre più chiusa verso l’esterno
La deprivazione materiale • Traduce l’espressione “material deprivation” con cui si intende la mancanza di beni materiali per il soddisfacimento di bisogni essenziali, la presenza dichiarata di difficoltà finanziarie e in generale l’incapacità individuale di vivere una “vita decente” («the inabilityto live a decent life», secondo la definizione di P.Townsend) • Non va confusa con la povertà: si può essere deprivati senza essere poveri e viceversa
famiglie che arrivano con grande difficoltà a fine mese • Un milione e mezzo di famiglie, il 6,3% della popolazione • Fattori di deprivazione caratterizzanti: • non potrebbero affrontare una spesa imprevista di 700 Euro (82,1% dei casi) • non sono riuscite a risparmiare (58,1%) • hanno dovuto indebitarsi ointaccare il patrimonio (33%) • non possono affrontare spese per malattie (46,6%) • non hanno potutopagare le bollette (37,2%) - o le tasse (44,3%)
famiglie in difficoltà per le spese della vita quotidiana • Oltre 1,3 milioni di famiglie, pari al 5,5% • Fattori di deprivazione caratterizzanti: • hanno avuto almeno unavolta scarsità di denaro per acquistare cibo (56,7%), per pagare le spese mediche (75%), le tasse (79,7%), o per comprare vestiti (87,2%) • giudica lespese della casa un carico pesante (78%) • non sono riuscite a risparmiare (85,3%) • non possonopermettersi un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni (26%), di riscaldareadeguatamente l’abitazione (35,7%), una visita dal dentista di cui almeno uncomponente aveva bisogno (33,1%) e una visita specialistica necessaria (23,5 %)
Famiglie vulnerabili • Oltre 2,5 milioni, pari al 10,4% • Fattori di deprivazione caratterizzanti: • esprimono anch’esse da una notevole difficoltà ad arrivare “alla fine del mese” e una diffusa impossibilità di risparmiare (61%) • hanno dovuto intaccare il patrimonio oindebitarsi (28,8%) • tra queste famiglie si registra la quota più alta di quelle che non riuscirebbero ad affrontare una spesa imprevista di 700 euro (83,5%) o che non hanno avuto i soldi, almeno in un’occasione, per acquistare vestiti (48,7%)
Assommati tra loro, questi tre cluster che configurano, nel loro complesso le dimensioni di un’area di acuta deprivazione materiale e di profondo disagio sociale, raggiungono la cifra di 5.393.000famiglie (il 22,2% del totale delle famiglie italiane) e di 18.896.000 persone. • A cui andrebbero aggiunte, per molti aspetti, gli oltre 1,8 milioni di “famiglie giovani gravate dal mutuo per la casa” • Gli stessi dati sono indicatori eloquenti dello sgretolamento del ceto medio
Ceto medio • Categoria che si definisce e si autodefinisce in termini di status e di stile di vita: “si sente di ceto medio chi ritiene di aver trovato un posto per lui accettabile e riconosciuto nella società in cui vive, senza seri problemi per un soddisfacente tenore di vita e per la sicurezza in futuro” (Bagnasco) • Quest’area è oggi fortemente esposta al rischio della incertezza e della povertà. Nella società attuale tale rischio è trasversale. Cambia perciò la struttura stessa della compagine sociale: con pochi che schizzano verso l’alto e molti che scivolano verso il basso
Ceto medio impoverito • I senza rete • I funamboli • Lavoratori autonomi precari • Lavoro autonomo di seconda generazione
La slavina dell’indebitamento I “senza rete” I funamboli • Famiglie e individui fortemente indebitati, che hanno fatto ricorso al credito per fronteggiare il carovita che ha progressivamente eroso i loro risparmi e drasticamente diminuito le capacità di spesa • Persone o gruppi familiari che hanno chiesto prestiti per sostenere livelli di consumo al di sopra delle loro effettive capacità economiche
Incremento propensione al debito • 2003-2008: il tasso di crescita medio annuo per il credito al consumo è doppio rispetto alla media europea • Credito al consumo: dal 1995 al 2008 cresce di dodici volte da 8,4 a 97,5 miliardi di euro • 1993-2008: il totale dei prestiti erogati alle famiglie passa da 163 a 587 miliardi di euro: valore pari al 29% delle famiglie indebitate per una media di 10 mila euro ognuna • La propensione all’indebitamento riguarda soprattutto i giovani: 22% sul totale degli indebitati
La “zona grigia” • La frattura interna all’area del lavoro autonomo • Lavoro autonomo di seconda generazione: modalità di prestazione lavorativa caratterizzata da una combinazione personalizzata di informazioni che attengono a un diverso paniere di conoscenze, e in cui è molto alta la componente cognitiva e relazionale. Lavoro smaterializzato, o “biolavoro”
L’invidia sociale • Una patologia della relazionalità. Sentimento ambivalente: contiene sia l’avversione per l’altro che il dolore per sé. Essa consiste infatti nel “dolore della percezione delle differenze con proprio svantaggio” • Alimenta i conflitti orizzontali, che rappresentano il tratto dominante di una società bloccata verso l’alto, nella quale cioè il conflitto redistributivo appare confinato al circuito inferiore della stratificazione sociale
La debolezza delle politiche sociali in Italia. • Vedi i dati relativi alle politiche di sostegno a minori e famiglie; alle politiche di contrasto all’esclusione sociale; al grado di incidenza delle politiche pubbliche sui livelli di povertà • Questi dati dimostrano la debolezza del sistema italiano di protezione sociale. Alla debolezza delle politiche fa riscontro la costruzione artificiale di un nemico concreto (l’altro, l’ultimo, il radicalmente povero), sulla cui esclusione elaborare il proprio “essere dentro” o il proprio “essere con”