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CAFE’ RACER. Dove nasce ,cos’è ,e quali sono le moto da Cafè Racer. Un piccolo sunto per veri appassionati di moto e di costume. O’Presidente. BULLI E PUPE – Tutto nasce dal leggendario Ace Cafe di Londra . Un postaccio dove nei tardi anni Cinquanta iniziarono a radunarsi tipi con
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CAFE’ RACER Dove nasce ,cos’è ,e quali sono le moto da Cafè Racer. Un piccolo sunto per veri appassionati di moto e di costume. O’Presidente
BULLI E PUPE – Tutto nasce dal leggendario Ace Cafe di Londra. Un postaccio dove nei tardi anni Cinquanta iniziarono a radunarsi tipi con tanta brillantina in testa, vestiti di pelle nera. Erano i rockers. Prendevano le grosse moto inglesi di allora, soprattutto BSA, Triumph o Norton, e si sfidavano in furiosi giri attorno all’isolato. Alcuni, i più inferociti, addirittura si esibivano in pericolosi cocktail: un motore Triumph Bonneville incastonato in un telaio Norton (di solito il featherbed, il famoso "letto di piume") dava vita a una Triton. E così via, nascevano incroci dai nomi strampalati: NorBSA, Norvin, TriBSA... Quelle moto, alleggerite e truccate per la gara clandestina intorno all’Ace Cafe, erano le "CafeRacers". Capito l’arcano?
Proprio per questo le moto giapponesi vengono considerate un filo insipide. Perfettine e quasi frigide, moto come la Honda Hornet o la Suzuki Bandit sono comunque ottime Cafe. Poi, quasi inevitabilmente, si cerca di ovviare alla loro asettica perfezione con l’arte del "pistolare". Si rendono più aggressive, attingendo a piene mani dai cataloghi dell’after market: vestiti in alluminio e marmitte rialzate sono solo il primo passo di una sana preparazione in stile Cafe Racer. Poi, a volte, si raggiunge il punto di non ritorno: si taglia il telaio, si cambia la forcella intera, si mischiano pezzi presi da diverse moto. Una storia già sentita? Il richiamo ai temibili ibridi di quarant’anni fa è inevitabile.
OK ALMODERNARIATO In molti si orientano sulle moto giapponesi degli anni Settanta, oggetti che fino a sei/sette anni fa si portavano a casa per un soldo bucato, e che oggi invece hanno un mercato parecchio vispo. Costano meno, si trovano più facilmente, non danno grattacapi: le Honda Four in testa, ma anche le "pericolosissime" Kawasaki tre cilindri due tempi, si sono create un pubblico tutto loro. Parecchio gettonati anche i vecchi Guzzoni, le BMW boxer due valvole, meglio se con le ruote a raggi come le /5, 6 e 7. Hanno una bella schiera di aficionados le Laverda SF 650 e 750, come del resto i "pomponi" Ducati SS 750 e 900.
PEZZI UNICI Insomma, lo stile cafe racer è anche quello della preparazione, da quella più estrema al semplici kit da montare con un cacciavite e una chiave a brugola. Una striscetta a quadretti bianchi e neri o una verniciatura metal flake (con le pagliuzze di metallo in bella evidenza) può bastare a rendere la moto unica. Si lavora in una cantina dove si smonta e rimonta la propria moto, con le mani sporche di grasso e gli amici intorno a perder tempo. E poi, quando il gioiello è pronto, tutti al bar (anzi, al Cafe) a mangiare pane e salame discutendo di moto fino a tarda ora.Insomma un po’ come: Ettore,Renato,Massimo,Mjcol,e O’Presidente!
Cafe racer FATE COME VOLETE - Oggi la brillantina non va più di moda - lo dicono anche i tricologi - e dei leggendari marchi del Regno Unito è rimasto solo Triumph. I nostalgici di Elvis ora si contano sulle dita di una mano, ma la cultura cafe racer si allarga comunque a macchia d’olio: i ragazzi di oggi hanno voglia di moto genuine e aggressive allo stesso tempo. Possono trovarle nei listini del nuovo, costruirsele da soli, oppure orientarsi alla caccia di classici di trent’anni fa. Parole d’ordine: eleganza, buon gusto e sportività. Poi, a ognuno, la scelta di come entrare nel mondo della caffeina a motore.