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Il Servo di Dio Teresio Olivelli

Il Servo di Dio Teresio Olivelli. “L’AMORE CHE TUTTO VINCE”.

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Il Servo di Dio Teresio Olivelli

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Presentation Transcript


  1. Il Servo di Dio Teresio Olivelli

  2. “L’AMORE CHE TUTTO VINCE” Costruire un nuovo ordine sociale, la ‘nuova città’ più giusta e più solidale; condividere totalmente la sorte del proprio popolo in momenti segnati da tensioni, contraddizioni e sconfitte; sostenere coloro che hanno più bisogno di aiuto: questi sono gli obiettivi di fondo che, diventando urgenza apostolica, attraversano tutte le stagioni esistenziali di Teresio Olivelli e ne caratterizzano le scelte, le parole e i gesti. Per il raggiungimento di tali nobili e impellenti finalità, egli, come ha fatto nelle strettoie di un sentiero fissato al tempo del fascismo, così nel periodo della Resistenza si espone a continui rischi in un incessante ed intrepido sacrificio di sé. Non agisce secondo criteri ideologici o di partito, ma unicamente secondo i principi della fede e della carità, per rispondere a quella che egli da sempre avverte come una speciale chiamata divina. Pertanto Olivelli è nel fascismo e ivi opera, ma non è del fascismo; è nella Resistenza e ivi agisce, ma non è della Resistenza. In conformità all’insegnamento evangelico, egli si impegna ovunque dando tutto se stesso, ma con lo sguardo e il cuore fissi all’oltre, al destino al quale si sente chiamato da Dio. Si tratta di un destino nella logica del sacrificio, ad imitazione di Cristo.

  3. La Fanciullezza

  4. “LA FANCIULLEZZA “ Nasce a Bellagio (CO) nel 1916. Dopo qualche anno, per motivi di lavoro, la famiglia Olivelli si trasferisce a Zeme nella casa paterna ed è qui che Teresio frequenta le scuole elementari. In questo periodo il SdD si tempra accanto alla bontà e alla sapienza dello zio materno,don Rocco Invernizzi e già ora, nonostante la tenera età, si dona agli altri senza limiti. Molti infatti sono i richiami e le note in condotta per aver aiutato i compagni di classe in difficoltà durante prove di valutazione, sino ad arrivare ad essere penalizzato in pagella per questi motivi di grande generosità!

  5. Il Giovane Impegnato

  6. “IL GIOVANE IMPEGNATO” Dopo il Ginnasio a Mortara e il Liceo a Vigevano, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del collegio Ghislieri. Nel tempo degli studi ginnasiali, liceali e universitari, come pure nell’anno di insegnamento universitario, partecipa intensamente alle attività di Azione Cattolica poiché avverte l’impellente richiamo di portare i valori evangelici nei diversi ambienti sociali, specialmente nel mondo universitario, non temendo di affiancarsi all’unica espressione politica consentita, il fascismo. Con il supporto di una fede intensamente vissuta, opera là dove il bisogno dei più poveri lo chiama per lenire sofferenze materiali e spirituali. E’ questo il periodo in cui diventa più concreta la sua vocazione alla carità,che testimonia con crescente ardore. Realizza così nell’Azione Cattolica una feconda esperienza spirituale e formativa, che prefiguraalcuni significativi tratti del suo futuro cammino.

  7. “Solo In Dio La Vita Acquista Un Senso” “Sterile è solo chi si chiude in se stesso sazio e disdegnoso. Noi siamo nell’immenso fronte dell’umanità in marcia ad un posto di combattimento. Ciascuno al proprio. Secondo la propria vocazione o le proprie contingenze.”

  8. “SOLO IN DIO LA VITA ACQUISTA UN SENSO” Laureatosi nel novembre 1938, si trasferisce all’Università di Torino come assistente della cattedra di diritto amministrativo. Inizia una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo incessante di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore. Vince pure i littoriali del 1939, sostenendo la tesi che fonda la pari dignità della persona umana, a prescindere dalla razza (in netta contraddizione con le idee del regime di allora). Chiamato a Roma presso l’Istituto Nazionale di studi e di ricerca, dove può intrattenere rapporti con personaggi autorevoli del panorama culturale e politico italiano, vi opera effettivamente per otto mesi: infatti rifiutando l’esonero decide di intraprendere il servizio militare. E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire.

  9. “Soldato Fra I Soldati” • “Noi qui e lì non siamo più di noi stessi: siamo della storia, siamo di Dio. Uomini che attivamente cercano di inserirsi nell’iniziativa divina che scorre segreta e possente in tanta tragica vitalità, che cristianamente sperano che il mondo cresca in giustizia e carità.” • “Sempre in linea o in marcia, da settimane ormai ero assente dai Sacramenti. Mi ero disseccato. Come il cervo desidera la fonte delle acque, così l'anima mia desiderava il Signore.”

  10. “SOLDATO FRA I SOLDATI” Teresio non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica abnegazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in lotta. Nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini: chiede di andare volontario nella guerra di Russia per stare accanto ai giovani militari e condividerne la sorte. Sopravvissuto alla drammatica ritirata, mentre tutti fuggono egli si ferma a soccorrere eroicamente i feriti, con gravissimo rischio. Rientrato in Italia nella primavera del 1943, abbandona definitivamente la brillante carriera “romana” e, all’età di 26 anni, ritorna in Provincia per dedicarsi all’educazione dei giovani come rettore del Ghislieri, avendo vinto il relativo concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte russo.

  11. Contro il Regime “Tempo il nostro di agonia e d’avvento, ne sappiano i cristiani cogliere l’anima di verità e, secondando il soffio novatore dello Spirito, promulgarlo con carità audace. Non oscuriamo sotto il pesante moggio degli interessi conservatori la luce dei fermenti evangelici. Il nostro tempo attende un arricchimento di umanità e un approfondimento di cristianità.”

  12. Contro il Regime Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si trova ancora sotto le armi e, non volendo farsi complice dello straniero che occupa l’Italia, non si arrende ai tedeschi, pertanto viene arrestato e deportato in Germania. Fuggito si inserisce nella resistenza cattolica bresciana. La sua è una adesione peculiare: infatti non agisce secondo criteri ideologici o di partito, ma unicamente secondo i principi della fede e della carità cristiana. Quella di Teresio Olivelli è sì una partecipazione generosa alla lotta di liberazione con le altre forze sociali del Paese, ma più profondamente è testimonianza viva del Vangelo in tutte le espressioni della carità per l’uomo, in momento in cui si accendono i roghi dell’odio. Fonda Il Ribelle, foglio clandestino di collegamento tra i partigiani di ispirazione cattolica; in queste pagine egli esprime il suo concetto di resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze dei sottomessi il senso della dignità umana, il gusto della libertà.

  13. “La Preghiera Del Ribelle” Signore, facci liberi, Signore che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce, segno di contraddizione, che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito. contro le perfidie e gli interessi dei dominanti, la sordità inerte della massa, a noi oppressi da un giogo numeroso e crudele che, in noi e prima di noi, ha calpestato Te fonte di libere vite, dà la forza della ribellione. Dio, che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi; alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della tua armatura. Noi ti preghiamo Signore. Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indulgenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell'amarezza. Quanto più si addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti. Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità. Tu che dicesti: "Io sono la resurrezione e la vita", rendi nel dolore all'Italia una vita generosa e severa. Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia sulle nostre famiglie. Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni, noi Ti preghiamo, sia in noi la pace che Tu solo sai dare. Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi "ribelli per amore".

  14. “Signore facci liberi” Scrive la famosa preghiera “Signore facci liberi”, comunemente detta “Preghiera del ribelle” perché destinata all’orazione dei partigiani, chiamati “ribelli per amore”. La “Preghiera del ribelle” è il più alto documento spirituale della guerra partigiana. In questo scritto la passione di Cristo era la fonte da cui attingere sia la forza per ribellarsi sia il coraggio di sopportare i sacrifici più grandi contro l’ingiustizia in nome dell’amore e della libertà, della verità, della giustizia e della carità. La fede in Dio si traduce nella fiducia in un domani migliore contraddistinto dalla pace e dalla speranza di vedere concretizzarsi una patria capace di essere benevola, rispettosa dell’uomo e al contempo moralmente rigorosa. Nelle mani di Dio, ragione di gioia anche nei momenti più cupi e dolorosi, sono affidati gli affetti più cari, i compagni di lotta, la resurrezione della nazione.

  15. “Nel Dolore Dio Espia e Crea” “Là dove puoi vivere, puoi vivere bene. Così possa io là dove è donato e posto il mio giorno essere utile ai fratelli: possa sentire la voce del Signore se non nella magnificenza del creato, nella miseria che atterra e nella carità che redime.”

  16. “NEL DOLORE DIO ESPIA E CREA” La diffusione tramite il giornale Il Ribelle di questo pensiero ricco di umanità e squisitamente evangelico è considerata attività cospirativa e costituisce il motivo più profondo del suo arresto che avviene a Milano nell’aprile 1944. Segue la deportazione nei campi nazisti prima in Italia, poi in Germania: Fossoli, Bolzano-Gries, Flossenburg, Hersbruck: Teresio comprende che è giunto il momento del dono totale e irrevocabile della propria vita per la salvezza degli altri. In questi luoghi aberranti il dovere della cristiana carità portato fino all’eroismo, diventa per lui norma di vita: interviene sempre in difesa dei compagni percossi, rinuncia alla razione di cibo in favore dei più deboli e malati. Resiste con fede, fortezza e carità alla repressione nazista, difendendo la dignità e la libertà di tanti prigionieri. Questo atteggiamento suscita nei suoi confronti l’odio dei capi baracca, che di conseguenza gli infliggono dure e continue punizioni fisiche. Esse non fermano il suo slancio di carità, a causa del quale è consapevole di poter morire: tuttavia sceglie di correre tale rischio.

  17. Cura e lava le ferite, consola e asciuga le lacrime ai fratelli. Flagellato e pestato a pugni e calci quasi quotidianamente dai capiblocco per la sua carità operosa. Ormai deperito, si protende in un estremo gesto d’amore verso un giovane prigioniero ucraino facendo da scudo con il proprio corpo, un tremendo calcio sferratogli al basso ventre da un kapò polacco lo uccide! A soli 29 anni. Come un seme benedetto il suo pensiero diede frutto, nella ricostruzione morale, civile e materiale del nostro Paese.

  18. Quello Che Hanno Detto Di Lui: *Cari giovani, Teresio Olivelli, questo giovane non ancora trentenne, rappresenta per voi una fiaccola, un modello capace di stimolarvi a vivere di Cristo. (Card. Josef Martins Saraiva, Vigevano, 14 marzo 2004) *Olivelli, trasportato come il Cristo in croce da un campo di prigionia all’altro, aveva in sè il senso di una libertà che non aveva nulla di anarchico, ma era la libertà della giustizia, anzi, la libertà della carità. (Mons. Alessandro Maggiolini, Vescovo di Como, Omelia della S. Messa nel 50 della morte del SdD, Parrocchia di Tremezzo (CO)- 22 Gennaio 1995) *La brevità della sua esistenza non gli impedì di testimoniare in breve tempo una vita sapiente ed eroica in giornate buie per l’Europa, percorsa e dominata in molti settori da inumane ideologie di potenza, che dicevano di esaltare l’uomo, mentre di fatto l’umiliavano con violenza inumana. Teresio ha implorato, ha cercato, ha partecipato la pace attraverso il dono di sè fino al sacrificio supremo. (Mons. Giovanni Volta, Vescovo di Pavia, Omelia della S. Messa nel 50 anniversario della morte di Teresio Olivelli, Pavia, Cappella del collegio Ghislieri, 12 Gennaio 1995).

  19. E’ tuttora in corso la causa di beatificazione di Tersio Olivelli

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