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Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano Aspetti sociali, economici e normativi Anna Elia Sociologia del territorio a.a. 2010/11. Le Migrazioni nel periodo post-fordista (Ambrosini 2005) . Carenza di politiche esplicite di reclutamento
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Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano Aspetti sociali, economici e normativi Anna Elia Sociologia del territorio a.a. 2010/11
Le Migrazioni nel periodo post-fordista (Ambrosini 2005) • Carenza di politiche esplicite di reclutamento • Ingresso dei migranti attraverso canali indiretti o irregolari • Occupazione nei settori poveri dell’economia • Meccanismi di inclusione/esclusione dal sistema dei diritti • Paesi di destinazione nel sud Europa: “Importatori riluttanti”
Metà anni ’70 inizio anni ‘80 l’Italia da paese di emigrazione diventa paese di immigrazione; • presenza femminile predominante in molte nazionalità (nelle migrazioni intraeuropee degli anni ’50 e ’60 la componente femminile era minoritaria).
Modello mediterraneo di immigrazione (Pugliese 2002) • assenza iniziale di qualsiasi normativa di regolazione e di programmazione dei flussi migratori in ingresso; • emanazione di provvedimenti di sanatoria sempre più restrittivi; • scarsa capacità di accesso dei migranti alle politiche sociali; • dicotomia disoccupazione/immigrazione nel sud Italia; • la presenza di attori locali (organismi di volontariato laico; reti tra migranti; istituzioni ecclesiali, sindacato) di sostegno ai processi di inserimento sociale ed economicodei migranti
La dimensione territoriale di un modello di “integrazione subalterna” (Ambrosini 2005) • il modello dell’industria diffusa (piccole e medie imprese) nella Lombardia orientale e nelle regioni del Nord-Est; • il modello delle economie metropolitane (grandi città, ma anche medi e piccoli centri) occupazioni nel basso terziario e nei servizi alle persone; • il modello delle attività stagionali (Mezzogiorno); aree agricole in parte turistiche, lavoro di cura, lavoro stagionale informale; • modello delle attività stagionali (Centro-Nord), attività agricole, turistiche, edili; • Le industrie di Stato nel sud Italia: i CARA e i CIE.
Legge 943 del 1986 • Misura di regolarizzazione per i lavoratori stranieri in quanto lavoratori dipendenti» e per gli « immigrati attivamente alla ricerca di un lavoro» • La legge riservava i benefici del sistema di welfare nazionale al lavoratore immigrato in quanto lavoratore dipendente. • Legge 39 del 1990 • Misure di regolarizzazione per tutti i lavoratori stranieri; • Godimento delle politiche sociali per tutti i lavoratori stranieri ivi compresi i lavoratori autonomi, quindi per la maggior parte dei lavoratori immigrati provenienti dal Senegale e dal Marocco. • Superamento del principio della riserva geografica (Convenzione di Ginevra del 1951) che limitava la domanda di asilo politico a coloro che provenivano dal blocco socialista.
Anni ’80 fine anni 90, effetti delle politiche di sanatoria del 1986-1990-1995 • Soddisfare il bisogno di manodopera dei distretti industriali nel centro-nord Italia e delle piccole industrie manifatturiere del nord-est; • Risposte a situazioni di urgenza sociale: rassicurare gli italiani di fronte ad una presenza sempre maggiore sul territorio di cittadini stranieri in situazioni di irregolarità; sedare momenti di conflittualità sociale nelle zone agricole del sud Italia; • Processi di etnicizzazione del mercato del lavoro: alto livello di specializzazione dei lavori effettuati dai migranti in relazione al loro paese di origine, del loro sesso e della religione di appartenenza (senegalese: venditore ambulante; tunisino: pescatore; filippine-donne dell’est: colf e badanti).
Dalla trasmissione televisiva Nonsolonero del Tg2 del 1989 (punto 2 precedente slide): • « [...] Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un'accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo » (Jerry Essan Masslo)
Incitamento alla violenza contro i migranti da parte della delinquenza locale, volantino ritrovato dai carabinieri di Villa Literno prima dell’omicidio di Jerry Masslo: « È aperta la caccia permanente al nero. Data la ferocia di tali bestie […] e poiché scorazzano per il territorio in branchi, si consiglia di operare battute di caccia in gruppi di almeno tre uomini ».
La razionalità delle leggi di regolarizzazione: I migranti sono portatori di diritti solo in qualità di forza lavoro, mentre la loro presenza sociale viene completamente annullata (le politiche di sanatorie non vengono accompagnate da politica di inserimento/orientamento dei migranti regolarizzati). Nel 1991, dopo le prime leggi di regolarizzazione (1987-1990), la popolazione straniera regolarmente residente in Italia era di 860 mila individui, mentre la stima dei migranti “clandestini” è più di un milione. Le analisi sui permessi di soggiorno rivelano una presenza di migranti provenienti dal Nord Africa; e dell’Africa occidentale soprattutto nel nord Italia. Un terzo dei migranti è di religione musulmana.
La Legge n. 40 del 1998 fu la prima mettere in causa l’accesso ai diritti sociali da parte del cittadino straniero in quanto pari al cittadino italiano.
Legge 40 del 98 Testo unico sull’immigrazione Un modello di integrazione ragionevole (Zincone 2000) • I diritti dei migranti anche quelli fondamentali come quello del ricongiungimento familiare non sono assoluti ma assumono un caratterere « discrezionale », in quanto dipendono da norme e regole stabilite localmente (localismo dei diritti). • Obiettivi: evitare fenomeni di aperta conflittualità tra italiani e migranti
La legge 40 del 1998 è la sola disposizione normativa in materia di immigrazione che si riferisce in maniera specifica ai processi di integrazione dei migranti sul territorio italiano. • Principi: • Uguaglianza tra italiani e immigrati in quanto cittadini e non solo in quanto lavoratori; • promozione di processi integrazione sul piano del dialogo interculturale con il diretto coinvolgimento di comuni, province, regioni, soggetti no-profit, il mondo della scuola, il mondo delle associazioni tra migranti; • possibilità di accedere alla Carta di Soggiorno (permesso di soggiorno illimitato) alla fine di un percorso di stabilizzazione sul territorio italiano.
La legge 189/2002 - Bossi-Fini. Principale obiettivo della sanatoria: la regolarizzazione delle “badanti”. • La legge sostituisce il contratto di lavoro al permesso di soggiorno; • Allo scadere del contratto il migrante ha solo sei mesi per trovare un altro lavoro altrimenti ricade nella condizione di “clandestino”; • Il datore di lavoro è titolare del contratto di soggiorno del migrante e ne garantisce la permanenza sul territorio italiano; • Abolizione della figura dello sponsor; • La legge pone inoltre ulteriori restrizioni al ricongiungimento familiare.
Effetti e obiettivi della sanatoria: • annulla completamente ogni possibile prospettiva di integrazione del cittadino straniero rendendo provvisoria la sua presenza sul territorio italiano; • colma le carenze delle politiche socio-sanitarie nazionali nella cura agli anziani legittimando processi di segregazione sociale ed economica delle donne migranti nel ruolo di “badante”; • rende le donne migranti vulnerabili sul piano dell’accettazione di condizioni di lavoro gravose pur di non perdere il lavoro ed il contratto di soggiorno; • le restrizioni al rinnovo del contratto di lavoro determinano un’immigrazione circolare, non integrata da mettere a disposizione del mercato del lavoro informale come una continua riserva di lavoratori a basso costo.
Composizione demografica della popolazione straniera dopo la sanatoria del 2002: La legge n. 189 del 2002, fino al primo gennaio 2006, ha concesso 647 mila regolarizzazioni, di cui più della metà riguardano donne migranti impegnate nel lavoro di assistenza e di cura. Al primo gennaio 2006 gli stranieri regolarmente residenti in Italia erano circa 2.7 milioni, mentre nel 2002 erano 1,5 milioni; il 56 per cento delle donne migranti arriva dall’Est-Europa. L’incremento, dal primo gennaio 2002 al primo 2006, ha riguardato in modo particolare i flussi dall’Ucraina (+ 800 per cento); dalla Romania (+ 300 per cento); Albania (+100 per cento); Moldavia (+450 per cento).
Click Day – (fonte Melting pot Europa) • 293mila domande su una richiesta di ingresso di 52.080 lavoratori di nazionalita’ ’privilegiate’, cioe’ di quei Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione in materia migratoria con l’Italia. • In prevalenza, i datori di lavoro hanno inviato richieste per colf e badanti (208mila); quelle per lavoratori subordinati sono state 85mila.
Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 1062 del 25 febbraio 2011 - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 febbraio 2011, Programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali nel territorio dello Stato per l’anno 2011 • quota massima di ingressi per 60.000 cittadini stranieri non comunitari residenti all’estero (art.1). • nel limite della quota di 60.000 lavoratori, prevede l’ingresso di:a) lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Repubblica ex Jugoslavia di Macedonia, Repubblica delle Filippine, Kosovo, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Ucraina, Gambia, Niger e Nigeria;b) lavoratori stranieri stagionali non comunitari che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria: Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto.
Fine anni ’90 – 2010: costruzione ideologica del razzismo nella società italiana (Wieworka 1998; Dal Lago 1999) • 1995 – 2011 - costruzione sociale del clandestino/immigrato come criminale da parte dei media e dalle strategie di marketing politico; • 1995 - 2011 – crescita esponenziale dei fenomeni di sfruttamento del lavoro migrante collegata alla diversa appartenenza etnica (fenomeni di crescente competitività tra lavoratori stranieri); • 2008 – la “scia del razzismo”: dibattito pubblico sulla questione del razzismo in Italia. • 2009 - reato di clandestinità: processo di identificazione tra la presenza di “clandestini” e fenomeni di illegalità diffusa sul territorio italiano;
L’azione dei media nei processi di costruzione ideologica del razzismo • 1990-2011 - associazione tra atto criminale e nazionalità di chi lo pone in essere • 1995 – primi sbarchi dei profughi albanesi sulle coste della Puglia: diffuso atteggiamento xenofobo verso l’orda Albanese; (i rifugiati albanesi divennero i “clandestini albanesi); • 2004-2008 – l’immigrazione dalla Romania, in rapida crescita, diventa il nuovo bersaglio di una ostilità materiale e simbolica; • 2011 – lo “tsunami umano” dal nord Africa
DECRETO-LEGGE 23 maggio 2008 , n. 92 Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. (GU n. 122 del 26-5-2008 )Legge 94 del 2009 • reato di clandestinità: per l’immigrato clandestino fermato dalle forze dell’ordine è previsto il carcere e l’espulsione; • si sopprime la norma del ddl che avrebbe abrogato il divieto di segnalazione degli stranieri irregolari che accedono alle cure urgenti ed essenziali; • Il «centro di permanenza temporanea» viene denominato «centro di identificazione ed espulsione»; • reato di locazione di un immobile a straniero privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione" ; • introduce un contributo sulla domanda di rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno (un minimo di 80 a un massimo di 200 euro) che ogni straniero ha l`obbligo di versare per tutte le pratiche di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, esclusi i permessi per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari
L’andamento degli “sbarchi” dopo gli accordi tra il governo italiano ed il governo libico sulle coste italiane (Puglia, Calabria, Sicilia, Lazio): • dal 1° agosto 2008 al 31 luglio 2009: 29.076 migranti • dal 1° agosto 2009 al 31 luglio 2010: 3.499 migranti • diminuzione dell’88% su Lampedusa e le altre isole limitrofe (Linosa, Lampione): • dal 1° agosto 2008 al 31 luglio 2009: 20.655 migranti • dal 1° agosto 2009 al 31 luglio 2010: 403 migranti • diminuzione del 98%. • Fonte: Dati Ministero dell’Interno
I dati sugli “sbarchi” sulle coste italiane nel periodo delle rivolte dal nord Africa • Dalle informazioni del Ministero dell’Interno risulta che tra gennaio e marzo 2011 sono sbarcati a Lampedusa 22 mila migranti. • In tutto il 2010 erano sbarcati 4 406 migranti.
Chi sono le persone che sbarcano sull’isola di Lampedusa? Categorie: • Rifugiati, richiedenti asilo, minori, clandestini/profughi, migranti
Chi è un migrante illegale? (clandestino) Migrante illegale: persona che entra e vive in un paese di cui non è cittadino non disponendo di un permesso di soggiorno (Europa – cittadini non comunitari – “extracomunitari”). • I migranti hanno diritto a non essere detenuti arbitrariamente, a non essere sottoposti a torture e a trattamenti umani degradanti. 1 luglio 2003 - Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie.
Chi è un rifugiato ? • Chi è costretto a fuggire dal proprio paese e non può o non vuole farvi ritorno avendo subìto o temendo di subire persecuzioni “per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche” Convenzione del 1951 (art. 1, lettera A/2), I rifugiati ai sensi della Convenzione sono titolari di una serie di diritti, primo fra tutti il diritto al non-refoulement; il divieto di “refoulement” vale ovviamente anche per i rifugiati sotto Mandato.
Chi è un richiedente asilo? • Chi ha lasciato il proprio paese ma non ha ancora trovato protezione come rifugiato. Il richiedente asilo ha diritto: • all’ingresso in un paese per chiedere asilo; non essere detenuto illegalmente; incontrare gli avvocati, gli interpreti e le organizzazioni umanitarie come l’UNHCR.; accesso al diritto al lavoro, cure mediche e all’educazione scolastica.
Chi sono i minori non accompagnati? • Sono definiti minori non accompagnati dal DPCM 535/99, (regolamento riguardante le funzioni del Comitato per i Minori Stranieri) i "minori di nazionalità non italiana o di altro Stato dell'Unione europea che non hanno chiesto asilo politico e che, per qualsiasi motivo,si trovano nel territorio dello Stato senza assistenza o la rappresentanza dei genitori o di altri adulti che sono legalmente responsabili in base alle leggi in vigore nel sistema italiano (parenti entro il quarto grado).
I diritti dei minori non accompagnati • Non essere detenuti • Non subire procedure di identificazione nocive alla loro salute • Devono essere informati sui loro diritti • Non essere rimpatriati • Essere inseriti in un percorso di protezione e di tutela
Quanti sono i minori non accompagnati presenti a Lampedusa e quali le loro condizioni di vita? marzo-aprile 2011 • 322 sono i minori giunti fino al 26 marzo di età compresa fra i 12 e i 17 anni.
Stime Save the Children . • 17 i minori arrivati dalla Tunisia con i quattro sbarchi della mattina del 3 aprile. • 3 aprile sono stati trasferiti dall’isola 70 minori destinati a Porto Empedocle da dove verranno collocati in alcune comunità di accoglienza della Sicilia. Numerose le fughe dei minori verso altre destinazioni del nord Italia.
1 aprile 100 minori sono dispersi sull’isola. 36 minori sono stati trasferiti al CSPA (Centro Soccorso e di Prima Accoglienza) di Lampedusa per l’inagibilità della struttura di accoglienza locale la Casa della Fraternità. • 3 aprile Le rivolte dei minori presenti nella struttura della Casa della Fraternità della parrocchia di Lampedusa
"CSPA" - Centro di Soccorso e di Prima Assistenza di Lampedusa • Il Centro di Lampedusa non è un Centro di Identificazione ed espulsione (CIE, ex CPTA) né un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA). La normativa in vigore non permette di valutare richieste d'asilo di persone trattenute nei CSPA, né di disporne l'espulsione dal CSPA stesso. La legge prevede invece l'obbligo di trasferire i richiedenti asilo in centri ove venga garantito l'accesso all'orientamento e all'assistenza legale. Il trattenimento nel CSPA implica una privazione della libertà personale e non può superare le 48 ore.
2004-2010 - Le strategie politiche di controllo delle frontiere – La negazione del diritto di asilo • Gli accordi con il governo libico • Le azioni di rimpatrio immediato da Lampedusa • I CIE – Centri di Identificazione ed Espulsione • Le operazioni di respingimento in mare
2011- Le strategie politico-economiche di “contenimento” dei flussi migratori dal nord Africa • I trasferimenti forzati da Lampedusa verso le tendopoli • I rimpatri arbitrari dei cittadini tunisini via mare, le proposte di sostegno finanziario ai rientri • Gli accordi di natura economica con il governo tunisino per i rimpatri (100milioni per frenare lo tsunami umano) • Le tendopoli: CIE a cielo aperto o centri di accoglienza?
L’inapplicabilità di un modello territoriale di “accoglienza” imposto dall’alto • Le resistenze delle regioni, delle province e dei comuni all’istituzione delle tendopoli nei loro territori • Le richieste di finanziamento e di supporto degli enti locali ai servizi di accoglienza riguardano piccoli progetti di accoglienza per i minori non accompagnati esclusi al momento dalla pianificazione degli interventi del governo italiano
Proposte di permessi di soggiorno temporaneo • Le resistenze all’accoglienza di “clandestini” piuttosto che dei “rifugiati” espressa dal presidente dell’ANCI al ministro Maroni (www.anci.it)
Le manifestazioni di resistenza di italiani e migranti alle politiche di controllo dei flussi migratori sul territorio italiano • Le manifestazioni di protesta delle popolazione locali alla elevata concentrazione della popolazione migrante nei territori locali • Le rivolte dei migranti e degli abitanti di Lampedusa • le fughe dei migranti dalle tendopoli ed il viaggio verso altre zone di confine
Le offerte spontanee del proprio territorio a processi di stabilizzazione dei migranti da parte dei comuni della locride (Comuni di Gerace, Antonimina, Caulonia, Riace) • L’organizzazione dell’accoglienza diffusa dei migranti tunisini nella regione Toscana – 10 siti offerti dalla regione • Le azioni di solidarietà spontanea e di mobilità sociale dei soggetti della società civile nelle aree delle tendopoli precluse all’accesso di organizzazioni di volontariato
Le buone pratiche territoriali nei processi di accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria • 1999-2000 esperienze di accoglienza al livello locale di richiedenti asilo e di rifugiati, condotte su iniziativa di organizzazioni del terzo settore e di enti locali. • 2001 - il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) hanno siglato un protocollo di intesa per la realizzazione del “Programma Nazionale Asilo” (PNA). • 2002 – (L. 189/02) istituzionalizzazione del sistema con la costituzione del “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati” (SPRAR) e del Servizio centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali la cui gestione è affidata dal Ministero dell’Interno all’ANCI.
Gli attori territoriali della rete SPRAR sono: • gli enti locali, in qualità di enti responsabili di progetto; • le organizzazioni del terzo settore, in qualità di enti attuatori; • gli attori locali che partecipano attivamente e con ruoli differenti (partenariato attivo, collaborazioni, ecc.) alla vita dei progetti territoriali, come le scuole, gli uffici del lavoro, le ASL, le associazioni di volontariato. • il progetto SPRAR è il frutto dell’azione coordinata di questa pluralità di soggetti, coinvolti sia in modo formale (ad esempio, attraverso protocolli di intesa) che in via informale.