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UNIVERSITA’ IUAV VENEZIA GRUPPO 183 2^ Corso di specializzazione TUTELA DEL SUOLO E DELLE ACQUE NELLA PIANIFICAZIONE DI BACINO. Lezione: 9 marzo 2012. Contenuti, finalità, criteri del piano di bacino Antonio Rusconi
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UNIVERSITA’ IUAV VENEZIA GRUPPO 183 2^ Corso di specializzazione TUTELA DEL SUOLO E DELLE ACQUE NELLA PIANIFICAZIONE DI BACINO Lezione: 9 marzo 2012 Contenuti, finalità, criteri del piano di bacino Antonio Rusconi Gruppo 183 e Università IUAV - Venezia antonio.ruxo@gmail.com - 347-220-1588
Primi anni ‘70 CONFERENZA NAZIONALE DELLE ACQUE 1971
Criteri tecnici per la delimitazione dei bacini idrografici(DPR 14 aprile 1994) ASPETTI FONDAMENTALI • Lo schema superficiale delle acque di piena; • Le aree soggette ad allagamento per le esondazioni fluviali; • Litorale marittimo prospiciente i corsi d’acqua. ASPETTI DI INTERESSE • Le aree soggette a subsidenza; • Gli acquiferi sotterranei; • L’utilizzazione delle acque. QUESTIONI METODOLOGICHE PREVALENTI • Il riferimento ad elementi fisici prevalentemente noti e tali da non creare incertezza sulla linea di delimitazione dei bacini; • L’esistenza di criteri e di sperimentazioni già effettuate per la soluzione di analoghi problemi; • L’indicazione di perimetri che non variassero sostanzialmente nel tempo; • L’esigenza di semplificazione amministrativa.
CONTENUTI DEL PIANO DI BACINO 1 – Quadro conoscitivo del sistema fisico, delle utilizzazioni del territorio previste dagli strumenti urbanistici, nonché dei vincoli esistenti riguardanti boschi, terreni, beni artistici, storici e naturali. 2 – Individuazione e quantificazione delle situazioni, in atto e potenziali, di degrado del sistema fisico, nonché delle relative cause. 3 – Direttive alle quali si devono uniformare la difesa del suolo, la sistemazione idrogeologica ed idraulica e l’utilizzazione delle acque e dei suoli. 4 – Indicazione delle opere necessarie distinte in funzione: dei pericoli di inondazione e della gravità ed estensione del dissesto; del perseguimento degli obiettivi di sviluppo sociale ed economico o di riequilibrio territoriale nonché del tempo necessario per assicurare l’efficacia degli interventi. 5 – Programmazione dell’utilizzazione delle risorse idriche, agrarie, forestali ed estrattive. 6 – Individuazione delle prescrizioni, dei vincoli e delle opere idrauliche, idraulico-agrarie, idraulico-forestali, di forestazione, di bonifica idraulica, di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e di ogni altra azione o norma d’uso o vincolo finalizzati alla conservazione del suolo ed alla tutela dell’ambiente. 7 – Opere di protezione, consolidamento e sistemazione dei litorali marini che sottendono il bacino idrografico. 8 – Valutazione preventiva dell’impatto ambientale e delle risorse finanziarie per i principali interventi previsti. 9 – Normativa e interventi rivolti a regolare l’estrazione dei materiali litoidi dal demanio fluviale, lacuale e marittimo e le relative fasce di rispetto. 10 – Indicazione delle zone da assoggettare a speciali vincoli e prescrizioni in rapporto alle specifiche condizioni idrogeologiche. 11 – Prescrizioni contro l’inquinamento del suolo ed il versamento nel terreno di discariche di rifiuti civili ed industriali che comunque possano incidere sulle qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei. 12 – Misure per contrastare i fenomeni di subsidenza. 13 – Rilievo conoscitivo delle derivazioni in atto con specificazione degli scopi energetici, idropotabile, irrigui od altri e delle portate. 14 – Rilievo delle utilizzazioni diverse per la pesca, la navigazione od altre. 15 – Piano delle possibili utilizzazioni future sia per le derivazioni che per altri scopi. 16 – Priorità degli interventi e loro organico sviluppo nel tempo.
Criteri per la redazione dei piani di bacino(DPR 18 LUGLIO 1995) CRITERI PER LA REDAZIONE DEI PIANI DI BACINO 1 - FASE CONOSCITIVA 1.1 - Descrizione dell’ambiente fisiografico 1.1.1 - Individuazione del bacino; 1.1.2 - Morfologia, geologia, pedologia ed idrogeologia del bacino, uso del suolo; 1.1.3 - Climatologia ed idrologia 1.1.4 – Sedimentologia e trasporto solido. 1.2 - Normativa e caratterizzazione delle ripartizioni amministrative. 1.3 - Descrizione dell’ambiente antropico. 1.4 – Utilizzo delle acque. 1.5 - Censimento degli scarichi nei corpi idrici. 1.6 – Stato di qualità delle acque. 1.7 – Censimento delle opere di difesa del territorio. 1.8 – Stato di manutenzione e di efficienza delle opere. 2 - FASE DELLA INDIVIDUAZIONE DEGLI SQULIBRI 2.1 – Risorsa idrica. 2.2 – Risorsa suolo. 2.3 – Risorse dell’ambiente acquatico. 2.4 – Attività estrattive. 2.5 – Attività insediative. 2.6 – Situazioni a rischio idraulico. geologico e sismico. 2.7 – Caratterizzazione degli squilibri. 3 - FASE PROGRAMMATICA DELLE AZIONI 3.1 - Obiettivi. 3.2 - Elaborati di piano. 3.3 - Proposte di intervento e priorità. 3.4 - Formazione del catalogo nazionale.
IL PERCORSO DEL PIANO DI BACINO (ex l. 183/89) 1 - Il Comitato Tecnico (Funzionari ed esperti dei Ministeri e delle Regioni) redige il piano; 2 - Il Comitato Istituzionale(Ministri e Presidenti delle Regioni)adotta il progetto di piano(le misure di salvaguardia entrano in vigore); 3 – Pubblicazione del progetto di piano; 4 - Il Comitato Tecnico esamina e recepisce le osservazioni; 5 - Il Comitato Istituzionaleadotta il piano; 6 - Il Presidente del Consiglio dei Ministriapprova il piano(DPCM).
I PAI (piani stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico) [leggi n.183/89, “Sarno” (1998), Soverato (2000), D.lgs 152/2006] 1 - PERIMETRAZIONE AREE PERICOLOSE E A RISCHIO 2 - PRESCRIZIONI IDROGEOLOGICHE ED URBANISTICHE 3 - PROGRAMMI MITIGAZIONE RISCHIO 4 – LE CONFERENZE PROGRAMMATICHE (coerenza con la pianificazione territoriale)
Le principali misure di salvaguardia del PAI(norme di piano)
ALCUNI PIANI STRALCIO DI BACINO(PRIMA GENERAZIONE, 2004) A.d.B. dell’Adige • PSB pilota dell’Avisio; • Pai; A.d.B. dell’Alto Adriatico • PSB difesa idraulica medio e basso corso Tagliamento (1998); • PSB difesa idraulica medio e basso corso del Piave (2001); • PSB difesa idraulica Livenza sottobacino Cellina-Meduna (2002); • PSB gestione risorse idriche Piave (2001); • Progetto di Pai (2004); A.d.B. del Po • PSB fasce fluviali; • Pai; • Pai del Delta; • Progetto di PSB bilancio idrico del Po; A.d.B. dell’Arno • PSB sul bilancio idrico; A.d.B. Tevere • PSB per la fascia costiera; • PSB degli aspetti ambientali del bacino; A.d.B. del Liri Garigliano Volturno • PSB per la protezione della risorsa idrica sotterranea;
Il recepimento delle principali Direttive sul governo delle acque Direttiva “Alluvioni” 2007/60 Direttiva Quadro “Acque” 2000/60 D.Lgs n.152/2006 (Parte 3^) D.Lgs n.49/2010
LE RIFORME INTRODOTTE DALLE DIRETTIVE COMUNITARIE • La Direttiva “Acque” n.2000/60 e la Direttiva “Alluvioni n.2007/60 si riferiscono alla gestione integrata delle acque (protezione, utilizzo e rischio alluvioni). • Il governo dell’acqua è impostato attraverso una pianificazione unitaria alla scala del bacino idrografico. • Il bacino idrografico considerato come ecosistema, unità di governo e di gestione • Le Istituzioni si adeguano a questo ecosistema e non viceversa
LA DIRETTIVA QUADRO “ACQUE”(n.2000/60/CE) • Obiettivo di salvaguardia complessiva: - il buon stato ambientale (entro il 2015); - L’uso sostenibile delle risorse idriche; - La riduzione delle fonti di inquinamento; - La mitigazione degli effetti di inondazioni e siccità. • Gli Stati membri aggregano tutti i bacini idrografici in Distretti Idrografici cui viene preposta un’Autorità competente. • Per ciascun Distretto viene predisposto un piano di gestione del bacino idrografico. • Requisito fondamentale: l’informazione, la consultazione pubblica, la partecipazione attiva di tutti le parti interessate all’elaborazione ed al riesame del piano, laValutazione Ambientale Strategica (VAS).
LA DIRETTIVA “ALLUVIONI”(n.2007/60/CE) • Scopo: istituire un quadro per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni volto a ridurre le conseguenze negative per: - La salute umana; - L’ambiente; - Il patrimonio culturale; - Le attività economiche. • Per ciascun Distretto Idrografico l’Autorità preposta elabora, entro il 2015, un piano di gestione del rischio di alluvioni. • Il piano di gestione del rischio di alluvionicostituisce un unicum con il piano di gestione dei bacini idrografici, integrandosi. • Anche la Direttiva “alluvioni” attribuisce grande importanza alla partecipazione di tutti le parti interessate all’elaborazione ed al riesame del piano, nonché alla VAS.
I Distretti Idrografici definiti dal D.Lgs 152/2006 a) Alpi Orientali; b) Padano; c) Appennino settentrionale d) Serchio; e) Appennino centrale; f) Appennino meridionale; g) Sardegna; h) Sicilia. Le Autorità di Bacino Distrettuali (costituite dallo Stato e dalle Regioni ) non sono state ancora costituite
PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI (2015)
PIANI DI GESTIONE DEI BACINI IDROGRAFICIPIANI REGIONALI DI TUTELA DELLE ACQUE(Allegato 4 del D.lgs 152/2006) CONTENUTI 1 – Descrizione generale caratteristiche Distretto Idrografico; 2 – Sintesi delle pressioni attività umane acque superficiali e sotterranee; 3 – Specificazione e rappresentazione aree protette; 4 – Mappa reti di monitoraggio; 5 – Elenco obiettivi ambientali; 6 – Sintesi analisi economica sull’utilizzo idrico; 7 – Sintesi programma misure adottati; 8 – Repertorio programmi o piani di gestione più dettagliati (sottobacini, tematiche, misure particolari, …; 9 – Sintesi misure per l’informazione e la consultazione pubblica; 10 – Elenco Autorità competenti; 11 – Referenti e procedure per la documentazione e le informazioni di base. AGGIORNAMENTI 1 – Sintesi eventuali modifiche o aggiornamenti alla versione precedente; 2 – Valutazione progressi registrati e motivi mancato raggiungimento; 3 – Sintesi misure non realizzate; 4 – Sintesi eventuali misure supplementari temporanee.
PIANI DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI(Allegato 1 del D.lgs n.49/2010) PARTE A – PIANI DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI I – ELEMENTI PRIMA VERSIONE 1 – Conclusioni della valutazione preliminare del rischio di alluvioni (Mappa); 2 – Mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (già predisposte); 3 – Descrizione obiettivi della gestione del rischio di alluvioni; 4 – Sintesi misure in relazione alle altre Direttive (VIA, VAS, sostanze pericolose, DQA); 5 – Metodologia analisi costi e benefici per valutare le misure transnazionali. II – DESCRIZIONE ATTUAZIONE DEL PIANO 1 – Priorità e modalità monitoraggio attuazione piano; 2 – Misure ed azioni per informare e consultare il pubblico; 3 – Autorità competenti; PARTE B – ELEMENTI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI 1 – Eventuali modifiche o aggiornamenti; 2 – Valutazione progressi realizzati; 3 – Eventuali misure previste nella precedente versione non poste in essere; 4 – Eventuali misure supplementari rispetto alla precedente versione del piano; PARTE C – CONTENUTI INDIRIZZI, CRITERI E METODI PER LA REDAZIONE E L’AGGIORNAMENTO 1 – Indirizzi per la valutazione preliminare, anche per il cambiamento climatico; 2 – Criteri per l’individuazione delle aree a pericolosità e a rischio, e relativi gradi (Q max, estensione allagam., vie deflusso, cond. meteomarine, inondazioni zone costiere, …, gestione acque e suolo, uso territorio, numero abitanti, ecc.); 3 – Metodologie utilizzo dati ambientali del Ministero del Piano di telerilevamento ambientale.
Linee guida per la partecipazione pubblica nel governo delle acque Diffusione delle informazioni Consultazione Partecipazione attiva Trad. WWF
I piani comunali delle acque:parte dei piani di gestione del rischio di alluvioni • Il problema del livello di scala. Le attività richieste dalla DA devono essere applicate a diversi livelli di scala: distretto idrografico, bacino idrografico, sottobacino, livello regionale, governo locale, ecc... • Regia unitaria distrettuale. Coinvolgimento di tutti i Soggetti (Regioni, Province, Consorzi di B., AATO, Comuni). I Piani comunali delle Acque, trattano il massimo dettaglio (copertura totale) • Le “intese” tra la Provincia e l’Autorità di Bacino Distrettuale (D.lgs 112/1998). i piani comunali delle acque come stralci del complessivo piano di gestione alluvioni. PIANO DI BACINO DISTRETTUALE PIANI COMUNALI DELLE ACQUE PIANI DI BONIFICA. PIANI D’AMBITO. ………….