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Alle origini d ella scienz a dell’informazione

Alle origini d ella scienz a dell’informazione. Luca Mari 15.11.00. Il problema. L’informazione è oggi oggetto di grande interesse: si parla, per esempio, di società dell’informazione ...

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Alle origini d ella scienz a dell’informazione

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Presentation Transcript


  1. Alle originidella scienza dell’informazione Luca Mari 15.11.00

  2. Il problema L’informazione è oggi oggetto di grande interesse: si parla, per esempio, di società dell’informazione ... ... ma ci si accorge immediatamente che quello di informazione è un concetto diversificato e complesso ... • nel 1999 GM ha trattato più MIPS di IBM • nel 1996 il bilancio relativo alla gestione dell’informazione sistema sanitario US è stato superiore al bilancio del settore dei mass-media • Cosa significa informazione?

  3. Una transizione L’evoluzione economico-industriale della società occidentale può essere interpretata secondo tre fasi Dapprima l’attenzione è stata rivolta alla produzione di beni materiali ... • società pre-industriale: gestione della materia … producendo beni materiali, ci si è anche resi conto dell’importanza di produrre in modo efficiente ... • società industriale: gestione dell’energia … impiegando energia, ci si è resi conto dell’importanza di controllare adeguatamente la produzione • società post-industriale: gestione dell’informazione

  4. Un’altra transizione Le reti da sempre costituiscono per la società uno strumento indispensabile di trasporto, scambio e comunicazione: • dapprima reti per consentire il trasferimento di persone e beni materiali: reti stradali, reti fluviali, acquedotti, reti fognarie, … • … quindi anche reti infrastrutturali per consentire il trasferimento di energia: reti elettriche, gasdotti, reti petrolifere, … • … quindi anche reti per consentire il trasferimento di informazione: reti telegrafiche, telefoniche, televisive, informatiche, …

  5. Ma il problema rimane … • Cosa significa informazione? • Un esempio: lampioni e semafori ... al di là delle differenze materiali, funzionalmente che differenza c’è?

  6. Tre “mondi” Alcuni stadi dell’evoluzione cosmica (da: K.R.Popper, Materia, coscienza e cultura, 1977)

  7. Un argomento per l’interazionismo Il punto di vista usuale: “Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia ...” Mondo 1 Mondo 2 Mondo 3 Cosa accade con l’introduzione di ?

  8. Un racconto (1) • In principio era la materia / energia.Ed essa si trasformava continuamente. Si tratta di un’assunzione difficilmente evitabile! Parliamo di “materia / energia”, per ora senza distinguere tra queste e trattandole come fossero differenti manifestazioni costitutive del medesimo mondo fisico (in fondo è questo quello che E(nergia)=m(assa) x c2 asserisce: energia e materia corrispondono, a meno di una costante).

  9. Un racconto (2) • Poi venne la vita, e ogni essere vivente cominciò a usare la materia / energia, coscientemente o meno, per mantenere la propria esistenza. Parti spazio-temporali della materia / energia, che chiameremo per brevitàcose, cominciarono dunque ad avereuna finalità, non loro propria mastabilita dagli esseri viventiche le usavano. Anche questa è un’assunzione irrinunciabile: il nostro stesso modo di conoscere è fondato sulla capacità di individuare cose rispetto all’ambiente in cui sono inserite. Non discutiamo se in questa attività di individuazione l’assegnazione di una finalità sia definitoria o a posteriori. Come le cose vengano individuate (e quindi cosa sia una cosa) è comunque un problema veramente complesso: nella loro natura di “parti spazio-temporali della materia / energia”, anche “questo tavolo alle 15:18” e “questo (stesso ...) tavolo alle 15:19” potrebbero essere considerate cose diverse.

  10. Un racconto (3) • Le finalità erano molte. E gli esseri viventi scoprirono che una stessa cosa poteva essere usata per soddisfare finalità diverse. Per esempio, uno stesso tavolo può essere usato come supporto per oggetti, come base su cui una persona può salire in piedi per raggiungere un oggetto posto in posizione elevata, come oggetto artistico, ...

  11. Un racconto (4) • Ma soprattutto essi scoprironoche cose differenti potevanoessere usate per soddisfarela stessa finalità, manifestan-dosi dunque come equivalentidal punto di vista di tale finalità. Cose con questa caratteristica potevano essere sostituite l’una all’altra senza con ciò alterare le condizioni di soddisfazione della finalità stessa. Per esempio, tavoli diversi possono essere usati in modo equivalente come supporto per oggetti, se tutti hanno un piano con la stessa superficie e la loro tenuta al carico è la stessa.

  12. Un racconto (5) • Ciò che essi impararono fu dunque che, per una certa finalità, un insieme di cose poteva essere ripartito in sottoinsiemi, ognuno costituito dalle cose utilizzabili equivalentemente dal punto di vista della soddisfazione della stessa finalità. Chiameremo per brevitàtali sottoinsiemiinsiemi diequifinalità. Per esempio, in un insieme di tavoli, usati come supporto per oggetti, sono individuabili vari sottoinsiemi di equifinalità, ognuno contenente i tavoli che possono essere usati in modo equivalente per soddisfare questa finalità: in una ripartizione molto grezza, l’insieme potrebbe includere il sottoinsieme dei tavoli grandi e il sottoinsieme dei tavoli piccoli.

  13. Un racconto (6) • Poi alcuni esseri viventi scoprirono un tipo particolare di finalità. Data una finalità “primaria”, la nuova finalità consisteva nell’identificare una cosa in quanto appartenente a uno dei sottoinsiemi di equifinalità relativi alla finalità primaria. Per soddisfare questa finalità “derivata” occorreva usare cose con il ruolo di identificatori delle cose da identificare.

  14. Un racconto (7) • Alcuni esseri viventi impararono a usare come identificatori cose anche completamente estranee alla finalità in base a cui gli insiemi di equifinalità erano stati definiti, e in particolare quelle peculiari cose che sono i suoni che si emettono, i gesti che si fanno, i segni che si tracciano. La relazione tra identificatore e cosa identificata poteva essere, in questi casi, anche solo convenzionale.

  15. Dunque ... Le capacità fondamentali che dovettero essere apprese furono dunque di riconoscere, o stabilire: • criteri di equifinalità di cose e: • criteri di identificazione tra cose diverse rispetto a finalità.

  16. La conclusione • l’informazione non è un’entità parte del mondo fisico • l’informazione non è data in sé, ma deve essere portata da un sistema fisico • che un sistema fisico porti informazione non è caratteristica esclusiva del sistema, ma dipende anche dall’impiego di un, più o meno convenzionale, processo di corrispondenza

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