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Medicina, 12-13 settembre 2012. Benvenuti !. Presentazione Formatore. Aspetti Professionali. Aspetti Personali. Attribuzioni di valore e Motivazioni. ……E TU , COME TI COMPORTI Campanelli d ’ allarme al disagio scolastico. Il disagio e il disagio scolastico. Quale disagio ?.
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Presentazione Formatore Aspetti Professionali Aspetti Personali Attribuzioni di valore e Motivazioni
……E TU , COME TI COMPORTI Campanelli d’allarme al disagio scolastico
Quale disagio ? Per disagio si intende una particolare situazione di vita in cui si manifestano i sintomi di sofferenza e di frustrazione che portano scompiglio e squilibrio nel vissuto personale della persona e nella sua vita di relazione. Soggettivamente il disagio si manifesta, dunque, come un insieme di percezioni, emozioni e sentimenti, valutazioni, bisogni e domande che denotano uno stato generale di insoddisfazione più o meno profonda nei riguardi delle condizioni obiettive entro le quali il giovane è chiamato a vivere”. 1)il disagio evolutivo endogeno, comune a tutti i minori e provocato dalla situazione critica dell’età e dalla difficoltà di affrontare i compiti evolutivi, 2) il disagio socioculturale endogeno, dovuto ai condizionamenti della “società complessa” in cui oggi viviamo e anch’esso condizione assai diffusa, 3) il disagio cronicizzante, più grave, causato dall’interazione di fattori di rischio, individuali e locali, con le precedenti forme di disagio e che riguarda una minoranza di soggetti e specifiche aree ambientali.
Il disagio tra normalità e patologia normalità Una situazione di sofferenza sociale, economica e/o psicologica ai limiti del patologico Una situazione intermedia tra il normale ed il patologico disagio patologia
Quando il disagio si trasforma in patologia? • Quando provoca un blocco, nelle seguenti aree: • nella relazione con gli altri: timidezza, vergogna, eccessiva inibizione, disinteresse verso i pari ed il gioco, tristezza, chiusura in se stessi o manifestazioni aggressive; • nello sviluppo cognitivo: disparità fra le prestazioni che il soggetto riesce a fornire, ad esempio a scuola, e le capacità che evidentemente ha; • nello sviluppo adattivo: la capacità cioè di saper cambiare le proprie abitudini, modi di fare in ragione della crescita e di quanto normalmente la società si attende da quella specifica fase di età (Costa, 2009, 28-29).
Tipologie di disagio in adolescenza Secondo la tradizione degli studi sull’adolescenza ci dobbiamo confrontare con quattro gruppi: 1. Comportamenti devianti 2. Comportamenti a rischio I. L’uso di sostanze psicotrope II. Comportamenti sessuali che esitano in effetti dannosi III. Condotte pericolose, a rischio di auto/etero lesività 3. Comportamenti che denunciano difficoltà scolastiche 4. Comportamenti che denunciano difficoltà di relazione
Area a rischio in adolescenza Uso e abuso sostanze psicotrope Incidenti stradali sicurezza norme Difficoltà relazionali Uso e abuso alcol Difficoltà scolastiche AREE DI RISCHIO IN ADOLESCENZA Scarsa e/o eccessiva attività fisica Agiti violenti contro sé e gli altri Abitudini alimentari sbagliate Fumo di tabacco Sessualità e comportamenti sessuali a rischio
PERCEZIONE PROBLEMI STUDENTI Dati Locali Unione terre d’argine Totale campione alunni ricerca 670
Disagio scolastico, che cos’è? Il disagio scolastico è un fenomeno complesso legato sì alla scuola, come luogo di insorgenza e di mantenimento, ma anche a variabili personali e sociali, come le caratteristiche psicologiche e caratteriali da una parte e il contesto familiare/culturale e dall’altra. Viene ad essere determinato dall'interazione di più fattori sia individuali che ambientali e si esprime in una grande varietà di situazioni problematiche che espongono lo studente al rischio di insuccesso e di disaffezione alla scuola.
Tipologie di “studenti difficili” La classificazione che proponiamo è quella di Bropphy[1], che suddivide gli studenti con problemi in 12 tipi raggruppati in 4 sottogruppi. [1] BropphyJ. (1999), Insegnare a studenti con problemi, LAS , pp. 9-10
Tipologie di “studenti difficili” All’interno della categoria dei drop-out vi sono diverse categorie
Una tassonomia dei comportamenti problematici Daniele Fedeli Ricercatore e Docente di Psicologia delle Disabilità Università degli Studi di Udine
FATTORI DI RISCHIO E FATTORI DI PROTEZIONE I fattori di rischio aumentano la probabilità di esiti negativi I fattori di protezione riducono gli esiti negativi e rendono il soggetto meno vulnerabile alle fonti di stress Le due tipologie che possono influire lo sviluppo non sono semplicemente una l’opposto dell’altra . Se l’aggressività, ad esempio , può essere considerata un fattore a rischio in età scolare, l’assenza di aggressività non è di per sé un fattore di protezione
Fattori di rischio e di protezione I fattori di rischio non necessariamente provocano disagio quando sono presenti i fattori di protezione e un solo fattore di rischio non sembra sufficiente a determinare un disadattamento , sono necessari altresì più fattori ed è per questo che si parla di rischio cumulativo. in presenza di fattori di rischio è notevole l’importanza dei Fattori di protezione per lo sviluppo della resilienza degli individui.
UNA SIMPATICA STORIELLA, PER RIFLETTERE SUL NOSTRO MODO DI AFFRONTARE LE DIFFICOLTA' CHE TALVOLTA LA VITA CI RISERVA... Una ragazza si lamentava con il padre, della sua vita e di come le cose fossero difficili per lei. Non ce la faceva ad andare avanti e voleva mollare tutto. Era stanca di combattere e di lottare. Non appena riusciva a risolvere un problema, subito se ne presentava uno nuovo. Suo padre la portò con sé in cucina. Riempite tre pentole con dell’acqua, le mise su un fornello molto potente. Presto le pentole vennero ad ebollizione. In una mise delle carote, nella seconda delle uova, e nell'ultima dei chicchi di caffè, lasciando bollire il tutto, senza parlare. La ragazza aspettava impaziente una spiegazione, meravigliandosi di quanto suo padre avesse fatto. Dopo una ventina di minuti il padre spense i fornelli. Tirate fuori le carote, le mise in una ciotola, facendo così anche con le uova. Quindi versò un mestolo di caffè in una tazza. Fatto questo si rivolse alla figlia chiedendole:“Dimmi, che cosa vedi?" "Carote, uova, e caffè" rispose. La invitò ad avvicinarsi e le chiese di toccare le carote. La ragazza constatò che le carote erano diventate molli. Poi il papà le chiese di prendere un uovo e di romperlo. Levato il guscio, la ragazza vide che il calore aveva indurito l'uovo. Infine le fu chiesto di sorseggiare il caffé e quale fu la sua soddisfazione nel gustarne il suo ricco aroma! La ragazza fissò il papà chiedendo: "Che significa questo, papà?" “Vedi - le spiegò - ciascuno dei tre elementi ha affrontato la stessa avversità: l'ebollizione nell’acqua. Però ciascuno degli elementi ha reagito in maniera diversa. La carota è entrata nell'acqua bollente forte, dura ed inesorabile, ma dopo essere stata sottoposta alla bollitura, si é ammorbidita ed è divenuta debole. L'uovo era fragile, il suo guscio sottile faticava a proteggere il suo contenuto, ma a termine cottura il suo interno è divenuto duro. I chicchi di caffé invece non si sono modificati, ma a contatto con l'acqua bollente, hanno trasformato quell’acqua, facendone del buonissimo e aromatico caffè. “E tu, quando le avversità bussano alla tua porta, come rispondi?”
’LA CAPACITA’ DI RESISTERE E ADATTARSI Perché alcune persone crollano sotto il peso degli stress mentre altre sembrano attraversare indenni avverse condizioni di vita ed eventi traumatici quali malattie, abusi sessuali, incidenti d’auto, lutti o guerre? Per questi soggetti è stato introdotto il concetto di resilience (resilienza), ossia di “flessibilità”, di “adattamento positivo”in risposta ad una situazione avversa, da intendersi sia come condizione di vita sfavorevole sia come evento traumatico ed inatteso (Masten, Best e Garmezy 1990, Masten e Coatsworth 1998)
L a resilienza è innata o acquisita? In letteratura sono rintracciabili due posizioni: