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VISCONTI. INDICE. CHI ERANO ALBERO GENEALOGICO COME PRESERO IL POTERE IL DOMINIO E L’ESPANSIONE DECADENZA: DAI VISCONTI AGLI SFORZA CURIOSITÀ. CHI ERANO.
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INDICE • CHI ERANO • ALBERO GENEALOGICO • COME PRESERO IL POTERE • IL DOMINIO E L’ESPANSIONE • DECADENZA: DAI VISCONTI AGLI SFORZA • CURIOSITÀ
CHI ERANO I Visconti governarono Milano durante il Medioevo e all'inizio del Rinascimento, dal 1277 al 1447. Furono signori di Milano fino al 1395, anno in cui il sovrano del Sacro Romano Impero Venceslao di Lussemburgo conferì a Gian Galeazzo Visconti il titolo di duca di Milano. Il ramo principale dei Visconti dominò la scena politica dell'Italia settentrionale fino al 1447, alla morte senza eredi legittimi di Filippo Maria Visconti; ai Visconti subentrarono gli Sforza, per il matrimonio di Francesco Sforza con Bianca Maria Visconti, figlia legittimata dell'ultimo duca. Il cognome deriva dal latino vice comites, che significa il vice conti.
ALBERO GENEALOGICO OTTONE ANDREOTTO Arcivescovo e Signore di Milano. Con lui nasce il dominio dei Visconti TEOBALDO MATTEO I Fedele servitore del prozio Ottone, che lo nomina Capitano del Popolo. Alla sua morte diventa signore di Milano. GALEAZZO I GIOVANNI LUCHINO Arcivescovo di Milano, poi scomunicato. Dopo la morte del nipote Azzone diventa Signore di Milano con Luchino. Eletto doge di Genova. STEFANO Podestà di Novara, quando il padre si ritira diventa Signore di Milano Signore di Milano con Giovanni. Ottenne la revoca della scomunica su Milano e sulla famiglia Visconti. MAR C O
AZZONE Mecenate delle arti, diventa Signore di Milano con la morte del padre Galeazzo I. GALEAZZO II BERNABÒ Co-signore di Milano con i fratelli. Mecenate di Petrarca, fondò l’università di Pavia. Co-signore di Milano con i fratelli. Cerca di ingraziarsi il nipote Gian Galeazzo, che lo uccise nonostante il matrimonio con sua figlia. MATTEO II Dopo varie congiure contro lo zio Luchino, alla sua morte diventa Co-Signore di Milano. Si dice che venne avvelenato dai fratelli. GIAN GALEAZZO FILIPPO MARIA Signore di Milano. 1° Duca di Milano, titolo acquistato dall’imperatore. Avviò i lavori del Duomo. Ultimo Duca di Milano, succede il fratello. Ipocondriaco e superstizioso, aveva problemi di rachitismo BIANCA MARIA VALENTINA GIOVANNI MARIA Ultima erede dei Visconti, sposa Francesco Sforza, che determina il passaggio dai Visconti agli Sforza. Il padre Gian Galeazzo decise di maritarla con il duca d’Orleans. 2 ° Duca di Milano, celebre per la caccia. Annoiato da ciò, addestro dei cani da caccia che sbranavano condannati
COME PRESERO IL POTERE Nel 1330, il Consiglio generale del Comune di Milano, affidò ad AzzoneVisconti, l'autorità esecutiva, il diritto di stipulare trattati e di impegnare il comune e i suoi beni per i personali affari. All'assestarsi della signoria viscontea nelle mani di Azzone, seguì una politica volta all'affermazione egemonica della città ambrosiana su quelle città, borghi e territori che sin dall'età comunale si erano trovati a gravitare, più o meno coattamente, nell'orbita milanese. I Visconti vennero eletti "signori" anche di altre città lombarde e andarono quindi creando una sorta di "stato territoriale" in cui Milano assunse istituzionalmente il ruolo di capitale. Morto Azzone Visconti, furono riconosciuti signori di Milano i due zii Giovanni e Luchino Visconti; nel 1349 l'arcivescovo Giovanni, essendo rimasto solo, pretese che il Consiglio generale del Comune lo riconoscesse signore per evitare l’annullamento del decreto che lo aveva riconosciuto signore unitamente al fratello. Nello stesso anno fu proclamato il principio dell’ereditarietà del titolo di "signore" - esclusi i figli illegittimi - che venne poi ribadito nel 1354 a favore dei tre nipoti dell'arcivescovo: Matteo, Galeazzo, Bernabò. Costoro però, temendo che i figli illegittimi di Luchino potessero rivendicare dei diritti, pretesero di essere riconosciuti e legittimati dal Consiglio generale. Il figlio di Galeazzo, Gian Galeazzo, successo al padre nel 1378, volle anch'egli dal consiglio quell'atto che era ancora necessario per dare legittimità al suo governo e nuovamente lo richiese nel maggio del 1385 dopo aver sbalzato dal potere lo zio Bernabò. L'organo comunale continuava così a intervenire nei passaggi da una signoria all'altra e a essere utilizzato dai signori come autorità legittimatrice di potere, che in seguito perse, venendo convocato solo per la rettifica delle proposte del signore.
IL DOMINIO E L’ESPANSIONE Nel corso della seconda metà del XIV secolo, la signoria viscontea andò dilatando i propri confini: nel 1350 occupò, per circa cinque anni, Bologna, nel 1353 Genova, nel 1359 Pavia e nel 1371 Reggio Emilia. Ma l'assetto politico della signoria milanese era tutt'altro che saldo, presentandosi più come una federazione di città, unite dalla sudditanza all'unica dinastia che come corpo unitario di territori. La scarsa coesione politica che caratterizzava la signoria viscontea era dovuta alla riluttanza delle città assoggettate, fedeli alle loro tradizioni autonomistiche, ad abbracciare con favore l'idea di entrare a far parte di un organismo territoriale unificato dalla signoria e veniva accentuata dalla consuetudine viscontea di dividere i territori del dominio tra gli esponenti della famiglia. Nel 1339 ad esempio, alla morte di Luchino Visconti, il dominio venne diviso come si è visto in due parti tra i figli Luchino e Giovanni; quest'ultimo solo nel 1349, dopo la morte del fratello, lo riunificò nelle proprie mani per poi dividerlo nuovamente tra i nipoti Matteo, Galeazzo e Bernabò. Con l'avvento al potere del figlio di Galeazzo, Gian Galeazzo Visconti, iniziò la più importante fase della storia del dominio, fase che coincise con una nuova spinta espansionistica e soprattutto con l'accentramento del potere nelle mani di un unico esponente del casato.
Dopo aver ereditato dal padre, nel 1378, una parte di dominio e aver in seguito spregiudicatamente eliminato lo zio Bernabò, Gian Galeazzo Visconti diede inizio a una lunga serie di guerre espansionistiche che gli consentirono nel 1378 di recuperare Asti, nel 1387 e 1388 di conquistare in Veneto Verona, Vicenza e Padova; e ancora, nel passaggio di secolo, arrivò a conquistare Perugia, Assisi, Siena, Pisa e a recuperare nuovamente Bologna. Nel 1395 Galeazzo riuscì a ottenere dall'imperatore il titolo ducale, dignità che poneva su più salde basi giuridiche il suo potere e gli conferiva una particolare autorità tra i potentati italiani. Era l'inizio del principato: l'imperatore riconosceva al signore un titolo di tipo feudale e ufficializzava l'autorità del "duca", non più soggetta alla conferma popolare bensì, per volontà imperiale, di pieno diritto ed ereditaria. Con la morte improvvisa di Gian Galeazzo, avvenuta nel 1402, il dominio, secondo la consuetudine viscontea, venne nuovamente suddiviso tra i figli del duca: a Giovanni Maria, primogenito, toccarono il titolo ducale, Milano, su cui tale titolo era appoggiato, e le province centrali; a Filippo Maria, con il titolo di conte, Pavia, le città piemontesi e venete; a Gabriele Maria, Pisa e le città dell'Italia centrale. Ma a causa della debolezza della successione il dominio, nel corso dei primi decenni del XV secolo, si frantumò nelle sue diverse componenti cittadine; solo nel 1420, dopo circa un ventennio di guerre intestine, Filippo Maria, succeduto nel 1412 al fratello Giovanni Maria nel titolo ducale, riuscì a riunificare il dominio nelle sue dimensione lombarde.
DECADENZA: DAI VISCONTI AGLI SFORZA • I Visconti dominarono la scena politica dell'Italia settentrionale fino al 1447 anno in cui successivamente subentrarono gli Sforza per il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, figlia legittima dell'ultimo duca visconteo Filippo Maria Visconti. • LE NOZZE • Le nozze ebbero luogo a Cremona il 25 ottobre presso l'abbazia di San Sigismondo, sede scelta dallo stesso Sforza e preferita al più ovvio duomo della città per motivi di sicurezza. Fino all'ultimo Francesco diffidò infatti del suo lunatico suocero. I festeggiamenti durarono diversi giorni.
A seguito del divulgamento della notizia della morte del duca Filippo Maria e degli eventi che si erano verificati nella capitale del dominio visconteo, nelle città che lo componevano si andò a creare una scomposizione territoriale del dominio stesso; soltanto Novara rimase fedele a Milano. Ovunque regnava il disordine, ma in questa situazione, determinante fu l'intervento del condottiero Francesco Sforza, marito di Bianca Maria, figlia illegittima del defunto duca Filippo Maria. Garantitosi diplomaticamente l'appoggio o la neutralità dei maggiori potentati italiani, lo Sforza intraprese una lenta e faticosa opera di riconquista che, nell'arco di tre anni, gli consentì di ricomporre il vecchio dominio visconteo. L'assetto territoriale ricomposto da Francesco Sforza nel triennio 1447- 1450 venne confermato nel 1454 in occasione della pace di Lodi. A partire da quella data si aprì per il ducato milanese un periodo di generale ripresa economica e demografica e di consolidamento politico sotto la giuda della dinastia Sforza.
CURIOSITÀ Secondo una leggenda, lo stemma visconteo del serpente con un uomo in bocca si deve ad Azzone Visconti. Infatti, si racconta che allontanò senza paura una vipera che si era introdotta nel suo elmo. Il fatto che non fu morso era considerato un prodigio. Sfruttò la cosa ricordandolo nel suo stemma.
FINE BALGERA ALESSANDRO BALUVIO SILVIA CENTEMERI LUCIA GHIGGI GIULIA GINI ALESSIA Sitografia: http://www.lombardiabeniculturali.it/ http://it.wikipedia.org