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Lavoro della Scuola Media Statale A. Torre di Vallo della Lucania (SA) per il progetto Insediamenti Monastici e Conventuali delle province di Salerno e Avellino
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Sui declivi che scendono verso le giovani acque del fiume Calore; avvolto in una varietà di ambienti naturali che esalta la rinomata biodiversità del Cilento; difeso dalla mole maestosa del monte Cervati, tetto della Campania: Piaggine è il risultato della discreta presenza dell’uomo nella zona più selvaggia del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. E’ qui che, tra foreste secolari, pascoli e rupi, si incrociano le sorgenti del Calore [21] e i più affascinanti residenti dell’area: il lupo e l' aquila reale.
Il territorio di Piaggine riassume al suo interno tutto il raffinatissimo sistema eco-biologico tutelato dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Notevolissima la varietà degli ambienti fluviali, col Calore e il fiume Biancoche si segnalano come i corsi d'acqua d'assoluta preminenza. Superba la maestosità delle catene montuose, col Cervati a svettare tra gli altri colossi come il monte Vivo e il Motola E meravigliosi gli estesi e fittissimi boschi come il Pianellee il CervatelloLa peculiarità delle tante specie rare (tassi, donnole, puzzole, lontre, cinghiali e volpi, senza dimenticare i volatili: dal gufo reale allo sparviero, dal nibbio alla poiana) offre la possibilità di immergersi nella Natura come in nessun altro posto. Inoltre l'intima comunanza tra l'uomo e la natura s'afferma da un lato nel pregevole museo della montagna, dall'altro nelle tante possibilità di trekking che permettono di attraversare posti di ineguagliata bellezza e di incontrare animali, più che rari, unici. Si segnalano in particolare tre percorsi: il sentiero delle sorgenti del Calore, il sentiero della vetta del Cervati e quello della Tempa Maggiore.
L’ipotesi più accreditata sulla nascita del borgo di Piaggine parla di piccole comunità di pastori che dalle "spiaggette" del Calore si aggregarono attorno a una torre di avvistamento (X sec.). L’opera di sistemazione agraria di una comunità benedettina, che vi edificò (1159) la chiesa dedicata a S. Pietro, fu decisiva nello sviluppo del casale. Esso fu chiamato "Chiaine Soprane" e associato dai Longobardi alla Contea di Laurino. Pur ottenendo (1571) una certa autonomia fiscale, Piaggine seguì le vicende di Laurino, rimanendo feudo dei Sanseverino, dei Carafa e degli Spinelli. Sede di un operoso convento di Cappuccini, perse più della metà della popolazione durante la peste del 1656. Nell’800 ebbe un momento di triste notorietà: paese natio di attivisti liberali e di famosi briganti, fra i quali l’eroe meridionalista Giuseppe Tardio, fu teatro del sanguinoso eccidio di Piaggine.
Nel notevole centro storico i palazzi nobiliari (XVIII-XIX sec.) accolgono coi loro bei portali, su cui spiccano stemmi di antiche casate; fra questi, i palazzi Vairo col suo magnifico cortile, Tommasini e Bruno. Nella parte bassa, in cima a una bella scalinata in pietra subito dopo il ponte sulla cascata del Calore, è l’antica chiesa di S. Pietro, a navata unica. Nella zona alta, annessa a ciò che resta del convento dei Cappuccini (XVI sec.), è la chiesa della Madonna del Carmine (XVI sec.): vi si conserva il meraviglioso Polittico dell’Immacolata Concezione (1633) di Giovanni De’ Gregorio, detto il Pietrafesa. A poca distanza è la chiesa di S. Nicola (XV sec.), quasi distrutta da un incendio nel 1806 e ristrutturata di recente. Fuori dal centro sono la cappella della Madonna delle Grazie (XVI sec.) e l’ameno santuario della Madonna del Monte Vivo, prima del quale è possibile fermarsi ad ammirare un panorama, di stupefacente bellezza.
Il toponimo deriverebbe dalle "spiaggette" del Calore, o dal latino "piaggia", "declivio"; ma l’originario "Chiaine" (ancora usato nel dialetto) potrebbe anche riferirsi ai detriti che scendono dai monti. Le attività economiche sono legate allo sfruttamento del patrimonio boschivo e alla pastorizia, favorita dalla presenza di vasti pascoli montani. Nelle zone collinari è presente un’agricoltura a prevalente carattere familiare. Le principali produzioni sono l’olio d’oliva, i salumi e i formaggi. Eccellente la varietà di prodotti tipici: i caciocavalli podolico DOP e silano DOP, e le specialità della "manteca" e del "Marrone di Roccadaspide" IGP.
Diversi gli eventi religiosi. Il più importante è la festa della Madonna della Neve, che consiste in un sentito pellegrinaggio degli abitanti di Piaggine e Sanza all’ameno santuario della Madonna della Neve, sito in una piccola grotta in cima al monte Cervati. Da ricordare anche la processione della Madonna dell’Assunta (15 agosto), sul monte Motola e la tradizione delle "cente" (ceste ricolme di doni che vengono trasportate sulla testa), caratteristica delle feste di Santa Filomena (agosto) e della Madonna del Carmine (luglio). Infine davvero spettacolare è il pellegrinaggio sul monte Vivo.
A mezza costa del monte Vivo sorge questo suggestivo santuario. Oltre allo spettacolare panorama è da segnalare la vicinanza alla natura: salendovi in auto non è difficile infatti incontrare lungo la strada le vacche che pascolano libere.
Ricette Il nome Manteca deriva dallo spagnolo mantequilla che vuol dire “burro”. E infatti la manteca è costituita internamente di materia grassa lattea (burro appunto) cremosa e con un gusto dolce e saporito, mentre l’esterno è di pasta filata di colore bianco/giallo paglierino e di consistenza elastica. La tipicità della manteca deriva dalla materia prima utilizzata: latte di bovini podalici alimentati a pascolo. La sua forma tipica è sferica con una piccola testina. Il profumo di latte della crosta esterna è intenso e il suo gusto leggermente sapido. Il burro interno ha consistenza cremosa e un colore variabile dal giallo paglierino al giallo intenso, dipendendo dalla zona di pascolo degli animali. L’odore dolciastro rievoca aromi floreali, di giglio e frutta matura.
LA CASTAGNA Il “Marrone” di Roccadaspide è una particolare varietà di castagne, prodotta nel Cilento e in special modo nella valle del Calore fin dall’XI secolo d.C. Alcuni preziosi manoscritti presenti nell'Archivio della Badia di Cava ne documentano l'esistenza già a partire dagli anni tra il 1183 e il 1185, con esplicito riferimento ai “castagneti particularissimi” della zona alle spalle della piana pestana. Il termine “marrone” deriverebbe dal nome dell'antica città tracia di Marronea. Il frutto di dimensioni medio-grandi è di forma tondeggiante con pericarpo marrone-bruno e strie scure appena evidenti. Il seme ha una buccia sottile, molto liscia, non troppo aderente. Moltissime le variazioni della lavorazione: conserve, sughi, marmellate, senza dimenticare gli eccellenti “marroni essiccati”.
Pane Cilentano Secondo tradizione il “pane cilentano” viene fatto lievitare naturalmente e cotto nel forno a legna. Può essere preparato con farina di grano duro, tenero, integrale o misto. Le signore del cilento si divertono a prepararlo in diversi formati: troviamo infatti le “panelle” che sono larghe e grandi, i “panielli” più piccoli e rotondi, e le “frisidde”, ciambelle biscottate che, bagnate, generalmente vengono condite con olio extravergine, pomodorini, verdure varie e servite come antipasto. Inconfondibile è il profumo del pane appena sfornato; il suo gusto è così saporito che come si usa dire "questo pane non ha bisogno di companatico".
Giornata della Cultura • Con la partecipazione della professoressa di lettere Lucia Spada e con Camilla Vairo • Dalla scuola Andrea Torre e dalla classe I^D.