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Cina, India e Europa nel processo di globalizzazione prof. Vittorio Valli (Università di Torino) AEEE- Liceo C. Cattaneo di Torino 5-2- 2013. Tab 1: Cina e India PIL totale in PPPs: USA = 100 (a = GGDC GK, b =GGDC EKS, c = World Bank).
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Cina, India e Europa nel processo di globalizzazioneprof. Vittorio Valli (Università di Torino)AEEE- Liceo C. Cattaneo di Torino 5-2- 2013
Tab 1: Cina e India PIL totale in PPPs: USA = 100 (a = GGDC GK, b =GGDC EKS, c = World Bank)
La UE 27 (e il Giappone e in parte gli USA) stanno declinando…..
Declino economico relativo e ascesa economica relativa • Nel 1820 e 1870 Cina e India erano le più grandi economie del mondo. Esse avevano un PIL pro capite assai più basso rispetto agli USA ed al Regno Unito, nonché un livello tecnologico e di armamenti assai inferiore, ma per la loro enorme popolazione esse avevano un PIL totale in parità di potere d’acquisto (PPA) maggiore. • Tra il 1870 ed il 1913 tutto ciò rapidamente cambiò. Cina e India ebbero un forte declino economico relativo in parte dovuto alle conseguenze della colonizzazione per l’India e dei trattati ineguali per la Cina: nel frattempo gli Stati Uniti ebbero un grande ascesa economica relativa, diventando nel 1913 di gran lunga la maggiore economia del mondo. • Cina e India hanno iniziato una vigorosa rincorsa economica solo dal 1978 (Cina) e dal 1992 (India). Il periodo di rapida crescita economica e di ascesa economica relativa è finora durato circa 35 anni per la Cina e circa 20 anni per l’India. Esso è totalmente avvenuto durante la seconda ondata della globalizzazione e sta trasformando in profondità gli equilibri economici nel mondo. • L’Europa ha avuto una ascesa economica relativa negli anni 1950- 1973 ed è declinata soprattutto negli anni 1990 e 2000 (tabella 2).
La seconda ondata della globalizzazione • Dagli anni 1970 vi è stata la seconda ondata della globalizzazione. La prima aveva avuto luogo tra la fine del secolo XIX ed il 1913. • Vi sono importanti differenze tra le due ondate. • La prima aveva avuto luogo tra paesi indipendenti e, all’interno dei grandi imperi coloniali, tra il centro e la periferia degli imperi. La globalizzazione aveva in questi casi largamente favorito dal punto di vista economico il centro rispetto alle periferie degli imperi. • La seconda ondata è avvenuta tutta tra stati indipendenti, sebbene con forza politica, economica e militare molto diversificata. La seconda ondata ha avuto effetti sia positivi che negativi. La Cina, ed in parte anche l’India, hanno potuto evitare molti degli aspetti negativi della globalizzazione finanziaria mantenendo un notevole controllo sulla propria moneta, sui movimenti di capitale e sugli IDE in entrata.
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I problemi “reali” di fondo dell’economia della UE negli anni 1990 e 2000 • A) Rapido invecchiamento della popolazione in molti paesi. Ad esempio Germania e Italia hanno la popolazione più vecchia del mondo dopo il Giappone. • Ciò deprime l’economia in vari modi (più spese in pensioni e sanità, minor dinamismo tecnologico ed imprenditoriale, meno investimenti,etc..) • B) Bassi investimenti reali e alta disoccupazione, soprattutto tra i giovani e le donne. Paradosso: relativamente pochi giovani e molti sprecati perché inattivi. • C) De-industrializzazione indebolisce strutturalmente la bilancia dei pagamenti (fanno eccezione la Germania e anche l’Olanda, ricca di gas naturale) • D) Grandi differenze negli anni 2000 nelle bilance delle partite correnti tra paesi in surplus strutturale (Germania e alcuni paesi del nord) e in deficit ( Grecia, Italia ed in anni recenti Portogallo, Spagna, Italia e molti paesi dell’Est). • E) Forte aumento nelle diseguaglianze dei salari e dei redditi in molti paesi UE e debole convergenza reale tra pesi Peggiora la coesione sociale. • F) Mancanza di un’efficace politica di bilancio comune (fiscale e della spesa) e limiti alla politica monetaria e finanziaria. • G) Debole, complicata e barocca struttura istituzionale della UE, un gigante invertebrato.
Le tre grandi crisi correnti: finanziaria, reale e del debito sovrano • 2007: scoppia la grande crisi dei sub-prime e della finanza negli USA • 2008 la crisi finanziaria dilaga anche all’Europa • 2008-9 la crisi finanziaria diventa crisi reale • 2010-13 => ciò contribuisce a mettere in crisi la finanza pubblica e i conti con l’estero dei paesi più deboli (prima la Grecia, poi Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia etc.). • Attacchi speculativi contro i paesi più deboli, che sono indotti a politiche restrittive (aumento delle tasse e riduzione della spesa) che peggiorano la situazione facendo diminuire il PIL. • Problema dei due indicatori di Maastricht: deficit pubblico/PIL e debito pubblico/PIL. Se si cerca di ridurre il numeratore si riduce anche il denominatore per cui il rapporto debito/PIL può nel breve –medio periodo addirittura peggiorare ( vedi, ad esempio i casi di Grecia ed Italia). Inoltre il rapporto debito/PIL è tra un concetto stock (il debito) e uno flusso (il PIL) e non tiene conto né del debito privato, né del debito estero.
Rimedi possibili ? • A) Rifondare la UE, più snella, più federale, più democratica. • B) Aumentare gradualmente il bilancio UE, fino ad almeno il 10% del PIL, per politiche comuni di sviluppo e di coesione. • C) riformare i parametri di Maastricht, che non debbono essere rapporti col PIL. • D) Dare la possibilità alla BCE di sottoscrivere titoli pubblici. • E) Eliminare (rapidamente) gran parte dei derivati, non di semplice copertura, e vietarli a banche commerciali e enti pubblici. • F) Promuovere gli investimenti in capitale fisico e umano e in R.&.S, aumentando le tasse sulle rendite finanziarie e sui patrimoni e riducendo quelle sul lavoro. • G) Fissare imposte fortemente progressive o altri disincentivi per stipendi e bonus troppo elevati. • H) Con una più elevata e generalizzata Tobin tax rendere meno convenienti i movimenti di capitali speculativi. • G) Con una più elevata e generalizzata carbon tax internalizzare completamente i costi di inquinamento legati a trasporti, produzione di elettricità e di calore, etc. disincentivando in tal modo de-localizzazioni eccessive, e favorendo le produzioni locali e le energie alternative.
Bibliografia • G. Balcet, V. Valli, (editors), Potenze economiche emergenti: Cina e India a confronto, Il Mulino, Bologna, 2012. • I. Musu, La Cina contemporanea, il Mulino, Bologna, 2011. • E. Marelli, M. Signorelli, China and India: Openness, Trade and Effects on Economic Growth, in “European Journal of Comparative Economics” vol. 8, n.1, 2011, pp. 129-154. • V.Valli, D. Saccone, Structural Change and Economic Development in China and India, in “European Journal of Comparative Economics”, 2009, n. 1, pp. 101-129. • V.Valli, A.Geuna, R.Burlando, Politica economica e macroeconomia. Una nuova prospettiva. Carocci, Roma, 2010, (In particolare I capitoli 16 e 17 sull’Europa, pp. 385-442.)