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“Gli animali di Moravia esprimono virtù e vizi umani come i lupi, gli agnelli, le volpi e i leoni della favolistica classica, ma lo fanno con minor ferocia, disposti come sono a ravvedersi in nome del sentimento e della ragione. Sullo sfondo di un tempo senza tempo e in uno spazio senza limiti spaziali, si svolge il romanzo della nostra vita quotidiana con gli altri, contro gli altri, a favore degli altri. E mentre il lettore ride di Ba Lena e di Barba Gianni, di Rino Ceronte e di Gi Raffa, si accorge di ridere di se stesso e impara attraverso l’autoironia a migliorarsi e comunque ad accettarsi”. dalla Presentazione
COCCO DRILLO, A.VOCETTA E I PESCI BALLERINI “Cocco Drillo, da bambino, se la cavava proprio bene … E poi te lo sei dimenticato!” Lui aveva sempre fame, ma era anche molto pigro e per questo chiese aiuto alla sua amica A.Vocetta per organizzare una serata danzante. Senti, cara amica mia, vai ad avvertire tutti i pesci della zona che ho deciso di aprire una sala da ballo, cioè una balera. Luogo: la mia bocca, seggiole e tavole i miei denti, pedana la mia lingua e l’orchestra verrà sistemata sulla punta della lingua Bell’idea hai avuto!
I pesci furono molto contenti dell’invito e quando venne la sera parteciparono numerosi alla festa. Alle danze seguivano altre danze e Cocco Drillo aspettava con impazienza perché aveva deciso annunziare a mezzanotte in punto la chiusura delle danze e contemporaneamente avrebbe chiuso la bocca facendo una bella scorpacciata di pesci freschissimi.
Ma tra i pesci c’era un certo Sto Rione, pesce molto intelligente che aveva notato che dalla parte superiore della bocca superiore di Cocco Drillo piovevano giù grosse gocce di pioggia: gocce segno dell’acquolina in bocca di Cocco Drillo, che pregustava il momento in cui avrebbe mangiato tutti i pesci. Sto Rione ebbe conferma dei suoi sospetti da A.Vocetta e cercò una soluzione: prese dal fiume un enorme sasso rotondo e andò a sistemarlo in fondo alla bocca di Cocco Drillo. Devo assolutamente fare qualcosa!!
Arrivata la mezzanotte, Cocco Drillo mise in atto il suo piano: dopo aver annunciato la chiusura delle danze, chiuse la bocca ma … CRACK, provò un dolore acuto e terribile mentre i pesci lasciavano la “sala da ballo”, un po’ delusi, perché si stavano divertendo molto. Il giorno dopo, i pesci, informati da Sto Rione, non tornarono più nella balera di Cocco Drillo, che da allora, si rotola nel fiume per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare, e il resto del tempo lo trascorre disteso sulla sabbia, a pensare al pranzo sfumato, piangendo amare lacrime di … coccodrillo. Non tornate da Cocco Drillo! Ho proprio tanta fame … Sigh! Sigh!
QUANDO BA LENA ERA TANTO PICCOLA Tanto tempo fa, Ba Lena era veramente tanto piccola e viveva in un piccolo lago, in mezzo ad una foresta. Viveva, su un albero vicino al lago, una certa Ci Cogna; ogni giorno spiava dal suo nido, per vedere qualche pesce affiorare, da afferrare con il suo lungo becco. Fu così che vide BaLena, la prese e la portò sul suo ramo. Ma, prima di mangiarla, le chiese informazioni su chi fosse. Ba Lena, allora, si lamentò, dicendo che era il pesce più disgraziato del mondo perché era piccolissima, nata e cresciuta in quel piccolo laghetto. Cicogna rimase colpita dalla tristezza di Ba Lena e le propose di accompagnarla in un lago grande, chiamato mare, dove avrebbe potuto crescere certamente. Ba Lena accettò ma volle andare da sola, con quelli che erano i suoi piedini, mentre Ci Cogna, dall’alto del cielo, le indicava la strada. Una volta arrivata Ba Lena si gettò felice nel mare e iniziò a nuotare. Ma chi ho l’onore di mangiare? Sono il pesce più disgraziato del mondo!
Più nuotava e più cresceva e, dopo un milione di anni, Ba Lena era diventata un pesce enorme. Ma dopo due o tre milioni di anni iniziarono ad esserci degli inconvenienti, perché Ba Lena era diventata troppo grassa. Il grasso le era arrivato anche al cervello, e per questo l’animale aveva forti mal di testa. Ba Lena pensò allora di ritornare al suo lago, e così dimagrire. Aspettò il ritorno di Ci Cogna per cinque secoli, perché le indicasse la strada del ritorno. Purtroppo, quando Ci Cogna tornò e promise di aiutarla, Ba Lena si accorse di non avere più i piedi, perché il grasso li aveva chiusi nel suo involucro. Così rimase nell’oceano, a dondolarsi tra le onde e a mangiare; ogni tanto lancia in aria un getto d’acqua che è la sua maniera di soffiarsi il naso mentre piange . Questo è il motivo per cui oggi ,le balene ogni tanto vengono ad arenarsi sulle spiagge e si lasciano morire: hanno nostalgia della piccolezza… Ti aiuto volentieri, ma … non posso trasportarti con il becco perché sei troppo pesante e non ci sono più i tuoi piedi!
QUANDO I PENSIERI GELAVANO L’ARIA Tanti anni fa, al Polo, faceva molto più freddo di adesso, tanto freddo che gelavano anche i pensieri. Quindi, quanto uno pensava, subito sulla sua testa appariva una nuvola di vapore e dentro si poteva leggere, con lettere di ghiaccio aguzze e gocciolanti, il suo pensiero. Ora, i pensieri ghiacciati visibili avevano portato al logico risultato che nessuno aveva più il coraggio di pensare, per paura che gli altri li potessero leggere: era quasi un mondo di tonti, ma tonti per gentilezza per bontà d’animo, per non offendere i vicini. Un giorno, un certo TriChecovenne avvicinato da An Guilla che gli raccontò che al tropico i pensieri non gelano, dato che lì fa molto caldo e dunque restano invisibili. Gli propose di andare al Tropico, dove si poteva quindi fare una scorpacciata di pensieri. TriChecosi lasciò convincere ed emigrò al Tropico. Non pensiamo, non pensiamo …. Provo ad andare al Tropico
Qui tutti pensavano e TriChecoben presto capì che tutti pensavano il contrario di quello che dicevano e questo, comunque, lo affascinava. Il mondo non era così leale e trasparente, ma il fatto il pensare per proprio conto permetteva di arrivare a pensare a cose elevate, anche filosofiche. Dopo un po,’ però, TriChecosi stufò e decide di tornare al paese del Polo, che era il paese della lealtà e della verità. Una volta là, però, si accorse di non poter fare a meno di pensare e tutti i suoi pensieri portarono gli altri animali a fuggire da lui, ad allontanarsi, perché, al Polo era considerato sconveniente pensare. In breve TriChecorimase solo. Da allora, la temperatura al Polo è molto salita e i pensieri sono diventati invisibili perché non gelano più, ma TriChecocontinua a rimanere solo, sul suo lastrone di ghiaccio. Via, lontano da Tricheco, che pensa … Che antipatici! Mi lasciano solo!
GI RAFFA CERCA SE STESSA “Dovete sapere che, mille miliardi di anni fa, viveva tutta sola, in una prateria sparsa di piccoli cespugli spinosi, tale Gi Raffa, la cui specialità era che non si era mia vista in uno specchio … Per conto mio, direi proprio di no”. Lei non sapeva come era fatta: pure essendo alta 2 metri e mezzo pensava di essere piccola di statura. Dopo avere avuto una discussione con una certa A .Vocetta, pensò di mettersi in cammino per il mondo per capire come era fatta veramente. Avevano detto che vivevano in un paese lontano animali che avevano quattro zampe come lei, che si chiamavano Le Oni. Ma come sono fatta io? Sono sicuramente molto piccola, ma … e se A.Vocetta avesse ragione? Ho quattro zampe, sarò forse un L E O N E ?
Vedendo i leoni assalire una gazzella, volle provare anche lei ad essere così aggressiva,anche se non aveva mai ammazzato nessuno; prese una rincorsa e saltò addosso ad un Fa Cocero che stava passando in quale momento, ma … non l’avesse mai fatto! Con uno spintone Fa Cocero la mandò a rotolare nella terra. Gi Raffa capì di non essere un Le One. Ma chi ti credi di essere? Un Le One? Ma guardati allo specchio, povera matta.
Così le avventure di Gi Raffa alla ricerca di se stessa continuarono. Si illuse di essere un formichiere, ma le formiche che aveva leccato, le punsero la lingua. Si illuse poi di essere una iena, ma le carogne la disgustavano. “Non sono un elefante, perché non ho quel naso spropositato per strappare e mettermi in bocca l’erba”
“Non sono una biscia perché non riesco ad infilarmi in un buco nel terreno”
Scoraggiata da queste ricerche, si sdraiò all’aperto nel mezzo di una grande prateria, illuminata dalla luna piena. Al mattino, quando si svegliò, vide stranissimi animali che coglievano le foglie sui rami più alti di un’acacia. Avevano la testa molto piccola, un collo lunghissimo, corpo massiccio, gambe altissime e manto pezzato. GiRaffa si mise a ridere perché quegli animali erano proprio buffi; loro si arrabbiarono di questa derisione e iniziarono a picchiarla. Sarebbe sicuramente finita male, se non fosse intervenuta una vecchia Gi Raffa che invitò l’animale a guardarsi dentro l’acqua di uno stagno. La nostra amica Gi Raffa ubbidì, ma proprio mentre stava per sporgersi, un Cocco Drillo spalancò la sua bocca e spaventò Gi Raffa che corse via. Lei ritornò al gruppo delle Gi Raffee da allora fa parte del branco, ma in cuor suo non è ancora convinta di essere come loro. Ma come sono fatta io?
…. Queste sono solo alcune delle storielle che noi abbiamo ascoltato leggere e che abbiamo scelto di presentarti e …. se vuoi saperne di più leggilo anche tu Alberto, Alessandro, Alessia, Alfredo, Antonio, Bianca, Christian, Davide, Fabio, Federica, Filippo, Gabriel, Gabriele, Genoveva, Giada, Giorgio, Giulia, Lucrezia, Marta, Paolo, Rim, Stephanie, Tommaso, Valentina.