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Liceo Scientifico Galileo Galilei Anno Scolastico 2007-08 Classe I A Docente:prof.ssa Epifania Di Gabriele Alunni:Flori

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Liceo Scientifico Galileo Galilei Anno Scolastico 2007-08 Classe I A Docente:prof.ssa Epifania Di Gabriele Alunni:Flori

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Presentation Transcript


    1. Liceo Scientifico Galileo Galilei Anno Scolastico 2007-08 Classe I A Docente:prof.ssa Epifania Di Gabriele Alunni:Floridia Marco, Galfo Giovanni, Napolitano Massimiliano, Sammito Santo.

    2. Le antiche divinità

    3. Divinità greche Pantheon Greco: Zeus Apollo Efesto Ermes Poseidone Ares Shu Geb Osiride Seth Ra Ade afrodite apollo dionisio efesto ermes zeus Ade afrodite apollo dionisio efesto ermes zeus

    4. Albero genealogico

    5. Zeus Divinità suprema dell'antica religione ellenica. Come figura divina, lo Zeus ellenico non trova riscontro nell'ambito delle culture indoeuropee tranne che con Iuppiter ( Giove) La fondazione mitica della sua figura procede poi dalla cosmogonia, in quanto è il figlio di Rea e Crono che spodestò il padre e diventò il sovrano degli dèi. Come tale, unendosi a donne divine e mortali, diede vita, a una gloriosa stirpe di dèi, gli Olimpici, e di eroi. Venerato sui monti Pelio, Eta (Tessaglia), Citerone (Beozia), Parnaso (Focide), Parnete, Imetto (Attica), Liceo (Arcadia), Itome (Messenia), Ida (Creta, Troade). Gli furono sacri i giochi olimpici e nemei (atletica), in quanto è il patrono della gara,come lotta ordinata, e della guerra, come lotta condotta secondo patti determinati. Infine Zeus è sapiente; è patrono dei re e di chi governa, della pòlis e dell'assemblea; è salvatore e liberatore del popolo.

    6. Era Dea greca figlia di Crono e Rea e sposa di Zeus, venne identificata dai romani con Giunone. Nella religione greca, la dea, assume una posizione di rilievo quella di “Grande Dea”, come testimonia il suo stesso nome (la “Signora”). Tutto ciò la rese una dea “solitaria”, anche dal marito Zeus , infatti Era si calava periodicamente negli inferi. Nei scritti di Omero spesso si parla del sentimento amore-odio fra lei e suo marito¸si narra perfino che abbia dato vita da sola vita ad alcuni dei del pantheon come Efesto e Ares. I soprannomi più frequenti che i Romani attribuirono a Giunone rispecchiavano la vigilanza sulle fasi principali della vita femminile: Giunone Fluonia, Giunone Pronuba (era la patrona delle nozze), Giunone Lucina (era la patrona del perto). I santuari più importanti a lei dedicati furono quello sul Campidoglio e il tempio della triade (Giove- Giunone-Minerva).

    7. Apollo Sia per i romani che per i greci era principalmente il dio del sole. Inoltre era riconosciuto dio della musica,della poesia, dell’arte, della medicina e protettore dei viandanti e dei marinai. Attraverso i suoi oracoli, Il più noto quello di Delfi, esprimeva facoltà divinatorie e profetiche. Apollo era figlio di Zeus e di Leto (Giove e Latona per i Romani) e gemello di Artemide, e lo si raffigurava bellissimo e splendente su un carro dorato che percorre cielo.

    8. Athena Dea greca, figlia di Zeus e protettrice della polis degli Ateniesi, venerata nel Partenone e sull’Acropoli con statue e edifici cultuali. Athena spesso era raffigurata in compagnia di una civetta e armata di uno scudo sacro, nel quale vi era disegnato il capo della Gorgone. Chiamata anche Pallade, secondo un appellativo di oscura etimologia, nacque già adulta e armata dal cranio di Zeus, che ne aveva inghiottito la madre Metis mentre era incinta. L’importanza del mito della sua nascita, è probabilmente dovuta all’intimo legame con il dio Zeus. La posizione di primo piano acquisita da Athena fonda le sue radici già nella religione micenea. La dea fu una divinità vergine, priva di uno sposo o di un amante. Le opere più recenti che raffigurano Athena sono quelle di Botticelli e di Mantenga. Athena, inoltre, dai Romani era identificata con Minerva, patrona delle scienze e delle lettere. Inizialmente Minerva e Athena non erano considerate dai romani la stessa divinità, ma solo con Pompeo Minerva divenne l’equivalente di Athena. Minerva, a Roma, era celebrata il 13 Giugno nel tempio capitolino.

    9. Efesto Dio greco, patrono del fuoco sotterraneo e della metallurgia, identificato nel mondo romano con Vulcano . Artefice delle armi di dèi ed eroi. La sua officina era collocata nelle profondità dei vulcani come Mosiclo a Lemno, Lipari, l'Etna, il Vesuvio. Tutte le tradizioni mitiche tendono a collocarlo in disparte rispetto agli dèi olimpici, Figlio di Zeus ed Era, o della sola Era che lo concepì in odio a Zeus. Era nato prematuro, zoppicante da ambedue i piedi , e tale malformazione fu costante nella sua raffigurazione di nano rozzo e storpio. La caduta di Ermes sembra d'altronde configurare una calata agli Inferi : Ermes, infatti, era patrono del fuoco nascosto nella terra, e la sua caduta (secondo i mitografi) durava un giorno intero, cioè il tempo dell'itinerario diurno del sole. In conseguenza dell'isolamento cultuale di Efesto vi sono poche testimonianze dal punto di vista artistico benchè sia uno degli dèi del pantheon. Viene rappresentato sul vaso di François da Vulci, intento a costruire le armi di Achille.

    10. Afrodite Dea greca che simboleggia l’amore, la fertilità e la bellezza. L’origine di Afrodite è oggetto di controversie tra gli studiosi. La tendenza è a considerare Afrodite l’antica dea-madre mediterranea, dall’accentuato carattere erotico, connessa alla fertilità della terra e alla vegetazione. La tradizione mitologica greca rappresenta, già con Omero, la dea moglie di Efesto e amante di Ares. Successivamente Ares venne considerato il marito legittimo di Afrodite. Fra gli appellativi attribuiti ad Afrodite vi sono: Cipria, Citerea e Urania. In età ellenistica venne identificata con le divinità egizie Hathor e Isi, mentre dai romani venne identificata con Venere. I soprannomi che i Romani diedero a Venere furono: Venere Murcia, Venere Cloacina, Venere Libitina e Venere Erucina, quest’ultima prende il nome dal monte Erice, in Sicilia, dove sorgeva un santuario dedicato a Afrodite.Secondo i Romani Venere fu la madre del fondatore di Roma, fino a quando, con Lucrezio, oltre che “madre” di Roma diventa la personificazione della Natura, e quindi la “madre” dell’universo. Le principali opere d’arte che raffigurano la dea Afrodite sono “L’amor sacro” e “L’amor profano” di Tiziano.

    11. Ermes Dio greco, figlio della pleiade Maia e di Zeus. Egli è il protettore dei viaggiatori con le sue Immagini, le erme, derivate da cumuli di sassi, e protegge i morti fino al limitare dell'oltretomba come guida delle anime nel regno dei morti. Nella tradizione Ermes assunse anche le prerogative di messaggero degli dèi, munito di calzari alati, elmo alato e caduceo, simbolo della sua autorita ctonica. Ermes fu identificato dai romani con Mercurio. Secondo alcuni miti dalle nozze di Ermes con Afrodite sarebbe nato Priapo che rispecchiava la natura primordiale del padre. La scultura più conosciuta è con il piccolo Dioniso attribuita a Prassitele.

    12. Artemide Divinità femminile greca sorella di Apollo, identificata dai latini con la dea Diana. Artemide rappresentava la vergine lunare, la cacciatrice, con arco, seguita sempre da un cane o da un cervo. Per i Romani Diana, insieme a Giove, occupava una posizione superiore, poiché, come il dio, stava al di sopra dei culti e degli interessi particolari delle singole città in quanto dea «estranea», venerata cioè in un bosco, spazio «estraneo» all'area urbana.

    13. Poseidone Dio greco, identificato nel mondo romano con Nettuno.Un elemento originario del dio era la sua paternità: nella Grecia classica era invocato come patèr, padre, e in tal senso doveva apparire simile a Zeus, pur con una più forte tonalità oscura corrispondente al suo rapporto con la sfera ctonia. Figlio di Rea e di Crono, fu oggetto di vari miti relativi all’infanzia e alle nozze. In alcuni contesti era anche collegato al toro come poseidonetàureios . Si narra che Rea nascose il piccolo Poseidone in un gregge di pecore presso la sorgente Arne ingannò Crono che voleva inghiottirlo, dandogli invece del bambino un puledro. In forma di ariete Poseidone celebrò le sue nozze con Teofane, figlia del re macedone Bisalte, e per sfuggire ai numerosi pretendenti della sposa trasformò se stesso in ariete e Teofane in pecora. Dalle loro nozze nacque l’ariete con il vello d’oro destinato a suscitare l’impresa degli Argonauti. Una delle spose di Poseidone fu Medusa che, quando fu decapitata da Perseo, generò dal collo il cavallo alato Pegaso. La sovranità di poseidone sul mare procede invece dalle nozze con Anfitrite che gli diede numerosi figli, tra cui Tritone. Poseidone viene spesso rappresentato nell'arte greca con gli attributi classici dello sguardo torvo e del tridente, compare frequentemente sulla ceramica attica, in una cospicua produzione di monete (in particolare da Paestum), e su pìnakes provenienti dall'Istmo di Corinto. L'iconografia di poseidone sopravvive poi in quella del romano Nettuno.

    14. Estia Dea greca, patrona della casa (dal greco hestìa, focolare domestico), identificata dai romani con Vesta. Figura molto antica di divinità, di probabile origine ionica, figlia primogenita di Crono e Rea, era la dea vergine per eccellenza, che rifiutò l'amore di Poseidone e Apollo. In quanto dea della casa veniva identificata anche col focolare domestico. Il culto di Estia è uno dei più antichi e anche dei più semplici. Il suo simbolo era un cerchio infuocato che richiamava il braciere presente nel tempio di ogni divinità. Legato ad Estia c’è un rito di passaggio, che era compiuto da le novelle spose per consacrare la sua nuova dimora. Estia spesso viene raffigurata a fianco di Ermes, a evocare il contrasto tra la “casa” (Estia) e il “mondo esterno” (Ermes).

    15. Ares Dio greco, personificazione del furore bellico, identificato nel mondo romano con Marte. Ares viene contrapposto alla dea Atena con cui spartiva il campo d'azione della «guerra». Nel sistema di valori greco si distinguevano gli aspetti negativi della guerra (furore, odio, follia distruttiva, morte) da quelli positivi (difesa della patria, eliminazione dei nemici, strategia, conquista di spazio vitale): i primi erano rappresentati ad Ares, i secondi ad Atena. Il dio è chiamato «bambino» in più episodi dell'Iliade, a testimonianza che per i greci il furore bellico era inteso come qualcosa di «infantile» rispetto alle reali virtù belliche. Il mito greco fa nascere infatti Atena già adulta e in armi dalla testa di Zeus, mentre in un mito raccolto da Ovidio Ares è generato proprio in opposizione alla prodigiosa nascita di Atena; lo produce Era da sola, per vendicare l'affronto ricevuto da Zeus che aveva concepito e partorito Atena senza accoppiarsi con lei. Ares era strettamente legato a Efesto non soltanto in un senso negativo, infatti entrambi si potevano contrapporre ad Atena, ma secondo il mito entrambi godevano i favori di Afrodite, Ares come amante, Efesto come sposo legittimo. In Grecia è quasi assente la presenza di culti dedicati a Ares, unico elemento legato ad esso era un antico tribunale di sangue, l' Areopago . È lecito pensare che i culti di Ares ad Atene, e in poche altre città greche, fossero apotropaici, volti cioè a distogliere l'azione del dio più che a promuoverla, come testimonia l'Inno omerico ad Ares

    16. Demetra Dea greca, il cui nome (la seconda parte, mèter , significa «madre»; la prima, dè , potrebbe derivare dal gr. ghè terra, oppure da deaì orzo) allude alla divina maternità della terra o all'aspetto divino dell'agricoltura. Essa ricopre un ruolo predominante nell’antica religione ellenica, pur rimanendo ai margini dell’Olimpo. L’antica tradizione mitica dei greci, sia nell’epoca arcaica che in quella classica, la ritrae al fianco della figlia Core, considerate due aspetti diversi della stessa figura. Nel mondo ellenistico Demetra conserva a lungo il legame con i regni inferi, diffondendosi in tutto il mondo romano attraverso l’identificazione con Cerere. I romani celebravano Cerere nel tempio sull’Aventino.

    17. Urano Figlio e sposo di Gea, con essa generò per primi i Centimani, seguirono i Ciclopi, ma Urano incatenò questi suoi figli e li gettò nel Tartaro. Nacquero poi i Titani Oceano, Ceo, Iperione, Crio, Giapeto e Crono. E le loro sorelle Titanidi: Teti, Rea, Themis, Mnemosyne, Febe, Dione e Thia. Gea soffriva molto per la perdita dei suoi figli scaraventati nel Tartaro, e così convinse i Titani ad assalire loro padre: a Crono, poi, essa diede come arma una falce d'acciaio. Lo assalirono tutti, tranne Oceano: dal sangue uscito Gea creò le Erinni, i Giganti e le Ninfe Melie, mentre dai genitali caduti in mare nacque Afrodite. Così i Titani detronizzarono il padre, riportarono alla luce i fratelli imprigionati nel Tartaro e affidarono il potere a Crono. Ma il primo provvedimento di Crono fu di rinchiudere di nuovo tutti i suoi fratelli nel Tartaro.

    18. Gea Dea primigenia della Terra, era una delle prime quattro essenze assieme a Caos, Tartaro e Amore; Gea è il secondo elemento primordiale, non nasce dal Caos, ma sorge spontaneamente. Generò da sola Urano (il cielo stellato). Non appena Crono si insediò al potere dopo aver ucciso il padre, come prima decisione fece rinchiudere tutti i suoi fratelli nel Tartaro. Gea si unì anche con Ponto col quale generò: Forco, Taumante, Nereo, Euribia e Ceto. Gea, nell'ultimo tentativo di vendicare i figli prigionieri, si accoppiò con Tartaro generando così il terrificante Tifone. Si ricorda la sua presenza come divinità oracolare in Delfi, prima di Apollo, nonché i suoi frequenti ammonimenti profetici a Zeus sul pericolo di un eventuale figlio che l'avrebbe detronizzato. Era venerata come divinità della terra e dei morti, considerato che i morti ritornano alla terra. Era raffigurata a mezza figura uscente dal suolo.

    19. Crono Dio greco, identificato nel mondo romano con Saturno, presente in miti molto arcaici che forse conservano il riflesso di primordiali divinità del cielo della religione ellenica. La Teogonia esiodea lo presenta come il più giovane dei Titani, figlio di Urano e di Gea, che concluse la primordiale era cosmogonica e fece nascere la prima età «storica», l'età dell'oro cui si assimila il suo regno. Crono si unì alla sorella Rea, e ne ebbe sei figli: Ade, Poseidone e Zeus, Estia, Demetra ed Era. Poiché Gea aveva annunciato a Crono che sarebbe stato privato della regalità da un figlio, ogni volta che Rea partoriva un figlio, lui lo inghiottiva. Quando ebbe Zeus, Rea si nascose a Creta con il neonato e ingannò Crono facendogli inghiottire una pietra avvolta nelle fasce. Zeus, dopo averlo vinto, lo condusse nelle Isole dei Beati. La dottrina dell'orfismo, cui si deve tale tradizione mitografica, attribuì particolare significato alla figura di Crono, attribuendone il nome a un dio primordiale (il tempo, chrònos ) che diede vita all'etere e al caos, e nell'etere formò un uovo argenteo, abito del primo essere generato, Fanete, figlio dell'etere.

    20. Rea Dea della mitologia greca. In Esiodo è una titanide ( Titani), figlia di Urano e Gea, sposa del fratello Crono, cui partorì Estia, Demetra, Era, Ade, Poseidone e Zeus. Dei sei figli riuscì a salvare soltanto Zeus, essendosi recata nell'isola di Creta, dove Gea accolse il piccolo mentre Rea offriva a Crono al posto del neonato una pietra avvolta in fasce. Molti studiosi hanno riconosciuto in Rea un'antica divinità femminile cretese per le testimonianze del suo culto cretese accanto a Zeus bambino, cui si ricollegano i Coribanti, in origine geni o assistenti divini della dea. Il mito di Rea, e in particolare l'espediente dello scambio con la pietra, sembrano avere precedenti nelle tradizioni semitico-occidentali e hittite che la cultura cretese avrebbe mediato. Oggetto di culto in una grotta accessibile solo alle sacerdotesse sul monte Taumasio (Arcadia), era venerata ad Atene con Crono.

    21. Ade Per i greci, dio dell’oltretomba, simboleggia la morte. Una delle sue doti è l’invisibilità, come sottolinea il nome stesso, che all’origine avrebbe dovuto significare “l’invisibile”. Sia la tradizione greca che l’Odissea raffigurano la divinità con un casco di pelle animale che gli copriva gran parte del volto e lo rendeva invisibile. Nella cultura greca Ade ebbe uno stretto rapporto con il mistero, in qualità di rapitore e sposo di Core. In quanto «custode» del regno dei morti, i classici parlano delle «case di Ade» riferendosi alla città infera simboleggiata da Ilio, che viene spesso chiamata Ade e costituisce la meta finale del processo di iniziazione.

    22. Dionisio Dio greco, uno dei più importanti della religione ellenica. Riguardo alla religione dionisiaca, vi sono numerose tradizioni sui rapporti di Dionisio con le sue devote, le menadi , che s'identificavano con il dio e ne acquisivano il «furore», inteso non come follia, bensì come stato d'invasamento divino, riproducendo anche nel rito il corteo dionisaco di ninfe, sileni, satiri. Il culto di Dionisio si diffuse in tutta la Grecia e più tardi nel bacino del Mediterraneo. Nel mondo greco le principali feste in suo onore erano le Dionisie; le Coe (ad Atene) in cui si compivano le nozze sacre della sposa dell'arconte con il simulacro del dio. Nell’arte Dionisio assume un doppio volto: uno di adulto barbato e uno di fanciullo. Numerose sono pertanto le sue raffigurazioni su vasi (famosa la coppa di Exechia), mentre a Fidia (metope e fregio del Partenone) Dionisio giovane ricorre più che altro nell'arte moderna, specie nelle opere di Caravaggio come simbolo dell'autunno e della vendemmia in quanto è strettamente collegato al vino.

    23. Albero genealogico

    24. Gli dei sulla Terra

    26. La creazione del mondo

    27. La nascita dell’uomo

    28. Il libro dei morti

    29. Shu   Shu, divinità dell’Enneade insieme a sua sorella gemella e poi moglie Tefnut, nacque, dal dio Ra-Atum, il creatore. Tefnut e Shu formano la prima coppia divina. La prima è il simbolo dell’umidità e Shu quello dell’aria; rappresentano con i loro due figli, Geb (la terra) et Nut (il cielo), i quattro elementi primordiali. Shu simboleggia l’aria, intesa anche come soffio di vita. Viene raffigurato come un uomo barbuto, che sta sopra Geb nell’atto di sostenere Nut con le braccia tese, simboleggiando l’aria tra la terra ed il cielo. A Leontopoli, Shu e Tefnut erano venerati sotto forma di una coppia di leoni. Shu fu in seguito identificato con Anhur, il cui nome significa Portatore del cielo, diventando Anhur-Shu.

    30. Tefnut Shu, divinità dell’Enneade insieme a sua sorella gemella e poi moglie Tefnut, nacque, dal dio Ra-Atum, il creatore. Tefnut e Shu formano la prima coppia divina. La prima è il simbolo dell’umidità e Shu quello dell’aria; rappresentano con i loro due figli, Geb (la terra) et Nut (il cielo), i quattro elementi primordiali. Shu simboleggia l’aria, intesa anche come soffio di vita. A Leontopoli, Shu e Tefnut erano venerati sotto forma di una coppia di leoni. Tefnut è anche la personificazione della dea lontana, assumendo l’aspetto e gli attributi delle dee pericolose e incarnando l’occhio di Ra, il ciclo del sole che brucia e devasta. Secondo il mito, Tefnut, figlia del sole, fuggì nel deserto della Nubia, dove lasciò libero corso alla sua ferocia. Ra incaricò Thot di andarla a riprendere e, ritrovato il suo aspetto benefico, Tefnut tornò in Egitto.

    31. Geb Nella mitologia egizia, Geb era il dio della terra. Nell'Enneade è figlio di Tefnut, l'umidità, e Shu, l'aria, e marito di Nut, il cielo, dalla quale ebbe quattro figli: Osiride, Iside, Set e Nephtys. Nell'iconografia è un uomo barbuto, con a volte un'oca sulla testa, che simboleggia il geroglifico del suo nome. Con il passare del tempo, il suo nome venne associato sempre più spesso alla terra abitabile dell'Egitto, e quindi alla vegetazione ed alla fertilità. In tal modo, l'oca divenne un simbolo di prosperità, tanto che la successione di un nuovo faraone veniva annunciata da quattro oche selvatiche, lasciate libere, come benedizione di un regno lungo e prospero. In associazione con l’elemento vegetale, viene raffigurato a volte con piante e frutti sul corpo e con la pelle verde o nera, il colore della terra fertile del Nilo. In età ellenistica venne identificato con il dio greco Crono. 

    32. Nut Il suo nome significa "il cielo stellato". Figlia di Shu (dio dell'aria) e Tefnut (dea dell'umidità) ed è la moglie di Geb (dio della terra) . Era la dea del cielo di giorno e il luogo dove si formavano le nubi. E' rappresentata come una donna che porta sul capo un vaso d'acqua. Secondo la tradizione, tutte le mattine essa partorisce il sole, e tutte le sere lo ingoia. La leggenda dice che l'amore di Nut per il fratello era tale che i due trascorrevano la maggior parte del loro tempo abbracciati e che ciò costituisse un problema, poiché tra cielo e terra non c'era spazio sufficiente affinché la vita potesse prosperare. Allora il dio solare, Atum, dà incarico al loro padre Shu di intervenire. Questi obbedisce, calpesta Geb e solleva sui palmi delle proprie mani Nut che, da questo momento, è raffigurata ad arco sopra lo sposo, con i piedi e le dita sul suolo, mentre la luna, il sole e le stelle ne ornano il corpo. Nonostante la divisione nascono cinque figli: Osiride e sua moglie Iside, Seth e sua moglie Nephtys e Horus. Ad ognuno di loro è dedicato un giorno nell’antico calendario egizio: quelli di Osiride e Seth sono considerati sfortunati, quelli di Iside e Nephtys fortunati, infine il giorno dedicato a Horus il vecchio era fortunato o sfortunato a seconda dell’anno.

    33. Osiride La più antica versione di Osiride si trova nei Testi delle Piramidi dove il dio viene integrato all'Enneade eliopolitana e presentato come figlio di Geb e di Nut e fratello di Iside, Seth e Nephtys. Seth, aiutato da Thot, fa morire Osiride, succeduto a suo padre Geb, per usurpagli il trono celeste. Allora Iside e Nephtys cercano il corpo del fratello e, ritrovatolo, lo consegnano ad altri dei perchè gli restituiscano la vita. Alcuni elementi della leggenda osiriana appaiono comunque in epoca più tarda, tra questi l'imbalsamazione ad opera di Anubis di cui si parla in uno dei Testi dei Sarcofagi. La figura di Osiride di sovrano comincia a distinguersi per il forte contrasto che intercorre tra la sua condotta in vita e l'efferatezza della sua morte, ed è esattamente questa componente a decretare la fortuna e la diffusione della sua leggenda. Viene spesso sottolineato fortemente la relazione che intercorre tra il mito osiriano e il carattere specifico della monarchia egiziana. Infatti, il dio è sempre rappresentato come sovrano dell'Egitto nella sua interezza, nonostante non rechi che la corona bianca del Sud. Egli viene sempre considerato come il re morto che diventa dio, mentre il suo successore è l'incarnazione di Horus, il figlio di Osiride. Le feste osiriane, che si tenevano alla fine dell'inondazione, assunsero soltanto tardivamente un carattere agrario, in quanto furono da principio celebrazioni della resurrezione del sovrano defunto in suo figlio. Osiride è anche signore della vegetazione e, come questa, muore nel periodo dell'inondazione per rinascere a primavera, dopo aver soggiornato sottoterra come il grano seminato. La morte di Osiride e la sua resurrezione conoscevano una riproduzione rituale. La resurrezione in particolare era resa con la rappresentazione del ritorno del dio su di una barca sacra tra il gran giubilo della folla.

    34. Iside Era sorella e moglie di Osiride. Sorella di Nephtys e Seth, figlia di Nut e Geb e madre di Horus. Governava gli uomini in assenza del marito con giustizia. Faceva parte del tribunale dell'aldilà. E' la signora dell'universo, la dea della maternità, della comprensione, della giustizia, della guarigione, protettrice del benessere, dei navigatori e dello stato. Iside dimora sulla stella Sirio che annuncia ogni anno l'inizio dell'inondazione benefica del Nilo. Ha avuto un ruolo importante nel mito di Osiride; è grazie a lei che Osiride rivive per quell'unica notte in cui avverrà il concepimento di Horus, figlio che nascerà con il compito di vendicare l'uccisione di suo padre. Madre affettuosa, si occuperà della crescita di suo figlio, proteggendolo continuamente da Seth. Compare nel suo geroglifico un seggio sulla testa e il nodo isiaco sull'abito. E' possibile trovarla anche dipinta con la Duplice Corona, con la penna di Maat o con un paio di corna d'ariete. Uno dei suoi ruoli era quello di proteggere Amset, uno dei quattro figli di Horus e protettore del fegato. Iside era considerata una grande maga e abilissima nelle pratiche magiche. Il suo culto ebbe seguaci anche in altre civiltà come quella greca e romana.

    35. Seth Signore del Basso Egitto ( nord ), Seth è raffigurato sotto forma di un animale non identificato, senza dubbio immaginario, che ha i caratteri propri del levriero, dell'orice e dell'asino. Fu considerato la personificazione del male e rappresentava le terre di confine, il deserto e gli stranieri, infatti il regno su cui governava era Ombos, paragonabile all’inferno. Quando l'Alto Egitto conquistò il Basso Egitto, Seth divenne popolare come il nemico cattivo di Horus ( dio dell'Alto Egitto ). Seth era il fratello di Osiride, Iside e Nephtys, che era anche sua moglie. Seth è diventato popolare per il fraticidio commesso contro suo fratello Osiride e per il tentato assassinio di suo figlio Horus che, sopravvissuto all'attentato, ha vendicato il padre e conquistato tutto l'Egitto esiliando Seth nel deserto. Per un certo periodo durante la diciannovesima dinastia, Seth fu un dio molto adorato in quanto era in grado di controllare le forze del deserto.

    36. Nephtys Divinità femminile egizia, il cui nome, che significava «Signora della residenza», allusivo a una concezione della dea quale personificazione della sede (il cielo), è tuttora perpetuato dalla grafia onomastica Nèfthys risalente ai greci. Prese parte con la sorella Isi alle peregrinazioni per la ricerca del fratello Osiride ucciso da Seth. La rappresentazione iconografica di Nephtys è frequente nelle vignette di papiri funerari, su dipinti parietali e in bassorilievi di soggetto Funerario, in aspetto umano o di volatile a una delle estremità del sarcofago del defunto egizio già assimilato con Osiride, in compagnia della sorella Iside.

    37. Horus Figlio di Iside e Osiride, venuto al mondo per adempiere ad un compito predeterminato: vendicare l'assassinio di suo padre ad opera di Seth. Dio solare, immaginato come un falco che sollevato in cielo illuminava la terra coi suoi raggi. Nel periodo della decadenza Horus è raffigurato come uomo con testa di falco indossante una divisa romana, una corona doppia e a volte seduto a cavallo. Horus era una mistura delle divinità originali chiamate "Horus il bambino" ed "Horus il vecchio" e ciò ha creato notevoli problemi nella interpretazione esatta della mitologia egizia. "Horus il bambino" è il figlio di Iside ed Osiride ed è rappresentato da un giovinetto intento a succhiarsi il dito che è il simbolo del silenzio. "Horus il vecchio" era la divinità maggiore dell’Alto Egitto. Egli è divenuto importante dopo la metaforica sconfitta di Seth quando l'Egitto fu unificato.

    38. Anubi Dio che, secondo la leggenda, aveva imbalsamato Osiride e presiedeva la mummificazione. Patrono degli imbalsamatori e signore delle necropoli. Nell'oltretomba presiedeva alle cerimonie funebri. Rappresentato sotto forma di sciacallo o cane nero. Talvolta rappresentato anche in forma umana con testa di cane, croce ankh in una mano e scettro nell'altra. Anubi e rappresentato di color nero, ma si pensa che tale colore non voglia indicare lutto, bensì il colore del bitume usato per la mummificazione, cioè il colore della resurrezione. All'inizio, adorando Anubi, gli Egiziani speravano di proteggere il corpo del deceduto dagli sciacalli e più avanti dalla decomposizione. Il centro del suo culto era Khasa (o Cinopolis) ma veniva largamente venerato anche altrove. Fu detto figlio di Osiride e Nefthi, ma c'è chi ritiene che suo padre sia Seth. Un mito che ci è arrivato dice che Nefthi, travestita da Iside, abbia sedotto Osiride è dal loro rapporto nacque Anubi. Forse fu per questo che Seth odiò tanto Osiride fino ad assassinarlo.

    39. Ra Divinità egiziana il cui nome significa Sole, è la principale tra quelle a carattere cosmico. Poiché non appartiene al pantheon più antico delle divinità egizie, sono poco chiare le circostanze della sua comparsa e la natura dei rapporti con le altre divinità. Ad Eliopoli viene subito sincretizzato col dio Atum prendendo il nome di Ra-Atum. Inoltre Ra è ricordato soprattutto per la sua affinità con i faraoni, poiché essi decidevano di essere incoronati da lui, così diventa il dio principale dell’Egitto e della giustizia. La raffigurazione di Ra con la testa da falco, deriva dal fatto che Horus, dio protettore del faraone, aveva le sembianze di questo volatile e venne quasi interamente sostituito dal “nuovo” dio. L’eclisse di Ra coincide con l’affermazione di Amon, probabile divinità oscura ctonia, infatti accade tutto come con Atum diventando il dio solare Amon-Ra, ma questa volta le parti sono invertite, perché il soccombente è Ra del quale Amon assorbe caratteristiche e prerogative.

    40. Amon In origine era il dio locale delle tribù della zona di Tebe. Quando poi i principi di Tebe si impadronirono del trono d’Egitto divenne la suprema divinità del pantheon, assimilandosi al dio solare Ra sotto il nome di Amon-Ra. A lui erano consacrati l’oca (secondo il mito, il sole nascerebbe da un uovo primordiale) e l’ariete dalle corna ricurve. Nell’iconografia veniva raffigurato seduto con lo scettro in una mano e l’ankh nell’altra oppure in piedi in forme umane, come sovrano, con due alte piume sul capo, e talvolta con testa d’ariete. Sotto i piedi venivano posti “nove archi” a simboleggiare le nazioni barbare conquistate. Insieme con la moglie Mut (dea avvoltoio) e il figlio Khensu (dio della luna) costituiva la triade delle divinità tebane. Il più grande tempio di Amon era quello di Karnak.

    41. Atum Denominato anche Tem, Temu, Tum e Atem è un'antica divinità della mitologia egizia. Originariamente associato con la terra, era considerato il dio creatore nella teologia eliopolitana Nell'iconografia Atum viene raffigurato come un uomo, assiso sul trono o a volte in piedi, con in testa il copricapo con i simboli dell'Alto e del Basso Egitto. In epoca tarda fu identificato con Ra, nella forma di Atum-Ra, simboleggiante il sole al tramonto. Nel Kemetismo viene chiamato anche Neter, ed indica l'Uno, ossia Dio insieme agli altri Dei, che sono considerati forze divine emanate dal Neter, che forgia l'Universo, è l'energia divina che costituisce la parte più sottile di tutto ciò che esiste.

    42. Ptah Era un dio locale di Menfi fin dai tempi predinastici ( circa 3.000 a.C. ), dove era considerato creatore degli dei e degli uomini oltre che patrono degli artigiani e degli artisti. Avvolto in vesti aderenti, tali da dargli aspetto crisaliforme, spesso con carni di colore verde, impugna nelle mani giunte sul petto lo scettro sul quale sono sovrapposti una croce ankh (simbolo della vita) e un pilastro djed (simbolo della stabilità). Generalmente in piedi, ma anche seduto, spesso raffigurato all'interno di un naos che presenta una finestra dalla quale si scorge il suo busto. Era chiamato il "signore della verità" perché era la fonte del codice etico e morale. Soprannominato "il primo degli dei", Ptah era patrono dei grandi monumenti. Quando Ptah fu soppiantato da Atum i sacerdoti si trovarono col problema di vedere declassato il loro dio o di trovare il sistema di inserirlo nella cerchia di Atum. Scelsero di identificare Ptah con l'acqua primordiale dalla quale era nato Atum diventando in questa maniera il padre di Atum che così non era più in condizione di essere un concorrente. Tuttavia viene anche identificato con il toro Apis. In epoca ramesside formava con Amon e Ra la grande triade dinastica.

    43. Hathor Dea celeste della musica, dell'amore e della danza, nutrice del sovrano, dea della maternità e della nascita, infatti era associata a Iside come madre di Horus. La traduzione letterale del termine egizio hathor significa "casa del dio Horus" e ciò si deve particolarmente ai legami di parentela succitati. Come divinità funeraria accoglieva i defunti nell'aldilà, dispensando loro cibi e bevande. Veniva rappresentata sotto forma di giovenca o sotto forma di donna con testa bovina o umana, ma sempre con corna e orecchie bovine tra le quali era il disco solare affiancato da due alte penne di struzzo. I suoi simboli era il papiro, il serpente ed il sistro. Figlio di Hathor era il dio Ihi (noto anche come Harsomtus) e ambedue erano venerati nell'Alto Egitto, presso l'attuale città di Dandarah, dove si trova uno dei suoi templi più grandi. Una speciale danza sacra si chiamava col suo nome ed era eseguita nel tempio dalle sacerdotesse, dalle cantatrici e danzatrici e diretta dai sacerdoti. Era ritenuta figlia di Ra. All'inizio nacque come Sekhmet, distruttrice di uomini, mandata da Ra sulla terra per distruggere la razza umana. Pentito Ra, non potendola fermare la fece addormentare con del sangue drogato e quando non potè uccidere più nessuno Sekhmet fu trasformata in Hathor, dea di amore. 

    44. Mut Il suo nome significa "la madre“ e fu originariamente raffigurata come avvoltoio; divenne ben presto antropomorfa ed entrò a fare parte della triade di Tebe come moglie di Amon e madre di Khensu. In quanto sposa di Amon si incarnava nella regina, che indossava sovente un copricapo a forma di avvoltoio. Le sue raffigurazioni la presentano come una donna che indossa un copricapo costituito dalle spoglie di un avvoltoio sormontate da una corona. Nelle mani la dea stringe lo scettro e l’ankh. Essendo una delle forme della dea Lontana, che incarnava l'aspetto feroce e infuocato del sole estivo, Mut poteva manifestarsi anche sotto forma di leonessa.

    45. Khensu Il "Vagabondo", dio del tempo e della luna. Componente della triade tebana con i genitori Amon e Mut. La radice del suo nome "khens" significa viaggiare, muoversi, correre. Generalmente è ritratto come un uomo con la testa di falco che porta il disco lunare. E' associato alla luna ed è stato considerato dai tebani come una forma del dio Thot ed è proprio a Tebe che Ramesse III ha fatto costruire la Casa di Khensu "Nefer hetep".

    46. Maat Divinità egizia, che assurse a grande importanza durante il Nuovo Regno, come consorte di Amon e signora di Tebe. Più tardi viene considerata moglie di Thot lasciando il suo precedente ruolo a Mut. Raffigurata dall'avvoltoio, che in egiziano ha il valore fonetico mwt «madre», Maat fu spesso associata ad altre divinità femminili, come Sekhmet, e le fu dedicato un grandioso complesso templare nell’area di Karnak.

    47. Thot Signore della luna, è rappresentato sotto forma di ibis o di uomo con testa di ibis e porta una penna ed un rotolo di papiro con i quali registra tutto. Non si conosce la sua origine. Divenne dio di Hermopolis, una città del Delta, e fu considerato sposo di Sheset, dea della scrittura. Ma c’è chi ritiene si sia autocreato insieme alla sua consorte Maat. I due hanno avuto molti bambini, il più importante tra questi è Amon. Egli è il maestro dei geroglifici, dio della scrittura, patrono degli scribi e anche dio del calcolo, del tempo e custode del calendario, creatore del Libro dei Morti. Thot era lo scriba divino, segretario degli dèi e funzionario degli inferi dove teneva conto di tutti i peccati dei defunti. Egli insegna la sua scienza agli scribi, ai ricercatori, ai maghi, li rende abili nella loro arte. Thot viene dipinto in moltissime scene ma specialmente quando è necessario raffigurare il giudizio del defunto. E‘ lui che pesa e giudica il cuore del defunto per vedere se è giusto come la dea Maat. Inoltre ebbe una parte nella leggenda di Osiride; sembra, infatti, che nel combattimento fra Seth e Horus avesse curato le ferite di entrambi.

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