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I Tre Musicanti Ludwig Bechstein. versione ridotta e illustrata per ragazzi. La favola I Tre Musicanti di Ludwig Bechstein è stata ridotta e illustrata dagli alunni delle classi I. II. e III. B della scuola seondaria di I. grado “E. Berlinguer” di Napoli al fine di realizzarne una
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I Tre MusicantiLudwig Bechstein versione ridotta e illustrata per ragazzi
La favola I Tre Musicanti di Ludwig Bechstein è stata ridotta e illustrata dagli alunni delle classi I. II. e III. B della scuola seondaria di I. grado “E. Berlinguer” di Napoli al fine di realizzarne una versione per ragazzi. Il lavoro è stato svolto nell’ambito di un progetto di rete L’Impariamo con la LIM realizzato nell’a.s. 2012-2013 con altre scuole secondarie di I. grado della Campania. Le operazioni di riduzione del testo, di reperimento delle immagini e dei materiali e di illustrazione delle pagine è stato guidato e supervisionato dalla Prof.ssa Carmen Russo, dalla Prof.ssa Vincenza De Vincentis e dalla Dott.ssa Cettina Giliberti I ragazzi che hanno contribuito alla realizzazione del presente lavoro: Campoli Simona, Caso Pietro, Cella Giovanni, Cirillo Francesco, Cozzolino Immacolata, Di Vaio Alessia, De Sio Umberto, Fanelli Raffaele, Frate Fabrizio, Fusco Antonio, Maria Antimo, Maria Cosimo, Marino Noemi, Marullo Simona, Montesano Carmela, Petriccione Tonia, Riccio Giuseppe, Riccio Giuseppina, Russo Martina, Ruzza Matteo, Saraiello Alessia, Salvetti Gennaro Immagine in copertina: F. Botero, I Musicanti
C’ erano una volta tre musicanti che suonavano il violino, il flauto e la tromba
Giravano di paese in paese a suonare i loro strumenti divertendo la gente e guadagnandosi cosi un pò di soldi.
Un giorno arrivarono in un villaggio dove si teneva una festa. Furono invitati ad unirsi al pranzo e allietarono tutti con le loro musiche
Mentre mangiavano, udirono uno degli ospiti che diceva: in mezzo alla foresta c’è un castello incantato dove succedono cose stranissime. È deserto, eppure le finestre sono illuminate, le tavole sempre imbandite. E si dice che là dentro ci siano tesori immensi.
E perché nessuno va a prenderli? - chiese uno dei tre. Sei matto ? – rispose l’altro – quel castello è abitato da spiriti terribili. Chi è entrato ne è uscito mezzo morto. Perché non proviamo? – disse uno dei musicanti – potrebbe essere una fortuna per tutti e tre. Proviamo! - replicò un altro - ma uno alla volta, così abbiamo più possibilità di riuscita.
Il mattino dopo il maggiore dei tre prese il suo violino e andò al castello. Il portone era spalancato come se egli fosse atteso. Pur avendo molta paura entrò e il portone si chiuse subito alle sue spalle. Si guardò intorno
Salì poi un grande scalone, attraversò una fila di saloni fino a giungere in una cucina, dove un bel fuoco scoppiettava nel camino. Improvvisamente una fetta di carne uscì dalla dispensa posandosi sulla gratella e mani invisibili portarono piatti di cibi prelibati. Il violinista, inchinandosi, disse: - Buon appetito.
Incominciò a mangiare e in quel momento una porta si aprì silenziosamente . Nella sala entrò un omino vestito di rosso, con una barba bianca lunga fino ai piedi
Si sedette a tavola. Iniziarono a mangiare ma all’omino cadde una fetta di carne sotto la tavola. Quando il giovane si chinò per raccoglierla, l'omino gli balzò sulla schiena, lo suonò a botte con un bastone e con un calcio lo fece volare fuori dal castello.
Dopo essersi rialzato a fatica, il violinista raggiunse la locanda.Ai compagni, ancora indolenzito, si limitò a dire: • Be, si, qualcosa c’è…!: qualcosa di duro, ma andate a vedere voi.
La stessa sorte toccò anche al secondo musicante, quello che suonava la tromba.
La fetta di carne dell’omino caddesotto il tavolo, il musicante sichinò per raccoglierla e quando il vecchietto stava per saltargliaddosso, lui gli afferrò la barba e gliela staccò L’omino disperato lo supplicò: ti prego, ridammi la barba! In cambio ti rivelerò ogni incantesimo e sarai ricco e felice. Ma il giovane rispose: - prima rivelami gli incantesimi e poi ti darò la barba. Vieni con me – disse allora il vecchietto
Cominciarono a scendere scale strettissime e improvvisamente si trovarono a percorrere una vasta spianata
Continuarono a camminare fin quando non si trovarono sulla sponda di un fiume
Con una bacchetta l’omino toccò le acque, che come per incanto si aprirono e si fermarono
I due lo attraversarono e raggiunsero l’altra riva dove c’era un giardino meraviglioso: prati, ruscelli dove guizzavano pesci rossi, dorati, argentei; dappertutto fiori, uccelli dalle penne d’oro che trillavano festosamente, siepi fiorite, farfalle multicolori che gli svolazzavano intorno come per dargli il benvenuto.
Arrivarono ad un grande e magnifico castello. entrarono e attraversarono saloni splendidi e sfarzosi ma tutti deserti e silenziosi
Infine giunsero in una camera dovec’era un grande letto con le cortine abbassate. L’omino le sollevò e il flautista vide una fanciulla bella come un angelo, immersa in un sonno profondo. Era vestita di bianco e aveva i capelli neri sciolti sulle spalle.
Accanto a lei, in una gabbietta, trillava un uccellino, unico segno di vita in quel silenzio pauroso. Ecco – disse l’omino – questa è una principessa che ho fatto addormentare con un incantesimo. Non si sveglia da secoli, perché nessuno, fino ad oggi, era riuscito a trovare la strada per giungere fin qui. La barba mi dava tanta forza ma adesso che tu me l’ hai strappata io non posso nulla contro di te. Devo cederti tutto: il castello, il giardino, e anche la principessa. Solo tu adesso puoi svegliarla. Prendi l’uccellino che sta nella gabbia, strappagli la penna rossa che ha sul petto, proprio sopra il cuore, poi bruciala, raccogli la cenere e mettila sulle labbra della principessa
Il giovane cosi fece e la principessa spalancò gli occhi. Vide il giovane, gli sorrise e lui la baciò
Lei gli disse: - tu sarai il mio sposo e da questo momento tutte le mie ricchezze ti appartengono Alzatasi poi dal letto, la principessa e il flautista uscirono a fare una passeggiata nel bosco
Adesso che tutto è finito bene, ridammi la mia barba! – disse l’omino. Riavrai la tua barba, – disse il flautista - ma soltanto quando ci saluteremo.
Arrivati sulla riva del torrente, il musicante chiese al vecchietto di dargli la bacchetta. Con questa toccò le acque, che si aprirono improvvisamente. Passò avanti l’omino e non appena fu sull’altra riva, il flautista toccò di nuovo le acque che ripresero a scorrere. Il vecchietto disperato, piangeva e strillava. Allora il giovane con la bacchetta toccò la barba e questa volò dall’altra parte.
L ’omino chiese poi al musicante di ridargli la bacchetta, per lui magica, ma il flautista gli rispose: - Questa la tengo io, così non potrai mai più ripassare il fiume. Tu di là e noi di qua. Vedrai che staremo benone.
Intanto gli altri due musicanti, dopo aver atteso invano il loro compagno, conclusero:.
- Ne ha prese troppe e non ha più il coraggio di farsi vedere.