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Se l’eroe porta gli occhiali. Se l’eroe porta gli occhiali.
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Se l’eroe porta gli occhiali • C’è una celebre fotografia riprodotta in molti libri di storia del cinema di una sala cinematografica gremita di spettatori muniti di quegli occhiali di cartone bianco con lenti colorate (una verde e una rossa) che servono per la visione dei film in 3D. La fotografia fa uno strano effetto a metà tra l'orrorifico e il comico • Questi occhiali danno un aspetto vagamente mostruoso agli spettatori rendendoli tutti uguali (gli occhiali funzionano come una sorta di maschera)
Se l’eroe porta gli occhiali • Inoltre troppo grandi e troppo vistosi essi danno come meglio non si potrebbe l'idea del particolare stato tra l'allucinatorio e l'ipnotico dello spettatore cinematografico (caratterizzato da iperattività sensoriale-percettiva e ipomotricità) (Metz 1977)
Se l’eroe porta gli occhiali • E’ una immagine inquietante e divertente a un tempo ed è un buon punto di partenza per definire la stretta parentela tra occhiali e cinema. Sia gli occhiali che il cinema sono infatti il frutto di ricerche sulla fisiologia dell’occhio umano sull’ottica sulla psico-fisiologia della percezione. Ambedue sono dispositivi che hanno potenziato le facoltà dell’occhio umano
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Grandma's Reading Glass (G.A. Smith 1900) è certamente uno dei primi esempi dell'interesse del cinema per lenti occhiali e simili. La ragione di questo interesse sta nella curiosità ottica nell'effetto spettacolare prodotto dalla lente d'ingrandimento. Questo celebre film della "scuola di Brighton" ci mostra una serie di dettagli (un titolo di giornale gli ingranaggi di un orologio il muso di un gattino l'occhio della nonna) visti attraverso il tondo di una lente
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Ognuno di questi quadri funzione come una sorta di indovinello ottico: l'oggetto è reso misterioso dall'effetto dal "mascherino" circolare della lente che lo isola dal contesto e ne ingigantisce le dimensioni (e la veduta d'insieme risolve l'enigma)
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Tipica espressione del "cinema delle attrazioni" questo ingenuo impiego del dispositivo ottico della lente di ingrandimento ha tuttavia la sua importanza nella storia del linguaggio cinematografico. • Esso rappresenta una delle prime forme di separazione/opposizione tra visione soggettiva (quella del nipotino che guarda attraverso la lente) e visione oggettiva (quella che mostra il contesto)
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Passa quindi attraverso questi ingenui artifici il superamento del punto di vista unitario dell'inquadratura "autarchica" e di conseguenza la costituzione di uno sguardo soggettivo senza il quale il cinematografo non avrebbe avuto accesso a quella dimensione narrativa che ne avrebbe decretato la definitiva affermazione come arte della narrazione per immagini (Burch 1990)
Dalla lente della nonnna agli occhiali di Nicole Kidman • Uno dei concetti chiave della moderna narratologia quello di focalizzazione nasce come metafora mutuata dall'ottica. • In particolare nel campo della narratologia cinematografica il concetto di ocularizzazione (ocularisation) introdotto da François Jost (1987) evoca consciamente o meno quello di protesi ottica allo stesso modo in cui quello di "auricolarizzazione" (auricularisation) evoca quello di protesi uditiva
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Non meno significativo è il significato metaforico che gli occhiali possono acquistare nella narrazione cinematografica o letteraria che sia • Un bellissimo esempio è il cortometraggio di Carlo Damasco “Un paio di occhiali” (2001) ispirato all'omonimo racconto di Anna Maria Ortese (1953)
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Gli occhiali nel racconto della Ortese sognati e desiderati dalla bambina che vive in uno squallido basso napoletano diventano il mezzo crudele che le rivela una realtà inaccettabile (e in quanto tali sono rifiutati dalla protagonista) • Nel film di Damasco la conquista della visione "oggettiva" per quanto traumatizzante segna la trasformazione della bambina in donna con una variante rispetto al testo originale
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Alla fine di “Eyes Wide Shut” (1999) di Stanley Kubrick Alice interpretata da Nicole Kidman ci appare dimessa con occhiali in versione casalinga e familiare decisa a riappropriarsi del suo sguardo soggettivo della propria visione delle cose
Dalla lente della nonna agli occhiali di Nicole Kidman • Gli occhiali quindi come metafora della riappropriazione della soggettività femminile come da qualcuno è stato interpretato? Oppure la foggia degli occhiali "alla Kubrick" come altri hanno suggerito è la prova che Alice è la portavoce del punto di vista dell'autore? • In tutti i casi gli occhiali di Nicole Kidman in questo film che tematizza a partire dal titolo il dispositivo della visione non debbono come del resto lo specchio della sequenza iniziale passare inosservati
Gli occhiali di Nicole Kidman “Eyes Wide Shut” Kubrick (1999)
La maschera e il volto • Gli occhiali fanno in genere parte degli accessori attraverso i quali un attore "interpreta" un personaggio • Attori costretti nella vita quotidiana a dotarsi di spesse lenti da miopi si guardavano bene dal portarle sul set o in situazioni pubbliche (celebre il caso di James Dean nel cui album privato sono attestate varie fotografie che lo ritraggono con occhiali)
La maschera e il volto • Al contrario ci sono attori che per nulla bisognosi di occhiali ne indossano di vistosi quando il personaggio lo richiede: è il caso di Jean-Paul Belmondo che interpreta in “La ciociara” di De Sica (1960) il ruolo di Michele intellettuale e partigiano
La maschera e il volto • Gli occhiali fanno quindi parte degli strumenti a disposizione dell'attore per definire il carattere del personaggio il suo ruolo sociale e non di rado la sua personalità • Naturalmente in questo caso gli occhiali rientrano negli stereotipi immediatamente associati a certi ruoli
La maschera e il volto • E’ ovvio che il cinema faccia largo uso degli stereotipi legati all'uso degli occhiali. Essi funzionano quindi in tutto e per tutto come maschere nel senso tecnico del termine: il legame tra maschera e personaggio è attestato dall'originario significato del latino persona (di qui l'importanza degli occhiali nel cinema comico basti pensare a quelli bianchi di Jerry Lewis in “Il nipote picchiatello” di Norman Taurog (1955))
La maschera e il volto • Il fenomeno si osserva meglio nei film in cui per qualche necessità legata allo sviluppo del racconto un personaggio debba adottare un travestimento assumere un ruolo o una personalità diversa dalla propria
La maschera e il volto • Essenziale in “Tootsie” (1982) di Sidney Pollack il ruolo che hanno gli occhiali per completare la metamorfosi di Michael Dorsey (Dustin Hoffman) in Dorothy Michaels complice l'ottimo lavoro del truccatore Allen Weisinger
La maschera e il volto • Magistrale l'uso degli occhiali fatto da Peter Sellers nel ruolo del camaleontico Clare Quintly in “Lolita” (1962) di Stanley Kubrick: tutte le sfumature possibili di significati legati all'uso (o non uso) di occhiali sono presenti meglio che in un manuale di recitazione (e di drammaturgia)
La maschera e il volto • Quello di Clare Quintly in “Lolita” è un bel caso di inversione del rapporto tra maschera e volto infatti egli è maschera senza occhiali e volto con gli occhiali • Quintly non porta occhiali nella prima sequenza quella in cui vediamo Humbert Humbert penetrare nella sua villa per ucciderlo
La maschera e il volto • Quintly porta invece occhiali con montatura nera di celluloide alla maniera degli intellettuali primi anni sessanta nel party in cui viene riconosciuto dalla madre di Lolita
Quintly al party dove viene riconosciuto dalla madre di Lolita
La maschera e il volto • Del resto la stessa evoluzione del personaggio di Lolita da provocante ninfetta a ordinaria casalinga è marcato dal passaggio da un paio di occhiali da sole (che fanno parte della sua mise di adolescente che prende il sole in bikini nel giardino di casa) a un paio di occhiali da vista con montatura nera quando Humbert le fa visita per l'ultima volta
La maschera e il volto • Da notare che l’icona di Lolita-Sue Lyon con lecca-lecca e sguardo allusivo sopra un paio di occhiali a forma di cuore fa parte delle foto pubblicitarie e della locandina ma non del film dove la sua presentazione è più discreta • In ambedue i momenti in cui Lolita porta gli occhiali essi giocano un ruolo importante ma diverso da quello evidenziato nella locandina come a dire che non fa parte del film di Kubrick la paccottiglia kitsch e fuorviante usata dalla pubblicità cinematografica
Phisique du role • Di norma l'eroe non porta occhiali. Né Tarzan né Maciste li portano. • Gli occhiali sono uno dei tratti sotto i quali maschera la sua vera identità Superman che quando non è -se così si può dire- in servizio veste i panni dimessi di Clark Kent scolorito giornalista del “Daily Planet”
Phisique du role • Altro discorso va fatto per la moda piuttosto recente dell'uso di occhiali scuri come puro e semplice accessorio dell'abbigliamento up to date o vagamente futuribile: in questo senso Matrix ha fatto scuola
Phisique du role • Può accadere che gli occhiali siano utilizzati come espediente per valorizzare per contrasto una serie di virtù o punti di forza del personaggio stesso • Il caso più celebre è fornito sicuramente da “Come sposare un milionario” in cui Marilyn Monroe interpreta il ruolo di una ragazza miope che ha la pericolosa abitudine di non portare gli occhiali nella speranza di nascondere ai possibili (e ricchissimi) pretendenti la sua "menomazione"
Phisique du role • Più che per le prevedibili (e un po' abusate) situazioni comiche in cui si caccia la ragazza il film si segnala per l'effetto prorompente che si ottiene dalla congiunzione di un elemento iconografico (gli occhiali da vista) solitamente associato all'idea di ragazza bruttina e complessata con l'esplosiva sensualità del corpo dell'attrice: c’è chi in vena di metafore alimentari ha paragonato l'appetibilità di questa fanciulla dotata di "un paio di spesse cristalliere" a quella della "confettura fresca sotto vetro…" (Cammarota 1988 p. 65)
Phisique du role • Eccellenti esempi sono offerti anche dal cinema comico: occhiali baffi e tight sono la divisa fissa di Groucho Marx che ha saputo mettere a frutto una sorta di corto circuito tra il suo aspetto arcigno e professorale ("Herr Professor" è stato il ruolo iniziale cui rimase sostanzialmente fedele; dopotutto to grouch significa brontolare) e la forza devastante delle sue battute che fanno strage di (buon) senso e di logica
Phisique du role • Agli occhiali (e ai baffi) di Groucho rende omaggio in “Prendi i soldi e scappa” (1969) Woody Allen un altro dei grandi comici che hanno fatto degli occhiali una sorta di "image de marque"