791 likes | 3.75k Views
Guicciardini. 3 Scientifico B. Guicciardini e Machiavelli. In Machiavelli si avverte, pur sullo sfondo di una visione pessimistica, l ’ entusiasmo di un pensiero che crede nel controllo razionale della realtà
E N D
Guicciardini 3 Scientifico B
Guicciardini e Machiavelli • In Machiavelli si avverte, pur sullo sfondo di una visione pessimistica, l’entusiasmo di un pensiero che crede nel controllo razionale della realtà • In Guicciardini, di poco più giovane e testimone del crollo definitivo della situazione italiana, prevale il senso dello scacco, dell’impossibilità di dominare gli eventi.
FRANCESCO GUICCIARDINI nasce nel 1483 a FIRENZE. Entra nella carriera DIPLOMATICA come ambasciatore dei MEDICI. Sotto il pontificato di Leone X e Clemente VII è Governatore di Modena, Reggio e Parma. Ricopre INCARICHI POLITICI, amministrativi e militari. Esercita la sua crescente influenza sul papa affinché si allei con la Francia nella Lega di Cognac (1526), che viene però sconfitta. Dopo il sacco di Roma e la CACCIATA dei Medici si ritira a vita privata. Compone la Storia d’Italia . Muore nella sua villa di Arcetri il 22 Maggio 1540. Postumi, vengono pubblicati I Ricordi. I due autori: ricognizione delle analogie
IL PENSIERO POLITICO DI GUICCIARDINI I Ricordi, pubblicati postumi nel 1576, sono una raccolta di massime. La struttura dell’opera è volutamente frammentaria ed i vari pensieri non sono collegati fra loro se non per piccoli raggruppamenti tematici. Compaiono frequentemente due parole – chiave: discrezione e particulare. La discrezione è la capacità di distinguere caso per caso, di analizzare nella loro concretezza le varie circostante. In campo pratico-morale il particulare comporta l’impossibilità di superare la sfera individuale Il capolavoro storiografico di Guicciardini è la Storia d’Italia, che narra i fatti cje vanno dal 1492 al 1534. Gli avvenimenti sono esposti in ordine cronologico e suddivisi in 20 libri. L’orizzonte storico si amplia ad una prospettiva europea. Su quello metodologico, viene inaugurato un criterio moderno di ricerca storiografica, basato sulla scrupolosa verifica delle fonti e dei documenti
I Ricordi • Sono una raccolta di massime e brevi riflessioni, destinate a trasmettere ai figli il succo della propria esperienza • come era d’uso nelle famiglie mercantili fiorentine • “Ricordo”, infatti, propriamente significa “ammonimento”, “consiglio” • Il titolo si richiama a un genere di scrittura privato
Dai Ricordi, 6, 110, 114, 189, 220 6. È grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente e, per dire così, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione e eccezione per la varietà delle circunstanze, le quali non si possono fermare con una medesima misura; e queste distinzione e eccezione non si truovano scritte in su' libri, ma bisogna le insegni la discrezione. 110. Quanto si ingannono coloro che a ogni parola allegano e' romani! Bisognerebbe avere una cittá condizionata come era loro, e poi governarsi secondo quello esemplo; el quale a chi ha le qualitá disproporzionate è tanto disproporzionato, quanto sarebbe volere che uno asino facessi el corso di uno cavallo. . Discrezione: distanza da Machiavelli. La varietà delle circostanze fa il campo della storia il campo delle “distinzioni” e delle “eccezioni” L’esempio dei Romani?
114. Sono alcuni che sopra le cose che occorsono fanno in scriptis discorsi del futuro, e' quali quando sono fatti da chi sa, paiono a chi gli legge molto belli; nondimeno sono fallacissimi, perché dependendo di mano in mano l'una conclusione dell'altra, una che ne manchi, riescono vane tutte quelle che se ne deducono; e ogni minimo particulare che vari, è atto a fare variare una conclusione; però non si possono giudicare le cose del mondo sí da discosto, ma bisogna giudicarle e resolverle giornata per giornata. 189. Tutte le cittá, tutti gli stati, tutti e' regni sono mortali; ogni cosa o per natura o per accidente termina e finisce qualche volta; però uno cittadino che si truova al fine della sua patria, non può tanto dolersi della disgrazia di quella e chiamarla mal fortunata, quanto della sua propria; perché alla patria è accaduto quello che a ogni modo aveva a accadere, ma disgrazia è stata di colui abattersi a nascere a quella etá che aveva a essere tale infortunio. La difficoltà di ogni previsione La fatalità della storia Guicciardini: analisi guidata dall’insegnante sul testo: testo graficamente facilitato per DSA
L’impegno degli onesti Guicciardini: analisi guidata dall’insegnante sul testo: testo graficamente facilitato per DSA 220. Credo sia uficio di buoni cittadini, quando la patria viene in mano di tiranni, cercare d'avere luogo con loro per potere persuadere el bene e detestare el male; e certo è interesse della cittá che in qualunque tempo gli uomini da bene abbino autoritá; ed ancora che gli ignoranti e passionati di Firenze l'abbino sempre inteso altrimenti, si accorgerebbono quanto pestifero sarebbe el governo de‘ Medici, se non avessi intorno altri che pazzi e cattivi.
Guicciardini e Machiavelli • Guicciardini condivide con Machiavelli la visione realistica e disincantata della realtà, • ma non ha la stessa fiducia nella possibilità di formulare delle leggi generali di comportamento • “E’ grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente e, per così dire, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione e eccezione per la varietà delle circustanze” (Ricordi, 6) • E’ impossibile dunque nell’insieme degli eventi cogliere regole generali che siano di guida per l’uomo politico • Un evento è irriducibile a ogni analogia e somiglianza: l’eccezione è la norma, la condizione prevalente e comune
Guicciardini e il mondo classico • Non è possibile valersi degli esempi storici perché le circostanze non si ripetono mai uguali. • “Quanto si ingannano coloro che a ogni parola allegano e Romani!” (Ricordi, 110) • La storia romana dunque, a differenza di Machiavelli, non conserva per Guicciardini alcun valore esemplare • Non servono a nulla le conoscenze tratte dai libri (“l’esperienza delle cose antique”)
Guicciardini e la “fortuna” • La varietà e l’imprevedibilità dei casi rende il potere della “fortuna” pressoché incontrastabile. • “Nelle cose umane la fortuna ha grandissima potestà, perché si vede che a ognora ricevono grandissimi moti da accidenti fortuiti, e che non è in potere degli uomini né a prevedergli né a scifargli (evitarli) (Ricordi, 30) • Per Guicciardini dunque la “fortuna” esercita un dominio totale sulle vicende umane: né la prudenza, né la capacità di adattarsi alle situazioni consentono agli uomini di dirigere gli eventi o di prevederli. • I personaggi che nella storia hanno avuto successo non lo devono alla loro capacità di dominare gli eventi, ma al fatto di aver agito in circostanze storiche favorevoli
La “discrezione” • In mancanza di regole assolute e generali, non resta che affidarsi alla “discrezione” • Il termine deriva dal latino dis-cerno, “separo”, “distinguo” • Per Guicciardini la storia è del tutto imprevedibile, le regole generali non servono a nulla e così pure le conoscenze tratte dai libri • La sola qualità da cui può scaturire una chiara visione dei fatti politici e sociali è dunque la discrezione, cioè la capacità di cogliere il carattere peculiare – unico e irriducibile – di ogni situazione e di adeguarsi ad essa
“Discrezione” e “virtù” • La “discrezione” è principio ben diverso dalla “virtù” di Machiavelli • La “virtù” machiavelliana è costruttrice di nuove realtà politiche • Guicciardini non ha in mente grandi disegni da realizzare. • Il suo punto di riferimento non sono tanto le sorti dello stato, quanto quelle del singolo.
Il “particulare” • “Quegli uomini conducono bene le cose loro in questo mondo, che hanno sempre innanzi agli occhi l’interesse proprio, e tutte le azioni sue misurano con questo fine” (Ricordi, 218) • E’ il criterio del “particulare”. • Di fronte all’instabilità del mondo, è necessario mantenersi aderenti alla situazione concreta, operando per il proprio “particulare” (per il proprio personale e privato interesse), senza affidarsi a valori o ideali astratti. • Ciò è parso a moti puro cinismo, • ma Guicciardini in fondo è un moralista, preoccupato di come un individuo possa salvarsi materialmente e moralmente in mezzo al fluttuare di eventi ingovernabili.
La Storia d’Italia (1561) • Lo stesso realismo disilluso dei Ricordi ispira l’opera più impegnativa di Guicciardini, la Storia d’Italia. • L’opera narra in 20 libri le guerre che portarono alla fine dell’indipendenza italiana, dalla morte di Lorenzo il Magnifico (1492) a quella di papa Clemente VII (1534). • Sono eventi che l’autore aveva visto da vicino e di cui era stato in parte protagonista • Nell’opera domina il senso di una grande tragedia politica e dell’inevitabilità degli eventi che determinarono la fine dell’indipendenza degli stati regionali italiani.
La novità della “Storia d’Italia” • L’opera si basa su un’attenta ricerca e valutazione dei documenti. • Questo segna uno sviluppo rispetto alla storiografia precedente • Incluso Machiavelli che non si preoccupava del vagliocritico delle fonti. • Guicciardini riduce al minimo gli ornamenti retorici tradizionali nella storiografia (ampi discorsi messi in bocca ai protagonisti – sull’esempio classico – commenti e massime generali). • Mira invece a ricostruire col massimo di lucidità lo sviluppo di avvenimenti intricati • La Storia d’Italia segna dunque una tappa importante nella formazione della moderna metodologia storica (cioè della raccolta e dell’attenta indagine critica delle fonti)