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VASCO PRATOLINI. “Le idee non fanno paura a chi ne ha".
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VASCO PRATOLINI “Le idee non fanno paura a chi ne ha"
A differenza della maggioranza degli scrittori italiani,di solito di origini borghesi, Vasco Pratolini proviene da una famiglia operaia. Nasce il 19 ottobre 1913, al secondo piano di uno stabile di Via dei Magazzini; rimasto orfano della madre, poiché il padre si era risposato, trascorre gli anni della prima giovinezza affidato alle cure della nonna, con cui abita nel quartiere di Santa Croce, in via del Corno, una strada lunga 50 metri e larga 5, una sorta di isola protetta dall’infuriare della lotta fascista e antifascista.
La strada. Firenze. Quartiere di Santa Croce. […] La nostra vita scorreva su quelle strade e piazze come nell’alveo di un fiume. […] Eravamo un’isola nel fiume che comunque andava, fra i carrettini del trippaio e dell’ortolano,il bugigattolo del venditore di castagnaccio, lungo via Pietrapiana. Dall’arco di San Piero a Porta alla Croce (Il Quartiere).
Compie studi irregolari e ben presto è costretto ad andare a lavorare. Mentre svolgeva i più disparati mestieri (tipografo, venditore ambulante, barista), proseguiva anche gli studi da autodidatta; osservava così i gesti, le parole, le abitudini della gente del quartiere che poi avrebbe fatto parlare nei suoi romanzi. A metà degli anni Trenta Pratolini, a causa di una grave forma di tubercolosi, trascorre un periodo presso il Sanatorio di Sondalo.
Tornato a Firenze, frequenta lo studio del pittore Ottone Rosai, luogo di incontro di molti artisti e intellettuali del capoluogo toscano. Grazie anche al particolare sodalizio instaurato con Elio Vittorini, consolida i contatti con il mondo letterario, diventa redattore de «Il Bargello» e pubblica i suoi primi racconti sulla rivista «Letteratura»; assieme ad Alfonso Gatto fonda nel 1938 il “quindicinale di azione artistica e letteraria” «Campo di Marte». Elio Vittorini Ottone Rosai
Lasciata Firenze, durante gli anni Quaranta è a Roma, dove lavora presso il Ministero dell’Educazione Nazionale: nella capitale rinnova le collaborazioni giornalistiche e pubblica presso l’editore fiorentino Vallecchi le prime raccolte (Il tappeto verde, Via de’ Magazzini, Le amiche). Salinari definisce queste opere espressione di una dimensione corale e urbana di palese connotazione autobiografica in cui si canta “la poesia di questa vita cittadina, dell’educazione sentimentale dei suoi abitanti operai[...] E’ la poesia dell’amicizia e della solidarietà, della gioia di sentirsi in molti,del primo bacio carpito all’angolo di una strada,dei vagabondaggi notturni nei bar, dei bigliardi[...]”
Dopo aver preso attivamente parte alla Resistenza, nell’immediato dopoguerra si trasferisce a Napoli, dove insegna presso l’Istituto Artistico Industriale.
Nel 1946 partecipa alla stesura del soggetto dell’episodio fiorentino di Paisà, iniziando così una collaborazione con il cinema – e con registi come Rossellini, Visconti, Bolognini, Loy, Zurlini, Risi - che proseguirà negli anni con la realizzazione di sceneggiature e soggetti cinematografici (Cronaca di un delitto, Rocco e i suoi fratelli, Le quattro giornate di Napoli, Cronaca familiare, La colonna infame).
Firenze si conferma come luogo privilegiato dei romanzi pubblicati a partire dalla metà degli anni Quaranta (Cronaca familiare, Le ragazze di Sanfrediano), e in particolare il nativo quartiere di Santa Croce, "dove la gente si riconosce dalla voce", viene restituito attraverso le pagine de Il Quartiere (1944) e di Cronache di poveri amanti (1947). In questi testi la storia fa irruzione nel piccolo mondo antico di via del Corno con le vicende ambientate durante le lotte del primo dopoguerra sullo sfondo dell’affermazione del fascismo.
La città gli venne incontro con le botteghe odorose di vino, di polenta fritta, di trippa scodellata, di schiacciata all’olio, di pandiramerino. Escono di chiesa le beghine, è un effluvio d’incenso. È buono anche l’odore degli stallaggi. E di tutti quei fiori sotto le Logge. (Metello)
Nel 1967 pubblica la raccolta di poesie La città ha i miei trent’anni. Tra il 1975 e il 1982 procede alla revisione de Lo scialo e di Allegoria e Derisione, rispettivamente pubblicati quindi nella collana degli «Oscar» Mondadori nel 1976 e nel 1983. Nel 1985 pubblica Il mannello di Natascia e altre cronache in versi e prosa (1930-1980), per cui ottiene il Premio Viareggio per la poesia.
Nel 1983 ottiene la laurea honoris causa, cui seguono le onorificenze: - “Fiorino d'oro” -il premio letterario ”Ori di Taranto-Una vita per il romanzo” - il premio Pirandello per la narrativa.
Muore a Roma il 12 gennaio 1991, ed è sepolto nel cimitero «Alle Porte Sante» di Firenze.
Istituto Comprensivo Vasco Pratolini Scuola Media Enrico Fermi classe IIIA Luongo Lorenzo Marconi Gabriele Mugnano Sira Sabatino Luca