1.27k likes | 2.97k Views
5° unità didattica. …. Concetti di base dell’accertamento clinico: I SEGNI VITALI. 5° unità didattica: i segni vitali. 5° unità didattica: i segni vitali. SEGNO = indicazione dell’esistenza di qualcosa. VITALE = necessario o pertinente alla vita.
E N D
5° unità didattica … Concetti di base dell’accertamento clinico: I SEGNI VITALI a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali SEGNO = indicazione dell’esistenza di qualcosa. VITALE = necessario o pertinente alla vita. I segni vitali sono espressione della funzione nervosa e metabolica, cardiocircolatoria , respiratoria. • I segni vitali corrispondono a: • temperatura corporea; • polso; • pressione arteriosa; • funzione respiratoria. • La rilevazione dei segni vitali fornisce dati (parametri vitali) che consentono di determinare lo stato di salute di base di un paziente. • Valori isolati dei parametri vitali sono poco utili, è invece opportuno esaminare una serie di valori per stabilire l’andamento di ciascun assistito. Un andamento deviante dalla norma è più significativo di valori anormali isolati. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali I parametri vitali fanno parte della serie di dati raccolti dagli infermieri durantel’accertamento. • L’accertamento dei segni vitali costituisce la prima parte dell’esame obiettivo. • Rappresentano una modalità veloce ed efficace per monitorare le condizioni del paziente ed identificare la presenza di problemi o di valutare la risposta del paziente ad alcuni interventi. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali • L’infermiere che assiste il paziente è responsabile della rilevazione dei segni vitali. • Quando si rilevano i segni vitali, si devono capire e interpretare i valori, collegandoli ad altri dati raccolti, si devono comunicare i reperti, soprattutto in caso di cambiamenti repentini, e si devono adottare gli interventi necessari. • Un’alterazione dei segni vitali può segnalare la necessità di interventi medici o infermieristici. • L’accertamento dei segni vitali è una componente fondamentale nella collaborazione tra medico ed infermiere, in modo che essi possano determinare lo stato di salute del paziente. • La rilevazione e il monitoraggio di segni vitali selezionati in pazienti stabili clinicamentepuò essere attribuita al personale di supporto. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali • L’infermiere deveconoscere ilrange normale (parametri nella norma) dei segni vitali del paziente. • Alla prima rilevazione dei parametri vitali del paziente, i valori sono confrontati con i limiti normali. Dopo varie rilevazioni i valori usuali del paziente rappresentano un riferimento di base da confrontare con reperti successivi. • L’infermiere deveconoscere l’anamnesi del paziente, le malattie e le terapie, in particolare i farmaci assunti. Alcune malattie o alcuni trattamenti possono provocare cambiamenti prevedibili dei segni vitali. Alcuni farmaci influiscono su uno o più segni vitali e si somministrano in base ai loro valori. • L’infermiere devedecidere la frequenzacon cui rilevare i segni vitali sulla base delle condizioni del paziente e in collaborazione con il medico. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali Range normale dei segni vitali per gli adulti • TEMPERATURA: 36 – 38°C • Temperatura media ascellare: 36,5°C • Temperatura media timpanica/orale: 37°C • Temperatura media rettale: 37,5°C • POLSO: 60 – 100 battiti al minuto • Frequenza cardiaca media: 72 battiti al minuto • PRESSIONE ARTERIOSA: 100–140 / 60–90 mmHg • Valori pressori medi: 120/80 mmHg • FUNZIONE RESPIRATORIA: 12 – 20 atti respiratori al minuto • Frequenza respiratoria media: 16 atti respiratori al minuto a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali Quando rilevare i segni vitali • All’ammissione in una struttura sanitaria • Secondo gli schemi di routine in ospedaleo altra struttura sanitaria • Prima e dopo un intervento chirurgico • Prima e dopo una procedura diagnostica invasiva • Prima, durante e dopo la somministrazione di farmaciche influenzano i segni vitali, cioè che hanno effetti sulla funzione cardiocircolatoria, respiratoria o sul controllo della temperatura • Quando le condizioni fisiche generali del pazientecambiano (perdita della coscienza, aumento del dolore, ecc.) • Quando un paziente riferisce sintomi specifici di malessere (nausea, vomito, vertigini, stanchezza, sentirsi strano, ecc.) • Prima e dopointerventi infermieristiciche influenzano i segni vitali (mobilizzazione, deambulazione, ecc.) a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali LA TEMPERATURA CORPOREA a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali-la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI • La temperatura interna del corpo umano rimane relativamente costante, intorno ai 37°C, senza essere influenzata dall’ambiente esterno (animale omeoterme). Mentre la temperatura della superficie cutanea può variare notevolmente in base alle condizioni ambientali e all’attività fisica. • Le cellule e i tessuti sono in grado di funzionare solo in un intervallo relativamente ristretto di valori di temperatura (variazioni di qualche decimo di grado nelle 24 ore, minime nelle ore mattutine e massime nelle ore pomeridiane). Per un funzionamento ottimale, quindi, gli organi del corpo richiedono una temperatura interna costante. • La rilevazione della temperatura corporea avviene tramite il termometro. Quello italiano è graduato secondo la SCALA CELSIUS (in cui lo 0°C corrisponde alla temperatura di fusione del ghiaccio e 100°C alla temperatura di ebollizione dell’acqua). Il termometro clinico è graduato da 35°C a 42°C ed ogni grado è diviso in 10 parti, o decimi di grado. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI • La regolazione della temperatura corporea(TERMOREGOLAZIONE) richiede la coordinazione di molti sistemi corporei: affinché la temperatura interna rimanga nella norma, la produzione (TERMOGENESI) e la perdita (TERMODISPERSIONE) di calore devono corrispondere per mantenere l’OMEOSTASI. • L’IPOTALAMO, collocato nella ghiandola pituitaria nel cervello, funge da termostato (CENTRO TERMOREGOLATORE). Percepisce le variazioni anche minime della T.C. e stimola i necessari cambiamenti: • nel sistema nervoso e ormonale (segnali termici); • nel sistema circolatorio (vasocostrizione o vasodilatazione); • nella cute (perspiratio insensibilis); • nelle ghiandole sudoripare (perspiratio sensibilis); • nel sistema muscolare (contrazione muscolare volontaria o involontaria). • I NEURONI ricevono SEGNALI TERMICI sia localmente che dalla periferia. I segnali LOCALI sono dati dalla temperatura del sangue circolante nel S.N.C., quelli PERIFERICI, invece, raggiungono i centri per via nervosa e sono inviati da termocettorisuperficiali e profondi presenti nelle varie regioni dell’organismo, che avvertono le variazioni della temperatura sotto o sopra i 37°C. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: produzione di calore o termogenesi • Il corpo produce in continuazione calore come sottoprodotto delle reazioni chimiche, catalizzate dagli enzimi, che avvengono a livello delle cellule, trasformando l’energia chimica in energia calorica (60%) oltre che legami altamente energetici dell’ATP,mediante i processi ossidativi, il cui esito consiste nella produzione di CO² e H²O. • La conversione continua dell’energia chimica in energia termica interna costituisce il processo metabolico. La velocità con cui si produce l’energia interna determina il livello metabolico della persona definito anche METABOLISMO (dal greco metabolikos: variazione, cambiamento). • Quando si parla di METABOLISMO si intende in generale l’insieme delle modificazioni chimiche che hanno luogo nell’organismo umano. Ogni attività dell’organismo richiede energia. L’energia è fornita dai processi di combustione e di ossidazione che avvengono nei tessuti per l’apporto di sostanze nutritive con conseguente liberazione di calore. I processi che si verificano possono essere di tipo anabolico, con processi di sintesi per la conservazione della sostanza vivente (accumulo di energia e formazione di nuovi tessuti), e di tipo catabolico, con processi di scissione per la trasformazione della stessa (liberazione di energia e distruzione di materiale cellulare invecchiato). L’equilibrio dei due processi è importante per la vita dell’organismo. • Il calore è prodotto: 1) dai processi metabolici basali; 2) dalla introduzione degli alimenti; 3) dal lavoro muscolare. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: produzione di calore • Il METABOLISMO BASALE (M.B.), consiste nel minimo consumo energetico per il mantenimento della circolazione, respirazione, peristalsi intestinale, tono muscolare, temperatura corporea, attività ghiandolare e altre funzioni vegetative (cioè che funzionano involontariamente o inconsciamente). • La termogenesi di un soggetto a digiuno e in assoluto riposo in ambiente termicamente neutro, rappresenta il M.B., il cui valore, rapportato alla superficie corporea, è compreso tra 1.400 e 1.800 calorie al giorno (circa 70 calorie/ora). • Questo valore subisce in tutti un aumento dal calore prodotto dall’attività fisica che varia da circa 1.000 calorie, se si conduce vita sedentaria, a circa 6.000 calorie, se si eseguono lavori pesanti o intensa attività sportiva. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: dispersione di calore • Il CALORE, prodotto nell’organismo dall’attività metabolica e dall’esercizio fisico, è una forma di energia non ulteriormente degradabile, che viene disperso con vari meccanismi: • Evaporazione (29%); • Conduzione; • Convenzione; (70%); • Irraggiamento; • Minzione ed evacuazione (1%) a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: dispersione di calore • L’EVAPORAZIONE: • è il meccanismo più efficiente per perdere calore prodotto in eccesso. È il trasferimento di calore quando un liquido si trasforma in gas. La sottrazione di calore avviene perché il velo liquido di sudore evaporando sottrae calore al luogo ove è depositato, cioè la cute. Il calore con questo meccanismo viene eliminato, in quantità minore attraverso l’aria espirata,prevalentemente per evaporazione del sudore (secreto dalle ghiandole sudoripare) che, in quantità minima e, generalmente impercettibile, ricopre la cute costantemente (PERSPIRATIO INSENSIBILIS: 300 ml/die). Durante uno sforzo prolungato o quando fa caldo,la quantità di sudore è maggiore e allora è chiaramente percepito, se non visibile (PERSPITATIO SENSIBILIS: anche litri/die) definito anche sudorazione o diaforesi. • Questo meccanismo è il più efficiente non solo perché la cute è estesa, ma anche perché la dispersione aumenta con la dilatazione dei vasi sanguigni superficiali della cute (rossore da accaldamento, al contrario pallore da raffreddamento). E’ l’unico meccanismo ad essere efficace in ambienti surriscaldati e sotto i raggi del sole. Il raffreddamento è proporzionale alla quantità di sudore prodotto e alla rapidità con cui avviene l’evaporazione: quindi dipende dalla dimensione della superficie scoperta, dall’umidità dell’ambiente, dalla velocità dell’aria e dalla sua temperatura (clima secco o umido, ventilato oppure no). a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: dispersione di calore • LA CONDUZIONE: è il processo con cui il calore passa da un corpo caldo ad uno adiacente freddo.Quando la cute calda tocca un oggetto più freddo, si perde calore. Si può aumentare la dispersione applicando una borsa di ghiaccio o viceversa se si applica una borsa di acqua calda. C’è anche uno scambio di calore diretto tra gli strati più profondi e la cute, ma il grasso sottocutaneo fa da isolante, e vi si oppone (ecco perché i magri soffrono di più il freddo). E’ ancora la conduzione che provoca la perdita di calore introducendo cibi e bevande fredde, ovvero acquisisce calore se gli alimenti sono caldi. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: dispersione di calore • LA CONVENZIONE: è il trasferimento del calore in un liquido o gas (acqua o aria) mediante proprio il trasferimento del fluido da una zona più calda a una zona più fredda. La temperatura dell’aria vicina alla cute aumenta per conduzione, e questo la rende meno densa della restante aria più fredda. Di conseguenza l’aria calda sale ed è rimpiazzata dall’aria fredda che si trova vicino stabilendo una circolazione d’ariache trasferisce calore. La convenzione diventa più importante se c’è vento, in quanto vi è un continuo ricambio dello strato d’aria vicino alla cute. Un ventilatore favorisce la dispersione tramite la convenzione. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: dispersione di calore L’IRRAGGIAMENTO: si intende la trasmissione di calore da un corpo caldo a un corpo freddo senza contatto diretto attraverso l’emissione di radiazioni (luce, infrarossi , ultravioletti). Tutti i corpi irraggiano: corpi a temperatura ambiente emettono in prevalenza radiazioni infrarosse (raggi calorifici), mentre corpi ad alta temperatura, come il filamento di una lampadina, emettono radiazioni sia infrarosse che visibili. Nelle persone questo avviene solo nelle zone scoperte, perché i raggi vengono trattenuti dai vestiti. Quindi un corpo nudo perde più rapidamente calore, a meno che sia esposto alle radiazioni di un corpo più caldo ancora, come il sole d’estate. In questo caso il processo si inverte. La posizione esalta la perdita di calore, per esempio stare in piedi espone una maggiore area irradiante, mentre stare in atteggiamento fetale riduce la perdita di calore. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: meccanismi di dispersione di calore a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CONCETTI FISIOLOGICI: termoregolazione del corpo • Per mantenere la temperatura interna del corpo umano a 37°C, il corpo impiega diversi meccanismi al fine di uguagliare l’aumentata velocità metabolica. Il corpo non tollera a lungo la differenza tra queste due velocità. • Durante un esercizio fisico per esempio la velocità di cessione di calore deve aumentare per uguagliare la quantità di calore ceduta al secondo con quella prodotta dal metabolismo. Il centro termoregolatore è in grado di valutare la temperatura corporea interna (tramite misurazione diretta della temperatura del sangue che lo perfonde) e la temperatura cutanea (misurata da recettori situati sulla cute, i cui impulsi sono trasmessi per via nervosa). • Quando la temperatura dell’ipotalamo è superiore ai 37°C , vengono immediatamente attivati i meccanismi che favoriscono la cessione di calore come la VASODILATAZIONE (per aumentare il flusso di sangue alla cute) e attiva la SUDORAZIONE. • Quando la temperatura dell’ipotalamo scende al di sotto dei 37°C. vengono attivati i meccanismi di conservazione e di produzione del calore quali la VASOCOSTRIZIONE (per diminuire il flusso ematico alla cute) e se non basta il BRIVIDO (per aumentare la produzione di calore viene stimolato l’aumento del tono muscolare involontario, cioè l’aumento delle contrazioni muscolari, anche con vere e proprie scosse muscolari). • Tutto ciò ha un limite: l’organismo non è in grado di resistere a lungo in un ambiente che sia straordinariamente freddo o eccessivamente caldo. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea I FATTORI che INFLUENZANO la temperatura • La T.C. presenta delle piccole oscillazioni giornaliere, essendo correlata all’attività fisica ed al sonno. Si dice che esiste una CURVA TERMICA CIRCADIANA, cioè che avviene nell’arco delle 24 ore. Si determina effettuando la misurazione più volte al giorno, metodo detto RILEVAZIONE TERMICA NICTERALE (cioè del girono e della notte). E’ minima nelle prime ore del mattino, ed è massima a metà pomeriggio nel soggetto sano; in caso di malattia si sommano gli effetti della malattia stessa. • La T.C. nei soggetti sani varia nell’arco della giornata per vari fattori. L’intensa attività fisica aumenta decisamente la T.C.. Nelle donne in età fertile si sovrappone alla curva circadiana un leggero aumento in corrispondenza del periodo ovulatorio fino alla mestruazione (curva circamensile) per effetto del progesterone secreto dopo l’ovulazione dal corpo luteo (utilizzato per verificare l’avvenuta ovulazione). Se si assume contraccettivi (pillola) la T.C. è leggermente più elevata. La temperatura solitamente è più bassa negli anziani. I bambini e gli anziani hanno una instabilità a sostenere le temperature ambientali. Anche lo stress o l’ansia può elevare la temperatura. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea I FATTORI che INFLUENZANO la temperatura • La comprensione dei fattori che influenzano la T.C. aiuta l’infermiere ad accertare e interpretare accuratamente il significato delle variazioni: • ETA’: i neonatihanno una T.C. instabile, perché i loro meccanismi di termoregolazione sono immaturi. Non è insolito che le persone anziane abbiano una T.C. ascellare inferiore ai 36°C. • AMBIENTE: in genere i cambiamenti della temperatura ambientale non influenzano la T.C. interna, ma l’esposizione prolungata a temperature estremamente calde o fredde può causare delle alterazioni. Se la temperatura interna scende sotto i 25°C si può verificare la morte (assideramento). Se sale oltre i 43/44°C si può verificare uno stato di coma e morte (colpo di calore o colpo di sole). • ORA del giorno: la T.C. è più bassa verso le 4/5 del mattino e più alta verso le 17/18 del pomeriggio. Può variare anche di 2°C, soprattutto nei neonati. Probabilmente per il variare dell’attività muscolare e digestiva. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea I FATTORI che INFLUENZANO la temperatura • ESERCIZIO FISICO: la T.C. aumenta con l’attività muscolare attraverso il metabolismo dei grassi e carboidrati che vengono utilizzati per produrre energia. • STRESS: lo stress stimola il sistema nervoso simpatico ( o sistema nervoso vegetativo o autonomo) con aumento dei livelli di adrenalina e noradrenalina (ormoni della midollare dei surreni) i quali stimolano un aumento del metabolismo, incrementando così la produzione di calore. • ORMONI: il progesterone secreto durante l’ovulazione aumenta la temperatura di circa 0,5°C sopra i valori di base. Misurando la T.C. quotidianamente le donne possono determinare quando hanno l’ovulazione e quindi il periodo fertile. Dopo la menopausa la T.C. è la stessa per uomini e donne. Gli ormoni tiroidei (tiroxina) e surrenalici (adrenalina e noradrenalina) aumentano la produzione di calore. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea VARIAZIONI DELLA T. C. • Una variazione può dipendere: 1) da grosse variazioni della temperatura ambientale alle quali l’organismo non è in grado ad adattarsi nonostante i meccanismi fisiologici di correzione messi in atto (ipotermia o ipertermia). Queste variazioni possono essere anche chiamate variazioni da causa ESTRINSECA (come l’assideramento, il colpo di calore, il colpo di sole).; 2) da una alterata regolazione dei meccanismi termoproduttori e termodispersori. Queste variazioni possono essere anche chiamate variazioni da causa INTRINSECA (come l’ipotermia intrinseca e l’ipertermia febbrile); a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea IPOTERMIA intrinseca • Si definisce ipotermia da causa intrinseca un abbassamento della T.C. al di sotto dei 35°C che si verifica indipendentemente dalla temperatura ambientale. Fra le cause ricordiamo: • Gravi carenze alimentari; • Alcuni stati tossici o infettivi (colera); • Gli stati di paralisi muscolare; • Alcuni disordini endocrini (ipotiroidismo, iposurrenalismo) a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea IPERTERMIA FEBBRILE o FEBBRE o PIRESSIA • La febbre è un aumento di T.C. dovuto a disregolazione del termostato ipotalamico: in altri termini, è proprio quest’ultimo a provocare un aumento della temperatura, come difesa dell’organismo nei confronti di alcune malattie (infettive, immunitarie, neoplastiche, ecc.). L’alterazione consiste in un innalzamento della soglia (set-point) di riconoscimento della temperatura di riferimento, per cui i neuroni riconoscono come temperatura di riferimento non quella geneticamente stabilita (37°C), ma una temperatura superiore a questa. • Se la T. C. supera i 37°C si parla di febbre, se supera i 39,5°C si parla di iperpiressia. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea IPERTERMIA FEBBRILE o FEBBRE o PIRESSIA • La disregolazione è causata dalla presenza nel sangue di sostanze prodotte dai leucociti dette PIROGENI ENDOGENIo LEUCOCITARI (citochine: interleuchine o interferoni, e prostaglandine (PGE2) in qualità di mediatori della flogosi) in risposta a una serie di eventi: • Infezioni; • Presenza di varie tossine; • Neoplasie; • Traumi cranici; • Stati infiammatori cronici; • Necrosi tissutali. • Quindi non è vero che la febbre indichi sempre la presenza di un’infezione, e non è neppure vero che in tutte le infezioni ci sia sempre febbre, come nelle infezioni localizzate lievi (foruncolo, raffreddore) e negli organismi defedati che non sono in grado di difendersi adeguatamente (infezioni apirettiche). Dal punto di vista della patologia umana, le sostanze comunque che rivestono maggior interesse sono iPIROGENI ESOGENI o BATTERICI. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CARATTERISTCHE METABOLICHE del PROCESSO FEBBRILE • Il mantenimento della T.C. su valori più elevati del normale, poiché i processi di termodispersione sono operanti, viene ottenuto con un aumento della termogenesi. In pratica una grossa parte dell’energia prodotta viene dissipata come calore e non immagazzinata come ATP. Ciò è una delle cause dell’astenia che si ha nei processi febbrili. • Prevalgono, inoltre, i processi di tipo catabolico su quelli di tipo anabolico. Catabolismo proteico e diminuzione dell’introduzione di cibo, per disturbi gastrici che accompagnano gli episodi febbrili, portano a disappetenza e quindi un dimagrimento e diminuita funzionalità di vari parenchimi (fegato, rene) e organi. L’aumento del catabolismo lipidico e del glucosio, provoca aumento dei corpi chetonici nel sangue con diminuzione della riserva alcalina. Nei bambini soprattutto vi è il pericolo di crisi acetoniche più o meno gravi. Poiché la diuresi è diminuita si ha ritenzione di scorie azotate (iperazotemia). a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CARATTERISTCHE METABOLICHE del PROCESSO FEBBRILE • Oltre alle modificazioni di tipo chimico, e probabilmente a causa proprio di queste, si hanno dellealterazioni di vari organi: • A carico del cuore si ha tachicardia (circa 8-10 pulsazioni per ogni grado oltre i 37°C); • A carico dei polmoni si ha polipnea (per eliminare CO2 per compensare lo stato di acidosi); • A carico dell’apparato digerente si ha un interessamento della mucosa e del fegato (con inappetenza, nausea e vomito); • A carico del sistema nervoso centrale (S.N.C.) si ha una sofferenza dovuta alla carenza energetica e all’azione diretta del calore (cefalea, convulsioni, delirio). a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea IL DECORSO DELL’ EPISODIO FEBBRILE • Un episodio febbrile è normalmente caratterizzato da 3 fasi cronologiche: • FASE DI ASCESA o PRODROMICA: corrisponde al momento in cui i mediatori innescati dalle citochine agiscono sui neuroni del centro termoregolatore che innesca la risposta termoconservativa. E’ caratterizzata dalla sensazione soggettiva di freddo, dalla eventuale comparso di brivido (aumento della termogenesi) e del pallore cutaneo, che consegue alla vasocostrizione (riduzione della termodispersione). La T.C. aumenta progressivamente e talvolta con rapidità. Il paziente sente freddo e tenta di coprirsi. • FASE DI ACME o PLATEAU o FASTIGIO: corrisponde al periodo in cui il centro termoregolatore si regola su un livello più elevato di quello fisiologico (modifica del set point) con conseguente aumento della temperatura, raggiungendo valori che sono proporzionali alla riduzione della sensibilità dei neuroni del centro. Scompare la sensazione di freddo che è sostituita da quella di caldo. Tale fase perdura fino a che la produzione in eccesso di pirogeni endogeni permane, a seconda della causa. • FASE DI DEFERVESCENZA: corrisponde alla ridotta produzione di citochine pirogene, che può essere graduale (per lisi) o rapida (per crisi), riportando al valore di 37°C la soglia di sensibilità agli stimoli termici dei neuroni del centro termoregolatore. Se avviene per LISI non vi sono sintomi particolari, salvo un lieve senso di calore seguito da benessere dovuto alla ritrovata normalità. Se avviene per CRISI si verifica una notevole vasodilatazione accompagnata da sudorazione profusa (diaforesi) che può rendere il paziente disidratato e spossato. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CURVE TERMICHE • A seconda della causa l’andamento della febbre nel tempo è diverso. La febbre si valuta costruendo la cosiddetta CURVA TERMICA, cioè un grafico in cui si riporta le rilevazioni della T.C. nella giornata per tutto il periodo febbrile. In questo modo si rilevano i valori minimi e massimi, il numero di episodi di incremento e di defervescenza, la durata dell’acme. Alcune curve sono caratteristiche: • FEBBRICOLA: non vengono mai raggiunti i 38°C; • FEBBRE CONTINUA: l’acme ha oscillazioni inferiori a un grado nelle 24 ore e quindi la T.C. tende ad essere costante; • FEBBRE REMITTENTE: le oscillazioni quotidiane sono maggiori di un grado, ma la T.C. non torna alla normalità; • FEBBRE INTERMITTENTE: si passa ripetutamente nelle 24 ore da uno stato febbrile ad uno stato di apiressia; • FEBBRE ONDULANTE: aumenta progressivamente nel giro di vari giorni, raggiunge un picco e poi decresce lentamente in più giorni successivi (per lisi) della durata di 1-2 settimane e dopo uguale periodo di apiressia riprende con le stesse modalità; • FEBBRE RICORRENTE: 3-4 giorni di febbre che cade rapidamente per crisi si alternano a 3-4 giorni di apiressia. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CURVE TERMICHE • Una volta lo studio delle curve termiche era molto importante non avendo molti mezzi diagnostici. Una febbre intermittente preceduta da brivido e rapida defervescenza, con puntate ogni terzo o quarto giorno, richiamava l’attenzione sulla possibilità di una malaria terzanao quartana Una febbre continua ad insorgenza lenta, della durata di tre settimane con lenta defervescenza, era caratteristica del tifo. Una febbre ondulante è tipica della brucellosi o del morbo di Hodgkin . Una febbre ricorrente è tipica di molte treponematosi (borrelia, sifilide). • La febbre comunque non è sempre proporzionale alla gravità della malattia: una grave broncopolmonite in un anziano può essere apirettica, una banale influenza in un giovane può raggiungere i 40°C. • Una T.C. pari o superiore a 41°C, qualunque sia la causa, può di per sé danneggiare irreversibilmente il sistema nervoso, perciò richiede energici provvedimenti terapeutici. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea CURVE TERMICHE • Oggi vi sono altri mezzi più precisi per diagnosticare le malattie e le terapie modificano precocemente le curve termiche, per cui hanno perso il loro significato, salvo in due casi: • FEBBRICOLA: frequente e spesso asintomatica, soprattutto alla sera (FEBBRICOLA SEROTINA) e nelle giovani donne in profilassi con anticoncezionali e/o soggetti emotivi. Tuttavia merita sempre attenzione e ulteriori indagini (esami ematochimici e radiografia) perché una minoranza di casi potrebbero avere una tubercolosi o una neoplasia oppure un’infezione cronica. • FEBBRE SETTICA: ha un andamento intermittente, con puntate di 1 o 2 volte al giorno, con un incremento rapido con brivido, acme breve e rapida defervescenza per crisi. E’ caratteristica delle sepsi (infezioni delle vie biliari e urinarie e delle raccolte ascessuali). a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA T.C. • Si possono usare metodi: • FARMACOLOGICI: alcuni farmaci “riassestano” il centro termoregolatore, in modo che tenda a raggiungere i valori normali. Vengono chiamati FARMACI ANTIPIRETICI. I più usati sono l’acido acetilsalicilico (aspirina, flectadol, aspegic), i pirazolonici (novalgina), paracetamolo (tachipirina). • FISICI: agiscono sottraendo calore in maniera diretta. Da utilizzare con gli antipiretici per non provocare una vasocostrizione elevata finalizzata ad aumentare la termogenesi relativa al nuovo set-point del centro termoregolatore. Tra questi metodi vanno ricordati: • APPLICAZIONI FREDDE: sottoforma di borse di ghiaccio sotto le ascelle o all’inguine; • SPUGNATURE DI ALCOOL: è molto efficace per agire rapidamente, con l’avvertenza di ventilare l’ambiente; • IMMERSIONE: in acqua fresca, usata soprattutto ormai solo in casi d’emergenza sul territorio lontani da ospedali (colpo di calore). • MATERASSO AD ACQUA: versione moderna della precedente. Efficace perché non solo raffredda ma riesce a mantenere il corpo a temperatura desiderata regolando con una centralina il flusso e la temperatura dell’acqua. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DECORSO FEBBRE CONTINUA a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DECORSO FEBBRE REMITTENTE a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DECORSO FEBBRE INTERMITTENTE a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DECORSO FEBBRE ONDULANTE a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DECORSO FEBBRE RICORRENTE a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DECORSO FEBBRICOLA a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea MISURAZIONE DELLA T.C.: SCOPO • La rilevazione del parametro della T.C. stabilisce un valore base di riferimento per: • Ottenere dei dati di base per confrontare le misurazioni successive; • Ricercare le alterazioni della temperatura; • Valutare la progressione della malattia; • Valutare i risultati della terapia prescritta. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea MISURAZIONE DELLA T.C.: ACCERTAMENTO • Si devono considerare alcuni elementi prima di rilevare la T.C.: • La presenza di segni clinici e sintomi dell’alterazione della temperatura (pallore o rossore del volto, presenza di brivido o di diaforesi, vomito, sensazione di spossatezza, inappetenza, nausea); • La presenza di fattori che influenzano la temperatura (ingestione di cibi o liquidi caldi o freddi negli ultimi 15 minuti, aver fumato negli ultimi 15 minuti, esercizio fisico recente, età, ormoni, farmaci che causano variazioni); • Determinare il sito più appropriato per la misurazione. • Ogni sede può essere soddisfacente se si utilizza una tecnica appropriata e se si tengono in considerazione le normali variazioni delle diverse sedi. Normalmente la temperatura ascellare corrisponde ad un valore medio di 36,5°C, quella orale di 37°C, quella rettale di 37,5°C. • Quando è possibile la misurazione della temperatura dovrebbe essere effettuata nelle stesse ore e nella stessa sede, utilizzando lo stesso termometro, in modo che l’interpretazione delle variazioni sia più attendibile. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea MISURAZIONE DELLA T.C.: SEDI • Le sedi più comuni sono: • CAVO ASCELLARE: in Italia è la sede più utilizzata anche se rileva la temperatura esterna e necessita accuratezza nella rilevazione (asciugatura dell’ascella, corretta posizione del termometro, tempi lunghi di rilevazione). Come strumento per lo più si utilizza il termometro a massima di vetro ovale e si lasci in situ 7-10 minuti. Si possono utilizzare anche strisce/cerotti termometrici monouso (60 secondi), soprattutto nei reparti di isolamento protettivo oppure termometri elettronici con unità display e sonda ricoperta da una guaina monouso (20-50 secondi). • PIEGA INGUINALE: si utilizza qualora il cavo ascellare sia impossibilitato con le stesse modalità; • CANALE UDITIVO ESTERNO: questa sede si sta diffondendo sempre più, perché riflette la temperatura interna e la rilevazione è veloce e facile sia nei bambini che negli anziani che nei pazienti critici. E’ controindicata in caso di lesione timpanica o di secrezioni intense auricolari. La misurazione può essere influenzata da tappi di cerume significativi. Si utilizza un termometro elettronicoapposito con un sensore ad infrarossi sulla punta e guaina monouso e si lascia in situ 2-5 secondi; a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea • CAVO ORALE: è la sede più comune nel mondo anglosassone, rileva la temperatura interna. Può essere alterata dall’ingestione di cibi o bevande fredde o calde, dall’aver fumato e dall’ossigenoterapia. Da evitare la rilevazione con termometri di vetro nei bambini piccoli, nei pazienti incoscienti, agitati o con tremori. Si utilizzano per lo più termometri a massima di vetro con punta corta e larga lasciandoli in situ 3-5 minuti, ma negli ultimi anni sta implementandosi l’uso del termometro elettronico (20-50 secondi) e l’uso di strisce/cerotti termometrici monouso (60 secondi) . • AMPOLLA RETTALE: è considerata una delle sedi più affidabile per ottenere la temperatura interna, anche se è da evitare di porre il termometro nel materiale fecale. E’ però poco tollerata per il fastidio e il disagio. E’ controindicata in caso di diarrea o dopo interventi chirurgici a livello rettale o con patologie rettali. Si utilizza il termometro a massima di vetro con punta corta, larga e smussata e si lasci in situ 3 minuti o termometri elettronici con guaina monouso (20-50 secondi). • AREA FRONTALE: questa sede è di facile utilizzo e ben tollerata dai neonati e bambini oppure per effettuare degli screening. Si utilizzano strisce/cerotti termometrici monouso (60 secondi). Tali strumenti tendono a sottostimare o sovrastimare la T.C., pertanto le rilevazioni sono da verificare con altri strumenti. • CAVITA’ VAGINALE: è la sede che si utilizza per rilevare il periodo dell’ovulazione nelle donne fertili. Il termometro è a massima di vetro con punta lunga e spessa e si lasci in situ 5 minuti. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea MISURAZIONE DELLA T.C.: SEDI a cura di: dott.ssa Alida Favro
9° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea DIAGNOSI INFERMIERISTICHE • Dall’accertamento effettuato sul paziente si possono identificare le diagnosi infermieristiche o i problemi clinico-collaborativi. • Le diagnosi infermieristiche di IPERTERMIAe IPOTERMIA si riferiscono a persone con temperatura rispettivamente, al di sopra o al di sotto della norma e che presentano, inoltre, arrossamento o pallore cutaneo, cute calda o fredda, aumento o riduzione della frequenza respiratoria, aumento o riduzione della frequenza cardiaca, sudorazione o brividi/orripilazione, disappetenza o malnutrizione ecc. (SEGNI/SINTOMI CLINICI o MANIFESTAZIONI o CARATTERISTCHE DEFINENTI) • Le condizioni che determinano gli stati di IPERTERMIA o IPOTERMIA possono essere l’esposizione al calore, sole o al freddo, pioggia, neve, vento, abbigliamento inadeguato al clima, assenza di condizionamento o di riscaldamento ambientale, sottopeso o sovrappeso, disidratazione, consumo di alcool, attività fisica vigorosa o inattività, inefficacia della termoregolazione (neonato, anziano), ecc. (CAUSE o FATTORI CORRELATI) • Nei casi di ipertermia o ipotermia lieve, sono trattabili con interventi di carattere infermieristico, quali ad esempio la correzione delle cause esterne (vestiario inadeguato, esposizione al caldo o freddo, assunzione di liquidi, attività fisica inadeguata), se gravi diventano problemi clinico-collaborativi che richiedono interventi anche medici (farmaci antipiretici, antibiotici, soluzioni idrosaline, ecc.). a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali- la temperatura corporea a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali IL POLSO a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali - il polso CONCETTI FISIOLOGICI • Per polso (da pulsus = battito) arterioso si intende la pulsazione apprezzabile alla palpazione delle arterie periferiche: rappresenta l’impulso trasmesso al flusso sanguigno dalla eiezione del sangue nell’aorta durante la sistole (60-80 ml circa). • Le pareti vascolari non sono rigide, ma elastiche, potendosi dilatare e contrarre in ogni punto della rete arteriosa. L’aorta infatti prima si espande poi si contrae creando un’onda pulsante che si propaga nei vasi sanguigni con la conseguenza che la rete arteriosa è percorsa da un’onda pulsatile, detta ONDA SFIGMICA, la quale provoca il polso arterioso, che con facilità viene avvertito in corrispondenza delle arterie superficiali che poggiano su un piano osseo o muscolare contro il quale è possibile esercitare una resistenza. • La presenza del polso su un’arteria è quindi l’espressione dell’attività cardiaca e della pervietà dell’albero arterioso fino al punto dove si rileva. a cura di: dott.ssa Alida Favro
5° unità didattica: i segni vitali - il polso CARATTERISTICHE DEL POLSO • La frequenza e il ritmo sono stabiliti da cellule specializzate che costituiscono il sistema di conduzione cardiaco. Gli stimoli per la contrazione del cuore normalmente iniziano con un impulso elettrico nel nodo senoatriale dell’atrio destro (60-80 impulsi al minuto). L’impulso elettrico si diffonde rapidamente nel sistema di conduzionedelle rimanenti parti del cuore, così che le fibre muscolari cardiache si contraggono in modo sincrono. L’irregolarità del ritmo di solito indica un’alterazione del sistema di conduzione oppure un’origine dell’impulso in una sede diversa da quella del nodo senoatriale. La qualità è determinata da numerosi fattori tra cui la forza con cui il sangue è spinto dai ventricoli, la quantità del sangue emesso ad ogni contrazione, l’elasticità delle arterie. a cura di: dott.ssa Alida Favro