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Prima che sia troppo tardi. A quarant’anni dall’appello della Populorum Progressio. Prima che sia troppo tardi.
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Prima che sia troppo tardi A quarant’anni dall’appello della Populorum Progressio
Prima che sia troppo tardi • Quando tanti popoli hanno fame, quando tante famiglie soffrono la miseria, quando tanti uomini vivono immersi nell’ignoranza, quando restano da costruire tante scuole, tanti ospedali, tante abitazioni degne di questo nome, ogni sperpero pubblico o privato, ogni spesa fatta per ostentazione nazionale o personale, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi!” • 53 – Populorum Progressio
L’Enciclica Populorum Progressio e la Dottrina Sociale della Chiesa
“Populorum Progressio” • Famosa enciclica scritta da Papa Paolo VI e pubblicata il 26 marzo 1967 • “Lo sviluppo dei popoli" Dedicata al tema dello sviluppo dei popoli, presupposto fondamentale per il riconoscimento dei diritti dei poveri e degli ultimi
Lo sviluppo dei popoli “Oggi il fatto di maggior rilievo del quale ognuno deve prendere coscienza, è che la questione sociale ha acquistato dimensione mondiale” Finalmente i popoli della fame e del sottosviluppo, ridotti in questo stato dall'iniqua distribuzione delle ricchezze, irrompono prepotentemente nella scena del mondo occidentale che continua ostinatamente ad essere cieco e sordo di fronte agli squilibri planetari e vuole difendere per sé, a tutti i costi, le ricchezze accumulate, grazie anche allo sfruttamento dei poveri e ad un'economia mondiale priva di regole, se non quelle del mercato e del profitto. La Populorum Progressio ha messo in primo piano il tema dello sviluppo dei popoli, presupposto fondamentale per il riconoscimento dei diritti dei poveri e degli ultimi. È stato grazie a questo documento ancora oggi attualissimo, che i popoli della fame e del sottosviluppo, ridotti in questo stato dall’iniqua distribuzione delle ricchezze, irruppero prepotentemente sulla scena
La proposta di un nuovo modello di sviluppo “Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”. La proposta era quella di un nuovo modello di sviluppo, aperto alla cooperazione, all’accoglienza e al dialogo tra le culture, essendo coscienti che le trasformazioni economiche, politiche, tecnologiche si ripercuotono necessariamente sullo sviluppo integrale dell’uomo e sulla crescita dei popoli.
La sua attualità “si è malauguratamente instaurato un sistema che considerava il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi sociali corrispondenti … non si condanneranno mai abbastanza simili abusi, ricordando ancora una volta solennemente che l’economia è al servizio dell’uomo.” A quarant’anni dalla sua pubblicazione, resta purtroppo attuale la forte denuncia degli squilibri planetari con ricchezze accumulate grazie anche allo sfruttamento dei poveri e ad un’economia mondiale priva di regole, se non quelle del mercato e del profitto. Si sono aggravate le condizioni di disuguaglianza e le distanze tra paesi ricchi e paesi poveri e siamo ancora molto lontani dalla globalizzazione della fraternità auspicata dalla PP.
Le grandi sfide che affronta “I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza” “La Chiesa trasale davanti a questo grido di angoscia” La PP esamina i diversi ambiti che nel mondo minano la dignità umana, ed esamina con chiarezza e lucidità i nodi principali, non limitandosi soltanto a denunciare gli squilibri, ma analizzandole le cause. La PP anticipa temi che all’epoca non erano ancora al centro del dibattito internazionale, sottolineando come servano ancora scelte decisive perché lo scandalo della fame, della povertà, della morte precoce, del mancato riconoscimento dei diritti umani essenziali trovi vie praticabili di soluzione a breve e lungo termine.
IL DIRITTO AL CIBO E LA SOVRANITÀ ALIMENTARE NELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Dalla Populorum Progressio • “La natura profonda della creazione è di essere un dono di Dio, un dono per tutti, e Dio vuole che tale rimanga. Per questo il primo imperativo è di conservare la terra nella sua natura di dono e benedizione e di non trasformarla invece in strumento di potere o motivo di divisione” • “Dio ha destinato la terra e tutto ciò che contiene all'uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, dimodoché i beni della creazione devono equamente affluire nelle mani di tutti, secondo la regola della giustizia, ch'è inseparabile dalla carità” (22 P.P.)
Cos’è il diritto al cibo? “Noi, Capi di Stato e di Governo riaffermiamo il diritto di ogni persona ad avere accesso ad alimenti sani e nutrienti, in accordo con il diritto ad una alimentazione appropriata e con il diritto fondamentale di ogni essere umano di non soffrire la fame.” Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo 1948
I DATI DELLA FAME NEL MONDO • 854 milioni di persone nel mondo soffrono la fame (Rapporto FAO 2006) • Ogni anno fame e malnutrizione uccidono più di AIDS, malaria e tubercolosi messi insieme • Delle persone che soffrono la fame, la percentuale maggiore vive nelle zone dell’ Africa sub-sahariana. (dati FAO 2006)
Le cause della fame nel mondo Oltre quindici anni fa la FAO sosteneva che “il mondo, all’attuale stato della capacità produttiva agricola, potrebbe nutrire senza alcun problema più di 12 miliardi di persone”. Quindi sicuramente la fame è dovuta a conflitti, epidemie, diffusione dell’AIDS, ma principale responsabile della denutrizione è la distribuzione ineguale delle ricchezze. (Jean Ziegler, rappresentante all'ONU per l'alimentazione, in “La fame nel mondo spiegata a mio figlio”, Milano, Pratiche Editrice, 1999)
Il modello di sviluppo attuale La profonda iniquità che caratterizza le relazioni economiche e di potere tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri della terra è determinata da un modello di sviluppo basato sulla ricerca del profitto e accumulo di ricchezze in mano a pochi, un modello che ignora le regole della giustizia sociale.
Il giudizio della Dottrina Sociale della Chiesa “Nell’attuale sistema economico mondiale finisce che i poveri restano sempre più poveri, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi... Non si condanneranno mai abbastanza simili abusi, ricordando ancora una volta solennemente che l’economia è a servizio dell’uomo”. (PAOLO VI, Populorum progressio, 26).
L’urgenza di una riforma agraria “da intraprendere senza indugio, per ridare all’agricoltura, ed agli uomini dei campi, il giusto valore come base di una sana economia, nell’insieme dello sviluppo della comunità sociale” (Giovanni Paolo II, lett.enc. Laborem excercens, 21 AAS73 (1981)634)
I Problemi di questo modello: • Concentrazione della terra • Il potere crescente delle multinazionali • Gli squilibri nel commercio internazionale • Liceità o meno degli Organismi Geneticamente Modificati • Sfruttamento dell’immigrazione in Europa
Concentrazione della terra Prima che sia troppo tardi “Se la terra è fatta per fornire a ciascuno i mezzi della sua sussistenza e gli strumenti del suo progresso, ogni uomo ha dunque il diritto di trovarvi ciò che gli è necessario”. 22 P.P.
La riforma agraria nel XXI secolo Il Brasile è uno dei paesi più grandi del mondo con 850 milioni di ettari, il 43,8% di questa superficie è nelle mani dei latifondisti: UNO DEI MODELLI DI DISTRIBUZIONE DELLA TERRA PEGGIORI DEL MONDO L'1% DEI PROPRIETARI POSSIEDE METÀ DELLA TERRA COLTIVABILE Negli ultimi anni sono fallite 900 mila piccole proprietà: 2 milioni di salariati agricoli hanno perso il loro lavoro In Italia nel 1950 venne promulgata la legge della Riforma Agraria che prevedeva l’esproprio di migliaia di ettari di terreno da distribuire gratuitamente ai braccianti agricoli più poveri.
Aspetti a cui oggi deve rispondere una politica di riforma agraria: • Ridistribuzione della terra • Parità tra sessi e dei diritti delle donne • Partecipazione dei contadini ai processi di sviluppo territoriale • Dimensione ecologica Per una migliore distribuzione della terra. La sfida della riforma agraria, Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (1997)
Il potere delle multinazionali:la grande distribuzione La nostra seconda raccomandazione è per quelli che in forza della loro attività economica sono chiamati in paesi recentemente aperti all'industrializzazione … Il loro stesso senso dell'organizzazione dovrà ad essi suggerire il modo migliore per valorizzare il lavoro indigeno. . che nessuno, qualunque sia la sua condizione, resti ingiustamente in balìa dell'arbitrio. P.P. 70 Prima che sia troppo tardi
Alcuni dati … Secondo i dati FAO, ad oggi le 30 maggiori catene di supermercati controllano 1/3 delle vendite globaliSolo in America Latina le maggiori catene controllano dal 65% al 95% delle vendite. The state of food insecurity in the world 2004, FAO
Come operano le multinazionali della distribuzione: • Carrefour ha impiantato in Brasile un centro in grado di servire un mercato di oltre 50 milioni di consumatori. I meloni venduti sono acquistati da solo 3 produttori del Nord Est del brasile • Le grandi catene multinazionali si stanno sostituendo ai piccoli negozi a conduzione famigliare • Nell’Africa Sub-Sahariana si trovano punti vendita di prodotti agricoli e materie prime destinati ai canali della grande distribuzione internazionale, a cui la popolazione locale non può accedere
Un reale cambiamento richiede Maggiore partecipazione dei contadini ai processi decisionali che li riguardano Regole per il commercio internazionale più eque che possano tutelare le produzioni locali e le diverse tradizioni alimentari Risveglio critico del consumatore
Gli squilibri del commercio internazionaleCommercio e terra “Gli sforzi, anche considerevoli, che vengono dispiegati per aiutare sul piano finanziario e tecnico i Pvs, sarebbero illusori, se il loro risultato fosse parzialmente annullato dal gioco delle relazioni commerciali tra Paesi ricchi e Paesi poveri. La fiducia di questi ultimi verrebbe profondamente scossa se avessero l’impressione che si toglie loro con una mano quel che si porge con l’altra” (Populorum Progressio, par. 56)
Le regole del commercio internazionale Limiti alle esportazioni dei Paesi poveri I paesi ricchi ostacolano le esportazioni di Africa, Asia ed America latina con dazi che raggiungono il 129% del prezzo dello zucchero (negli Stati Uniti) e addirittura il 162% del prezzo del grano nell’UE. I paesi più poveri perdono ogni anno a causa di queste barriere doganali oltre 100 miliardi di euro. Sussidi alle esportazioni dei Paesi ricchi A questo si aggiunge una politica di sussidi da parte di Stati Uniti ed Unione Europea che ha raggiunto la cifra record di 330 miliardi di euro l’anno. I paesi ricchi spendono un miliardo di euro di sussidi ogni giorno, producendo un surplus che viene spesso scaricato a prezzi inferiori a quelli di costo nei mercati dei paesi più poveri. Queste politiche di sussidi e di dumping di prodotti assistiti danneggiano i produttori dei paesi poveri riducendone le entrate di almeno 20 miliardi di euro l’anno.[1] [1] Human Development Report 2003, UNDP
Commercio internazionale come fonte di sviluppo per i paesi più poveri L’agricoltura è la chiave per ridurre la povertà in Africa: rappresenta il 70% dell’occupazione Negli ultimi anni i paesi africani sono stati costantemente invitati ad abbassare le barriere doganali ai prodotti agricoli mentre i paesi ricchi continuano a sovvenzionare pesantemente le loro esportazioni agricole praticando il dumping verso i paesi più poveri
Le conseguenze • Gli agricoltori del Sud sono costretti a cessare le proprie produzioni o a diversificare le proprie colture spostandosi su altre coltivazioni, come prodotti tropicali, che più facilmente trovano sbocco nei mercati esteri. • Diventano dipendenti dal mercato internazionale che è caratterizzato da una forte volatilità dei prezzi agricoli. • L’abbassamento dei prezzi internazionali causati dall’eccesso dell’offerta dei prodotti agricoli, come conseguenza delle eccedenze di produzione immesse da UE e USA sul mercato mondiale, rende difficile per i contadini del Sud la competizione • Un prezzo così basso inoltre non garantisce un reddito stabile e sufficiente neanche ai piccoli agricoltori che tentano comunque di produrre e che diversificano le proprie produzioni per poter esportare.
Quali soluzioni? • Promuovere un nuovo modello di sviluppo che tuteli l’ambiente e l’agricoltura familiare: politiche di industrializzazione all’agricoltura hanno fallito come strumento per lo sviluppo umano in campo agricolo e rurale • Promuovere la giustizia commerciale attraverso regole eque del commercio internazionale • L’OMC dovrebbe adottare gli obiettivi di sviluppo del Millennio come quadro di riferimento delle proprie politiche: lo stallo dei negoziati multilaterali in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio porterà alla stipula di accordi bilaterali dove vigerà la legge del più forte. • I Paesi ricchi devono adottare politiche di sviluppo territoriale più inclusive con il coinvolgimento attivo dei produttori, dei consumatori e dei lavoratori. • Assicurare la sovranità alimentare
La sovranità alimentare “Il diritto dei popoli a definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione, distribuzione, e consumo di alimenti che garantiscano a loro volta il diritto all’alimentazione per tutta la popolazione, rispettando le singole culture e diversità dei metodi contadini, e garantendo ad ogni comunità l’accesso e il controllo delle risorse di base per la produzione, come la terra,l’acqua, il patrimonio genetico e il credito. “ (Forum ONG/OSC per la sovranità alimentare 2002)
Immigrati e Agricoltura Gli immigrati sono una realtà difficile in molte società occidentali,un problema politico in molti Paesi, compresi l’Italia, ma sono un segno dei tempi. La Chiesa invita a cogliere il positivo di questo segno dei tempi, vincendo ogni forma di discriminazione, ingiustizia e disprezzo della persona umana, perché ogni uomo è immagine di Dio” (Benedetto XVI, Angelus 15/01/2006- Giornata delle migrazioni)
Immigrazione e agricoltura • L’Italia è diventato un Paese d’immigrazione, multietnico con problematiche e potenzialità • Il principale settore d’impiego degli immigrati è l’agricoltura: in UE più di un lavoratore stagionale agricolo su dieci è extracomunitario (oltre 500.000 su 4 milioni)
Problematiche dell’immigrazione • Le condizioni di lavoro sono ai limiti del rispetto della dignità umana: • Salari bassi 20/25 euro al giorno • orari massacranti 10/12 ore di lavoro • nessuna tutela sindacale • condizioni igieniche e alloggiative inaccettabili: 50% non dispone di acqua potabile, 30% non ha elettricità, 44% non dispone di toilette, il 40% vive in edifici sovraffollati e abbandonati • Gli immigrati fuggono dai loro paesi a causa di guerre, carestie, desertificazione, persecuzione…
EUROPA Popolazione agricola in Europa: 4% l’UE sussidia pesantemente l’agricoltura e applica tariffe molto alte su prodotti che i PVS producono (riso, zucchero) In Europa lo sviluppo agricolo è stato raggiunto grazie alle politiche di distribuzione della terra, eppure c’è scarso impegno per la risoluzione di questo problema a livello globale L’UE è uno dei maggiori soggetti che sussidiando le esportazioni agricole pratica il dumping soprattutto verso l’Africa Le sedi delle maggiori multinazionali sono spesso nei paesi occidentali Nel mondo si spendono più di 960 miliardi di dollari in armamenti che spesso vanno a finanziare i conflitti dimenticati in Africa AFRICA Popolazione agricola in Africa: 70% (dati FAO) l’agricoltura è la principale attività produttiva ma le regole dell’OMC, del FMI e della BM hanno imposto la completa liberalizzazione dell’attività. In Africa la popolazione non possiede neanche la terra dove vive in condizioni al di sotto della dignità umana, per esempio negli slums a Nairobi Il Dumping costringe i produttori ad abbandonare le coltivazioni locali perché non riescono a vendere i loro prodotti dove quelli europei sono disponibili a prezzi molto più bassi Le multinazionali estendono il loro controllo sulle agricolture di piantagione sfruttando la manodopera locale costretta a lavorare “in affitto”, con salari bassissimi e senza tutele La maggior parte di coloro che abbandonano la loro terra per l’Europa fuggono da carestie, conflitti, povertà. Immigrazione: “specchio” dell’Europa verso l’Africa
Gli Organismi Geneticamente Modificati “la liceità dell’uso delle tecniche biologiche e biogenetiche non esaurisce tutta la problematica etica: come per ogni comportamento umano, è necessario valutare accuratamente la loro reale utilità nonché le loro possibili conseguenze anche in termini di rischi”” (DSC 477)
Gli Organismi Geneticamente Modificati • Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un essere vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica che consentono l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi genici. • Ad oggi i maggiori produttori di OGM sono gli Stati Uniti, l’Argentina, il Canada, la Cina, il Brasile e i prodotti coltivati a OGM sono soia, mais, cotone, e colza. • Rimangono scettici alcuni paesi europei come l’Italia, il Giappone, l’Australia e alcuni stati africani come lo Zambia.
La normativa europea • La normativa europea richiede il principio di precauzione: • valutazione positiva del rischio sanitario e ambientale di ogni singolo OGM, prima di autorizzare la commercializzazione.
Principio di Precauzione • Deriva da una comunicazione della Commissione, adottata nel febbraio del 2000, sul "ricorso al principio di precauzione" nella quale definisce tale concetto e spiega come intende applicarlo. Esso si applica: • ai casi in cui i dati scientifici sono insufficienti, poco conclusivi o non certi; • ai casi in cui da una valutazione scientifica previa emerge che si possono ragionevolmente temere effetti potenzialmente pericolosi per l'ambiente e la salute umana, animale o vegetale. • In questi due casi, i rischi sono incompatibili con il livello di protezione elevato perseguito dall'Unione europea.
Principio di Precauzione Questa comunicazione enuncia anche le tre regole cui attenersi per far sì che il principio di precauzione sia rispettato: • una valutazione scientifica completa condotta da un'autorità indipendente per determinare il grado d'incertezza scientifica; • una valutazione dei rischi e delle conseguenze in mancanza di un'azione europea; • la partecipazione, nella massima trasparenza, di tutte le parti interessate allo studio delle azioni eventuali. • La Commissione rammenta, inoltre, che le misure risultanti dal ricorso al principio di precauzione possono configurarsi in una decisione di agire o di non agire. Questa decisione è funzionale al livello di rischio ritenuto "accettabile". Ad esempio, l'Unione aveva applicato questo principio di precauzione in materia di organismi geneticamente modificati (OGM) con l'adozione di una moratoria per la loro commercializzazione tra il 1999 e il maggio del 2004. Fonte: UE http://europa.eu
I rischi da evidenziare in un dibattito ancora in corso: • Dipendenza dei PVS dalle multinazionali che detengono la produzione, la commercializzazione e la diffusione di sementi OGM. Quattro aziende agrochimiche e biotecnologiche controllano una gran parte del mercato sementiero: Monsanto, Syngenta, Bayer CropScience e DuPontle sementi transgeniche • Monsanto assorbe il 91% della soia, il 97% del mais, il 63,5% del cotone ed il 59% della canapa. A livello più generale, sommando cioè coltivazioni convenzionali e transgeniche, la Monsanto detiene il 41% del mais ed il 25% della soia.
Nei casi di fallimento della coltura i costi sostenuti non vengono compensati causando indebitamento e impoverimento: sono 150 mila i suicidi di contadini indiani che si sono verificati a partire dal 1993 • Rischi per la biodiversità: si tende a ridurre e uniformare le specie coltivate prediligendo quelle più resistenti e maggiormente rispondenti alle esigenze di mercato globale. Ancora una volta a farne le spese sono i piccoli agricoltori del Sud.
GLI OTTO OBIETTIVI DEL MILLENNIO: • Dimezzare la povertà assoluta e la fame nel mondo • Assicurare l'istruzione elementare a tutti i bambini e le bambine del mondo • Promuovere la parità fra i sessi. • Ridurre di 2/3 la mortalità dei bambini al di sotto dei 5 anni di età. • Ridurre di 2/3 la mortalità materna. • Fermare ed invertire il trend di diffusione dell’HIV/AIDS • Assicurare la sostenibilità ambientale • Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo: cooperazione allo sviluppo, cancellazione del debito estero dei paesi più poveri, coerenza delle politiche, governance mondiale