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Alessandro Manzoni I PROMESSI SPOSI cap. xvii. ANALISI DEL TESTO I.I.S. «G. Cantoni» - Treviglio (Bg) 4°A – 4° E a.s. 2012/2013.
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Alessandro Manzoni IPROMESSI SPOSI cap. xvii ANALISI DEL TESTO I.I.S. «G. Cantoni» - Treviglio (Bg) 4°A – 4° E a.s. 2012/2013
Il brano preso in considerazione per l’analisi testuale è una parte del diciassettesimo capitolo de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. La scena presa in esame vede Renzo in fuga, in quanto ritenuto uno dei responsabili delle rivolte avvenute a Milano l’11 novembre (giorno di San Martino): sta cercando l’Adda, fiume che segnava il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. CAP XVII
1.1 BREVE RIASSUNTO Manzoni ci dà una completa descrizione del bosco (con i nomi di alcune piante) e ci descrive in modo dettagliato i vari stati d’animo di Renzo che attraversa una fitta boscaglia finchè il rumore dell’Adda, che per lui rappresenta la salvezza, lo tranquillizza. Decide così di passare la notte nel bosco stesso prima di attraversare il fiume e raggiungere l’indomani la Repubblica di Venezia.
Dopo aver camminato a lungo Renzo si trova ai margini della campagna che da coltivata diventa una radura incolta con felci e arbusti vari. • Poco dopo si ferma per ascoltare l’eventuale rumore di un fiume, ma non sente niente. Quindi prosegue. • Continuando il cammino la paura cresce. • Pensa di tornare lungo lo stesso sentiero all’ultimo paese prima del bosco così da trovar alloggio presso un’osteria. • Stando fermo, i rumori del bosco si interrompono e ciò gli permette di sentire un leggero rumore di acqua: ascolta meglio e ha la certezza che si tratta dell’Adda.
2.1 ANALIZZARE IL CONTENUTO Tema centrale Angoscia di Renzo risolta dalla Provvidenza
b) Sequenze Nel testo sono presenti molte sequenze descrittive accanto ad altre riflessive in cui vengono presi in esame gli stati d’animo di Renzo.
c) Schema narrativo -Esordio: Renzo si trova da solo nel bosco di notte per andare dal Ducato di Milano alla Repubblica di Venezia attraversando l’Adda. -Peripezie: Renzo deve attraversare l’intero bosco e ciò causa in lui paura e terrore. -Spannung: Renzo terrorizzato vuole tornare indietro (Era per perdersi affatto; ma atterrito, più che d’ogni altra cosa, del suo terrore…). -Scioglimento: il rumore dell’Adda rende Renzo speranzoso.
2.2 ANALIZZARE LA STRUTTURA E LE TECNICHE DI COMPOSIZIONE Fabula e intreccio Corrispondono.
b) Personaggi Renzo protagonista/eroe. E’ un personaggio pluridimensionale, a tutto tondo.
c) Narratore e punto di vista Esterno e onnisciente con focalizzazione zero.
d) Ritmo della narrazione Il fatto è ambientato nella notte tra il 12 e il 13 novembre 1628. La scena analizzata dura poche ore e il ritmo di narrazione è abbastanza dinamico, a parte le pause riflessive.
e) Spazio Prevalentemente esterno: l’azione si svolge in buona parte nel bosco. Il bosco rappresenta lo smarrimento superato con l’aiuto della Provvidenza: quando Renzo raggiunge l’Adda, la salvezza.
2.3 ANALIZZARE IL REGISTRO LINGUISTICO, IL LESSICO E IL TONO Il registro linguistico utilizzato da Manzoni nel diciassettesimo capitolo è alto e a tratti utilizza un lessico scientifico botanico (felci, scope, pruni, quercioli…). Il tono è particolarmente drammatico.
2.4 ANALIZZARE LA STRUTTURA SINTATTICA Il testo presenta una struttura sintattica ipotattica con molte subordinate la cui presenza rende i periodi particolarmente lunghi e complessi.
2.5 RICONOSCERE IL GENERE I Promessi Sposi è un romanzo a sfondo storico.
2.6 RICONOSCERE GLI ELEMENTI DELLA POETICA DELL’AUTORE Il romanzo I Promessi Sposi, anche grazie alla lingua utilizzata, ha attirato un pubblico molto vasto fin dalla sua prima pubblicazione. I protagonisti sono persone comuni (genti mecaniche), appartenenti ai ceti inferiori, che possiedono tuttavia una personalità complessa (dinamica nel caso di Renzo) e una profonda ricchezza interiore.
Figure retoriche presenti FIGURE RETORICHE DIORDINE • Iterazione: una stessa parola ripetuta all’inizio della frase Cammina, cammina… • Polisindeto: frasi unite da una stessa congiunzione E le carni, e raggrinzarle, e penetrar più acuta nelle ossa rotte, e spegnervi quell’ultimo rimasuglio di vigore. FIGURE RETORICHE DISIGNIFICATO • Climax ascendente: parole disposte in scala in ordine di intensità Amico, fratello, salvatore…
2.7 COMMENTARE IL TESTO In questo brano emergono i sentimenti che Renzo prova in un luogo sconosciuto (il bosco) fino alla felicità finale dovuta all’unico rumore a lui familiare, lo scorrere del fiume Adda. All’inizio si sta addentrando in una radura: prova sentimenti quali timore, paura e terrore. Nel momento di massima tensione Renzo prende in considerazione la possibilità di tornare indietro (risolveva d'uscir subito di lì per la strada già fatta, d'andar diritto all'ultimo paese per cui era passato, di tornar tra gli uomini). Il rumore dell’Adda, infine, lo spinge a proseguire (sentì il sangue scorrer libero e tepido per tutte le vene, sentì crescer la fiducia de' pensieri, e svanire in gran parte quell'incertezza e gravità delle cose).
3.1 Cammina, cammina: questa frase, all’inizio del brano analizzato, ricorda molto l’incipit di una fiaba. Altro particolare che richiama il genere fiabesco è il fatto che Renzo deve superare una prova (attraversamento notturno del bosco) prima di giungere allo scioglimento della vicenda.
3.2 La descrizione della flora boschiva avviene in modo dettagliato: appare nella narrazione il nome di molte specie (scope, pruni, felci…). Ciò dimostra la buona conoscenza di Alessandro Manzoni nel campo della botanica, di cui era appassionato.
3.3 Il viaggio di Renzo, oltre che concreto, è anche un itinerario interiore, in quanto in un breve arco di tempo vive svariati stati d’animo ed emozioni diversificate (paura, angoscia, sollievo…).
3.4 Renzo cambia il modo di “sentire” il bosco: la paura e il terrore iniziali rendono il bosco un luogo inospitale e terrificante, in cui si proiettano le sue angosce, ma a un certo punto il rumore dell’Adda lascia spazio a gioia, felicità e sollievo così che il bosco diventa un luogo rassicurante di speranza.
BRANO- CAPITOLO XVII Cammina, cammina; arrivò dove la campagna coltivata moriva in una sodaglia sparsa di felci e di scope. Gli parve, se non indizio, almeno un certo qual argomento di fiume vicino, e s'inoltrò per quella, seguendo un sentiero che l'attraversava. Fatti pochi passi, si fermò ad ascoltare; ma ancora invano. La noia del viaggio veniva accresciuta dalla salvatichezza del luogo, da quel non veder più né un gelso, né una vite, né altri segni di coltura umana, che prima pareva quasi che gli facessero una mezza compagnia. Ciò non ostante andò avanti; e siccome nella sua mente cominciavano a suscitarsi certe immagini, certe apparizioni, lasciatevi in serbo dalle novelle sentite raccontar da bambino, così, per discacciarle, o per acquietarle, recitava, camminando, dell'orazioni per i morti. A poco a poco, si trovò tra macchie più alte, di pruni, di quercioli, di marruche. Seguitando a andare avanti, e allungando il passo, con più impazienza che voglia, cominciò a veder tra le macchie qualche albero sparso; e andando ancora, sempre per lo stesso sentiero, s'accorse d'entrare in un bosco. Provava un certo ribrezzo a inoltrarvisi; ma lo vinse, e contro voglia andò avanti; ma più che s'inoltrava, più il ribrezzo cresceva, più ogni cosa gli dava fastidio. Gli alberi che vedeva in lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose; l'annoiava l'ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar delle foglie secche che calpestava o moveva camminando, aveva per il suo orecchio un
non so che d’odioso. Le gambe provavano come una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo pareva che durassero fatica a regger la persona. Sentiva la brezza notturna batter più rigida e maligna sulla fronte e sulle gote; se la sentiva scorrer tra i panni e le carni, e raggrinzarle, e penetrar più acuta nelle ossa rotte dalla stanchezza, e spegnervi quell'ultimo rimasuglio di vigore. A un certo punto, quell'uggia, quell'orrore indefinito con cui l'animo combatteva da qualche tempo, parve che a un tratto lo soverchiasse. Era per perdersi affatto; ma atterrito, più che d'ogni altra cosa, del suo terrore, richiamò al cuore gli antichi spiriti, e gli comandò che reggesse. Così rinfrancato un momento, si fermò su due piedi a deliberare; risolveva d'uscir subito di lì per la strada già fatta, d'andar diritto all'ultimo paese per cui era passato, di tornar tra gli uomini, e di cercare un ricovero, anche all'osteria. E stando così fermo, sospeso il fruscìo de' piedi nel fogliame, tutto tacendo d'intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorìo, un mormorìo d'acqua corrente. Sta in orecchi; n'è certo; esclama: - è l'Adda! - Fu il ritrovamento d'un amico, d'un fratello, d'un salvatore. La stanchezza quasi scomparve, gli tornò il polso, sentì il sangue scorrer libero e tepido per tutte le vene, sentì crescer la fiducia de' pensieri, e svanire in gran parte quell'incertezza e gravità delle cose; e non esitò a internarsi sempre più nel bosco, dietro all'amico rumore. TORNA ALLA PRESENTAZIONE
SEQUENZA DESCRITTIVA A poco a poco, si trovò tra macchie più alte, di pruni, di quercioli, di marruche. Seguitando a andare avanti, e allungando il passo, con più impazienza che voglia, cominciò a veder tra le macchie qualche albero sparso; e andando ancora, sempre per lo stesso sentiero, s'accorse d'entrare in un bosco. TORNA ALLA PRESENTAZIONE
SEQUENZA RIFLESSIVA Provava un certo ribrezzo a inoltrarvisi; ma lo vinse, e contro voglia andò avanti; ma più che s'inoltrava, più il ribrezzo cresceva, più ogni cosa gli dava fastidio. Gli alberi che vedeva in lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose; l'annoiava l'ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar delle foglie secche che calpestava o moveva camminando, aveva per il suo orecchio un non so che d'odioso. TORNA ALLA PRESENTAZIONE