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Il sistema prossemico e aptico

Il sistema prossemico e aptico. Il sistema prossemico e aptico sono dei sistemi di contatto Il sistema prossemico : concerne la percezione, l’organizzazione e l’uso dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri

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Il sistema prossemico e aptico

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Presentation Transcript


  1. Il sistema prossemico e aptico

  2. Il sistema prossemico e aptico sono dei sistemi di contatto • Il sistema prossemico: concerne la percezione, l’organizzazione e l’uso dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri • Il sistema aptico: fa riferimento all’insieme di azioni di contatto corporeo con un altro

  3. Prossemica e territorialità • L’uso dello spazio e della distanza implica un equilibrio instabile fra i processi affiliativi (di avvicinamento) ed esigenze di riservatezza (di distanziamento). • La regia di queste oscillazioni tra affiliazione/ vicinanza e riservatezza/ distanza è mediata dalla gestione della propria territorialità.

  4. Il territorio è un’area geografica che assume risvolti e significati psicologici nel corso degli scambi comunicativi. • Occorre distinguere tra territorio pubblico e domestico. • Il primo è il territorio dove gli individui hanno libertà di accesso, ma che è regolato da norme e vincoli ufficiali e convenzionali. La loro trasgressione è sanzionata.

  5. Nel territorio pubblico, una certa porzione di spazio è marcata come propria attraverso segnali ed indicatori (ad es. oggetti) e può essere rivendicata come appartenente al sé in quella data circostanza. • Nel territorio domestico l’individuo sente di avere libertà di movimento in maniera regolare ed abituale. Sente di possederne il controllo.

  6. Di norma il territorio domestico è nettamente distinto da quello pubblico attraverso precisi confini sia fisici (la porta di casa), sia legali (proprietà privata), sia psicologici (reazione ad una invasione del proprio territorio). • La gestione del territorio personale concerne anche la regolazione della distanza spaziale che rappresenta un buon indicatore della distanza comunicativa tra le persone

  7. Zona intima (fra 0 e 0.5 m circa): è la distanza delle relazioni intime . Ci si può toccare, sentire l’odore del partner, parlare sottovoce. • Zona personale (fra 0.5 e 1m circa): è l’area invisibile che circonda in maniera costante il nostro corpo e la cui distanza varia da interazione a interazione. E’ possibile toccare l’altro, vederlo in modo distinto, ma non sentirne l’odore.

  8. Zona sociale (fra 1 e circa 4 m): è la distanza per le interazioni meno personali; è il territorio in cui l’individuo sente di avere libertà di movimento in maniera regolare e abituale. • Zona pubblica (oltre i 4 m): è la distanza ottenuta in situazioni pubbliche ufficiali che comporta una enfatizzazione dei movimenti ed una intensità elevata della voce.

  9. La regolazione dello spazio può favorire processi di intimità, di dominanza e di manipolazione. • Tanto più spazio uno ha a propria disposizione, tanto più gode di una posizione sociale elevata. • Esistono delle differenze culturali nella prossemica.

  10. Le popolazioni europee, asiatiche ed indiane sono caratterizzate da una cultura della distanza. • le popolazioni arabe, sudamericane e latine sono caratterizzate da una cultura della vicinanza. • Nelle culture occidentali lo spazio pubblico può diventare privato (ad es. “questo posto è mio”). • Nelle culture arabe lo spazio pubblico continua a restare pubblico.

  11. L’aptica concerne le azioni di contatto corporeo nei confronti di altri. Si tratta di uno dei bisogni fondamentali della specie umana, al pari delle altre specie animali. • Nei primati non umani una considerevole quantità di tempo è trascorsa nell’attività di groomingche comporta un prolungato contatto fisico e che mantiene relazioni di affiliazione, dominanza e sottomissione.

  12. Che cos’è il grooming? Azione prolungata di pulizia e toelettatura reciproca del pelo. Si stabiliscono rapporti più forti di affiliazione e può essere indipendente da una effettiva consanguineità, ma basata sulla storia passata o su esperienze condivise.

  13. Nel corso del periodo neonatale e dell’infanzia il tatto è uno dei canali più importanti di comunicazione • I bambini piccoli manifestano un bisogno innato di contatto corporeo per ragioni fisiologiche (allattamento) e psicologiche (rassicurazione)

  14. Nell’aptica si è soliti distinguere... • Sequenze di contatto reciproco: formate da due o più azioni di contatto compiute in modo reciproco nel corso della medesima interazione. Questa ripetizione comporta una funzione di supporto affettivo all’interno di una relazione di parità • Contatto individuale: è unidirezionale ed è rivolto da un soggetto ad un altro.

  15. Nei rapporti amorosi... • Gli effetti del contatto corporeo: la persona che tocca, in generale è ritenuta cordiale, disponibile, estroversa (ad es. camerieri, bibliotecari...) • Al contrario il contatto corporeo può suscitare reazioni negative di fastidio, irritazione se viene percepito come forma di invasione.

  16. Il sistema cronemico • La cronemica concerne il modo in cui gli individui percepiscono il tempo per scandire la propria esperienza. • E’ un’area di ricerca nella CNV ancora agli inizi • Fa parte della cronobiologia, è inflenzata dai ritmi circadiani come l’alternanza sonno-veglia

  17. Bisogna distinguere i ritmi circadiani da… • I cicli infradiani (che hanno cicli superiori al giorno come ad es. il ciclo mestruale) • I cicli ultradiani (che hanno cicli inferiori al giorno come ad es. il ritmo respiratorio) I cicli circadiani mantengono la loro periodicità grazie a fattori ambientali come ad es. il ciclo luce-buio

  18. Alcune variazioni sono però date da fattori culturali • Culture veloci, in cui è presente una prospettiva temporale orientata al futuro, che prevede una pianificazione di traguardi a medio e lungo termine (obiettivo distale) • I vincoli temporali sono forti e favoriscono un’organizzazione delle attività secondo una scansione temporale che prevede di realizzare un’attività per volta (monocronia)

  19. Le culture lente invece hanno una prospettiva temporale orientata al passato (tradizione) e al presente, senza l’esigenza di una programmazione anticipata. • La modesta suddivisione dei lavori e la limitata specializzazione del tempo consentono la compresenza di diverse attività svolte (policronia)

  20. Che cosa ha a che fare questo con la comunicazione? • Ogni soggetto è portatore di uno specifico ritmo personale che dà per scontato sia eguale a quello degli altri • La comunicazione con soggetti che hanno ritmi biologici differenti può generare distonie e condizioni di disagio. ad esempio i turni di parola

  21. La cronemica indica la presenza di tempi e ritmi diversi nell’interazione comunicativa. Non soltanto è necessaria la sintonia semantica per generare un atto comunicativo unitario, ma vi è altresì la necessità della sincronia comunicativa come capacità di sintonizzare il flusso comunicativo al fine di ottenere una sequenza regolare e fluida di scambi.

  22. Le funzioni della comunicazione non verbale • La manifestazione delle emozioni e dell’intimità. • La CNV svolge una funzione fondamentale nelle relazioni di intimità. In questi casi aumentano la frequenza e l’intensità dei sorrisi, dei contatti oculari e corporei; lo spazio prossemico si riduce e la voce diventa flessibile, modulata e calda.

  23. Relazioni di potere e di persuasione • La CNV assume una funzione essenziale nella definizione, mantenimento e difesa della relazione di dominanza. • Ad es. la postura espansiva e rilassata con la disposizione asimmetrica degli arti superiori ed inferiori è un chiaro segnale non verbale di dominanza • Il processo di persuasione è notevolmente influenzato dall’impiego di una serie di segnali non verbali.

  24. La conversazione

  25. La conversazione è un fenomeno di comunicazione a più canali che implica segnali verbali e non verbali. • E’ l’argomento che richiede di prendere in considerazione sia le relazioni strutturali tra i segnali verbali e non verbali della comunicazione, sia il loro significato funzionale nel trasmettere informazioni.

  26. Definizione di conversazione come Configurazione di segni provenienti da più canali Noi ci soffermeremo ad analizzare gli aspetti costitutivi e funzionali operanti negli scambi conversazionali Grice

  27. “Gli scambi verbali non consistono normalmente di una successione di frasi sconnesse, e sarebbe irragionevole se fosse così. Essi sono tipicamente azioni almeno in parte cooperative, e ciascun partecipante riconosce in essi, entro certi limiti, uno scopo comune o un insieme di scopi comuni o almeno una direzione reciprocamente accettata” (Grice, 1975)

  28. Due elementi fondamentali il carattere di attività sociale regolata (basata sul principio di cooperazione) il principio di cooperazione (massime conversazionali)

  29. massima della quantità, che si riferisce alla quantità di informazioni da fornire e che include altre due massime • Dà un contributo tanto informativo quanto richiesto • B) Non dare un contributo più informativo di quanto richiesto

  30. massima della qualità che rappresenta la condizione per l’accettabilità stessa del discorso. Massima generale “tenta di dare un contributo che sia vero” Massime specifiche Non dire ciò che credi essere falso Non dire ciò per cui non hai le prove

  31. della relazione, che prescrive che la comunicazione sia rilevante “sii pertinente” Il modo che si riferisce a come si dice ciò che viene detto “sii perspicuo” • Evita le oscurità di espressione • evita l’ambiguità • sii breve • sii ordinato nell’espressione

  32. Queste massime non vanno intese come norme di una corretta conversazione, ma costituiscono piuttosto punti di riferimento di tipo interpretativo, utili per individuare un andamento regolare del discorso. • Si può comunque far notare che può essere più importante osservare alcune massime rispetto ad altre. Chi non rispetta la massima “sii breve”, si espone a critiche meno severe di chi dice qualcosa che ritiene falso.

  33. Una caratteristica fondamentale che interviene nel processo di organizzazione degli scambi conversazionali concerne il loro essere guidati da scopi e piani, il seguire regole e procedure, l’articolarsi in sequenze. • Un altro tratto caratteristico della conversazione è la sua frammentarietà, nel senso che essa è comprensibile e analizzabile solo in relazione ad un dato contesto di riferimento. In ogni conversazione vi sono elementi non esplicitati in modo diretto, ma assunti implicitamente , suggeriti, presupposti del discorso stesso.

  34. La conversazione come azione guidata da scopi e piani • La conversazione può essere analizzata come attività guidata da scopi che una persona compie nei riguardi di un’altra persona. • Produrre una frase per comunicare è compiere un’azione e può essere concepita come attività fatta per raggiungere uno scopo.

  35. Modello scopistico delle attività • Nell’analisi della conversazione noi dobbiamo tenere presenti Sia i processi cognitivi tipici del pensiero Sia i meccanismi scopistici operanti in modo coordinato nella mente

  36. Perché si abbia conversazione • 3 condizioni • Che A parli con B e B parli ad A. Questo avviene quando A ha uno scopo per raggiungere il quale è necessaria la partecipazione di B • Le due frasi devono avere uno scopo in comune (ad es. domanda-risposta) • Anche B deve avere uno scopo, che è anche lo scopo di A proprio in quanto B sa che tale scopo è lo scopo di A. La comunanza di scopi non è fortuita o casuale, ma B adotta lo scopo di A.

  37. In questo quadro la conversazione viene considerata come un’interazione sociale cooperativa in quanto si basa sull’adozione degli scopi altrui. • Questa ipotesi rimane plausibile anche nel caso di conversazioni meno collaborative, quando cioè gli interlocutori hanno scopi opposti. E’ sempre possibile trovare una comunanza di scopi come ad esempio stabilire la verità

  38. Per dirlo con le parole degli autori… “…riteniamo che ad un qualche livello, per conversare, vi debba essere necessariamente cooperazione” (Castelfranchi e Parisi, 1980)

  39. Un altro aspetto da tenere presente… Spesso gli scopi vengono ridefiniti all’interno della relazione tra gli interlocutori mediante processi di negoziazione. Si prenda ad esempio la coppia domanda-risposta: nel formulare la risposta, il ricevente seleziona certi scopi fra quelli possibili del parlante, proponendogli a sua volta una ridefinizione di quanto detto e rimandando così all’altro la scelta di accettare la ridefinizione oppure riaprire la negoziazione.

  40. Regole e procedure conversazionali • Le relazioni tra le diverse componenti devono essere formulate in regole. • Nel senso attribuito da Chomsky secondo cui le regole di un linguaggio generano tutte e solo le possibili frasi grammaticali di quel linguaggio • Ma…

  41. Le regole astratte a priori che presiedono alla produzione e comprensione di frasi ben formate, grammaticalmente accettabili e adeguate ad una situazione linguistica ideale si devono completare con • Conoscenze a posteriori culturali e situazionali. In questo senso si parla di competenza psicosociale

  42. Ed è intesa come… • La capacità dei parlanti di trasformare una realtà mentale (il significato) in una realtà sociale ai fini della <<comprensione>> che è considerata lo strumento con cui si crea la struttura sociale.

  43. Tra i diversi approcci • Goffman e gli etnometodologi • “…studiare la conversazione significa spiegare i metodi che i soggetti impiegano per costruire degli scambi ordinati di parola…”

  44. Raccolgono dati da situazioni naturali (raccontare una storia, trattare affari, insegnare, fare scuse…) • Dall’analisi del materiale è emerso che noi seguiamo delle procedure in modo automatico. • Gli scambi si succedono in modo sincronizzato, secondo mosse coordinate.

  45. Il meccanismo più importante che opera nelle conversazioni è il dispositivo del turno Turn taking Per quanto riguarda l’attribuzione del turno, esistono regole che governano la transazione tra i locutori:

  46. A) il locutore che ha la parola può selezionare il prossimo locutore rivolgendogli una domanda: in questo caso il partecipante scelto ha il diritto-dovere di prendere il turno, altre persone presenti non hanno questo diritto-dovere. • B) se tale tecnica non viene messa in atto, allora gli interlocutori possono autoselezionarsi: chi parla per primo acquisisce diritto al turno

  47. Esistono poi delle procedure per trattare gli errori e le violazioni dei turni di parola • Un esempio di questo è quando una delle parti cessa di parlare ponendo fine alla sovrapposizione di locutori e alla violazione della regola “un locutore alla volta”

  48. Un altro aspetto della conversazione… • Sequenze di apertura e di chiusura delle conversazioni. • Sono dispositivi che innestano e sospendono il funzionamento dei turni • Ciò avviene tipicamente applicando una coppia adiacente

  49. Per coppia adiacente si intende una sequenza di due enunciati, collocati l’uno di seguito all’altro in modo da costituire la prima parte e la seconda parte della coppia e pronunciati da due diversi locutori. Domanda-risposta Invito-accettazione (o rifiuto) Interpellazione- risposta

  50. Ad esempio prendiamo la coppia interpellazione- risposta • Non terminalità: chi interpella qualcuno, dopo aver ricevuto una risposta si trova obbligato a parlare nuovamente, non può terminare la conversazione. Questa coppia funziona per ulteriori scambi comunicativi. • Non ripetibilità: se un richiamo ha ricevuto una risposta, non è possibile ripetere la stessa sequenza

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