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ANTROPOLOGIA TRICOTOMICA DI PAOLO IN 1TES 5,23 SPIRITO - ANIMA - CORPO .

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ANTROPOLOGIA TRICOTOMICA DI PAOLO IN 1TES 5,23 SPIRITO - ANIMA - CORPO .

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Presentation Transcript


  1. ANTROPOLOGIA TRICOTOMICA DI PAOLO IN 1TES 5,23SPIRITO - ANIMA - CORPO. «Più di tutti gli uomini Paolo ha mostrato che cosa è l'uomo, quanto grande è la nobiltà della nostra natura e quanta virtù questo essere vivente è capace di accogliere in sé... e mostra che non c'è molta differenza tra gli angeli e gli uomini, se vogliamo stare attenti a noi stessi». GIOVANNI CRISOSTOMO, Panegirici su san Paolo.

  2. CONTESTO ANTROPOLOGICO - FILOSOFICO • PRESOCRATICI. • SOCRATE. • PLATONE. • ARISTOTELE • FILONE DI ALESSANDRIA.

  3. PRESOCRATICI La concezione dell’uomo è vaga l’interesse è per la conoscenza dell’arge, dell’inizio del mondo della creazione. Già Omero nel suo libro l’Odissea racconta di Odisseoche scende all’inframondo, luogo dove vanno i morti, per trovare un sacerdote morto da tempo. Comunque la visione è ancora molto confusa. Omero definisce l’anima: “è la larva inconsapevole che resta dell’uomo che va agli inferi”

  4. SOCRATE • L’uomo è la sua anima; il corpo è come lo strumento di cui essa si avvale. L’anima diventa ciò per cui l’uomo conosce e determina su vita morale.

  5. PLATONE Estremismo del mito della caverna: Dicotomia dell’anima e del corpo.

  6. ARISTOTELE • FORMALISMO / DICOTOMIA (Anima/corpo) • Conseguenze: Mortalità dell’anima (la sostanza è solo la forma del corpo)/ANIMA: vegetativa, sensitiva, intellettiva. • NOUS POIETIKOS: è qualcosa che sopravviene dall’esterno ed è incorruttibile. Parte o non dell’anima corruttibile? RTA: Alessandro di Afrodisia: Si, corruttibile anche quello / Averroè: “Chi pensa è immortale, chi non pensa crepa”

  7. FILONE DI ALESSANDRIA (+45dC.) • Il carattere essenzialmente esegetico delle opere di F. e la sua composita cultura rendono estremamente complesso e oscillante il patrimonio delle sue dottrine filosofico-teologiche: da Dio (che è il Dio biblico, concepito come principio trascendente l'universo fisico di cui pure è anima e intelletto) deriva il mondo spirituale e il mondo sensibile: mediatore per eccellenza è il logos, concetto tratto dalla filosofia platonico-stoica e personificato da F. che ne ritrova il motivo in tutta la Tōrāh; il logos è il mondo archetipo, il rivelatore di Dio, principio di molteplicità e insieme ragione seminale, legge dell'universo. Funzione mediatrice hanno anche gli angeli, potenze, "forze" e "cause esemplari".

  8. FILONE DI ALESSANDRIA • L'uomo è composto di σῶμα, ψυχή e νοῦς e questo solo è immortale: fatto a immagine di Dio, il νοῦς dell'uomo tende alla contemplazione (ϑεωρία) di Dio attraverso il distacco dal corpo e da ogni attività sensibile (ψυχή), ma non può giungere al suo fine se non è investito dallo spirito (πνεῦμα) di Dio (identico al logos - HIGHEMONIKON) come da grazia: la contemplazione di Dio rende l'uomo suo strumento e profeta.

  9. Tessalonicesi 1      5, 23 Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

  10. ANTROPOLOGIA TEOLOGIA • L'antropologia, il discorso del/sul uomo, è la scienza che ha l'uomo come soggetto de studio. Con l'aggettivo teologico «ci dice qual è il punto di vista: si tratta di ciò che l'uomo è nella sua relazione con Dio uno e trino rivelato in Cristo, il metodo da seguire per raggiungere l'obbiettivo è lo studio della rivelazione cristiana» (LADARIA FERRER, Luis Francisco, SJ, Introduzione alla antropologia teologica, 9) • L'antropologia tricotomica in san Paolo, espressa nel versetto 23 del capitolo 5, della prima lettera ai Tessalonicesi, da a capire che Paolo manifeste l'unicità della persona umana e non una tripartizione della stessa. • non tutti concordano. Nestor O. Mìgues dice: «L'antropologia "tripartita" (spirito, anima e corpo), tante volte invocate nella teologia cristiana... sulla base di quest'unico versetto non è possibile pensare che essa costituisca la concezione paolina dell'essere umano».(MIGUEZ, Nestor, «Prima lettera ai tessalonicesi», in J LEVORATTI, Armando (a cura di), Nuovo comentario biblico, Atti degli Apostoli; Lettere di Paolo; Apocalisse, 503).

  11. OBBIETTIVO • Nella Bibbia non troviamo una antropologia scientifica il suo scopo è religioso e viene compresso dentro della storia della salvezza. No per questo possiamo ignorare questo versetto che non soltanto ha avuto origine nel contesto filosofico sino che ha contribuito e forma parte della concezione antropologica della teologia attuale. Quindi il nostro interesse è conoscere la concezione che san Paolo ha dell'uomo è lo sviluppo di questa in alcuni scritti dei padri della chiesa, da questo versetto.

  12. L’UOMO IN SAN PAOLO • Paolo con i termini di soma (corpo), psyche (anima), pneuma (spirito), piuttosto di descrivere l'uomo in sé, ci descrive le diverse relazione dell'uomo di fronte a Dio. L'uomo è identificato con soma (corpo fisico), a differenza del termine sarx (carne), con qui Paolo identifica il peccato cioè «l'uomo in contrasto con Dio», non viene eliminata con l'azione salvifica di Gesù Cristo, attuata per opera dello Spirito Santo nel sacramento del Battesimo e nella fede, una volta accettato Cristo e incorporato nel suo corpo la Chiesa. Soma, invece, viene trasformato nella risurrezione. Il termine psyche (anima) esprime dell'uomo la sua vitalità, si tratta della vita e sensibilità del corpo. Per pneuma (spirito), se mai, riferisce la capacità razionale dell'uomo. Tutti tre fanno parte dell'io, io fisico (soma), io vivente (psyche), ed io conoscitivo (pneuma). (Cfr. FITZMYER, Joseph, «Antropologia Paolina», in BROWN, Raymond (a cura di), Gran commentario biblico, Queriniana, Brescia, I edi., 1974, 1888-1997). • Questa tricotomia dell'uomo è difficile connotarla alla concezione antropologica dell'apostolo, sebbene è l'unica vota dove viene enunciata, si pensa meglio a «un'imitazione del solo modo di dire greco», e come ci viene riportato negli altri scritti dell'apostolo stesso lui si attiene alla dicotomia ebraica, concludendo che lo spirito sia la dilatazione dell'anima, quindi che tutti due sono la stessa cosa.(K. STAAB - L. FREUNDORFER).

  13. SVILUPPI DELLE CONCEZIONI DICOTONICHE E TRICOTOMICHE DELL’UOMO. • L'antropologia teologica dicotomica e tricotomica, nell'ambito cristiano toma la sua struttura nel dialogo con la cultura greca e in particolare con la filosofia. Possiamo dire che si sono sviluppate insieme.

  14. C. DICOTOMICA • Nei primi scritti cristiani, dell'epoca dei padri apostolici, cioè circa dagli anni 90 a 150 d.C., dove predomina una visione tautologica e/o parenetica della vita cristiana, troviamo la divisione dicotomica dell'uomo, secondo l'accentuazione dualista di Platone. Per esempio troviamo Ignazio d'Antiochia, chiamato pure teoforo, che scrisse ai romani pregandogli di non liberarlo della martirio e dice: «Quelli (i martiri) erano apostoli, io un condannato; essi erano liberi, io finora sono schiavo. Ma se soffro, sarò affiancato in Gesù Cristo e risorgerò libero in lui». IGNAZIO DI ANTIOCHIA, «Lettera di Ignazio ai romani», n. 4,1 • L'esempio più clamoroso di questa incompatibilità la troviamo nella cosi detta “lettera" a Diogneto, che piuttosto un'apologia, al mio parere è una esortazione ad abbracciare la fede cristiana, facendo una esposizione della stessa, l'autore ignoto scrisse: «Per dirla in breve, come l'anima è nel corpo cosi sono i cristiani nel mondo. Come l'anima è diffusa in tutte le parti del corpo, cosi i cristiani nelle città del mondo. L'amina abita nel corpo, ma non è del corpo, cosi i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo», «A Diogneto», n. 6,1.

  15. C. TRICOTOMICA • Concezione diversa viene sviluppata quando si ebbe l'intenzione di sistemare la fede cristiana, per una maggiore chiarezza de la stessa, di fronte al mondo pagano ei suoi interroganti come per una chiara comprensione e formazione nella fede ai catecumeni. I padri seguendo ormai la tradizione neo-platonica di Filone d'Alessandria (+ 45 d.C.) chi col termine heghemonikon, e quella di Aristotele chi col termine nous, i due filosofi raffiguravano la parte superiore dell'uomo, diversa e superiore all'anima, hanno sviluppato l'antropologia tricotomica della riflessione teologica.

  16. ORIGENE • Origine nella sua prima omelia "sulla genesi" che tratta la creazione, vede insieme alla creazione degli essere viventi la creazione delle passioni esteriori, che l'uomo sta chiamato a dominare. Distingue la somiglianza divina come atto esteriore o fisico simile al Verbo incarnato, all'immagine divina, cioè l'uomo interiore. È missione dell'uomo interiore con lo sforzo divenire l'immagine divina tolta dal peccato. Distingue lui nell'uomo interiore lo spirito, come maschio, e l'anima, come femmina da dominare; non contrarie ma complementare tra di sé, al rispetto dice: «sé essi hanno mutua concordia e consenso, unendosi scambievolmente, crescono e si moltiplicano e generano figli» . Cfr. ORIGINE, «I omelia sulla genesi», nn. 12-17.

  17. GREGORIO DI NISSA • Gregorio di Nissa, ha scritto un libro proprio titolato "l'uomo". È bellissimo, è una manifestazione chiara e profonda in comparazione con le creature della perfezione creatrice di Dio nell'uomo. Spiega la missione dell'uomo nel mondo creato e con sé stesso che consiste nel raggiungere la vera libertà, cioè, la libertà dello spirito (apatheia), diversa dall'anima e de il corpo, infatti scrisse: • «La stessa cosa impariamo presso l'apostolo che scrivendo a gli efesini [ai tessalonicesi] pregando per loro perché custodiscano l'integrità del corpo, e dell'anima e dello spirito per la parusia del Signore, dice corpo per la parte nutrizia, indica con anima la parte sensibile e con spirito l'intelligibile [come partecipazione all'immagine divina]... cosi anche l'apostolo conosce tre dimensioni della libertà di scelta; Chiama carne quella che è occupata introno al ventre e alle passioni piacevoli intorno ad esso, animale ciò che sta in mezzo tra le virtù e il vizio, superiore a questo, ma non partecipando strettamente a quella, spirituale quella che si osserva nella partecipazione alla vita secondo Dio... come dunque l'anima è al di sopra di ciò che è carnale, cosi allo stesso modo, per analogia, lo spirito la sopravanza»GREGORIO DI NISSAN, "L'uomo", in SALMONA, Bruno (a cura di), collana di testi patristici, città nuova, 1982, 47.

  18. . Fino adesso i padri ci presentano il corpo ostile all'anima. È Ireneo di Lione, nel suo libro "contro le eresie", chi valorizza il corpo, immagine e creazione di Dio, come una dimensione essenziale dell'essere umano è non una carcere e nemmeno una punizione dell'anima.

  19. IRENEO DI LIONE • Il suo libro "contro le eresie" costa di due volumi, nel primo si limita a descrivere le diverse eresie; nel secondo risponde a queste facendo notare i loro sbagli. Lui risponde al gnosticismo che spregiava il corpo, proprio dandole valore. Lo fa di una maniera gradevole e chiara, comincia spiegando le due nature presenti in Cristo, vero Dio e vero uomo, e il valore salvifico di Gesù nella sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, e la sua efficacia redentrice per noi, nei sacramenti della Chiesa, confermandoli come volontà di Dio. In questo contesto Ireneo sviluppa un'antropologia teologica che è valida fino ad oggi, lui scrisse: • «Ora l'anima e lo spirito possono essere una parte dell'uomo, ma non tutto l'uomo. L'uomo perfetto è la mescolanza e l'unione dell'anima che ha ricevuto lo spirito del Padre, e che è stata mescolata con quella carne che è stata plasmata ad immagine di Dio... Infatti se si elimina la sostanza della carne, cioè dell'opera plasmata, e si prende in considerazione meramente il solo spirito, una tal cosa non è più l'uomo spirituale, ma lo "spirito dell'uomo", o lo spirito di Dio... Perciò l'apostolo, parlando di sé stesso, ha chiaramente definito l'uomo perfetto e spirituale, l'uomo della salvezza, quando nella sua prime lettera ai tessalonicesi cosi afferma: "Il Dio della pace santifichi voi perfetti, e tutto quello che è vostro spirito, anima è corpo si conservi senza macchia per la venuta del signore vostro Gesù Cristo"». IRENEO di Lione, Contro le eresie, 2o vol., libro V, n 6,1.

  20. CONCLUSIONE • È difficile denotare fino a dove questo versetto (1Tes. 5,23), scritto da Paolo sia risultato della concezione antropologica della filosofia o della teologica - ebraica del suo tempo, o ci sia contemporaneamente le due. Certo è lo sviluppo che ha dato all'antropologia filosofica e teologica del suo tempo. Alla filosofia a dato il termine persona, superando il dualismo platonico e il formalismo aristotelico; alla teologia, partendo della visione ebraica dicotomica ma inseparabile della persona, la redenzione totale dell'uomo da parte di Dio. (Cfr. KIPOY-POMBO, jk, "Chi e l'uomo? Appunti per una antropologia filosofica", Benedettina Editrice, Roma, 1999, pag. 17-19).

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