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Lo stato di Terraferma Problemi del Quattrocento e Cinquecento. L’Italia nel XIV secolo - Estrema frammentazione al centro-nord; - unità territoriale del Regno di Napoli.
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Lo stato di Terraferma Problemi del Quattrocento e Cinquecento
L’Italia nel XIV secolo- Estrema frammentazione al centro-nord; - unità territoriale del Regno di Napoli
L’Italia al tempo della pace di Lodi (1454):sono già visibili i contorni degli stati regionali chesi consolideranno nel secolo successivo
“…per fare contrapeso alla potenza de’ viniziani …” • Ferdinando d’Aragona riteneva che… • “… per fare contrapeso alla potenza de’ viniziani, formidabile allora a tutta Italia, conoscesse essere necessaria l’unione sua [di Napoli] con gli altri e specialmente con gli stati di Milano e di Firenze …”
Ferdinando, Lodovico e Lorenzo …… e la potenza di Venezia • «Essendo adunque in Ferdinando, Lodovico e Lorenzo, parte per i medesimi parte per diversi rispetti, la medesima intenzione alla pace, si continuava facilmente una confederazione contratta in nome di Ferdinando re di Napoli, di Giovan Galeazzo duca di Milano e della repubblica fiorentina, per difensione de’ loro stati; la quale, cominciata molti anni innanzi e dipoi interrotta per vari accidenti, era stata nell’anno mille quattrocento ottanta, aderendovi quasi tutti i minori potentati d’Italia, rinnovata per venticinque anni: avendo per fine principalmente di non lasciare diventare più potenti i viniziani, i quali, maggiori senza dubbio di ciascuno de’ confederati, ma molto minori di tutti insieme, procedevano con consigli separati da’ consigli comuni, e aspettando di crescere della altrui disunione e travagli, stavano attenti e preparati a valersi di ogni accidente che potesse aprire loro la via allo imperio di tutta Italia».
I Veneziani nel giudizio di un papa • «Vogliono apparire cristiani di fronte al mondo mentre in realtà non pensano mai a Dio e, ad eccezione dello Stato, che considerano una divinità, essi non hanno nulla di sacro, né di santo. • Per un veneziano, è giusto ciò che è buono per lo Stato, è pio ciò che accresce l’Impero… • Misurano l’onore in base ai decreti del Senato, e non secondo un modo corretto di ragionare… • Voi pensate che la vostra repubblica durerà per sempre. Essa non durerà per sempre e nemmeno a lungo. La vostra plebaglia tanto perversamente radunata presto verrà dispersa in altre terre. La feccia dei pescatori verrà sterminata. Uno stato folle non può resistere a lungo» Pio II (1467)
Venezia cambia vocazione: dal Mare alla Terraferma • Fino a quando Venezia si era trovata alle spalle un mosaico di città grandi e piccole, feudi laici ed ecclesiastici, signorie rivali ma non aggressive, la pratica dei commerci e l’abilità diplomatica dei veneziani avevano avuto la meglio; • ma quando, con Gian Galeazzo Visconti, si era profilato uno spazio territoriale più compatto sotto un unico signore – un vero e proprio embrione di Stato regionale – in grado di interrompere le vie di comunicazione con la pianura padana e con la Germania, di bloccare commerci e di muovere guerra alla città lagunare, la prospettiva era radicalmente cambiata: Venezia doveva prendere parte ai problemi della terraferma ed assicurarsi una posizione più sicura. • «Agli occhi dei contemporanei le dedizioni di Vicenza, Verona, Belluno, Feltre e Padova […] non apparvero quali frutti di un espansionismo pianificato e fondato su pretese egemoniche: l’annessione del Veneto fino al Mincio non fu considerata un atto di imperialismo, ma solo una sorta di preventiva difesa contro eventuali riprese offensive dei Visconti o dei Carrara».
Venezia e la sua Terraferma: il problema storiografico • La storia di Venezia non si identifica affatto con la storia della Terraferma: di qui la complessità di una storia dello Stato Veneto in età moderna. • Nell’Ottocento: una storiografia «nostalgica» , anche se ben documentata • Emanuele Cicogna, Le iscrizioni veneziane • (Romanin, Storia documentata di Venezia) • Venezia diventa già un mito per gli stranieri • (Ruskin, Turner….)
Stato regionale e stato «nazionale» nella storiografia dell’Ottocento • Come inserire la «decadenza» italiana e la frammentazione regionale dell’Italia moderna, pre-unitaria, nel canone, nella ‘grande narrazione’ dell’Italia unita? • L’unità d’Italia (1866-1870) e la storiografia ‘regionale’ • La nascita delle Deputazioni di storia patria
. C. Povolo, The creation of Venetian historiography in Venice reconsidered. The history and civilization of an Italian city state. 1297-1797 , ed. byJ. Martin and D. Romano, Baltimore 2000, pp. 495-497;
La storiografia di Venezia nel Novecento • La prima metà del secolo Venezia e il Mediterraneo Venezia e l’Adriatico (l’Italia e il problema adriatico) • Roberto Cessi (1886-1969) • Gino Luzzatto (1880-1960) • Fernand Braudel • Frederic Lane
Un problema nel problema • A lungo si è studiata Venezia ignorando il rimanente dello Stato. Eccezioni nel dopoguerra: • Marino Berengo 1956, L’agricoltura veneta alla fine del Settecento • Angelo Ventura 1964: Nobiltà e popolo nella terraferma veneziana del 400 e del 500 (Bari 1964)
. • ma da diversi decenni siamo di fronte ad un’inversione di tendenza nella storiografia. • La revisione della storia di Venezia e della Terraferma nell’ambito della revisione della storia dello stato moderno • La crisi del concetto di stato nella seconda metà del Novecento • Lo Stato «nazionale»: burocrazia, esercito, fiscalità, processo di accentramento dei poteri…. • Il punto d’arrivo dello sviluppo ottocentesco, fino alle guerre mondiali Stato mosaico, stato composito…
Crisi dello stato, crisi della storiografia sullo stato nell’Europa della seconda metà del Novecento • I regionalismi, il movimento anti-centralista: Scozia, Fiandre, Catalogna e Paesi Baschi…. • Nella storiografia si inverte la tendenza rispetto al «teleologismo» della vecchia concezione sullo stato moderno • Un nuovo modello di stato: una nuova concezione della sovranità e della territorialità
. • Il dato che risalta nella storia dei rapporti fra Venezia e la sua Terraferma, rispetto alle vicende degli altri antichi Stati italiani, è «l’assenza di una struttura gerarchica capace di collegare il centro alla periferia» (C. Povolo, 1999), soprattutto in direzione periferia-centro. Questa situazione ebbe delle conseguenze rilevanti che ancor oggi incidono sulla storia del Veneto.
L’eredità fondamentale dell’età comunale e signorile • Omogeneità e differenze tra le città venete (e lombarde) • Controllo del territorio • Difesa • Giustizia • Finanze pubbliche • Economia • Rapporti città / campagna, città montagna
Per studiare la Terraferma veneziana nel Quattrocento, bisogna studiare l’ «entroterra veneziano» nel Trecento Esempi: il rapporto montagna città a Brescia (la Val Camonica) Il rapporto montagna città a Vicenza (Sette Comuni)
Friuli (una regione senza sviluppo comunale): le giurisdizioni signorili sopravvivono anche nel Quattro-Settecento
I «Patti di dedizione» quattrocenteschi fissano e confermano le regole sancite dagli statuti comunali • si assicurano gli abitanti da ogni violenza all’atto dell’occupazione • si assicurano i magistrati da pene per gli uffici sostenuti sotto i passati governi • si riuniscono alla città tutte le terre che si erano staccate in tempo di guerra • non si imporranno nuovi tributi • le giurisdizioni dei cittadini veronesi nel territorio non subiranno modifiche • gli statuti della città rimarranno in vigore • ai cittadini veronesi verranno riservati tutti gli uffici eccetto quelli di podestà e capitano • i veronesi manteranno il monopolio delle cariche ecclesiastiche (clausola non rispettata) • si vieta l’esportazione delle vettovaglie per evitare rincari • si garantisce la libertà di commercio dei manufatti lungo l’Adige
Il governo della Terraferma • Il governo del Territorio veneto si fonda su ripetuti «patti fra Dominante e città suddite» in modo da garantire spazio alle autonomie locali contestualmente al rafforzamento del dominio sulla terraferma. «Politica del diritto» (G. Cozzi) Tutte le città suddite mantenevano: • consuetudini • prerogative giurisdizionali e ampi poteri a livello locale • i sistemi fiscali ereditati dalle signorie precedenti • un apparato istituzionale autonomo (Consigli cittadini) regolato da Statuti risalenti all’età comunale
Giurisdizione e amministrazione: l’organizzazione dei territori
Statuti del comune di Vicenza: 1264 (Comune) 1339 (Dominio Scaligero) 1392 (Dominio visconteo) 1425 (Dominio veneziano) a stampa 1507, ecc. (sino al Settecento)
La lunga durata dello statuto vicentino e il mito di Venezia: Giuseppe Parini, 1787 • La magistratura (per Cammillo Gritti, pretore di Vicenza nel 1787) • E lungi da feroce / licenza e in un da servitude abbietta / Ne vai per la diletta / Strada di libertà dietro a la voce, / Onde te stessa reggi, / De' bei costumi tuoi, de le tue leggi. • Leggi, che fin dagli anni / Prischi non tolse il domator Romano; / Né cancellàr con mano / Sanguinolenta i posteri tiranni; / Fin che il Lione altero / Te amica aggiunse al suo pacato impero.
Gli statuti di Verona: 1228, 1276, 1393, 1450, stampa 1475, poi numerose ristampe sino alla metà del Settecento
Il governo della Terraferma Le istituzioni veneziane si modificano solo in piccola parte in seguito all’annessione della Terraferma: • nel 1420 viene istituita la magistratura dei cinque Savi della Terraferma • nel 1428 i Governatori delle entrate pubbliche • dal 1440 gli atti del Senato sono divisi fra Mar e Terra la presenza di Rettori veneti in tutti i centri urbani della Terraferma crea una consuetudine prima inesistente e accresce le opportunità di clientelismo ma…tuttavia…manca: • un reticolo istituzionale in grado di collegare le varie parti del dominio nei vari settori amministrativi e giudiziari • una struttura statuale gerarchica e omogenea • un canale di mobilità sociale dalla periferia al centro Mancano in particolare: • canali di mobilità sociale attraverso gli uffici statali (ma esistono in ambito ecclesiastico) • canali di promozione delle élites periferiche, condannate al municipalismo o all’emigrazione (clero, esercito, colonie, ecc.) • elementi di sacralizzazione del potere politico (sostituito dalla Chiesa) • un rapporto positivo tra patriziato della Dominante (chiuso e sclerotizzato, senza ricambio interno) ed élites locali (patrizie-cittadine, nobiliari, borghesi, ecclesiastiche)
Terraferma veneta: tre spazi diversi • Non è più possibile parlare di “Terraferma” come di un tutt’unico, ma si deve parlare di più “Terreferme”, distinguendo almeno tre spazi diversi: • Padova e Treviso – retroterra immediato di Venezia e primo spazio di insediamento terriero del patriziato veneziano (le ville). • Terraferma urbana - ( a) Bassano, Vicenza, Verona / b) Brescia, Bergamo, Crema) dominate dalle élites patrizie locali e dalla dialettica locale città/contado. • Terraferma feudale (Bellunese, Feltrino, Friuli) dominate dalla nobiltà rurale di origine feudale poco propensa a rapportarsi con i centri urbani.
Un governo flessibile • Nella pratica concreta la flessibilità nell’applicazione delle prerogative di Venezia sulle città suddite era molto ampia e quindi più efficace. • L’affermazione della sovranità di Venezia sulle città e sui territori era ritenuto più importante dell’imposizione dei propri ordinamenti. • In tutte le città suddite (=amministrate) è presente il Rettore veneziano, patrizio, massima autorità giudiziaria e politica • sua prerogativa è l’esercizio dell’arbitrium – empirico (= sentenze arbitrali) • basato sulla discrezionalità e il buon senso dell’uomo comune, più che sul diritto; • basato sulla consuetudine più che sulla norma • Tutto ciò che non era di competenza delle autorità veneziane, ossia la maggior parte delle attività dei luoghi di Terraferma, era demandato alle molteplici istituzioni della Terraferma • laiche • ecclesiastiche
Un governo imperfetto • In tutta la terraferma veneta si configura una situazione di estraneità politica reciproca (che si sconterà al momento della crisi e della caduta della Repubblica). • A Verona si manifesta attraverso: • un municipalismo accentuato • nostalgie filoscaligere e frequenti complotti a favore dei signori esiliati, nei primi anni del dominio veneziano • La propensione di una parte della nobiltà veronese per i Gonzaga di Mantova (1438-54) • persistenti atteggiamenti filoimperiali della nobiltà più antica per la quale il potere ed il sistema degli onori è quello imperiale offerto dalla corte di Vienna
Condizioni e limiti del governo veneto di terraferma Con i sistema di governo della terraferma veneta: • Venne bloccata l’ascesa di famiglie-lignaggi (élites di periferia) verso il centro, tramite il ricorso ai consueti canali statali (amministrativi e giudiziari) disposti secondo una scala gerarchica (carriere), o tramite l’avvicinamento-inserimento nella corte del Principe. • Si verificò di conseguenza una sclerotizzazione culturale del ceto dirigente lagunare, privo di ricambio ed arroccato sulle proprie tradizioni e sulla conservazione dei propri privilegi di status. • Si rafforzò la vocazione municipalistica (autosufficienza) dei centri urbana della Terraferma, indotti a non integrarsi fra loro e in un sistema statuale più ampio. • Venne bloccata, nella cultura delle élites della Terraferma, la formazione di una concezione etica dello Stato, in grado di coniugare le tensioni personali con un superiore interesse generale.
Condizioni e limiti del governo veneto di terraferma • Venne incentivata una spiccata conflittualità tra corpi e ceti (patriziato veneziano/patriziati locali/nobiltà locali/feudalità/consigli/comunità, ecc.), dissimile da quella presente in altre realtà. • Non si configurò mai una figura simbolo (il sovrano) in grado di costituirsi come punto di riferimento non solo della città dominante, ma di tutto lo Stato.
. • Consentì il costituirsi di un particolare rapporto fra Stato (particolare) e Chiesa (universale) consentendo alla Chiesa e alle sue istituzioni di rappresentare un momento unificante per la società veneta, anche a livello di formazione delle élites (carriere e mobilità dalla periferia al centro, in direzione di Roma).
. • Accentuò il divario culturale tra città e campagna, confermando la dimensione fortemente municipalistica del mondo rurale. • Accentuò la fisionomia tradizionale delle istituzioni cittadine e la conservazione dei particolarismi. • Intensificò nei rapporti centro-periferia le relazioni informali legate al patronato e alle clientele a scapito delle relazioni formalizzate all’interno dei canali statuali.
I contadini veneti e Venezia. Il giudizio di Machiavelli (lettera alla Signoria di Firenze da Verona, 26 novembre 1509) • «Costoro attendono ad rubare el paese e saccheggiarlo, e vedesi e sentesi cose miserabili senza esemplo, di modo che nelli animi di questi contadini è entrato uno desiderio di morire, e vendicarsi; che sono diventati più ostinati e arrabbiati contro a’ nimici de’ Viniziani, che non erano e’ Giudei contro a’ Romani; e tutto dì occorre che uno di loro preso si lascia ammazzare per non • negare el nome viniziano»