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CORSO DI STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO Docente Prof. GIOIA

MARGINALISMO. UTILITA' DEI BENI E MARGINALISMOTEORIA SOGGETTIVA DEL VALORESullo sfondo c' la filosofia utilitarista" di J. Bentham (1748-1832)Introduction to the Principles of Morals (1780)Scelte tra alternative: contenuto di benessere per i soggetti Consequenzialismo: si giudica un atto solo

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CORSO DI STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO Docente Prof. GIOIA

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Presentation Transcript


    1. CORSO DI STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO Docente Prof. GIOIA II SEMESTRE II Parte A.A. 2006-2007

    2. MARGINALISMO UTILITA’ DEI BENI E MARGINALISMO TEORIA SOGGETTIVA DEL VALORE Sullo sfondo c’è la filosofia “utilitarista” di J. Bentham (1748-1832) Introduction to the Principles of Morals (1780) Scelte tra alternative: contenuto di benessere per i soggetti Consequenzialismo: si giudica un atto solo in base ai suoi risultati – non in base alle intenzioni o alle procedure L’obiettivo è il massimo di benessere per il maggior numero

    3. MARGINALISMO:AUTORI William Stanley. Jevons, inglese (1835-1882) (1871) Theory of Political Economy; l’austriaco Carl. Menger (1840-1921), (1871) Principi fondamentali di Economia Politica il francese Leon Walras (1837-1910), (1874) gli Elementi di economia pura (scritto indipendentemente) Anticipatore il tedesco Hermann Heinrich Gossen (1810-1858). Sviluppo delle leggi del commercio umano (1854)

    4. Dalle risorse ai beni finali Produzione: “via a senso unico dalle risorse (input) ai beni finali (output) (Classici e Marx: processo circolare) Il prodotto è qualitativamente differente dai mezzi di produzione utilizzati

    5. L’homo oeconomicus Dalla visione macro a quella micro La scomparsa della classi Individui, fattori della produzione, distribuzione Scelte razionali degli individui I primi marginalisti: “homo oeconomicus” soggetto che sceglie solo in base a regole economiche e non ha altre dimensioni Due sensazioni: piacere nel consumare e pena nel procurarsi i beni Pena deriva dalla scarsità Debbo lavorare Debbo rinunciare alle alternative

    6. Scarsità, mercato ed equilibrio Le scelte si impongono perché le risorse sono scarse Le scelte avvengono nel mercato Si raggiunge un equilibrio Si ha equilibrio quando, date le circostanze, nessuno ha convenienza a mutare le proprie scelte

    7. LEGGE DI GOSSEN Livello di utilità decrescente mano a mano che consumiamo dosi successive di un bene

    8. Il grafico dell’utilità marginale Ogni punto nella curva ha come coordinate l’utilità marginale (asse delle ordinate) e le dosi del bene (asse delle ascisse) La curva è decrescente

    9. Dall’utilità marginale all’utilità totale Utilità totale è la somma delle utilità marginali

    10. Utilità totale e utilità marginale Utilità totale = somma delle utilità marginali delle dosi consumate tre dosi di cibo ?utilità totale = 80+30+20=130 utilità marginale = la variazione dell’utilità totale dovuta al consumo di un’unità in più del bene DUT/DQ, utilità marginale della terza dose di cibo = 130-110=20.

    11. Il grafico dell’utilità totale La curva dell’utilità totale è crescente E’ concava verso il basso (la sua pendenza diminuisce (cioè il tasso di crescita è decrescente)

    12. La seconda legge di Gossen Regola della massimizzazione Il soggetto ha un reddito limitato. Quali e quanti beni consumare per massimizzare l’utilità I dati del problema: reddito limitato e prezzi dei beni Soluzione: Eguagliare i rapporti tra le utilità marginali e i prezzi per tutti i beni L’ultima lira spesa in ciascun bene deve dare la stessa utilità Cibo e vestiario: Reddito = € 120 Prezzo cibo = €10 prezzo vestiario € 20

    13. Massimizzare Supponiamo che: UMa cibo = 5 e Uma vestiario = 25. Se rinuncio a due unità di cibo perderò approssimativamente un’ utilità pari a 10 (2x5) Con € 20 risparmiate posso consumare un’unità in più di vestiario che mi apporta un’utilità pari a 25 25>10. La mia soddisfazione è migliorata Si noti che i prezzi sono importanti perché dicono quanto vestiario in più posso consumare rinunciando al cibo e viceversa

    14. Una tabella

    15. Spiegazione Da ricordare R=120 Pc=10 e Pv =20 L’utilità è massimizzata con 4 dosi di cibo e 4 di vestiario Somma delle utilità totali 140+110=250 (rapporto utilità marginali ponderate = 1) 6 di cibo e 3 vestiario somma utilità 153+90=243 (utilità marg. pond.= 0,5 e 1,25) 2 cibo e 5 vestiario 135+110=245 (utilità marg. pond. 3 e 0,75)

    16. William Stanley Jevons (1835-1882) The Theory of Political Economy (1874) Due elementi della concezione jevonsiana: psicologismo e matematizzazione. La critica all’economia classica (Ricardo e J. Stuart Mill) Definizione dell’economia come ottimale allocazione delle risorse in funzione della massimizzazione del prodotto sociale complessivo.

    17. Jevons: utilità, lavoro e prezzo La teoria soggettiva del valore come rapporto tra individuo e bene Scelte e razionalità dell’agente economico. Costo reale: valore di un bene dipende dall’utilità mg e dalla disutilità della quantità di lavoro necessario per averlo. Influenza indiretta del lavoro sul prezzo. Costo opportunità: ottenere l’utilità di un bene implica la rinuncia ad ottenere l’utilità di un altro.

    18. Carl Menger (1840-1921), La scuola austriaca Principi fondamentali di economia politica (1871); Sul metodo delle scienze sociali (1883), Gli errori dello storicismo. Individualismo metodologico e l’economia come scienza teoretica: metodo deduttivo Bisogni e beni Principio di imputazione Critica radicale alla teoria del costo di produzione Polemica con la scuola storica tedesca dell’economia

    19. LEON WALRAS (1837-1910), Elementi di economia politica pura (1874) L’economia pura. Il rapporto tra modelli teorici e realtà. Dati esogeni: gusti, progresso tecnico, struttura istituzionale Variabili: dotazioni iniziali; quantità e prezzi dei beni offerti e domandati; L’equilibrio economico generale: interdipendenza dei settori e comportamento degli agenti economici. Ricchezza sociale: capitali e redditi Capitali: beni che non esauriscono la loro funzione in un singolo uso; beni durevoli Redditi: beni che esauriscono la loro funzione in un singolo uso

    20. Walras: l’equilibrio economico generale Capitali: terre, capitali personali e capitali propriamente detti Redditi: beni di consumo, beni intermedi e servizi dei beni capitali Attori: Proprietari, lavoratori, capitalisti A queste categorie si aggiunge quella degli imprenditori Il processo che porta all’equilibrio: banditore Concorrenza perfetta, funzione parametrica dei prezzi Condizioni oggettive e soggettive dell’equilibrio La rappresentazione matematica

    21. Scuola storica tedesca dell’economia Vecchia scuola storica tedesca: W. Roscher; B. Hildebrand; K. Knies. Giovane scuola storica tedesca: Gustav von Schmoller Verein fuer Sozialpolitik (1872) Giovanissima scuola storica tedesca: A. Spiethoff; W. Sombart, M. Weber

    22. Methodenstreit Menger:Sul metodo delle scienze sociali e sull’economia politica in particolare (1883) Recensione di Schmoller e critiche a Menger Menger: Gli errori dello storicismo Accuse alla scuola storica: limiti teorici e visione antiliberista Natura delle spiegazioni scientifiche Deduzione e induzione in Schmoller

    23. Gustav Schmoller Concorrenza e laissez faire in Schmoller Lo sviluppo economico Giudizio su Marx Andamento ciclico dello sviluppo Le politiche sociali Il Verein fuer Sozialpolitik

    24. Joseph Alois Schumpeter Scuola neoclassica, scuola storica e marxismo nel pensiero di Schumpeter Metodologia: storia e analisi Liberalismo metodologico: metodo e strumenti dipendono dalle finalità scientifiche perseguite Teoria dello sviluppo economico (1911) Dalla statica alla dinamica: la critica a Walras e il giudizio su Marx La teoria dello sviluppo ciclico Imprenditore innovatore. Routine e innovazione, Invenzione e innovazione. Tipi di innovazione Ruolo del credito

    25. Schumpeter: capitalismo e socialismo Capitalismo, socialismo, democrazia (1954) La distruzione creatrice Democrazia e ruolo dell’imprenditore Capitalismo concorrenziale e monopolistico Il ruolo dell’innovazione nel capitalismo monopolistico Transizione al socialismo come sistema burocratizzato

    26. Capitale, interesse, istituzioni nella scuola austriaca Menger: il concetto di capitale Boehm-Bawerk: il problema dell’interesse e del profitto Metodi di produzione diretti e indiretti Attesa e spiegazione dell’interesse. Hayek: incertezza, mercato come strumento di diffusione delle informazioni (prezzi), Istituzioni come effetti inintenzionali.

    27. Dall’utilità cardinale all’utilità ordinale Pareto, Edgeworth, Marshall Critiche al concetto di Utilità cardinale Utilità ordinale: si valutano non gli stati d’animo ma i loro effetti economici (Mashall, Principi, p. 81) Preferenze: aPb; bPc; cPd. Sistemi di preferenze e scelte degli agenti.

    28. Alfred Marshall Principi di Economia (1890) La scienza economica e l’uomo della city: “l’economia è uno studio degli uomini, come essi vivono, si muovono e pensano negli affari ordinari della vita” (p. 78) L’induzione e la deduzione (Schmoller p. 96) I limiti delle “lunghe catene di ragionamenti” (1014; 1027) Scienze naturali e scienze sociali Probabilità vs precisione: il concetto di “normale” (p. 101) L’elemento tempo nell’analisi economica (p108)

    29. Marshall: valore e equilibrio Il recupero delle concezioni dei classici (993,1082) Valore: determinanti soggettive e oggettive (489, 490) Mercati ed equilibrio (487) Prezzi attesi e prezzi di equilibrio Comportamento degli operatori economici Equilibrio generale ed equilibrio parziale ( 512, 510 sgg)

    30. John Maynard Keynes Keynes (1883-1946) un rivoluzionario “improbabile” Figlio di un noto economista Studiò a Eton e a Cambridge Allievo di Alfred Marshall Amico di grandi scrittori (Virginia Woolf, George Bernard Shaw) Negli anni 30 condusse un attacco contro l’ortodossia economica Trattato sulla moneta (1930) Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936)

    31. Crisi e ricette di politica economica Crisi del 29?grande disoccupazione Economisti ortodossi?abbassare i salari Diminuisce la domanda di beni di consumo?si aggrava la crisi Keynes: critica dei presupposti della teoria neoclassica: legge di Say e teoria quantitativa della moneta

    32. Incertezza Il futuro è incerto L’incertezza è sostanziale Non siamo in grado, in molte situazioni, nemmeno di prevedere tutti gli eventi che potrebbero verificarsi, né la loro probabilità Gli investimenti sono scommesse sul futuro Dipendono più da “spontaneo ottimismo” che da un calcolo matematico Gli investimenti dipendono dagli “animal spirits”

    33. Il mondo reale Occorre tenere conto del modo in cui i prezzi e i salari si formano nel mondo reale Le condizioni del mercato sono tali che molti prezzi e i salari non variano immediatamente al variare delle condizioni del mercato Rigidità dei prezzi e dei salari Le imprese riducono l’occupazione piuttosto che i salari quando la domanda diminuisce Il tempo in cui le forze del mercato operano è importante Gli economisti neoclassici ragionano come se tutte le forze che portano all’equilibrio agissero istantaneamente Keynes dice che nel lungo periodo siamo tutti morti

    34. La moneta Gli economisti neoclassici considerano la moneta unicamente come mezzo di scambio Serve a facilitare le transazioni La moneta non è mai domandata per sé, ma per disfarsene La moneta è anche deposito di valore E’ “un legame tra presente e futuro” Durante i periodi di incertezza gli imprenditori preferiscono rimanere “liquidi”, cioè aspettare prima di utilizzare la moneta in loro possesso e trasferire nel futuro il potere d’acquisto Si domanda moneta per tenerla e non per disfarsene subito per acquistare altri beni (di consumo o di investimento)

    35. Risparmi e investimenti Il tasso di interesse non può automaticamente equilibrare risparmi e investimenti Si domanda moneta in quanto moneta: l’interesse diviene un fenomeno monetario e non reale (compenso per la rinuncia alla liquidità) Gli investimenti dipendono dall’interesse, ma principalmente dagli “animal spirits” I risparmi dipendono in larga misura dalle abitudini di consumo delle famiglie, cioè dal reddito (quello che non è consumato viene risparmiato) Occorre trovare un meccanismo diverso da quello dell’interesse per vedere come risparmi e investimenti si equilibrano

    36. Le funzioni della moneta: Funzione transattiva; Funzione precauzionale; Funzione speculativa.

    37. Capacità produttiva e produzione effettiva Distinzione tra la capacità produttiva di una società e il livello attuale di produzione Capacità produttiva (produzione massima)?forza lavoro, impianti esistenti, infrastrutture La produzione effettiva può essere minore del livello permesso dalla capacità produttiva La domanda aggregata può essere minore del livello necessario per assorbire la produzione massima La produzione effettiva cade al livello della domanda

    38. Rappresentazione grafica dell’disequilibrio S>I?flussi in uscita maggiori dei flussi in entrata la produzione diminuisce

    39. Dal disequilibrio all’equilibrio Diminuisce la produzione?diminuisce il reddito?diminuiscono i risparmi S=I ? equilibrio di sottocupazione La componente autonoma (flusso in entrata) della domanda I determina la grandezza del reddito

    40. L’effetto moltiplicatore Le spese per investimento sono soggette ad ampie e non prevedibili fluttuazioni Le spese per il consumo sono una quota più o meno costante del nostro reddito Se diminuiscono le spese per gli investimenti diminuisce il reddito dei lavoratori Con meno reddito i lavoratori decideranno di consumare di meno Con meno domanda di consumo gli imprenditori decideranno di produrre meno pagando meno salari ai lavoratori Questo ci rimanda al punto 2 ecc.

    41. Il risultato L’effetto finale di una variazione degli investimenti dipende dalle “perdite” Nel nostro caso: risparmio = 20% del reddito Se gli investimenti diminuiscono di 100 miliardi anche i risparmi dovranno diminuire di 100 miliardi Ma 100 miliardi sono il risparmio di un reddito pari a (1/20%)x100 = 500 miliardi Una diminuzione di 100 miliardi dell’investimento ha come conseguenza una diminuzione del reddito di 500 miliardi Il reddito di equilibrio diminuisce molto di più della diminuzione iniziale dell’investimento

    42. Il moltiplicatore in positivo L’aspetto positivo è che lo stesso meccanismo vale anche se l’investimento aumenta Nell’esempio precedente: un incremento di 100 miliardi dell’investimento comporta un incremento di 100 miliardi dei risparmi I risparmi aumentano di 100 miliardi quando il reddito aumenta di 500 miliardi La spesa iniziale comporta un aumento del reddito dei lavoratori – I lavoratori aumentano i consumi (80%) e i risparmi (20%) – I consumi si traducono in reddito per qualcun altro – Aumentano nuovamente i consumi e i risparmi. La catena si ferma quando i risparmi sono esattamente uguali agli investimenti

    43. Il significato economico Nell’economia keynesiana è la domanda che determina il livello del reddito In particolare è importante la domanda autonoma (I [investimenti]) Gli imprenditori decidono il livello degli investimenti Se gli imprenditori decidono un livello di investimenti minori del risparmio Poiché le famiglie hanno deciso di risparmiare più di quanto le imprese hanno deciso di investire, la domanda di beni è insufficiente (la “perdita” si registra nel momento in cui il reddito si traduce in domanda) Gli imprenditori vedono aumentare le scorte invendute Per smaltire le scorte diminuiscono ulteriormente la produzione Si arriva ad una posizione di equilibrio di sotto-ocupazione

    44. IL MOLTIPLICATORE

    45. Ancora sul moltiplicatore Incremento iniziale = 100 Se sommiamo gli incrementi di reddito dovuti agli investimenti successivi 100+80+64+51.20+40.96+ … = 500 Prop mg al risp = 1/s = 1/0.2=100/20=1/5 Il moltiplicatore è il reciproco della s, infatti 100 X 5 = 500

    46. L’equilibrio di sotto-occupazione Nessun meccanismo automatico di mercato garantisce che l’equilibrio raggiunto sia quello di piena occupazione Generalmente si avrà un equilibrio di sotto-occupazione L’equilibrio di piena occupazione è solo uno tra i tanti possibili La disoccupazione è uno spreco sociale: occorre un intervento esterno (governo) che porti il sistema alla piena occupazione

    47. La spesa pubblica Inseriamo ora un nuovo attore: Amministrazione pubblica (governo) Domanda della pubblica amministrazione=spesa pubblica Rappresentano un’aggiunta alle altre componenti (C e I) Flusso in entrata deciso autonomamente dal governo Entrate della pubblica amministrazione=imposte?rappresentano un flusso di uscita dal circuito?le famiglie non possono consumare ciò che pagano come imposta=Flusso in uscita che dipende dal reddito (tassazione progressiva-imposte indirette sugli scambi).

    48. Rappresentazione grafica Ora ci sono 2 flussi in entrata (I e G = spesa pubblica) e due in uscita (S e T = tassazione)

    49. Le condizioni di equilibrio Condizione di equilibrio: ciò che entra = ciò che esce (I+G=S+T) Equilibrio di sottocupazione?aumento della spesa pubblica (I+G>S+T) ?aumenta la produzione?aumenta l’occupazione?aumentano i risparmi e la tassazione?equilibrio con maggiore occupazione (I+G=S+T)

    50. Il messaggio di Keynes Attraverso l’intervento di politica economica il sistema capitalistico raggiunge la piena occupazione: lo stato ha il compito di stimolare l’attività produttiva, mentre l’allocazione delle risorse resta compito del mercato Per Keynes non si tratta di superare il capitalismo, ma di farlo funzionare in modo che siano effettivamente superati i disequilibri sociali (disoccupazione)

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