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Modelli E Strumenti Per l’Organizazzione dei Servizi Alla Persona Materiale lezioni II semestre. Anno accademico 2013/2014 A cura di Angelina Di Prinzio. QUALE TEORIA DELLA E NELLA RELAZIONE D’AUTO A cura di: Angelina Di Prinzio. Tratto da :
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Modelli E Strumenti Per l’Organizazzione dei Servizi Alla Persona Materiale lezioni II semestre Anno accademico 2013/2014A cura di Angelina Di Prinzio
QUALE TEORIA DELLA E NELLA RELAZIONE D’AUTOA cura di: Angelina Di Prinzio • Tratto da : • Valutare il servizio sociale con metodologie qualitative (in: S. Fargion- A. Sicora in; Campanini La valutazione nel Servizio Sociale ) Carocci Faber 2008 • L’Assistente Sociale e la valutazione a cura di Ugo De Ambrogio – Carocci Faber 2008 • Organizzazione e Servizio Sociale a cura di Luigi Gui – Carocci Faber 2009 • La riflessivita' come dimensione propria del professionista Riflettere sull'azione e nel corso dell'azione. LA TEORIA DELLA PRATICA
Nella pratica quotidiana il professionista formula innumerevoli giudizi di qualità per i quali non è in grado di definire criteri adeguati e mostra capacità per le quali non è in grado di definire regole e procedure. RIFLETTERE SIGNIFICA VOLGERE LA MENTE, CONSIDERARE CON ATTENZIONE SITUAZIONI, PROBLEMI, OPPORTUNITÀ. IN FILOSOFIA LA RIFLESSIONE È UN «ATTO CONOSCITIVO MEDIANTE IL QUALE LO SPIRITO, RITORNANDO SU SE STESSO, PRENDE COSCIENZA DELLE SUE OPERAZIONI E DEI LORO CARATTERI» (Dogliotti, Rosiello, 1986, p. 1603). LA "VALUTAZIONE" RESPONSABILIZZA L'INDIVIDUO NELL'ORGANIZZAZIONE E VALORIZZA LE CAPACITÀ DI PRODURRE CAMBIAMENTO E INNOVAZIONE
IL PROFESSIONISTA SPOSTA LO SGUARDO INDIETRO SULLA STRADA PERCORSA, PER POI GUARDARE AVANTI PRIMA DI RIPRENDERE IL CAMMINO • Giraldo e Niero (1987), propongono di privilegiare modalità formative che favoriscano i processi di autoriflessività. • Dal Pra Ponticelli (1987) pone in stretto rapporto riflessività e formazione permanente. La formazione permanente, dovrebbe puntare a realizzare l’apprendimento di atteggiamenti di riflessività sul proprio lavoro rinforzando il desiderio di verifica continua; • Ferrario (1996,) suggerisce di far prevedere «tempi per pensare: nella settimana, nella giornata, al termine di ogni micro o macro attività». Il rapporto dialogico tra teorie formali, esperienza e riflessione è stato costantemente al centro del dibattito epistemologico sviluppatosi nel servizio sociale come disciplina.
E’ CERTAMENTE UTILE PROCEDERE ATTRAVERSO: • l'analisi e la sistematizzazione dell'agire • il tentativo di costruire generalizzazioni, • la formulazione di quesiti • le letture critiche • le diverse forme di alimentazione cultural-professionale, • evitare che il sapere che noi custodiamo scivoli dalla nostra mente
PERTANTO FAVORIRE LA COSTRUZIONE DI UN CONTESTO • che tollera un certo grado di errore; • che consente di rivedere e riformulare la conoscenza personale come un'occasione di apprendimento e di ricerca di nuove strategie; • che permette di sperimentare, anche con esercizi, ad esempio i role playing, nuove modalità di azione professionale.
L'OPERATORE RIFLESSIVO E L'OPERATORE DIFENSIVO: cause, vissuti, problematiche. • Tratto da: S. BUNKS - ETICA E VALORI NEL SERVIZIO SOCIALE, Erikson • OPERATORE DIFENSIVO: • Segue le procedure alla lettera e adempie ai doveri e alle responsabilità definite dall'ente e dalla legge. • Non si può incolpare se le regole e le procedure prescritte sono state rispettate, gli assistenti sociali sono “funzionari o «tecnici», fare «il mio dovere» significa adempiere ai miei obblighi verso l'ente piuttosto che compiere l'azione professionalmente e moralmente giusta. • I valori personali e quelli dell'ente tendono a esser e separati, e i secondi, tendono a essere adottati mentre si agisce come assistenti sociali.
OPERATORE RIFLESSIVO: • Riconosce i dilemmi e i conflitti etici ed UMANI e come essi si presentano (ad esempio attraverso diseguali relazioni di potere con gli utenti; attraverso le contraddizioni del welfare state; nell’ambivalenza societaria verso il welfare state e gli assitenti sociali in particolare); • Confida maggiormente nei propri valori e sul modo di metterli in pratica; integra conoscenze, valori e abilità tecniche; • Riflette sulla pratica operativa e impara dalla stessa; • È preparato ad assumersi dei rischi e ad affrontare critiche. • E’ consapevole che i valori personali e quelli dell'ente possono trovarsi in conflitto e che l’operatore in quanto persona ha la responsabilità morale di assumere delle decisioni per dirimere questi conflitti.
PROBLEMI E DILEMMI ETICI Nell'esaminare i dilemmi etici che più frequentemente capitano agli assistenti sociali nel loro lavoro, si colgono spesso dei sensi acuti di confusione, di ansia e di colpa circa le decisioni che dobbiamo assumere e il ruolo che siamo chiamati a rappresentare. Ciò può derivare da: 1. Mancanza di preparazione e di conoscenze rispetto alle nuove situazione in cui ci si trova. 2. Mancanza di chiarezza circa il ruolo dell'assistente sociale, per esempio confusioni rispetto alle funzioni di aiuto o a quelle di controllo, e scarsa conoscenza delle regole connesse a tali ruoli, come ad esempio il rispetto del segreto professionale. 3. Scarsa fiducia nel proprio status/posizione, POTERE CONTRATTUALE CHE ABBIAMO ALL’INTERNO DELL’ORGANIZZAZIONE, specialmente nei confronti di altri professionisti e /o superiori gerarchici o rappresentanti politici. 4. Scarsa attenzione ai bisogni o ai diritti del singolo utente, o la focalizzazione su un unico aspetto - senza, quindi cogliere la complessità della situazione. 5. La complessità della situazione viene considerata, ma ritenuta insopportabile.
ESERCIZIO 1. Descrivere brevemente un dilemma etico (presentazione di una situazione). 2. Quali sono gli aspetti etici implicati? 3. Da che cosa traggono origine? 4. Quali argomentazioni si potrebbero adottare per giustificare il tipo di intervento prescelto?
La valutazione nel corso dell'azione professionale come responsabilizzazione dell'Assistente Sociale nell'organizzazione e valorizzazione delle capacità di produrre cambiamento, strategia di ricerca riflessiva nella pratica professionale. • L'autovalutazione del lavoro può essere una significativa occasione di autoriconoscimento che può fornire agli assistenti sociali apprendimenti, e favorire l'assunzione di una visione maggiormente strategica del proprio lavoro. • Una ricerca qualitativa di Mayer e Timms (1970): basata su interviste non direttive ad ex utenti di un Servizio Sociale, ha evidenziato che tale approccio consente di analizzare: • ciò che le persone apprezzano; • ciò che ritengono utile e comprendono; • ciò che risulta loro incomprensibile.
Emerge che le persone intervistate apprezzano e trovano l’aiuto: • nell’essere in contatto con operatori; • nell’ascolto (che è un aiuto in sé); • nella chiarezza che l’assistente sociale fa su cosa sta succedendo e perché. ASPETTI CRITICI E DI INSODDISFAZIONE: • la freddezza dell’operatore; • la percezione di una modulazione affettiva distonica (ad es. operatore che non ride mai, nemmeno alle battute scherzose, non sdrammatizza, non facilita la comunicazione…..); • la mancanza di ascolto e la generale sensazione di non chiarezza e confusione.
LAVORO IMPRONTATO SULLA QUALITÀ • ( APPROCCIO/ RICERCA QUALITATIVA) • mira a cogliere i modi di comprendere il processo di lavoro e il lavoro delle diverse persone, riconoscendo e accettando che questi modi possano essere differenti; • il focus è sui processi e sul rapporto tra processi e risultati in termini di significati attribuiti dagli attori; • l’attenzione si concentra sul modo in cui i significati vengono costruiti in relazione alle pratiche; • vengono messi al centro i significati che le persone attribuiscono alle situazioni senza ricondurli a presunti standard di oggettività;
è riflessivo in relazione alla soggettività dello stesso professionista; • non è neutro e tende ad esplicitare le dimensioni valoriali che riconosce intrinseche; • è proattivo in quanto coinvolge tutti coloro che sono a diverso titolo interessati all’intervento (stakeholders); • la mancanza nella valutazione qualitativa della rigorosità degli strumenti sperimentali e quantitativi è controbilanciata dalla conoscenza approfondita di punti di vista e prospettive.
L'ASSISTENTE SOCIALE È ORIENTATA AD UN LAVORO DI QUALITÀ SE: • ha consapevolezza del proprio ruolo e del ruolo degli altri – approccio sistemico (politici, superiori gerarchici, dirigenti colleghi, funzionari amministrativi) anche ALL’INTERNO DELL’ORGANIZZAZIONE ( fattore umano e dinamiche di potere); • ha una buona conoscenza teorica e capacità di aggiornamento; • ha conoscenza e padronanza del "processo metodologico"; • riesce a gestire il suo tempo e a prendere distanza dal ruolo, fuori dal lavoro; • conosce e sa agire i principi della deontologia e dell'etica professionale; • ha autonomia e autorevolezza professionale; • ha capacità di sostegno nelle azioni di promozione sociale e di dare voce ai diritti delle persone.
OPERARE ORIENTATI ALLA QUALITA’ IMPLICA LA MESSA A PUNTO, DA PARTE DI CIASCUN OPERATORE, DI STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO DELLA PROPRIA OPERATIVITÀ CHE INCLUDANO: • una dimensione "professionale" (o tecnico-metodologica), che riguarda essenzialmente le competenze metodologiche e strumentali che si utilizzano nella professione; • una dimensione" organizzativa", che riguarda le competenze di gestione del ruolo sul fronte delle dinamiche istituzionali e interne all’ente di appartenenza; • una dimensione "'relazionale", che riguarda essenzialmente la gestione della relazione di aiuto