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Capitolo 2: Geografia delle attività agricole e dell’economia rurale. Obiettivi: Presentare le specificità e l’articolazione territoriale delle attività primarie attraverso: i fattori determinanti per l’attività primaria
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Capitolo 2: Geografia delle attività agricole e dell’economia rurale Obiettivi: Presentare le specificità e l’articolazione territoriale delle attività primarie attraverso: i fattori determinanti per l’attività primaria l’uso del suolo per le produzioni del settore primario secondo il modello di von Thünen lo sviluppo del settore agricolo e l’organizzazione dello spazio agricolo le interrelazioni tra determinanti, sviluppo del settore ed emergenze
Capitolo 2: Fattori condizionanti l’attività agricola secondo Umberto Toschi: Fattori esterni (agiscono all’esterno del processo produttivo e fanno parte delle risorse naturali) ambiente atmosferico (clima) suolo (fertilità) condizioni biosferiche (interconnessioni tra vegetali e animali) conquista delle terre irrigazione strumenti di lavorazione del suolo fattore organizzativo Fattori interni (sono influenzati dall’attività dell’uomo e delle comunità) sistemi di produzione sistemi di conduzione
Capitolo 2: Fattori condizionanti l’attività agricola secondo John Harris Paterson: temperatura umidità rilievo suolo Fattori naturali (operato degli elementi fisico-naturali) ignoranza e pregiudizi struttura della proprietà fondiaria mancanza di organizzazione mancanza di capitali Remore socio-economiche (operato dell’uomo e delle comunità nell’organizzazione sociale e produttiva)
Capitolo 2: L’attività primaria e la geografia economica • Possibilismo vidaliano geografia rurale (individuazione dei tipi di paesaggio rurale) • Funzionalismo geografia agraria (organizzazione della produzione e della commercializzazione) • Analisi sistemica geografia agricola (complesso dei caratteri fisico-naturali e socio-funzionali dell’attività primaria) L’evoluzione dei sistemi di produzione, relativi al settore primario, ha segnato profondamente la storia dell’umanità. Attualmente sono coesistenti sistemi di organizzazione variegati, con grandi contraddizioni, che si possono compendiare in: • agricoltura contadina o tradizionale • agricoltura capitalistica
Capitolo 2: Lo spazio utile • E’ la parte di superficie terrestre in cui si attuano e si organizzano le attività agricole. • L’opera di bonifica è l’azione volontaria tesa alla conquista di spazio utile per l’agricoltura. • Le bonifiche sono integrate sovente nella bonifica agraria e cioè nella reale messa a coltura, che si estrinseca anche con paesaggi del tutto particolari. • Le bonifiche possono essere classificate in: • Bonifica idraulica messa a coltura di superfici acquitrinose e sotto il livello del mare • Bonifica di monte messa a coltura di terreni non sterili, ma resi tali a causa del regime delle acque superficiali non regolari e del disboscamento • Bonifica di terreni aridi immagazzinamento delle scarse acque piovane e sfruttamento delle acque sotterranee o derivate da fiumi e da torrenti
Capitolo 2: Il settore agricolo e l’organizzazione del territorio • L’uso del suolo e l’evoluzione delle attività economiche incidono profondamente sui modellidi organizzazione del territorio. • Tali trasformazioni possono essere interpretate nel passaggio dalle attività delle riforme agrarie all’affermarsi della rural planning. • L’interdipendenza tra l’agricoltura e le altre attività economiche si possono esprimere in forme di: • integrazione e interazione • complementarità • competitività • conflittualità • repulsione • neutralità • estraneità
Capitolo 2: Le emergenze • Causa ed effetto dello sviluppo del settore agricolo e delle altre attività economiche sono: • Sicurezza alimentare • Azione delle multinazionali alimentari • Accesso alle risorse idriche ed irrigazione • Desertificazione • Questione ambientale • agricolture sostenibili • agricolture non sostenibili
Capitolo 2: Un aspetto della sicurezza alimentare • Gli OGM Con gli organismi geneticamente modificati e gli organismi transgenici si tende ad incrementare le rese di prodotti agricoli e/o rendere le colture più resistenti ai condizionamenti esterni (esempio al clima). Per i fautori della loro introduzione gli aspetti positivi sono: • maggiore produzione di derrate alimentari a prezzi più bassi; • minor utilizzo di sostanze chimiche per la difesa dei raccolti (anticrittogamici); • prodotti mediamente più graditi ai consumatori; • produzione di alimenti di maggior valore per l’industria alimentare; • possibilità di accesso ai prodotti alimentari da parte anche dei Paesi in ritardo di sviluppo. Per i detrattori gli aspetti negativi sono: • effetti nocivi non ancora pienamente conosciuti, quali allergie, o addirittura intossicazioni; • effetti negativi sull’ambiente riguardanti la contaminazione ambientale; • ottenimento di incroci tra specie non ipotizzabili; • riduzione, se non addirittura perdita, della biodiversità; • tecniche così raffinate e costose da essere per lo più praticate dalle multinazionali che operano in campo agricolo.
Capitolo 2: Un aspetto della sicurezza alimentare • L’agricoltura biologica E’ un sistema globale di produzione agricola, vegetale e animale, che privilegia le pratiche di gestione piuttosto che il ricorso a fattori di produzione di origine esterna. Ha preso avvio da tre diversi metodi di conduzione agricola, elaborati in Europa negli anni Quaranta: • l’agricoltura biodinamica (teorizzata da Rudolph Steiner in Germania); • l’agricoltura organica (teorizzata da Sir Howard in Inghilterra); • l’agricoltura biologica (nata in Svizzera a opera di Hans Peter Rusch e Henry I. Miller). Il comune denominatore dei diversi metodi consiste nel forte legame tra agricoltura ed ecosistema naturale che comporta, nell’ottica della sostenibilità, la scelta di avvalersi di quantità minime di prodotti di sintesi.
Capitolo 2: Le multinazionali agroalimentari Le multinazionali agroalimentari operano in agricoltura e nell’industria alimentare. Inoltre hanno ricadute sul comparto agricolo anche le multinazionali che operano in molteplici settori, quali quello meccanico (trattori), elettrico ed elettronico, della produzione e commercializzazione di attrezzi e macchinari, quello chimico e petrolchimico (concimi, fertilizzanti, anticrittogamici, antiparassitari, selezione delle sementi, delle piante e delle specie animali da allevamento), fino a quello delle bio-tecnologie e delle bio-genetiche. Secondo i dati UNCTAD, gli stock di Investimenti Diretti Esteri (IDE) in entrata per le multinazionali operanti in agricoltura rappresentavano nel 2001 appena lo 0,42%, di cui circa i 3/4 attinenti i PVS. Gli stock di IDE in uscita alla stessa data erano in forte diminuzione complessiva e rappresentavano lo 0,07% del totale (la partecipazione dei Paesi sviluppati era dello 87,39%). Più consistente è la quota rappresentata dall’industria alimentare. Gli stock di IDE in entrata nel 2001 erano dell’ordine del 2,40% del totale, con una predominanza assoluta per i Paesi sviluppati con il 74,81% del totale del comparto. Gli stock in uscita, alla stessa data, per il comparto cibo, bevande e tabacco erano del 3,03% con la partecipazione del 99,35% dei Paesi sviluppati. Nella graduatoria delle prime 100 imprese multinazionali, ordinate secondo gli assets esteri (UNCTAD, 2006), la prima attinente alcomparto cibo, bevande e tabacco è la Nestlè (Svizzera) al 23° posto, la seconda è l’Unilever (Regno Unito e Paesi Bassi) al 50° posto, la McDonald’s Corporation (USA) è al 91° posto. Più numerosa è la rappresentanza di imprese operanti nelle bevande: Imbev S.A. (Paesi Bassi) al 61° posto, SAB Miller (Regno Unito) al 69°, Coca Cola Company (USA) al 74°, Pernod Ricard S.A.(Francia) al 77°, Diaego Pic (Regno Unito) all’85°. Nel settore del tabacco: Altria Group Inc (USA) al 51°, British American Tabacco Pic (Regno Unito) all’86°.
Capitolo 2: La desertificazione La desertificazione è la progressiva espansione dei deserti. Le cause sono complesse, ma vedono la concomitante responsabilità di: • fattori naturali (per esempio variazioni climatiche) • fattori antropici (deforestazione,eccessivo sfruttamento dei pascoli, impatti negativi delle tecniche di irrigazione, distorsioni produttive dovute al commercio internazionale). Il fenomeno continua a investire vaste aree del pianeta, in modo particolare alcune aride, semi-aride e subumide, che coinvolgevano in misura maggiore le popolazioni con alto livello di povertà e di instabilità politica. Ciò a dimostrazione delle strette interconnessioni tra sistemi socio-economici e fenomeni che a un’analisi superficiale possono sembrare legati maggiormente a cause naturali. Con livelli più o meno gravi, la desertificazione indotta dall’urbanizzazione è presente sia nei Paesi a economia più arretrata che in quelli a economia avanzata. Attualmente la desertificazione interessa le aree di oltre 100 Paesi, nelle zone aride è minacciata circa il 70% dell’intera superficie. Interessa in modo diretto, in Africa, le zone immediatamente a ridosso del Sahara; in Asia, quelle confinanti con i deserti in Arabia e nel Medio Oriente e le aree a immediato ridosso dei deserti e delle steppe; l’occidente dell’America del Nord e dell’America del Sud; il continente australiano. Il fenomeno riguarda anche l’Unione Europea (per esempio è a rischio buona parte della Spagna); in particolare in Italia le regioni più coinvolte sono: Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.