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LA TRATTA DEGLI SCHIAVI

LA TRATTA DEGLI SCHIAVI.

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LA TRATTA DEGLI SCHIAVI

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Presentation Transcript


  1. LA TRATTA DEGLI SCHIAVI

  2. Gli europei sollecitavano la complicità delle tribù e degli stati africani in cambio di prodotti europei come oggetti in ferro, rame, vetro, armi e consegnavano ai negrieri altri africani da essi catturati nelle regioni più intyerne. La tratta seminò così lotte intestine tra le società africane. La prima vendita ai portoghesi è del 1444 nel Lagos. Gli schiavi erano portati in America nelle piantagioni in cambio di tabacco, acquavite, canna da zucchero.

  3. DURATA DEL VIAGGIO:70 GIORNI • NUMERO DI SCHIAVI DEPORTATI:20 MILIONI SI SCHIAVI DAL1510 AL 1807 MA DI FATTO SI CONTINUO’ LA TRATTA FINO AL 1850 CIRCA + QUELLI MORTI NELLA CATTURA O NEL VIAGGIO (SI CALCOLA 1 OGNI CATTURATO)

  4. Il monumento agli schiavi a Zanzibar

  5. Che cos'è la schiavitù OGGI? Alcune caratteristiche diffuse distinguono la schiavitù da altre violazioni dei diritti umani. Uno schiavo è:obbligato a lavorare - sotto minacce fisiche o psicologiche; posseduto o controllato da un "datore di lavoro", di solito per mezzo di maltrattamenti fisici o psicologici o la minaccia di tali maltrattamenti; privato della sua dignità umana, trattato come un oggetto o comprato e venduto come una proprietà privata; fisicamente limitato o con una libertà di movimento limitata. Quali tipi di schiavitù esistono oggi?La schiavitù per debito riguarda almeno 20 milioni di persone in tutto il mondo. Le persone diventano lavoratori per debito essendo stati indotti, talvolta con l'inganno, a contrarre un prestito piccolissimo, a volte solo per acquistare medicinali per un figlio malato. Per saldare questo debito, sono poi costretti a lavorare moltissime ore al giorno, sette giorni a settimana, 365 giorni l'anno. In cambio del loro lavoro ricevono il minimo per alimentarsi e ripararsi, ma non potranno mai estinguere il debito, che può essere trasmesso a varie generazioni successive.Il lavoro forzato riguarda persone che vengono illegalmente reclutate da governi, partiti politici o privati e costrette a lavorare, di solito sotto minaccia di violenze o altre punizioni.Le forme peggiori di lavoro minorile riguardano i bambini che lavorano in condizioni di pericolo o sfruttamento. Decine di milioni di bambini nel mondo lavorano a tempo pieno, e pertanto privati dell'istruzione e del gioco, elementi fondamentali per il loro sviluppo individuale e sociale.Sfruttamento commerciale e sessuale dei minori. I bambini vengono sfruttati per il loro valore commerciale attraverso la prostituzione, la vendita e la pornografia. Sono spesso rapiti, comprati o spinti ad entrare nel mercato del sesso.Il commercio si riferisce al trasporto e/o alla tratta di esseri umani, di solito donne e bambini costretti con la forza o con l'inganno, finalizzato al guadagno economico. Spesso, donne migranti vengono ingannate e costrette a lavorare come domestiche o prostitute.Il matrimonio precoce e forzato riguarda donne e ragazze che vengono fatte sposare senza poter scegliere, e costrette a vivere come serve e spesso sottoposte a violenze fisiche.La schiavitù "classica" o "schiavitù-merce" comprende la compravendita degli esseri umani, che sono spesso rapiti dalle loro case, ereditati o regalati.

  6. Una larga parte delle vittime del traffico degli esseri umani è costituita da giovani donne e minori destinati ad alimentare il business dello sfruttamento sessuale. Questa situazione si ricollega ad ampi processi di mutamento sociale, come l’aumento della popolazione urbana e le migrazioni tra gli stati che coinvolgono nel mondo un numero di persone sempre più grande. Le trasformazioni avvenute nel corso degli anni 90 nell’Est europeo, una iniqua divisione del lavoro e della disponibilità di risorse tra nord e sud del mondo, nonchè il riproporsi sullo scenario internazionale di crisi politiche e guerre, hanno accresciuto le disuguaglianze sociali, le conflittualità inter-etniche e la militarizzazione dei territori, alimentando gli spostamenti di popolazione e i traffici illegali ad essi collegati. Per meglio distinguere il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dalla tratta o traffico di esseri umani, la Commissione d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali del Parlamento italiano ha adottato due specifiche nozioni per identificare in modo preciso queste situazioni. Nel primo caso i migranti, disponendo di un capitale proprio, contattano le organizzazioni che gestiscono il trasferimento delle persone al solo scopo di giungere nel paese di destinazione, mentre nel secondo caso i migranti vengono reclutati dai gestori del traffico mediante l’inganno e la violenza, esercitata anche sulle famiglie, allo scopo di sfruttarli, molto spesso riducendoli in condizioni di schiavi˘. Questa distinzione appare tuttavia in certe situazioni piuttosto sfumata. Si pensi semplicemente all’ipotesi in cui il migrante non sia in grado di mantenersi una volta giunto nel paese straniero e sia costretto a chiedere aiuto alle organizzazioni criminali presenti nel territorio. Questa situazione, peraltro largamente diffusa, evidenzia la possibilità concreta di divenire vittime degli sfruttatori in conseguenza non dell’esser stati trafficati, ma semplicemente dal non aver considerato adeguatamente i rischi e soprattutto i costi necessari per la realizzazione del proprio progetto migratorio. La presenza di molte giovani nel mercato dello sfruttamento sessuale è largamente imputabile proprio ad errori di valutazione e alla mancanza di conoscenza circa le situazioni oggettive che vivono i migranti nei paesi di destinazione. I dati sul coinvolgimento delle donne nel mercato del sesso sono più che eloquenti. Nella solo Europa le attività sessuali a pagamento coinvolgerebbero circa 500.000 ragazze. Secondo l’organizzazione internazionale delle migrazioni, un milione di donne sono vittime ogni anno del traffico. 200.000 sono quelle che transitano attraverso i Balcani, provenienti da Russia, Ucraina, Moldavia, paesi dell’ex Iugoslavia ecc… e dirette verso l’Europa occidentale. In alcune zone del mondo il turismo sessuale e la prostituzione sono ormai un business sedimentato. Se nella seconda metà degli anni 80 si potevano contare approssimativamente 100.000 prostitute su 241.000 donne occupate nella sola regione di Bangkok, meno di dieci anni dopo le donne dedite a questa attività su scala nazionale erano già 2.000.000, di cui il 40% minorenni.

  7. Associando all’ingresso illegale il successivo sfruttamento dei migranti nella forma della schiavitù sessuale o del lavoro forzato nelle sue molteplici manifestazioni, si stima che siano nel mondo tra 150 e i 200 milioni gli individui vittime di questi abusi. Secondo le Nazioni Unite la tratta degli esseri umani è un affare che sta crescendo al ritmo del 40- 50% annuo. Ciò che accomuna le molteplici situazioni del mercato degli esseri umani è l’esistenza di un debito che la persona trafficata ha contratto nei confronti del trafficante per raggiungere ed entrare (spesso illegalmente) nel paese di destinazione. L’organizzazione criminale tiene in pugno la persona trafficata, impedendole, nei fatti, una volta arrivata, di ottenere dalla propria attività un guadagno che le consenta di estinguere il debito originario. Quel debito insomma non deve essere pagato, perché è la catena che lega la persona trafficata, e spesso anche la sua famiglia nel paese d’origine, all’organizzazione criminale che la sfrutta.

  8. Insieme a processi economici che danno spazio allo sfruttamento schiavistico, persistono inoltre anche modelli culturali che in molte nazioni legittimano socialmente lo sfruttamento violento di donne e minori nel mercato del sesso. La prostituzione, la pornografia, il turismo sessuale ed altre pratiche che riducono l’essere umano a merce, come i matrimoni o le gravidanze forzate, hanno, in particolare, un impatto devastante sulla condizione delle donne. La problematica della tratta a scopo di sfruttamento sessuale è all’attenzione di numerosi organismi delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani sul piano politico e normativo.

  9. Asia: cresce il traffico di esseri umani, dal sesso al lavoro forzato TRADOTTO DA ELENA INTRA da LA STAMPA DEL 25/06/2011 Quando si parla di traffico di esseri umani, subito si pensa subito agli orrori del commercio sessuale. È comprensibile, dato che lo sfruttamento di donne e bambini spesso riempie le pagine dei giornali ed è unaquestione assai preoccupante. Ma una recente ondata di casi di schiavitù che hanno come vittime soprattutto uomini, ha evidenziato la necessità di fronteggiare le bande criminali che sfruttano illegalmentela manodopera a basso costo.Il fatto che dei giovani siano vittime della tratta in schiavitù nel settore della pesca e siano condannati a trascorrere mesi in mare in condizioni spaventose, non è una novità. Tale situazione è stata ben documentata dall'Organizzazione internazionale del Lavoro, e dalle università di Mahidol e Chulalongkorn. È l'aumento vertiginoso di tale sfruttamento che sta destando allarme. E sebbene recentemente la polizia la abbia intensificato le operazioni contro i trafficanti di Suphan Buri e Ayutthaya, inclusi diversi arresti, alcuni membri della banda criminale se la sono cavata.Un rapporto pubblicato recentemente da World Vision International, tenta di contrastare la percezione comune che la tratta degli esseri umani riguardi solo il commercio del sesso, come era a metà degli anni '90. Si è scoperto che, a livello globale, per ogni persona costretta a prostituirsi nella regione del basso Mekong,nove sono costretti a lavorare. I giovani, provenienti principalmente dalla Birmania, Cambogia e Laos, costituiscono la stragrande maggioranza delle vittime della tratta nell'industria della pesca in Thailandia e in Malesia. Altre vittime sono vendute illegalmente per i servizi domestici e nell'industria alimentare.Tutto ciò avviene a tre anni di distanza dall'entrata in vigore della rigorosa legge (in Malaysia) destinata a combattere i trafficanti e ad estendere la protezione a coloro che rischiano di diventare vittime di lavoro forzato, prostituzione, abusi sessuali, o anche del commercio di organi umani. Con tale atto sono aumentate le pene per i trafficanti e viene protetta l'identità delle vittime. La legge ha anche eliminato l'obbligatorietà del mandato di perquisizione quando si indaga su individui sospetti per il traffico di esseri umani.Sarebbe incoraggiante vedere la polizia e i pubblici ministeri fare uso corretto di questi poteri e sanzioni. La Thailandia da tempo subisce la vergogna di essere etichettato come il fulcro del traffico internazionale di persone a causa di bande che trafficano per lo sfruttamento sessuale, la servitù domestica e altre attività di lavoro forzato, basate qui o all'estero. L'anno scorso la Thailandia è stata ai primi posti nell'elenco del Dipartimento di Stato USA tra i Paesi da tenere sotto controllo per quanto riguarda il traffico di esseri umani.Da sempre si sospetta la collusione tra le influenti figure corrotte che stanno dietro questo traffico e le loro controparti, ugualmente corrotte, tra le forze dell'ordine. L'approvazione della legge del 2008 mirava a sciogliere tali rapporti, incarcerare i colpevoli e mettere in chiaro che qualsiasi tolleranza esistita in passato ora era finita. È evidente che tali obiettivi non sono stati ancora raggiunti, e questo solleva la questione del perché i legislatori si preoccupino di emanare leggi severe quando poi l'applicazione pratica è così scadente.Nonostante il graduale cambiamento di tattiche da parte dei trafficanti, il mercato del sesso ottiene sempre una maggiore attenzione da parte della polizia. Quest'anno le forze dell'ordine hanno fatto irruzione inbordelli mascherati da bar karaoke nelle province di Prachin Buri e Suphan Buri liberando dalla prostituzione forzata almeno 70 ragazze provenienti dal Laos. Il problema è che questi casi raramente portano a delle serie conseguenze penali per i responsabili, anche perché le autorità ritengono più prudente chiudere un occhio.

  10. ROMA - E' un fenomeno atroce questo del traffico di esseri umani nel Sina, che dimostra da anni come le autorità politiche e religiose dell'Egitto, del Sudan e degli altri paesi coinvolti in questo barbaro commercio si mostrino indifferenti e spesso complici del crimine organizzato e dei movimenti terroristici, che traggono finanziamento proprio dalla vendita di armi, droga, esseri umani e organi. Un fenomeno che rivela come la vita umana di chi è povero e perseguitato non valga nulla neppure per le organizzazioni governative, non governative e sovrannazionali che avrebbero il compito statutario di di difenderla. Il denaro e il potere, anche se provengono da crimini atroci, consentono ai loro perpetratori di diventare "intoccabili", corrompendo le autorità e acquistando posizioni di prestigio. Si resta increduli di fronte a simili orrori. Gli eroi, in questa barbarie che si svolge sotto gli occhi di un mondo indifferente, sono pochi e da tanto tempo chiedono alle istituzioni di interrompere il commercio di schiavi, l'omicidio di giovani profughi finalizzato al commercio di reni e altri organi umani, l'abuso sessuale di donne e bambini perpetrato da sadici aguzzini, le torture cui i predoni sottopongono i loro prigionieri. Sembra impossibile che certi orrori accadano in un'epoca in cui si tengono annualmente migliaia di conferenze sui diritti umani, si pubblicano libri e rapporti che condannano lo schiavismo, la tortura, la tratta di donne e bambini per il mercato criminale della prostituzione e degli organi. Sembra incredibile che le autorità e le organizzazioni umanitarie siano in possesso degli stessi numeri telefonici usati dai predoni per estorcere riscatti pesantissimi alle famiglie di profughi in loro potere, le cui grida disperate le inducono a pagare fino a 50 mila dollari pro capite, quasi sempre indebitandosi con altri criminali. Sembra incredibile che nessuno si muova per combattere questa barbarie, che non si svolge più solo in Eritrea (dove agenti del governo e disertori collaborano con i trafficanti), in Sudan, in Egitto e negli altri paesi arabi, ma anche in Israele, in Europa e in tutto il mondo, dove complici degli schiavisti si mettono a disposizione per ricevere - attraverso agenzie di money transfer o conti bancari - il denaro dei riscatti. Una rete criminale estesa. Oltre ai predoni del Sinai, alla rete di criminali Rashaida e ai movimenti del terrore (Al Quaeda e i gruppi fondamentalisti armati), molti eritrei, etiopi e sudanesi, anche con lo status di rifugiati, fanno ormai parte della rete criminale che si è estesa ovunque e collabora con le grandi mafie internazionali. Le denunce da parte di organizzazioni impegnate in questa difficile azione di contrasto al traffico - Agenzia Habeshia, Gruppo EveryOne, New Generation Foundation for Human Rights, Ong Gandhi, Eritrean Refugees Protection Group, Icer, America Team for Displaced Eritreans, Eritrean Youth Solidarity for Change ( EYSC) e poche altre - cadono spesso nel vuoto e solo di rado hanno indotto le autorità a intervenire per liberare gli ostaggi e perseguire i criminali. E' stata inviata a tutte le autorità e istituzioni del Sudan e a quelle internazionali una nuova lista di complici del traffico di esseri umani e organi. Gli attivisti umanitari che lavorano per ottenere queste informazioni rischiano la vita sia nei paesi coinvolti dalla tratta, sia all'estero, perché la criminalità organizzata e i movimenti terroristici che gestiscono il commercio di schiavi e organi umani sono diffusi ovunque e - repetita juvant - lavorano in sinergia con la mafia internazionale. Alcuni attivisti uccisi. Alcuni difensori dei diritti umani sono già stati uccisi, altri hanno visto i criminali colpire i loro figli e le loro famiglie. Il loro coraggio non sarà vano solo se indurrà le istituzioni e le autorità ad abbandonare le loro posizioni di indifferenza e ad agire, in nome dei valori basilari della civiltà. La lista inviata alle autorità è completa di nomi, cognomi e altri dati che identificano i criminali al di là di ogni dubbio, mentre la lista diffusa presso la società civile e i media comprende solo le iniziali dei cognomi e non cita il nome dei locali presso cui alcuni criminali lavorano.  (22 OTTOBRE 2012 LA REPUBBLICA)

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