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Il nazismo e la persecuzione degli ebrei. Razzismo nazista.
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Razzismo nazista Fin dagli inizi (1920) il NSDAP (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiter Partei – Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi) professa una ideologia razzista basata su teorie pseudo-scientifiche per le quali le caratteristiche fisico-biologiche determinerebbero diverse manifestazioni culturali e storiche.
Sulla base di queste teorie (la cui summa è rappresentata dal Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane del francese Joseph-Arthur de Gobineau pubblicato nel 1855), sostenute da biologi, fisiologi e antropologi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento
1. gli uomini possono essere classificati in razze secondo le differenze che essi presentano in alcuni parametri fisici (colore della pelle, dei capelli e degli occhi, configurazione del volto, forma e dimensione del cranio, dimensioni del naso, ecc.)
le differenze riscontrabili sotto il profilo biologico producono differenze anche sotto il profilo culturale e morale • tra i gruppi appartenenti a differenti tipi razziali vi è una situazione di antagonismo e conflitto • esiste una gerarchia tra le razze, che le distingue in superiori ed inferiori
la superiorità della razza bianca, razza intellettuale e spirituale, sulle altre razze umane, più sensuali e meno evolute, è dimostrata con evidenza dal livello di civiltà raggiunto • è pertanto legittimo il dominio coloniale da parte della razza superiore europea ed ariana sulle razze inferiori
Antisemitismo hitleriano È tuttora incerta la genesi dell’antisemitismo hitleriano. Sembra molto poco probabile che l’odio di Hitler contro gli ebrei debba essere ricercato o nella scoperta di essere discendente di ebrei (essendo suo padre figlio illegittimo) o nel trauma provocato dalla morte della madre, il cui medico curante era un ebreo.
In realtà l’antisemitismo hitleriano all’inizio non differisce granché da quello prevalente negli ambienti reazionari e nazionalistici tedeschi. Pregiudizio irrazionale assai diffuso e popolare (non solo in Germania, ma anche in Francia, in Gran Bretagna e specialmente nei paesi dell’Est europeo dove vivevano le comunità ebraiche più numerose, di frequente vittime di sanguinosi pogrom – massacri), l’antisemitismo in Germania era riconducibile a più fattori
motivazioni religiose: l’accusa di deicidio, le più antiche e le più radicate a livello popolare anche per la responsabilità delle Chiese cristiane (antisemitismo religioso)
motivazioni pseudo-scientifiche che giustificavano una politica di discriminazione ai danni di razze ritenute inferiori e dunque anche degli ebrei (razzismo “scientifico” e antisemitismo razziale)
motivazioni politiche e socio-economiche, per le quali gli ebrei erano adottati come “capri espiatori” sui quali scaricare la rabbia e le frustrazioni delle masse (antisemitismo nazionalista e politico): • la sconfitta militare della Germania al termine della prima guerra mondiale andava attribuita al disfattismo dei socialisti e dei comunisti, i cui partiti erano ritenuti controllati da ebrei
anche la gravissima crisi economica del dopoguerra era ritenuta il frutto di un complotto dell’ebraismo internazionale ai danni della Germania, in quanto gli ebrei erano fortemente rappresentati nei circoli industriali e finanziari di tutto il mondo capitalista.
Houston Stewart Chamberlain Grande influenza esercitarono su Hitler le dottrine razziali dell’inglese Houston Stewart Chamberlain e del tedesco Alfred Rosenberg. Chamberlain riprende l’idea di Gobineau per cui la forza motrice della storia sono le razze, e dunque la lotta fra le razze. Chamberlain, che conobbe Hitler, dal quale fu grandemente apprezzato, è l’autentico precursore delle idee naziste.
Nell’opera I fondamenti del XX secolo (1899) la razza assume il senso di una categoria spirituale, prima ancora che fisica. Scarsamente interessato alle tassonomie di stampo naturalistico e alle misurazioni antropometriche, egli pensa che a determinare l’appartenenza a una razza siano i criteri morali e intellettuali.
Il suo razzismo “spiritualista”, che punta alla costituzione di una pura razza “ariana” depurata da ogni contaminazione tramite un rigoroso processo di selezione, si sposa con un esplicito e rozzo antisemitismo (tra l’altro Chamberlain ha tentato la dimostrazione della non ebraicità di Cristo).
Alfred Rosenberg Nazista della prima ora, Rosenberg ebbe l’incarico di stabilire la linea ideologica del partito; per questo elabora nei suoi scritti (Il mito del XX secolo , 1930 – l’opera fondamentale insieme al Mein Kampf di Hitler dell’ideologia nazista), una mitologia della razza nordico-germanica, considerata superiore a tutte le altre.
Bisogna pertanto preservare, purificare, migliorare la razza “ariana”, la cui supremazia viene messa in discussione dalle dottrine egualitarie (come la cristiana e la comunista) e democratiche che conducono alla confusione razziale, alla mescolanza fra le razze. L'antisemitismo si giustifica con la lotta contro il meticciato e contro i principali nemici della razza “nordica”.
Questa mistica razziale esasperata impronta tutta l'organizzazione dello Stato nazista e ne giustifica la politica estera di espansione. Rosenberg, nominato nel 1941 ministro per i territori orientali occupati, fu responsabile della crudele politica di deportazioni e di stermini di massa, per cui venne condannato a morte nel 1946 come criminale di guerra dal Tribunale interalleato di Norimberga.
In Germania esisteva inoltre una scuola di biologia razziale fin dall’inizio del XX secolo, che si proponeva l’obiettivo di ottenere un miglioramento della razza (eugenetica) attraverso la selezione degli individui portatori dei caratteri più sani. Le misure proposte per il miglioramento razziale furono la limitazione delle possibilità di procreazione per gli individui portatori di qualche deficienza psico-fisica (sterilizzazione),
il divieto di incroci tra razze diverse (che si supponeva indebolissero le capacità degli individui), lo stimolo alla procreazione negli individui più sani. Naturalmente il nazismo offrì la possibilità di mettere pienamente in pratica i programmi di purificazione e selezione razziale degli scienziati razzisti.
Antisemitismo nazista Hitler e i suoi seguaci furono comunque dei convinti e fanatici razzisti antisemiti, che seppero sfruttare abilmente il pregiudizio ostile agli ebrei diffuso tra il popolo tedesco, per farne un cardine della loro ideologia politica e attirare così il consenso sul NSDAP di consistenti masse di tedeschi.
Agli occhi di Hitler, gli ebrei, popolo privo di un proprio territorio geografico preciso, costituivano un fattore di disturbo all’interno della lotta naturale tra le razze e rappresentavano un pericolo di inquinamento della pura razza ariana. Essi rappresentavano il condensato di quanto di più negativo si potesse immaginare: erano allo stesso tempo annidati nelle sfere più elevate dei centri finanziari mondiali e nei gruppi dirigenti dei partiti politici di sinistra.
Tuttavia l’antisemitismo non appariva ancora, negli anni dell’ascesa del nazismo e dopo la presa del potere, la componente fondamentale del nazionalsocialismo e non si distingueva granché dall’antisemitismo politico tradizionale, tipico degli ambienti reazionari tedeschi. E sebbene si realizzasse progressivamente una politica di espulsione, discriminazione e internamento degli ebrei, a lungo nulla lasciò presagire che si sarebbe arrivati al genocidio.
Politica di discriminazione razziale progressiva1933-1939 La soluzione della “questione ebraica” andava affrontata gradualmente per dare tempo al regime nazista di radicarsi, ma anche per assuefare ad essa, attraverso una lunga e martellante propaganda, l’opinione pubblica tedesca, e per non mettere in eccessivo allarme i governi europei.
Primi provvedimenti tra il gennaio 1933 (ascesa al potere di Hitler) e il settembre 1935 (Leggi di Norimberga): boicottaggio degli esercizi commerciali ebraici; allontanamento degli ebrei dagli impieghi pubblici, da alcune professioni, da società sportive e associazioni varie; rogo dei libri e della stampa ebraici. Questi provvedimenti persecutori tendono a costringere gli ebrei ad emigrare lasciando consistenti quote del loro patrimonio in Germania.
Le leggi di Norimberga (15 settembre 1935) pongono il fondamento giuridico per dichiarare gli ebrei tedeschi non appartenenti alla “comunità del popolo tedesco” e instaurare un regime di segregazione razziale: esse sanciscono la perdita dei diritti civili e politici e vietano i rapporti matrimoniali o sessuali fra membri del popolo tedesco ed ebrei.
Soprattutto nel 1938 si attuano nuovi provvedimenti anche di forte significato simbolico, come l’ingiunzione agli ebrei di assumere il nome di Israele o di Sara, o l’apposizione della lettera J (Juden) su passaporti e carte di identità. La legislazione antisemita viene estesa all’Austria (annessa nel 1938) e alla Cecoslovacchia (annessa nel 1939).
La notte dei cristalli Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, con il pretesto di un attentato contro un diplomatico tedesco a Parigi, si scatena una ondata di violenze antisemite. In tutta la Germania vengono incendiate 119 sinagoghe e saccheggiati 7500 negozi di ebrei.
Le vittime sono 91. 26.000 ebrei vengono deportati nei campi di concentramento (istituiti fin dal 1933 per gli oppositori politici). Gli ebrei sono obbligati al pagamento di un miliardo di marchi a titolo di indennizzo ai loro persecutori
sono esclusi dalla vita economica tedesca e le loro proprietà, una volta espropriate, sono svendute a prezzi irrisori ai cittadini tedeschi (“arianizzazione” dell’economia nazionale promossa dal delfino di Hitler Hermann Göring); sono esclusi da tutte le scuole del Reich.
La politica antisemita del regime viene orchestrata nel suo crescendo da uno dei massimi leader del nazionalsocialismo, Paul Joseph Goebbels, attraverso una penetrante ed ossessiva opera di propaganda che riduce l’opinione pubblica tedesca all’accettazione passiva o al pieno consenso.
Dalla discriminazione alla persecuzione (1939-1941) In un discorso tenuto il 30 gennaio 1939, pochi mesi prima dell’aggressione alla Polonia (1°settembre) che segna l’inizio della seconda guerra mondiale, Hitler dichiarava:
“L’Europa non avrà la pace se prima non si risolverà il problema ebraico. Oggi voglio essere ancora una volta profeta: se l’ebraismo internazionale all’interno e all’esterno dell’Europa dovesse riuscire a far precipitare ancora una volta i popoli in una guerra mondiale, allora il risultato non sarà la bolscevizzazione del mondo e quindi il trionfo dell’ebraismo, ma al contrario la distruzione della razza ebraica in Europa”.
Tuttavia la politica hitleriana verso gli ebrei è ancora prevalentemente espulsiva e finalizzata alla costruzione di un ReichJudenfrei e paradossalmente sono i cittadini tedeschi i primi a sperimentare le tecniche dello sterminio, in seguito impiegate su larga scala nei campi della morte ai danni degli ebrei e degli avversari del nazismo.
Piano Madagascar Anche dopo l’invasione della Polonia i dirigenti nazionalsocialisti si propongono di espellere o emarginare gli ebrei dal Lebensraum (spazio vitale) destinato al popolo germanico. Da questa impostazione scaturiscono i progetti di creare un’immensa riserva ebraica ai confini orientali della Polonia invasa
e di traslocare tutti gli ebrei occidentali in una riserva extraeuropea, individuata nell’estate del 1940 nell’isola del Madagascar, possedimento coloniale della Francia ormai sconfitta e occupata dai tedeschi. Questo progetto tanto pittoresco quanto irrealizzabile viene presto abbandonato, mentre avrà un tragico sviluppo quello relativo alla riserva polacca.
Aktion T4 L’operazione prende nome dall’indirizzo berlinese di Tiergarten-strasse 4, sede della centrale operativa guidata da Philipp Bouhler, capo della Cancelleria del Führer, e Kurt Brandt, medico personale di Hitler e commissario del Reich per la sanità. L’Aktion T4 - che sviluppa precedenti programmi di sterilizzazione forzata dei disabili tedeschi e mira, attraverso l’eliminazione dei “malriusciti”, al perfezionamento selettivo della “razza ariana” - prevede
“la morte per grazia ai malati a giudizio umano inguaribili in caso di valutazione critica dello stato della loro malattia”; si tratta dell’operazione eutanasia, che riguarda tuttavia non solo i malati terminali, ma prevede l'eliminazione dei bambini malformati alla nascita, dei disabili fisici e mentali e dei disadattati, i cosiddetti asociali”
(criminali, mendicanti, vagabondi, omosessuali o semplicemente oppositori del regime), sulla base di una certificazione medica. A questo scopo vengono scelte alcune case di cura tedesche, dove vengono trasferite le persone selezionate; successivamente ai familiari viene comunicato l’avvenuto decesso per cause naturali dei pazienti e la loro cremazione.
In queste case della morte si passa dall’ iniezione letale alla saturazione di una camera stagna - all’apparenza un locale docce - con monossido di carbonio. Iniziata per ordine di Hitler nell’ottobre del 1939, l’operazione sarà sospesa ufficialmente nell’agosto del 1941 in seguito alle proteste dell’opinione pubblica e delle Chiese, dopo aver causato non meno di 100.000 vittime.
La soluzione finale1941-1945 Con l’occupazione della Polonia, che ospita la più numerosa comunità ebraica d’Europa (più di 3 milioni di persone) dopo quella sovietica, la questione ebraica richiede soluzioni nuove e radicali, che in un primo tempo riguardano la spoliazione degli ebrei,
quindi la loro deportazione, insieme a centinaia di migliaia di non ebrei (soprattutto polacchi, ma successivamente provenienti un po’ da tutto il mondo slavo orientale, in particolare russi), in qualità di schiavi e il loro utilizzo presso le industrie pubbliche e private del Reich.
Ghettizzazione Oltre alle deportazioni, provvedimento fondamentale e premessa dello sterminio è la costituzione dei ghetti nelle principali città della Polonia (ormai annessa al Reich tedesco e governata con ferocia dal GauleitnerHans Frank), dove ammassare e avere a disposizione l’intera popolazione ebraica.
Il più celebre e il più grande è il ghetto di Varsavia, istituito il 16 ottobre 1940, con circa mezzo milione di abitanti, dove altissima è la mortalità (80.000 vittime) a causa della fame e del diffondersi di epidemie dovute alla promiscuità ed all’assenza di interventi sanitari.
La rivolta del ghetto di Varsavia (gennaio-aprile 1943) è il più significativo episodio della resistenza ebraica contro il carnefice nazista. Dai ghetti gli ebrei saranno in seguito agevolmente rastrellati ed inviati nei campi di sterminio, anch’essi situati in territorio polacco.
Eliminazioni caotiche Una nuova svolta si ha nell’estate del 1941 (22 giugno) con l’inizio dell’operazione Barbarossa, ovvero l’invasione dell’Unione Sovietica. Al seguito dell’esercito tedesco (la Wehrmacht) operano speciali distaccamenti delle SS di HeinrichHimmler, le squadre d’azione (Einsatzgruppen),
già attive in Polonia, con il compito di sterminare sistematicamente le comunità ebraiche congiuntamente alla popolazione russa resistente. Tali eliminazioni avvengono con la tecnica delle fucilazioni di massa e delle fosse comuni e, in misura minore, con autocarri ermeticamente chiusi dentro i quali vengono convogliati i gas di scarico.
Nello stesso tempo iniziano i preparativi per estendere le eliminazioni a tutti quanti i territori conquistati dell’Europa. Himmler tiene in mano la direzione generale di tutte le operazioni, ma è il suo rivale Göring a dare il 30 luglio 1941 a ReinhardtHeydrich (secondo di Himmler e capo dell’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich) l’ordine di “fare tutti i preparativi necessari e di prendere i provvedimenti richiesti per una soluzione finale del problema ebraico”.
Heydrich trasmette l’ordine al braccio esecutivo per la questione ebraica, l’Ufficio per i problemi ebraici (sezione della Gestapo, la polizia segreta di Stato dipendente a sua volta dalla RSHA), il cui responsabile, il maggiore delle SSAdolf Eichmann, inizia ad organizzare i primi convogli ferroviari per le deportazioni. Nel dicembre del 1941 inizia a funzionare come “stazione sperimentale” il campo di sterminio di Chelmno in Polonia.