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Monferrato: la storia degli ebrei
Credits Casale Monferrato Borgo San Dalmazzo Moncalvo
Duomo Sinagoga Casale Monferrato Museo d’Arte e di Storia Antica Ebraica Museo dei Lumi
Duomo Il Duomo è dedicato a Sant'Evasio del XII secolo, seppur rimaneggiato nel XIX secolo, è a tutt'oggi una delle più belle cattedrali in stile romanico lombardo presenti in Piemonte; si caratterizza per la monumentale facciata a capanna in arenaria e mattoni, ricca di bifore e trifore e racchiusa tra due antichi campanili duecenteschi, ma soprattutto per l'eccezionale e raro Nartece, vero capolavoro di statica. L'interno, costituito da cinque navate con volte a botte e crociera e da un matroneo con logge a trifore e quadriforme risulta di particolare interesse per la cappella di Sant'Evasio di Benedetto Alfieri, dov'è presente l'effigie del santo patrono della città.
Museo dei Lumi In occasione delle celebrazioni per i 400 anni della Sinagoga di Casale, che si tennero nell'autunno del 1994, un gruppo di esperti e di appassionati di Arte, tra cui Elio Carmi, Aldo Mondino, Paolo Levi, discutendo sull'argomento ARTE EBRAICA, ritennero interessante favorire ed incentivare uno sviluppo artistico in campo ebraico. La Comunità già possedeva alcune Hannukiòt in argento realizzate in passato da Elio Carmi (Hannukkià è una lampada rituale ad otto luci per l'omonima festa, che ricorda la vittoria della tradizione ebraica su quella greca che il re Antioco Epifane cercò di imporre al popolo ebraico). Inoltre l'artista Emanuele Luzzati stava realizzando una analoga opera in ceramica proprio per conto della nostra Comunità. I promotori decisero in quella sede di gettare le fondamenta per una collezione di Hannukiòt d'arte contemporanea, di artisti ebrei e non ebrei, ma con il vincolo tematico della Hannukkià. L'adesione di molti artisti , anche di fama mondiale, è stata entusiasmante e preziosa . Il numero delle opere è in continuo e costante aumento e la fama di questa collezione ha rapidamente valicato i confini della nostra piccola Comunità e contribuisce non poco a migliorare l'immagine della nostra attività e del nostro impegno.
Sinagoga Il contratto di locazione dell'attuale sinagoga fu firmato il 17 settembre 1599, e l'abitazione attigua fu affidata a un custode ebreo.Nei primi mesi del 1606, nel cortile vicino alla sinagoga fu costruito un forno pubblico per il matzot, pane azzimo. Così inizia la storia dell'edificio che ospita ancora oggi la sinagoga di Casale.Questo edificio, che occupa interamente un lato del vicolo Salomone Olper, ha sempre avuto, fin dalle origini, un aspetto esteriore anonimo. La facciata, simile a quelle degli altri edifici della stessa via, si camuffa perfettamente tra le abitazioni circostanti. L'ingresso infatti fu realizzato stretto e nascosto proprio perché dall'esterno non si potesse capire che si trattava di una sinagoga. Era questa una cosa molto importante in un periodo di persecuzioni religiose e di segregazione. La viuzza in cui si trova la sinagoga all'epoca non era transitata e per raggiungerla era necessario attraversare a piedi cortili, passaggi e scale, lungo un percorso difficile e tortuoso: solo chi lo voleva veramente riusciva a raggiungerla.
Dalla porta d'ingresso si accede ad un piccolo corridoio che conduce ad un cortile interno, in cui si apriva la porta della sala per la preghiera, una stanza rettangolare orientata da nord a sud nel senso della lunghezza. L'Arca della Torah (Aron HaKodesh) che contiene i rotoli della Torah (Sifrei Torah) e che come in ogni sinagoga è rivolta ad est, verso Gerusalemme, occupa il lato ovest, dividendo quindi idealmente la sinagoga in due parti. Originariamente esistevano due file di panche per i fedeli, l'una di fronte all'altra: 145 posti per gli uomini e 131 per le donne, che erano separate dal resto della sinagoga e relegate all'interno della galleria delle donne, nascoste da grate.
La sinagoga ha mantenuto questa disposizione fino all'inizio del 1700 quando, divenuta troppo piccola per ospitare l'intera comunità, fu ampliata aggiungendo il primo piano, che fu destinato alle donne.Un'ulteriore miglioria estetica fu realizzata nel 1787, quando l'Arca presente nella sinagoga fin dal 1765 fu arricchita con oro e legni preziosi. Nello stesso periodo fu costruito un pulpito (teva') in legno scolpito e dorato per l'officiante.Nel 1853, subito dopo l'emancipazione, furono abbattuti alcuni muri perimetrali per ampliare la sala e, nella parte nord dell'edificio, fu costruito un porticato. La sinagoga fu quindi abbellita, restaurata ed impreziosita per opera del Rabbino Salomone Olper, anche per adattarla alle nuove esigenze di vita sociale della comunità.Nel clima di euforia generato dalla nuova condizione di uguaglianza con gli altri cittadini, gli Ebrei di Casale apportarono nuove modifiche, ancora più sostanziali, alla sala per la preghiera: nel 1866 la porta d'ingresso fu spostata verso il centro del muro ovest e l'Arca fu spostata al centro della parete est, realizzando sul pavimento intorno ad essa un prezioso mosaico in stile veneziano. Fu inoltre modificata la disposizione delle panche, che furono spostate lungo le pareti della sinagoga, rivolte verso l'arca, per seguire la nuova planimetria della sinagoga, simile a quella di una chiesa cristiana.Iniziò poi un lungo periodo di abbandono di questo edificio, a causa della progressiva diminuzione della popolazione di questa comunità, che perse il suo antico splendore.Circa un secolo dopo, nel 1968, fu avviata la ristrutturazione: la sinagoga fu completamente restaurata sotto la direzione dell'architetto Giulio Bourbon, attualmente direttore del museo. I lavori iniziarono con uno studio storico e proseguirono poi con un'analisi strutturale e architettonica dell'edificio.
Museo d’Arte e di Storia Antica Ebraica A completamento dei lavori di restauro del complesso comunitario casalese è stato allestito dall'Arch. Giulio Bourbon anche il Museo di Arte e Storia Antica Ebraica, uno dei migliori e più completi a livello mondiale. La collezione, straordinaria per la qualità e la quantità delle opere esposte, è ospitata nei locali del matroneo della sinagoga. Gli oggetti d'arte costituenti la collezione, in continuo aumento, provengono da prestiti di altre sinagoghe, da case private (dove venivano utilizzati per i momenti di culto familiare e per l'osservanza dei precetti religiosi), da acquisti effettuati sul mercato antiquario, comunque sempre dopo lunghe, minuziose, esperte verifiche. La funzione originaria degli oggetti cerimoniali determina le loro forme caratteristiche, tuttavia gli stili cambiano da paese a paese e riflettono le tendenze artistiche predominanti nei luoghi di produzione e provenienza. E altresì interessante sapere che, quando agli ebrei fu proibito l'accesso alla corporazione degli argentieri, gli oggetti di rito furono realizzati da artigiani non ebrei sotto la richiesta e le specifiche istruzioni dei loro committenti. I ricami e i tessuti per arredi e paludamenti sacri potevano essere invece liberamente prodotti.
Borgo San Dalmazzo Campo di Concentramento Abbazia di Borgo San Dalmazzo Borgo San Dalmazzo vanta una lunga tradizione nell'arte pasticcera. Le aziende che producono ottimi dolci sono diverse e tutte di grande qualità.L'organizzazione della golosissima manifestazione a tema cioccolato "Un Borgo di Cioccolato"e l'attività di laboratori artigianali e aziende locali che eccellono nella produzione di squisite specialità a base di cacao/cioccolato hanno valso a Borgo San Dalmazzo il riconoscimento di "Città del Cioccolato". Curiosità
Campo di Concentramento IL CAMPO DI BORGO SAN DALMAZZO – UN SILENZIO PIENO DI MEMORIA La storia e l’evoluzione del campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo (18 settembre 1943 / 15 febbraio 1944), sorto nell’ex caserma degli alpini di questa cittadina ad 8 km da Cuneo, può essere suddivisa in due momenti. Il primo è concomitante con l’8 settembre ’43. Il 12 settembre Cuneo è occupata dai tedeschi. Il 18 settembre un bando emanato dal comando tedesco ordina l’arresto immediato di tutti gli stranieri che si trovino nella zona: 349 ebrei sono così arrestati e rinchiusi nella ex caserma degli alpini di Borgo San Dalmazzo, trasformata in campo di concentramento e gestita dalle autorità locali subordinate ai tedeschi. Altri ebrei furono arrestati nei giorni successivi. Tra questi i cuneesi, poi rilasciati tutti tra il 28 ottobre e il 9 novembre.Il 21 novembre, 328 ebrei stranieri furono deportati dal campo e dall’ospedale dove alcuni di loro erano stati ricoverati, ad Auschwitz. Di soli 18 di essi abbiamo la certezza che siano sopravvissuti.Il secondo momento vede rinchiusi nel campo 26 ebrei rastrellati nel saluzzese tra il 9 dicembre e il 15 febbraio. Anch’essi saranno deportati nei campi di sterminio di Auschwitz e Mauthausen. Per molti degli 800 che avevano attraversato il confine la salvezza fu rappresentata dall’accoglienza offerta dalle famiglie di Borgo San Dalmazzo e delle vallate circostanti sollecitate dai parroci don Raimondo Viale e don Francesco Brondello ai quali è stato riconosciuto il titolo di “Giusti in Israele”.Per questo motivo nel 2000 la Città di Borgo San Dalmazzo è stata insignita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi della Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Abbazia di Borgo San Dalmazzo & Museo La chiesa parrocchiale (sul luogo della sepoltura di San Dalmazzo e dei suoi compagni martiri) è la testimonianza più antica (da oltre 1500 anni) del culto cristiano nel territorio della Diocesi di Cuneo. Nel lontano Medioevo era fulcro di un monastero benedettino di grande importanza, il quale conservò anche memoria della città romana da lungo tempo scomparsa. Al suo interno si possono ammirare tombe romane, i resti del sacello paleocristiano, la suggestiva cripta romanica, la cappella gotica e le vivaci scene della vita di San Dalmazzo nel santuario superiore barocco. E' visitabile inoltre il Museo dell'Abbazia
Sala 1 del Museo La Sala 1 ripercorre le diverse fasi della lunga storia del sito: dalla necropoli romana alla prima chiesa cristiana fondata nel VI secolo sulla tomba attribuita al santo. Dal grande edificio di culto a tre navate costruite su impulso del re longobardo Ariperto II nell’VIII secolo, alla più modesta chiesa riedificata nel Mille, dotata di una piccola cripta. Infine, l’imponente abbaziale dei primi anni del XII secolo, con cinque navate precedute da un atrio monumentale e grande cripta ad oratorio. L’edificio viene illustrato anche dal modello ligneo che campeggia al centro dell’ambiente. Un pannello mostra la consistenza del patrimonio monastico ancora nel 1246, quando una bolla papale elencò le chiese dipendenti dalla casa madre.
Sala 2 del Museo Nella Sala 2 l’attenzione è rivolta ai ritrovamenti archeologici di età romana nell’area della chiesa: si tratta di frammenti di stele funerarie e di cippi come quello dedicato alle Matrone, divinità che connotavano le selve e la montagna. La vetrina accoglie i corredi ceramici, vitrei e metallici di alcune tombe a incinerazione e ad inumazione, databili in prevalenza tra il II e il III secolo d.C.
Sala 3 del Museo Nella prima vetrina della Sala 3 è esposto un frammento di coperchio con croce in rilievo, appartenente ad una tomba in lastre di pietra, forse proprio il sepolcro di san Dalmazzo, traslato nella prima metà dell’VIII secolo nel presbiterio della nuova abbaziale e racchiuso entro un recinto di marmi decorati, vividamente descritto da fonti narrative del IX secolo La seconda vetrina riunisce i nuclei di frammenti appartenuti in origine ad una recinzione presbiteriale. L’ultima vetrina accoglie i lacerti del ciclo decorativo in stucco che abbelliva la nuova chiesa edificata nei primi anni del XII secolo, al momento di massimo fulgore del cenobio: la pellicola bianca, in più punti arricchita da colori, si estendeva sulle pareti della chiesa e della cripta
Moncalvo • Terra Monferrina • Natura e colore • Storia artistica • Nobile architettura
di Nova Stefano e Sala Jacopo