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Il sistema di conoscenze dovrebbe comprendere:

INNOVAZIONI PROGETTUALI NEL PIANO COMUNALE DELLA LEGGE REGIONALE n.20/2001 DRAG (BURP n. 120 del 29.08.2007). Sistema di conoscenze, quadri interpretativi, scenari di sviluppo e primi schemi di assetto territoriale nel DPP Le componenti strutturali e le invarianti strutturali

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  1. INNOVAZIONI PROGETTUALI NEL PIANO COMUNALE DELLA LEGGE REGIONALE n.20/2001DRAG (BURP n. 120 del 29.08.2007) Sistema di conoscenze, quadri interpretativi, scenari di sviluppo e primi schemi di assetto territoriale nel DPP Le componenti strutturali e le invarianti strutturali I contesti territoriali I contenuti progettuali e le forme di rappresentazione del Piano Strutturale I contenuti progettuali e le forme di rappresentazione del Piano Programmatico Nuovi parametri normativi, il mix funzionale Centralità della progettazione urbana Aspetti problematici della progettazione esecutiva

  2. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (1.1) La costruzione del sistema delle conoscenze prende avvio dall’Atto di Indirizzo (nella disamina della condizione iniziale che argomenta gli obiettivi programmatici dell’Amministrazione), è impostato nella costruzione del DPP, è completato e aggiornato nella fase di costruzione del PUG. La costruzione del sistema delle conoscenze deve essere intesa in termini processuali, tanto da ritenere (nel DRAG) che la conclusione del processo di formazione del PUG non dovrebbe interrompere l’aggiornamento del sistema delle conoscenze. Questo dovrebbe continuare ad essere alimentato dal flusso delle informazioni e dei dati sulle trasformazioni del territorio, necessari ad esempio per valutare gli effetti del piano nella fase attuativa e per disporre di informazioni aggiornate in occasione delle modifiche al PUG - parte programmatica.

  3. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (1.2) Il sistema di conoscenze dovrebbe comprendere: a) una preliminare ricognizione del sistema territoriale di area vasta e intercomunale, con particolare riferimento ai sistemi ambientale e della mobilità e infrastrutture di trasporto, e del relativo quadro pianificatorio, programmatorio e progettuale vigente e in itinere; b) una prima ricognizione del sistema territoriale locale e delle sue risorse ambientali, paesaggistiche, rurali, insediative, infrastrutturali, del loro stato e dei relativi rischi e opportunità;

  4. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (1.3) 1. risorse ambientali (la ricognizione dello stato di dette risorse, delle pressioni cui sono sottoposte e delle eventuali condizioni di criticità costituisce parte essenziale dell’analisi dello stato di fatto della Valutazione Ambientale Strategica); 2. risorse paesaggistiche (l’analisi delle risorse paesaggistiche nei PUG non può essere ispirata unicamente alla logica della conformità e dell’assolvimento degli adempimenti burocratico-amministrativi previsti dal PUTT/Paesaggio; essa deve fondarsi sulla lettura e interpretazione del paesaggio quale patrimonio culturale, composto da elementi fra loro in relazione dal punto di vista spaziale, funzionale, simbolico, e non sulla mera individuazione di “oggetti”, magari limitata a quelli sottoposti a vincolo); 3. risorse rurali; 3.1. la individuazione dei caratteri fisici e funzionali del territorio agricolo; 3.2. la individuazione dei caratteri ambientali e culturali del territorio rurale; 3.3. la individuazione dei caratteri insediativi e infrastrutturali; 3.4. la rilevazione delle situazioni di degrado e di criticità dovute alle pressioni sulle risorse ambientali;

  5. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (1.4) 4. risorse insediative; 4.1 le risorse insediative storiche; 4.2 le diverse destinazioni funzionali delle risorse insediative; 4.3 i caratteri morfologici delle risorse insediative; 4.4 la quantificazione delle densità insediative raggiunte; 4.5 le diverse destinazioni e le caratteristiche morfologiche dei poli o nodi specializzati; 4.6 la dotazione di spazi di uso pubblico, servizi e attrezzature relative agli insediamenti residenziali e produttivi; 4.7 la specifica dotazione di verde urbano; 4.8 gli spazi esistenti per la mobilità urbana; 4.9 anche in base agli esiti delle indagini di cui ai punti precedenti, i livelli di accessibilità delle diverse parti di città; 5. risorse infrastrutturali; 5.1 le infrastrutture per la mobilità di merci e persone; 5.2 gli impianti e le reti tecnologiche; 5.3 gli impianti, opere e spazi attrezzati pubblici, destinati a servizi di interesse collettivo; 5.4 i nodi ad elevata specializzazione funzionale.

  6. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (1.5) c) una ricognizione preliminare degli aspetti socioeconomici, da cui emergano da un lato le tendenze in atto (inerenti alla demografia, a insediamento, delocalizzazione, dismissione di attività produttive, alle condizioni abitative) e i relativi problemi (degrado, decongestionamento, inquinamento, domande insoddisfatte, disagio abitativo e sociale, tendenze all’abbandono di parti di città), dall’altro le potenzialità e le prospettive di sviluppo locale; d) un primo bilancio urbanistico della pianificazione vigente a livello comunale, ossia lo stato di attuazione dei piani in vigore (generali e esecutivi) e delle eventuali pianificazioni di settore (piano del traffico, dei servizi, del commercio, per l’installazione di impianti eolici, piani di gestione dei Siti Natura2000 …), nonché il quadro della programmazione e della progettazione in atto in ambito comunale.

  7. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (2.1) Per quanto riguarda i quadri interpretativi, essi dovranno essere costruiti a partire dal quadro conoscitivo e costituiti da descrizioni integrate dei caratteri dominanti dei luoghi, delle relazioni tra le risorse individuate e delle relative tendenze di trasformazione.

  8. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (2.2) • I quadri interpretativi, nel cogliere la realtà territoriale nelle interazioni che legano risorse e tendenze, potranno giungere a: • 1. l’individuazione delle “invarianti strutturali” (intese come quei significativi elementi patrimoniali del territorio sotto il profilo storico-culturale, paesistico-ambientale e infrastrutturale, che attraversano i contesti territoriali, e che in alcuni casi possono anche coincidere con essi, caratterizzati dalla stabilità e dalla non negoziabilità dei valori nel medio-lungo termine); • 2. l’articolazione del territorio comunale in “contesti territoriali” (intesi come parti del territorio connotate da uno o più specifici caratteri dominanti sotto il profilo ambientale, paesistico, storico-culturale, insediativo, infrastrutturale, e da altrettanto specifiche e significative relazioni e tendenze evolutive che le interessano; essi non corrispondono alle zone territoriali omogenee di cui al DI 1444/68, essendo queste ultime identificate esclusivamente in base alla funzione e al grado di completamento).

  9. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (2.3) • In particolare i contesti territoriali potranno essere articolati in: • contesti urbani (si potranno distinguere, ad esempio: i contesti urbani storici, i contesti urbani consolidati, i contesti urbani in via di consolidamento, i contesti urbani periferici e marginali, i contesti urbani in formazione in modalità accentrate, i contesti della diffusione); • b. contesti rurali (si potranno distinguere, ad esempio: i contesti rurali periurbani, i contesti rurali multifunzionali, i contesti rurali marginali, i contesti rurali a prevalente funzione agricola, i contesti rurali a prevalente valore ambientale e paesaggistico).

  10. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO E PRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (2.4) L’articolazione del territorio in “invarianti” e “contesti” ha lo scopo di indurre a definire modi differenziati di tutela, valorizzazione e riqualificazione del territorio, coerenti con i relativi caratteri, valori e processi di trasformazione e con le indicazioni scaturite dalla Valutazione Ambientale Strategica. Pertanto per ciascun contesto potranno essere indicati rischi e opportunità, desunti proprio dagli specifici caratteri dominanti e tendenze rilevate, che saranno utili alla definizione degli obiettivi e dei criteri di progettazione del PUG.

  11. SISTEMA DI CONOSCENZE, QUADRI INTERPRETATIVI, SCENARI DI SVILUPPO EPRIMI SCHEMI DI ASSETTO TERRITORIALE NEL DPP (3) E’ necessario che il DPP rappresenti un documento di prima definizione degli obiettivi progettuali del PUG che, per quanto preliminare, deve essere basato su un sistema di conoscenze e su quadri interpretativi non sommari, costruiti in modo condiviso. Il DPP infatti conterrà anche i primi obiettivi e i criteri progettuali del PUG, in riferimento ad una idea di sviluppo socio-economico e spaziale condivisa e maturata a partire dal sistema di conoscenze e dai quadri interpretativi. Gli obiettivi progettuali potranno essere rappresentati attraverso primi schemi di assetto di natura ideogrammatica e utilizzando tecniche grafiche comunicative per facilitare la partecipazione civica alla discussione del DPP.

  12. LE COMPONENTI STRUTTURALI E LE INVARIANTI STRUTTURALI (1) Le invarianti strutturali includono: a. gli elementi costitutivi del sistema storico-culturale e paesistico-ambientale soggetti o da assoggettare a tutela. E’ necessario sottolineare che i cosiddetti vincoli ricognitivi associati alle invarianti strutturali, discendendo dal riconoscimento di caratteristiche intrinseche dei territori che richiedono specifiche limitazioni d’uso e trasformazione, non sono soggetti a indennizzo né a decadenza. In particolare, la individuazione delle invarianti strutturali deve essere effettuata anche in coerenza: con quanto previsto (per quanto attiene alle componenti strutturali di natura idrogeologica) dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), con il sistema delle aree naturali protette nazionali e regionali istituite ai sensi, con il sistema di tutela della Rete Natura 2000 (pSIC – Siti di Importanza Comunitaria e ZPS Zone di Protezione Speciale), con il Piano paesaggistico vigente, con il Codice della Navigazione, art. 55, comma 4 e con il relativo Regolamento d’Esecuzione, per quanto attiene al pubblico demanio marittimo e alla fascia di rispetto prevista nei 30 mt. dal suo confine.

  13. LE COMPONENTI STRUTTURALI E LE INVARIANTI STRUTTURALI (2) b. gli elementi costitutivi del sistema dell’armatura infrastrutturale di interesse sovralocale, ovvero le principali infrastrutture lineari e puntuali per la mobilità, gli impianti necessari per garantire la qualità igienico sanitaria e l’efficienza degli insediamenti, le attrezzature per favorire il migliore sviluppo della comunità e per elevare la qualità della vita individuale e collettiva, i nodi ad elevata specializzazione funzionale che concentrano funzioni strategiche o servizi ad alta specializzazione di interesse sovralocale, definiti come invarianti strutturali nei quadri interpretativi e integrati dalle previsioni progettuali.

  14. I CONTESTI TERRITORIALI (1) Coerentemente con quanto elaborato nei quadri interpretativi, i contesti territoriali possono essere articolati in un numero più o meno elevato di “contesti urbani” e “contesti rurali”, ciascuno dei quali caratterizzato da differenti requisiti ambientali, culturali e socioeconomici e quindi da assoggettarsi a diversi contenuti progettuali e politiche territoriali, anche in attuazione delle direttive e degli indirizzi del PTCP, del PUTT/P (PPTR quando vigente) e di altri piani e norme a rilevanza territoriale.

  15. I CONTESTI TERRITORIALI (2) Contesti urbani Per ciascuno dei contesti urbani, caratterizzati da differenti condizioni di assetto fisico e funzionale e tendenze di trasformazione del patrimonio edilizio e delle condizioni socio-economiche, le previsioni strutturali del PUG definiscono il perimetro e stabiliscono indirizzi e direttive strutturali, volti a definire specifiche politiche urbanistiche: Tali indirizzi e direttive dovranno essere finalizzati comunque: - al contenimento del consumo di suolo; - al risparmio energetico e all’uso di tecnologie ecocompatibili e sostenibili; - alla riduzione dell’inquinamento acustico e dell’inquinamento luminoso; - all’aumento della permeabilità dei suoli urbani e del verde urbano; - all’abbattimento delle barriere architettoniche; - allo sviluppo della mobilità pedonale e ciclabile.

  16. I CONTESTI TERRITORIALI (3) In particolare, ferma restando la possibilità per il PUG/S di individuare altri contesti oltre quelli qui indicati e salvo che le conoscenze e i quadri interpretativi dimostrino l’opportunità di prescrizioni diverse, i contenuti delle previsioni strutturali sono i seguenti: a. contesti urbani da tutelare b. contesti urbani consolidati e da consolidare, manutenere e qualificare c. contesti urbani in formazione in modalità accentrate o diffuse, da completare e consolidare d. contesti urbani periferici e marginali da riqualificare e. contesti da destinare a insediamenti di nuovo impianto, da individuare prioritariamente nelle aree periurbane e già servite da idonee infrastrutture tecnologiche e per la mobilità, in continuità con la città consolidata e da consolidare.

  17. I CONTESTI TERRITORIALI (4) Contesti rurali Per ciascuno dei contesti rurali, caratterizzati da differenti rapporti tra le componenti agricole/produttive, ambientali, paesaggistiche, insediative, il PUG/S definisce il perimetro e stabilisce dispositivi atti a promuovere specifiche azioni di tutela, recupero e valorizzazione di dette componenti. Gli obiettivi dovranno essere orientati: - alla salvaguardia e valorizzazione del paesaggio rurale; - alla valorizzazione della funzione dello spazio rurale di riequilibrio ambientale e di mitigazione degli impatti negativi degli insediamenti; - alla promozione della permanenza delle attività agricole e mantenimento di una comunità rurale vitale; - al mantenimento e sviluppo delle funzioni economiche, ecologiche e sociali della silvicoltura; - alla promozione del recupero del patrimonio rurale esistente, con particolare riguardo a quello di valore storico/architettonico/ambientale, e limitazione della nuova edificazione a esigenze degli imprenditori agricoli strettamente funzionali allo sviluppo dell’attività produttiva.

  18. I CONTESTI TERRITORIALI (5) I contenuti progettuali, coerentemente con gli obiettivi su esposti, saranno così articolati: a. per i contesti rurali periurbani da riqualificare, il PUG/S promuove il sostegno dell’attività agricola; b. per i contesti rurali marginali da rifunzionalizzare, il PUG/S mira a contrastare le condizioni di degrado, favorendo e rafforzando il permanere degli insediamenti rurali esistenti; c. per i contesti rurali multifunzionali da tutelare, il PUG/S promuove forme di sostegno e di incentivazione dell’attività agricola; d. per i contesti rurali a prevalente funzione agricola da tutelare e rafforzare, il PUG/S mira a sostenere e incentivare l’adozione di pratiche agricole compatibili; e. per i contesti rurali a prevalente valore ambientale e paesaggistico, il PUG/S deve incentivare le attività di tutela.

  19. I CONTESTI TERRITORIALI (6) Insediamento sparso Riguardo all’insediamento sparso a prevalente valore ambientale e paesaggistico, storico e testimoniale rilevabile nei differenti contesti rurali, il PUG/S individua gli edifici e i complessi edilizi di interesse storico-architettonico, culturale e testimoniale, tra cui quelli compresi negli elenchi di cui al Titolo I del D.Lgs. n. 42 del 2004, e definisce gli interventi ammissibili negli stessi, nell’ambito della manutenzione ordinaria e straordinaria, del restauro scientifico e del restauro e risanamento conservativo, coerentemente con le ricognizioni effettuate e le prescrizioni da dettarsi in attuazione del PUTT/P. Individua inoltre gli edifici e i complessi edilizi con valore ambientale e paesaggistico, con le relative aree di pertinenza, specificando per ciascuno di essi le categorie degli interventi di recupero ammissibili, gli indirizzi tecnici sulle modalità di intervento ed i materiali utilizzabili, nonché le destinazioni d'uso compatibili con la struttura e la tipologia dell'edificio e con il contesto ambientale, ivi compreso il sostegno allo sviluppo del turismo rurale mediante il recupero e riuso di manufatti non più utilizzabili per usi agricoli.

  20. I CONTENUTI PROGETTUALI E LE FORME DI RAPPRESENTAZIONE DEL PIANO STRUTTURALE (1) Le linee fondamentali di assetto del territorio comunale sono identificate nelle invarianti strutturali, nei contesti territoriali e nelle relative articolazioni. Le direttrici di sviluppo sono determinate nei contesti della trasformazione (di riqualificazione e di nuovo impianto) e nel progetto delle invarianti infrastrutturali.

  21. I CONTENUTI PROGETTUALI E LE FORME DI RAPPRESENTAZIONE DEL PIANO STRUTTURALE (2) Le previsioni strutturali quindi definiscono: -le articolazioni e i perimetri delle invarianti strutturali di tipo paesistico-ambientale; -le articolazioni e i perimetri dei contesti urbani e rurali e, tra questi, delle invarianti strutturali di tipo storico-culturale; -le articolazioni e i perimetri delle invarianti strutturali di tipo infrastrutturale esistenti; -la localizzazione di massima, comprensiva dei relativi ambiti di salvaguardia (le cosiddette fasce di rispetto o di protezione), delle invarianti infrastrutturali di progetto, delle quali il PUG/P e i PUE definiranno la localizzazione precisa, stabilendone la disciplina urbanistica.

  22. I CONTENUTI PROGETTUALI E LE FORME DI RAPPRESENTAZIONE DEL PIANO STRUTTURALE (3) Il PUG/S : individua specifiche e coerenti politiche di salvaguardia e valorizzazione per ciascuno dei “contesti territoriali” delineati nel DPP e ulteriormente precisati e approfonditi nel PUG; detta indirizzi e criteri di elaborazione per le pianificazioni specialistiche comunali ; detta indirizzi e criteri per l’applicazione del principio della perequazione (da cui sono di norma esclusi gli ambiti rivenienti da vincoli ricognitivi); definisce la capacità insediativa complessiva del PUG – parte strutturale e criteri per il dimensionamento del PUG – parte programmatica.

  23. I CONTENUTI PROGETTUALI E LE FORME DI RAPPRESENTAZIONE DEL PIANO PROGRAMMATICO (1) Le previsioni programmatiche del PUG comprenderanno da un lato il complesso degli interventi da realizzarsi attraverso ulteriori momenti di pianificazione (tramite PUE) e la disciplina delle relative modalità attuative, dall’altro la disciplina per le trasformazioni diffuse da realizzarsi tramite attuazione diretta. Il Comune potrebbe scegliere di limitare le previsioni programmatiche riferite ai contesti urbani da riqualificare e a quelli destinati a insediamenti di nuovo impianto, a quelle parti dei contesti nei quali si ritiene di poter effettivamente attuare gli interventi previsti tramite PUE in un arco temporale coincidente con la validità degli eventuali vincoli di esproprio (5 anni); oppure potrebbe dotarsi di previsioni programmatiche di più ampia portata territoriale e temporale (comunque non superiori a 10 anni), in tal caso privilegiando il ricorso a pratiche perequative che consentano di evitare o attenuare il ricorso a vincoli di esproprio la cui attuazione risulta sempre più difficoltosa.

  24. I CONTENUTI PROGETTUALI E LE FORME DI RAPPRESENTAZIONE DEL PIANO PROGRAMMATICO (2) Il PUG/P assume efficacia conformativa della proprietà per tutte le parti in esso comprese; le previsioni che comportano esproprio non attuate entro il periodo di tempo previsto dal PUG/P decadono e per essere reiterate devono essere approvate tramite le procedure di variante di cui alla L.R. 20/01.

  25. SCHEMA DI SINTESI DEI CONTENUTI PROGETTUALI DEL NUOVO PIANO URBANISTICO (1)

  26. NUOVI PARAMETRI NORMATIVI, IL MIX FUNZIONALE (1) La definizione dei nuovi parametri urbanistici sembra concedere maggiori possibilità di quante ne offriva l’impianto normativo di tipo tradizionale per coniugare quantità e qualità, aspetti numerico-dimensionali con dimensioni prestazionali. Fra i parametri più significativi possono segnalarsi: L’indice di edificabilità espresso in mq/mq (mq di superficie edificabile in rapporto a mq di superficie fondiaria o territoriale) La Superficie di Compensazione (superficie destinata ai servizi e/o alla residenza pubblica da cedere in cambio del diritto edificabile da esercitare sulla parte residua; può ritenersi, in genere, che questa superficie debba essere non inferiore al 50% di quella totale)

  27. NUOVI PARAMETRI NORMATIVI, IL MIX FUNZIONALE (2) L’indice di edificabilità espresso in mq/mq (comprensivo di una quota destinata alla residenza privata e una quota destinata alla residenza pubblica da realizzare sulla Superficie di Compensazione) Mix funzionali (comprensivi di più destinazioni funzionali – stabilite ad esempio in termini percentuali – all’interno dello stesso indice di edificabilità espresso in mq/mq) Premialità (premialità espresse in superficie edificabile sono prevedibili conseguentemente alla realizzazione delle attrezzature di servizi e/o al perseguimento di modalità costruttive che consentano di migliorare gli standards prestazionali dell’edilizia abitativa)

  28. CENTRALITA’ DELLA PROGETTAZIONE URBANA (1) Il superamento della zonizzazione funzionale, attraverso l’introduzione di comparti perequativi, caratterizzati da mixità funzionali e da flessibili aperture verso differenti modalità organizzative della trasformazione insediativa, riporta in primo piano il ruolo della progettazione urbana nei processi di costruzione della città. Le scelte tipologiche e le conseguenti densità insediative, non più predefinite in maniera standardizzata e decontestualizzata, insieme alla progettazione degli spazi pubblici e delle attrezzature di servizi (tale è, in genere, il quadro operativo delineato dal comparto perequativo), possono trovare adeguato respiro progettuale nella definizione dell’organizzazione insediativa. Lo spazio pubblico, in particolare, può nuovamente diventare l’elemento ordinatore del tessuto insediativo.

  29. CENTRALITA’ DELLA PROGETTAZIONE URBANA (2) La viabilità (nelle sue molteplici funzioni carrabili, ciclabili, pedonali) può diventare nuovamente l’intelaiatura urbana intorno a cui tessere le trame dell’organizzazione insediativa. La maggior dimensione degli ambiti della trasformazione (il/i comparto/i) può consentire una più forte integrazione fra morfologie urbane e morfologie ambientali.

  30. CENTRALITA’ DELLA PROGETTAZIONE URBANA (3) Flessibilità progettuale e ampiezza delle aree di intervento (indici bassi investono grandi superfici) rappresentano una grande opportunità per progettare “brani del tessuto urbano” (non più una semplice aggregazione di case per abitazione e/o di parti sconnesse), “brani” che abbiano senso e una propria identità, che traducano in concreto una “chiara idea di città”, che siano relazionati alla città esistente e ne rappresentino la continuità, che siano parte della città, che siano essi stessi la città.

  31. ASPETTI PROBLEMATICI DELLA PROGETTAZIONE ESECUTIVA (1) Alcuni fra gli aspetti più problematici della progettazione urbana in fase esecutiva riguardano: • unitarietà dell’intervento in relazione al numero e/o all’estensione dei comparti perequativi (comparti di minor dimensione sono gestibili più facilmente, ma non consentono di definire l’organizzazione insediativa in maniera unitaria; comparti di maggior dimensione consentono di definire soluzioni progettuali unitarie, ma possono risultare di difficile attuazione) • effettiva applicabilità dei principi della perequazione (di fronte a possibili contenziosi) in assenza di una legge nazionale di principi

  32. ASPETTI PROBLEMATICI DELLA PROGETTAZIONE ESECUTIVA (2) • gestione di una molteplicità di interessi (pubblici e privati) in fase progettuale facenti capo a soggetti diversi di cui si rende necessario il coinvolgimento e il conseguente coordinamento (il mix di residenza pubblica e privata, ad esempio, comporta il coinvolgimento delle cooperative edilizie e/o degli IACP; l’auspicabile progettazione delle attrezzature pubbliche contestuale alla definizione dell’organizzazione insediativa privata richiede il coinvolgimento diretto dell’amministrazione comunale)

  33. ASPETTI PROBLEMATICI DELLA PROGETTAZIONE ESECUTIVA I comparti perequativi definiti nel PRG di Molfetta

  34. L’attuazione del PRG di Molfetta era affidata a comparti minimi di intervento, aventi come obiettivo l’indifferenza della proprietà rispetto alle destinazioni d’uso delle aree. In ciascun comparto erano previsti servizi pubblici di livello urbano, definiti quantitativamente già in sede di redazione del PRG; erano invece da prevedere, in fase esecutiva, ulteriori attrezzature pubbliche commisurate al fabbisogno espresso dalle comunità insediate e secondo valori minimi prestabiliti pari almeno al 30% dell’intera superficie; di tutta la volumetria edificabile per fini residenziali, inoltre, una quota pari al 60% doveva essere destinata alla residenza pubblica. Si è trattato dunque di redigere un vero e proprio piano particolareggiato: uno strumento esecutivo cioè che, nel definire la più ampia organizzazione insediativa del settore urbano oggetto di pianificazione attuativa (comprendente ben 13 dei 17 comparti previsti dal PRG, per circa 9.000 abitanti e una superficie complessiva di 105 ettari, corrispondente in gran parte all’intera espansione insediativa prevista dallo stesso PRG), mirava a dare risposta al fabbisogno di edilizia residenziale pubblica relativo al decennio 1997-2007 e in quanto tale si configurava, per questi contenuti, come Piano di Zona.

  35. La prima verifica fu quella attinente all’indice di comparto - fissato dal PRG nella misura di 0,87 mc/mq -, che si configurava nel caso di studio come vero e proprio indice generale d’uso del territorio. Il fatto poi che l’indice di comparto fosse unico per tutti i comparti, ha fatto sì che la progettazione risultasse indifferente non solo rispetto al titolo di proprietà, ma anche rispetto alla localizzazione di comparto. La presenza di un indice decisamente non elevato poneva in particolare altre due questioni che si richiamano al tema dell’identità e dell’appropriazione dei luoghi e al tema della tutela ambientale: nel primo caso si trattava di strutturare l’insediamento senza perdere l’effetto città e con una precisa connotazione di identità urbana, nel secondo caso si trattava di contenere il consumo di suolo. Alla prima si è data risposta addensando i volumi lungo alcune strade e concentrando gli spazi pubblici, tanto da formare delle piazze che potessero assolvere al ruolo di luoghi riconoscibili connotati con una propria identità urbana. Alla seconda si è data risposta tentando di indirizzare le norme tecniche e il disegno del piano al mantenimento di standards ambientali elevati anche all’interno delle aree urbanizzate. Entrambe le risposte non sarebbero state possibili se non all’interno di una progettazione unitaria ed equidistributiva.

  36. Il progetto unitario delle zone destinate a trasformazione insediativa per fini residenziali nei comparti perequativi del PRG di Molfetta

  37. Ma, più in generale, la perequazione consente di dare risposta adeguata alle problematiche ambientali e all’esigenza di progettare città sostenibili in grado di preservare il capitale naturale. La rilevanza del caso è dunque nei requisiti ambientali del progetto. Le condizioni perequative hanno di fatto liberato i suoli dalla stretta appartenenza a singoli soggetti, altrimenti determinati a far valere il diritto di edificabilità all’interno di ciascun lotto di proprietà, consentendo così la salvaguardia degli ambiti rilevanti dal punto di vista ambientale. In tal senso le peculiarità territoriali della zona, rappresentate essenzialmente dalla lama collocata nell’area centrale del quartiere, sono state assunte ad elementi ordinatori dell’intera organizzazione insediativa. La ricerca di coerenze tra principi insediativi e contesto ambientale si è tradotta dunque nella definizione di chiare regole morfologiche. Nel caso di Molfetta, infatti, lo spazio non è disegnato dallo schema urbano, ma è lo schema urbano che si disegna in funzione della forma dello spazio preesistente, tentando di adeguarsi al suo andamento naturale. Questa risposta è data in termini di buon disegno, ma non sarebbe stato possibile attuarla al di fuori di una ipotesi di progettazione per comparti perequativi (più comparti) ricomprensi nello stesso piano attuativo.

  38. Il caso in esame evidenzia chiaramente come proprio attraverso una progettazione esecutiva estesa a più comparti perequativi e determinata, nella sua estensione, anche dalla necessità di considerare le componenti ambientali di maggiore significatività nel loro insieme, si possano non solo perseguire obiettivi di unitarietà dell’organizzazione insediativa, ma anche obiettivi di pianificazione ambientale del territorio. Al contrario, se riferita a singoli comparti, la progettazione sarebbe risultata frammentaria, sconnessa e priva di significatività rispetto al contesto. Si può attribuire infatti significatività ai luoghi anche attraverso parametri di forma spaziale, oltre che attraverso le funzioni, le componenti essenziali della cultura e dello status sociale. La struttura formale è un’altra componente essenziale del significato, che alla scala di quartiere urbano corrisponde alla percezione di come le sue parti stiano assieme. Una progettazione così orientata, in definitiva, può contribuire ad esercitare una sorta di controllo di alcune irrinunciabili dimensioni prestazionali della qualità urbana.

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