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2.9 Il battesimo invalido

2.9 Il battesimo invalido. E' invalido il battesimo dei mormoni dei testimoni di Geova degli antroposofi (di Rudolf Steiner) della Chiesa di Emanuel Swedenborg Armata della Salvezza. 2.9 Il battesimo invalido. dei Children of God Dei Quakers Scientology e molte sette

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2.9 Il battesimo invalido

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Presentation Transcript


  1. 2.9 Il battesimo invalido • E' invalido il battesimo dei mormoni • dei testimoni di Geova • degli antroposofi (di Rudolf Steiner) • della Chiesa di Emanuel Swedenborg • Armata della Salvezza

  2. 2.9 Il battesimo invalido • dei Children of God • Dei Quakers • Scientology • e molte sette • Di alcune sette il battesimo è dubbio e bisogna analizzare caso per caso perché non osservano una disciplina uniforme

  3. 2.9 Il battesimo invalido Risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1 febbraio 2008 al dubbio proposto: D. 1.Utrum validus sit baptismus collatus cum formulis «I baptize you in the name of the Creator, and of the Redeemer, and of the Sanctifier» et «I baptize you in the name of the Creator, and of the Liberator, and of the Sustainer»?

  4. 2.9 Il battesimo invalido D. 2.Utrum qui baptizati sunt cum his formulis absolute baptizandi sunt? RESPONSA Ad primum: Negative. Ad secundum: Affirmative.

  5. 2.9 Il battesimo invalido Commento del Card. Urbano Navarrete S.J.: Sono due le formule del battesimo dichiarate nulle nella presente risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ai dubbi proposti. Le presentiamo tradotte in italiano: «Io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Redentore, e del Santificatore »; «Io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Liberatore, e del Sostenitore».

  6. 2.9 Il battesimo invalido È chiaro che le formule invalide o dubbie del battesimo possono essere molte. La prassi della CDF non ha voluto fare mai un elenco ufficiale completo di tali formule invalide o dubbie, tenuto conto della complessità della materia. Invece è sempre intervenuta sia rispondendo ai singoli casi concreti che eventualmente le sono stati proposti, sia dando risposte che riguardano formule del battesimo adoperate che sono invalide oppure dubbie.

  7. 2.9 Il battesimo invalido La risposta della CDF costituisce una dichiarazione dottrinale autentica, la quale ha effetti canonici e pastorali di gran portata. La risposta, infatti, afferma implicitamente che le persone che sono state battezzate o saranno battezzate nell'avvenire con le formule in questione in realtà non sono battezzate.

  8. 2.9 Il battesimo invalido Quindi devono essere trattate a tutti gli effetti canonici e pastorali con gli stessi criteri giuridici delle persone che il Codice di diritto canonico mette sotto la categoria generale di non battezzati.

  9. 2.9 Il battesimo invalido Da rilevare che non si tratta di un'interpretazione autentica di una legge dubbia della Chiesa, la quale ha forza di legge soltanto dopo la data fissata nella sua promulgazione, e non ha effetto retroattivo (can. 16, § 2 CIC; can. 1498, § 2 CCEO).

  10. 2.9 Il battesimo invalido Nel caso presente si tratta di una dichiarazione dottrinale, la quale suppone un principio dottrinale oggettivamente esistente e operante, ma non bene conosciuto soggettivamente nella comunità ecclesiale, che è dichiarato autenticamente dall'autorità di magistero della Chiesa, con la conseguenza logica della sua obbligatorietà per tutti quelli che, nella Chiesa universale, operano nel campo dell'amministrazione, della giurisprudenza e della pastorale.

  11. 2.9 Il battesimo invalido D'ora in poi, quindi, nei casi che possono presentarsi di persone battezzate con una di queste due formule, l'unica cosa della quale deve constare con certezza, è il fatto del battesimo ricevuto con tale formula, senza entrare nell'investigazione sulla validità o meno di tale battesimo.

  12. 2.9 Il battesimo invalido Se consta del fatto, l'interessato deve essere trattato da non battezzato a tutti gli effetti, mentre i responsabili dell'operare della Chiesa sono tenuti ad attenersi alla suddetta decisione con tutte le sue conseguenze, anche se soggettivamente avessero dubbi o fossero convinti che le formule in questione sono valide per amministrare il battesimo.

  13. 2.9 Il battesimo invalido Le prime conseguenze ovvie sono queste: le persone battezzate con una di queste formule non sono capaci di ricevere nessuno dei sacramenti (can. 842, § 1 CIC; can. 675, § 2 CCEO), fino a quando non siano battezzate validamente. Perciò se queste persone hanno ricevuto gli altri sacramenti che imprimono carattere, cioè la Cresima e l'Ordine, tali sacramenti devono essere nuovamente conferiti ad validitatem.

  14. 2.9 Il battesimo invalido Per quanto riguarda gli adulti, fatta la catechesi necessaria (can. 788,§ 1-2 CIC; can. 587, § 1-2 CCEO), la quale deve tener conto anche dell'origine della persona interessata, si deve procedere all'amministrazione dei sacramenti dell'iniziazione (can. 865 CIC; can. 682 CCEO). Come afferma in modo esplicito la dichiarazione della CDF il battesimo deve essere amministrato in forma assoluta, non sotto condizione.

  15. 2.9 Il battesimo invalido Quindi si devono osservare tutte le norme previste per il battesimo degli adulti, in par-ticolare la prescrizione per il rito latino, secondo cui l'adulto che viene battezzato, se non si oppone una grave ragione, subito dopo il battesimo riceva la confermazione e partecipa alla celebrazione eucaristica, ricevendo anche la comunione (can. 866 CIC).

  16. 2.9 Il battesimo invalido Se si tratta di bambini, costoro devono essere battezzati in forma assoluta, non sotto condizione, secondo i riti previsti per il battesimo dei bambini.

  17. 2.9 Il battesimo invalido — Ammissione al matrimonio In materia matrimoniale possono sorgere problemi molto delicati, sia nel campo pastorale che amministrativo e giudiziario, tenuto conto dei principi dottrinali che operano indipendentemente dalla volontà delle persone coinvolte. Ciò premesso, va rilevato:

  18. 2.9 Il battesimo invalido 1.Per quanto riguarda le persone battezzate con una formula dichiarata invalida che abbiano contratto matrimonio fra di loro, il matrimonio di per sé è valido ma non è sacramento. La chiesa non ha nessuna giurisdizione su tale matrimonio.

  19. 2.9 Il battesimo invalido 2. Se una di tali persone, ritenendosi validamente battezzata fuori della chiesa cattolica è stata ammessa al matrimonio canonico applicando la legislazione dei matrimoni misti fra cattolici e battezzati non cattolici (cann. 1124-1128 CIC; cann. 813-816 CCEO), il matrimonio è nullo, a causa dell'impedimento di disparità di culto non dispensato (cfr. can.1086 CIC; can. 803 CCEO).

  20. 2.9 Il battesimo invalido 3. Quindi per ammettere al matrimonio una persona battezzata con una di tali formule e un cattolico, si devono osservare le norme prescritte per i matrimoni fra un cattolico e una persona non battezzata (cann. 1129 e 1086 CIC; can. 803 CCEO).

  21. 2.9 Il battesimo invalido Quanto alla forma di celebrazione non c'è dubbio che il matrimonio fra due persone battezzate con una di dette formule, è regolato soltanto dal rispettivo diritto civile, sia consuetudinario che scritto, come il resto dei matrimoni dei cittadini non battezzati.

  22. 2.9 Il battesimo invalido Invece è obbligatoria la forma canonica per la validità della celebrazione del matrimonio fra una persona battezzata con una di tali formule e un cattolico (can. 1117 CIC; can. 834, § 1 CCEO). Tuttavia, per i latini, l'Ordinario del luogo in caso di peculiare difficoltà gode della facoltà di dispensare dalla forma canonica a norma del can. 1127, § 2 CIC (cfr. can. 835 CCEO). Riguardo alla forma liturgica, si deve osservare il can. 1118, § 3 CIC (can. 838CCEO).

  23. 2.9 Il battesimo invalido Scioglimento del matrimonio La Dichiarazione della CDF può avere particolare applicazione in materia di stabilità del vincolo matrimoniale quando si tratta dei matrimoni contratti fra due battezzati con una delle formule dichiarate invalide oppure fra uno validamente battezzato e un altro battezzato con una di dette formule invalide.

  24. 2.9 Il battesimo invalido Infatti, secondo la dottrina cattolica «il matrimonio rato (= sacramento) e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte» (can. 1141 CIC; can. 853 CCEO), mentre i matrimoni non rati anche se consumati, dati determinati presupposti, possono essere sciolti dalla potestà della Chiesa, che esercita nella misura e nelle modalità che ritiene opportuno.

  25. 2.9 Il battesimo invalido Dopo la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede il matrimonio non è rato, sempre che uno almeno dei coniugi sia stato battezzato con una delle formule dichiarate invalide. Quindi tale matrimonio anche se consumato, dati determinati presupposti, può essere sciolto a favore della fede.

  26. 2.9 Il battesimo invalido Se si tratta di un matrimonio fra due battezzati con una delle formule dichiarate invalide il matrimonio potrà essere sciolto per il privilegio paolino se si danno tutte le condizioni previste dal diritto per l'applicazione di questa via (cann. 1143-1150 CIC; cann. 854-861 CCEO). Da notare la necessità della conversione e ricezione del battesimo di una delle parti (can1143, 1; can. 854,1 CCEO), condizione che in questa fattispecie risulta particolarmente problematica in quanto la parte interessata deve aver riconosciuto e accettato l'invalidità del suo battesimo previamente ricevuto.

  27. 2.9 Il battesimo invalido Se non è applicabile il privilegio paolino per mancanza di una delle condizioni richieste dalla legge canonica, il matrimonio in questione, essendo non rato anche se consumato, resta oggettivamente suscettibile di essere sciolto dalla potestà della Chiesa. Tuttavia va esaminato se rientra nelle Norme per lo scioglimento del matrimonio «in favorem fidei» emanate dalla CDF e approvate da Giovanni Paolo II nell'anno2001.

  28. 2.9 Il battesimo invalido — Cause di nullità matrimoniale La risposta della CDF che stiamo commentando può dare luogo a specifiche cause di nullità matrimoniale che devono essere previste. Tali cause possono provenire dal fatto che le persone battezzate invalidamente siano state considerate, al momento del matrimonio, come persone validamente battezzate che contraggono matrimonio con un'altra persona validamente battezzata.

  29. 2.9 Il battesimo invalido In questa fattispecie l'assistente al matrimonio facilmente ha potuto trattare il caso come se si trattasse di un matrimonio fra battezzati e quindi senza pensare a chiedere la dispensa dell'impedimento di disparità di culto. In questa fattispecie, provati i fatti, la nullità del matrimonio è così evidente da potersi definire per il processo documentale (cann. 1686-1688 CIC) se consta che non è stata concessa la sanazione in radice.

  30. 2.9 Il battesimo invalido Un fedele cattolico che tenta con dolo di amministrare il battesimo con una di queste formule invalide, commette un delitto canonico punibile con una giusta pena a norma del can. 1384 CIC. Infatti è gravemente illegittimo ed ingiusto ingannare sia il battezzando che la comunità al riguardo del sacramento che è «ianua sacramentorum» (porta dei sacramenti: can. 849 CIC; cfr. 675, § 2 CCEO).

  31. 2.9 Il battesimo invalido Inoltre, a norma del can. 1389 CIC (can. 1464 CCEO), chi reca danno ad un altro con l'uso o non uso illegittimo del ministero ecclesiastico, sia esso causato da dolo (can. 1389, § 1 CIC; can. 1464, § 1 CCEO) o da colpevole negligenza (can. 1389, § 2 CIC; can 1464, § 2 CCEO), è suscettibile di una giusta pena.

  32. 2.9 Il battesimo invalido L'ingiustizia è manifestamente più grave se il ministro che inganna la comunità è un chierico — diacono, presbitero o vescovo. In questi casi l'autorità ecclesiastica ha il dovere di applicare l'aggravante di cui al can. 1326, § 1, n. 2 CIC.

  33. 2.9 Il battesimo invalido Spetterà ai vescovi vigilare affinché queste formule non siano mai adoperate in ambito cattolico. Sono loro «totius vitae liturgicae in Ecclesia sibi commissa moderatores, promotores atque custodes» (i moderatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica nella Chiesa loro affidata) (can.835, § 1 CIC; cfr. can. 199, § 1 CCEO)

  34. 2.10 I padrini • 1° - essere scelto dall’interessato, o dai genitori o dal parroco, essere adatto e avere l’intenzione di svolgere tale funzione, che per la cresima consiste nel curare che il cresimato viva da testimone di Cristo (can. 892); • 2° - aver compiuto 16 anni (è però possibile sia età diversa per decreto del vescovo diocesano, sia l’eccezione);

  35. 2.10 I padrini • 3° - essere cattolico; • 4° - aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana; • 5° - condurre una vita cristiana coerente; • 6° - essere libero da ogni pena canonica; • 7° - non essere uno dei genitori.

  36. 2.10 I padrini • - per entrambi i sacramenti il padrino deve già aver ricevuto tutti e tre i sacramenti dell’iniziazione cristiana; prima veniva chiesto che avesse ricevuto il sacramento per il quale fungeva da padrino; • - per la validità della funzione era sufficiente l’uso di ragione, ora è richiesta l’età di 16 anni, e viene pure prevista l’eccezione; • - non viene più accolta la procura; • - ora per la cresima viene consigliato lo stesso padrino del battesimo, prima era proibito.

  37. 2.10 I padrini • - per la cresima non è più prescritto il padrino dello stesso sesso; • - non è più richiesto che il padrino «tocchi fisicamente», durante il conferimento del sacramento, il battezzando o il cresimando; • - cade il divieto generale a svolgere l’ufficio di padrino per i membri degli Istituti di vita consacrata e la decisione in proposito viene demandata ai singoli Istituti.

  38. 2.10 I padrini • Per quanto riguarda il numero dei padrini nel battesimo, il can. 873 afferma che è sufficiente un solo padrino • se sono due, devono essere di sesso diverso. • Il can. 892, che tratta del padrino della confermazione, prescrive un solo padrino e il can. 893, § 2, consiglia il padrino che ha già assunto tale compito al battesimo del cresimando.

  39. 2.10 I padrini • Proibizione ai genitori di svolgere il compito di padrino per i propri figli • La confusione sorge quando si confronta il canone con il n. 5 dell’Introduzione del Rito della confermazione, il quale recita: • «Può accadere che i genitori presentino essi stessi i loro figli».

  40. 2.10 I padrini • S. Congregazione per il Culto Divino: non esiste contraddizione. • I genitori, infatti, non possono svolgere l’ufficio di padrini, la cui funzione è quella di aiutare i genitori nella educazione cristiana dei figli; • Sarebbe assurdo pensare che i genitori possano aiutare se stessi come padrini dei loro figli; • Essi, pur non potendo svolgere la funzione di padrini, possono tuttavia presentare al ministro i loro figli, nel caso in cui non fosse stato scelto alcun padrino.

  41. 2.10 I padrini • La risposta precisa e definitiva può essere trovata nel Codice orientale • Esso, al can. 685, § 3, dice: «Per una giusta causa è lecito ammettere un fedele cristiano di una Chiesa orientale acattolica alla funzione di padrino, ma sempre assieme ad un padrino cattolico».

  42. 2.10 I padrini • Le stesse idee sono riproposte anche dal recente nuovo Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo. • In tale documento, al Cap. IV dal titolo: «Comunione di vita e di attività spirituale tra i battezzati», si parla anche del battesimo e dell’inserimento, attraverso esso, in una determinata Chiesa o comunità ecclesiale (n. 96), e si tratta pure del ministero del padrino.

  43. 2.10 I padrini • a) Basandosi sul battesimo comune, e a causa dei vincoli di parentela o di amicizia, un battezzato che appartiene ad un’altra comunità ecclesiale può tuttavia essere ammesso come testimone del battesimo, ma soltanto insieme con un padrino cattolico; • Un cattolico può svolgere la medesima funzione nei confronti di una persona che deve essere battezzata in un’altra comunità ecclesiale.

  44. 2.10 I padrini • b) In forza della stretta comunione esistente tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali ortodosse, è consentito, per un valido motivo, ammettere un fedele orientale con il ruolo di padrino congiuntamente ad un padrino cattolico (o una madrina) al battesimo di un bambino o di un adulto cattolico; • a condizione che si sia sufficientemente provveduto all’educazione del battezzato e che sia riconosciuta l’idoneità del padrino.

  45. 2.11 La parrocchia come luogo preferenziale per il battesimo • senza distinguere fra l’adulto,che giunge al battesimo al termine del cammino catecumenale, e il bambino, presentato al fonte dai genitori, il c. 857, par. 2 enuncia il principio generale, ma non tassativo, • secondo cui la chiesa parrocchiale propria è il luogo preferenziale per il battesimo di entrambi, ameno che subentri una giusta causa.

  46. 2.11 La parrocchia come luogo preferenziale per il battesimo • Dal can. 852, par. 1 risulta che per adulto, in riferimento al battesimo, bisogna intendere chi ha compiuto i sette anni e dispone dell’uso di ragione. • Va anche notato che, in forza del c. 111, par. 2, «qualsiasi battezzando che abbia compiuto i quattordici anni di età, può liberamente scegliere di essere battezzato nella Chiesa latina o in un’altra Chiesa rituale di diritto proprio».

  47. 2.11 La parrocchia come luogo preferenziale per il battesimo • La parrocchia propria si determina in genere in base al criterio territoriale (c. 518); • Comprende tutti i fedeli che hanno il domicilio o il quasi domicilio in un determinato territorio (c. 107, par. 1); • Il Codice prevede anche l’esistenza di parrocchie personali, costituite in rapporto al rito, alla lingua, alla nazionalità dei fedeli o ad altre precise motivazioni, quale per esempio la cura pastorale degli universitari (c. 813).

  48. 2.11 La parrocchia come luogo preferenziale per il battesimo Ricordo che il domicilio parrocchiale si acquista con la dimora nel territorio di una parrocchia, congiunta con l’intenzione a rimanere; mentre il CIC/1917 prevedeva la comunicazione dell’avvenuta celebrazione del sacramento al parroco proprio del battezzato in ragione del domicilio (c. 778), l’attuale elimina questa formalità, stabilendo solo che se ne dia notizia al parroco della parrocchia nella quale il battesimo è stato amministrato (c. 878).

  49. 2.11 La parrocchia come luogo preferenziale per il battesimo • La singola parrocchia, soprattutto quando i candidati al battesimo sono pochi o ce n’è addirittura uno solo, può essere in difficoltà a predisporre un adeguato cammino di preparazione di adulti. • In altri casi, l’incontro con la fede e la comunità ecclesiale non avviene per la mediazione della parrocchia, ma nell’esperienza di un movimento o per l’accostamento personale a un sacerdote.

  50. 2.11 La parrocchia come luogo preferenziale per il battesimo • Per rispondere a queste esigenze, in Svizzera e a Malta è prevista la figura del responsabile diocesano per il catecumenato. Negli Stati Uniti è possibile prepararsi al catecumenato anche in centri non parrocchiali, se non c’è la prospettiva di inserire il battezzando in una parrocchia. • È evidente che circostanze come queste potrebbero anche giustificare la celebrazione del sacramento in un contesto diverso da quello parrocchiale, purché vengano garantiti i criteri di ecclesialità del cammino svolto.

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