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Il nostro progetto di storia contemporanea, nasce da alcuni interrogativi scaturiti dall'opera di un personaggio a cui non viene data molta importanza nei libri di storia, in quanto protagonista di una realt
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2. Il nostro progetto di storia contemporanea, nasce da alcuni interrogativi scaturiti dall’opera di un personaggio a cui non viene data molta importanza nei libri di storia, in quanto protagonista di una realtà locale: Prof. Salanitro Carmelo.
Questo, insegnante presso il liceo “Cutelli” durante gli anni in cui dominava il regime fascista, è un esempio di “intellettuale scomodo”, poichè fu uno dei pochi docenti ad opporsi al regime fascista.
Egli infatti espose il suo disaccordo attraverso dei messaggi propagandistici in cui invitava il popolo italiano a “svegliarsi” dall’illusione fascista.
Scoperto e tradito dal preside della sua stessa scuola fu inizialmente arrestato per poi essere deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dove morrà il 24 Aprile 1945, un giorno prima della liberazione.
Tornando agli interrogativi che hanno indotto alla nascita del progetto, la classe V° C con l’ausilio di alcuni docenti ha tentato di ricostruire lo scenario storico culturale di una Catania negli anni ’40 e ’50.
3. La Guerra:
Gli anni del 39/40
Lo Sbarco in Sicilia
La Guerra a Catania:
1943 L’ anno della catastrofe
La resistenza in Sicilia:
I fatti di Pedara, Mascalucia e
Castiglione di Sicilia
Il separatismo:
Il bandito Giuliano,
Antonio Canepa
Concetto Gallo
Attività svolte:
Mostre e rappresentazioni teatrali
4. Un gruppo corrispondente di contadini e lavoratori urbani, si erano dati ad un
organizzazione cospirativa che operava con gli strumenti della propaganda capillare
orale e scritta e raccoglieva sottoscrizioni per il Soccorso rosso, destinate ad aiutare le
vittime colpite dalla reazione fascista. Questa rete clandestina fu scoperta in seguito a
una delazione della polizia. Allegato e Basi che avevano stabilito sotto falsi nomi la
loro residenza nella città Etnea furono arrestati in giugno contemporaneamente a
Giovanni Bresso. Lo Sardo, il primo deputato comunista della Sicilia fu
gettato in carcere insieme a Umberto Fiore ,Ignazio Di Lera , Simone Fardella ed
Edoardo Luciano durante l'istruttoria del processo, entrarono in vigore le leggi
eccezionali. La Corte di Appello di Catania dichiarò la propria incompetenza e rinviò
gli atti al Tribunale speciale. La sentenza fu emessa il 27 marzo 1928. Le condanne
più gravi furono per Allegato e Basi, Bresso, Fiore e Lo Sardo, Albanese, Bonelli,
Milesappi, Fanales, Fardella e Vetti. Lo Sardo fu lasciato morire a causa della
turbecolosi dopo il «No» di Mussolini per il prigioniero che aveva
bisogno di cure ospedaliere. Vi fu un nuovo processo davanti al Tribunale Speciale.
Le diverse polizie del regime tenevano sotto controllo tutti gli antifascisti. Dopo gli
arresti del 1926 divennero impossibili in Sicilia i collegamenti tra gli sparsi nuclei
comunisti. In varie province e zone della Sicilia ci furono tentativi di
riorganizzazione, taluni raccolsero successi effimeri mentre altri subirono insuccessi. “Gli anni del 1939-40”
5. Prima del 1926 c'erano stati tentativi di riorganizzazione, singoli coraggiosi militanti
che continuavano a muoversi. Nel Gennaio 1932 giunse a Catania Bonanno Tominez
un operaio 29enne di Muggia, emigrato in Francia. Tominez dapprima si incontro
con Pietro Pizzuto, dopo aver preso lo pseudonimo di Luciano si incontrò con
Tignino il cui padre aveva partecipato al movimento dei Fasci siciliani. La miseria
era immensa in Sicilia e nel mezzogiomo. Tominez incontro Vito Longo, un
coraggioso militante di Misterbianco. A Longo fu affidato l'incarico di
«risvegliare» i gruppi del partito di Misterbianco, Paterno, Biancavilla, Adrano
fino a Randazzo. Tignino aveva la copertura della sua professione di assicuratore,
Longo faceva il fotografo ambulante, Costa era ancora ignoto alla polizia, assunse lo
pseudonimo di Marchetti.
6. Si ristabilirono contatti con vecchi compagni e si reclutarono elementi nuovi. II
compito di riorganizzare il partito di Adrano lo ebbe Burzilla, che in Argentina aveva
militato per diversi anni nel partito comunista legale e amava la lettura. I braccianti
erano alla fame dunque la propaganda fatta verso l’esterno era semplice del tipo
"Abbasso il fascismo" regime dei signori, viva il comunismo, "conforto dei
lavoratori". Ma le spie non mancarono. Successivamente vi fu l'arresto di molti
membri della cospirazione. II Commissario Antonino Pupella odiato e temuto capo
dell'OVRA partecipo attivamente agli interrogatori degli arrestati usando tutte le
malvagie arti della polizia del regime e non risparmiando la violenza. Burzilla fa
arrestato ad Adrano. Gli arresti e le condanne del 1932 provocarono lo sbandamento
della rinascente organizzazione catanese del partito comunista ma non la sua
liquidazione. II 25 marzo 1934 si tennero le elezioni per il rinnovo della camera
fascista, nella quale elezioni non vi erano cabine e si doveva votare a vista.
7. Conquistata 1'Etiopia dopo meno di 8 mesi di campagna e proclamato «l'Impero»
nel 1936, il fascismo era giunto al massimo momento di solidità. Con la ribellione
franchista in Spagna vi fu il risveglio dell'antifascismo clandestino. La radio,
ascoltata clandestinamente, divenne l'importante mezzo di informazione e di
orientamento politico per gli sparsi gruppi antifascisti (Radio Barcellona). La
propaganda dei gruppi antifascisti s‘intensificò. L'OVRA non tardò a colpire sia i
massoni- repubblicani sia quello dei comunisti.
Vi era un forte malcontento tra il popolo. I tassisti del posteggio di Piazza Duomo
costituirono nel 1936 una cellula comunista. I mugnai e pastori dipendenti del Mulino
Grasso Finocchiaro di Ognina erano noti come comunisti. Dopo la guerra d'Abissinia
una certa carta geografica dell'Africa esposta nel magazzino fu trovata sfregiata .Venti
fascisti; armati di manganello capitanati da Alfredo Messina bastonarono a uno a uno
gli operai. Salvatore Bottiglieri noto come comunista fu trascinato fino al gruppo
rionale fascista più vicino e là, essendo caduto a terra svenuto, e non potendo essere
costretto a berlo, gli fu gettato in faccia l'olio di ricino. E' facile comprendere il
motivo per cui una parte dei vecchi antifascisti si dedicarono all'attività cospirativa
per riconquistare un regime di liberta. Ma i moventi che mossero anche tanti giovani
a rinnegare il regime nel quale erano nati e cresciuti in relazione all'ambiente, alle
esperienze di vita, alla formazione culturale.
8. La pressione fiscale, esercitata mediante le imposte di consumo, era quasi
insopportabile. Dopo l'aggressione della Polonia e l'entrata in guerra dell'Italia
vennero condannati coloro che espressero mesi prima l'opinione contraria di entrare in guerra.
La gioventù organizzata nell'Azione Cattolica e nella FUCI non fu
localmente molto aiutata ad allontanarsi dal fascismo. Non lo fece la gerarchia
ecclesiastica, al cui vertice era l'Arcivescovo Patanè, che anzi nelle sue pastorali
benediva il regime. Negli anni precedenti alla guerra la situazione economica e le
condizioni di vita delle masse meridionali; davano luogo a malcontenti; c'erano stati
arruolamenti volontari per l'Africa Orientale e per la Spagna. La disoccupazione era
grande. L’Edilizia era ferma. Prima della venuta del Duce gli operai furono ingaggiatiper lavori straordinari.
Prof.Carmelo Salanitro
II caso più importante di opposizione alla guerra fu quello del Prof. Carmelo
Salanitro, la più tragica tra le figure dell'antifascismo catanese. Nato ad Adrano nel
1894 da modesta famiglia artigiana aveva militato nel Partito Popolare. Salito il
fascismo al potere si era apparentemente appartato come tutti gli altri popolari. Dopo il concordato del 1929 si distacco dalla Chiesa e dal 1931 conservò per qualche anno
in un diario segreto Ie riflessioni sul desolante spettacolo del fascismo. Attraverso i
suoi amatissimi classici greci inculcava ai suoi studenti l'amore per la pace. Nella sua
opera sulle Georgiche di Virgilio trasse dai versi del poeta i valori a lui più
cari: liberta e lavoro. Nel 1940 il Professore Salanitro insegnava presso il liceo
Cutelli di Catania. Lasciava sui banchi dei suoi alunni bigliettini di solidarietà con il
Belgio e con 1'Olanda invase dai nazisti. Egli proclamava la pace e la liberta. Ma il
suo preside, Rosario Verde lo tradì e lo denuncio all'OVRA, dopo un lungo
pedinamento venne arrestato.
9. La sentenza del Tribunale speciale fu mostruosa: 18
anni di reclusione e 1'interdizione dai pubblici uffici. Venne consegnato ai
Tedeschi che lo trascinarono da un campo di sterminio all'altro e lo uccisero il 24 aprile
1945 a Manthausen. Insieme ad esso un altro esponente dell'antifascismo , Calandrino giovane ingegnere, che portava con se dei volantini antifascisti a Milano, era
indignato contro l'Università fascista dove egli studiava. Mentre il popolo moriva di
fame negli anni della guerra ed era tormentato dai bombardamenti aeri, i gruppi di
antifascisti aumentarono e si raggruppavano nei salotti e nei caffè e nei piccoli centri
di provincia e ascoltavano le trasmissioni che propagandavano il
movimento antifascista.
II diario di Carmelo Salanitro(rinvenuto dal nipote Giovanni) non è che una testimonianza
dell'anticonformismo di quest‘ ultimo; in esso egli trae i frutti dell'esperienza avuta dopo il
periodo politico da cattolico militante all'inferno del Partito Popolare. che avevano
portato in egli stesso la maturazione di un sentimento anticlericale. Vediamo di ripercorrere
brevemente la vita di quest'uomo e di riportare alcuni passi del suo Diario utili a
comprendere la personalità di questo brillante insegnante.
Carmelo Salanitro nacque ad Adrano il 30 ottobre 1894 da una modesta famiglia artigiana:
il padre, barbiere riuscì con molti sacrifici a mantenere gli studi dei suoi cinque figli.
Frequentò le scuole elementari, il ginnasio ad Adrano e il liceo classico ad Acireale dove,
nel 1912, conseguì la maturità con ottimi voti. Si laureò presso un’ università di stampo
cattolico che influenzò molto la sua formazione. Dopo la laurea ritornò ad Adrano dove
manifestò subito il suo impegno politico partecipando al Partito Popolare Italiano
organizzato da V.Bescetta e all'interno del quale militava Luigi Sturzo ; collabora alla
stampa cattolica e nel 1920 si batte insieme a Bescetta durante le elezioni per il rinnovo del
Consiglio Provinciale ottenendo una grande vittoria. Nel 1922 si verifico I'occupazione da
parte dei fascisti con la Marcia su Roma e due anni dopo nel 1924,Adrano convoco il
Congresso Provinciale,che decise di organizzare una manifestazione popolare. Durante
quest'ultima qualcuno sparò a Bescetta(da vedere La Battaglia d'Adrano)e tale
avvenimento sancì I‘ uscita dalla scena politica da parte di Salanitro.
10. Infatti Carmelo iniziò a insegnare presso il Liceo di Adrano anche se questa esperienza
ebbe una breve durata in quanto ben presto egli fu allontanato a causa del fatto che egli era uno tra i pochi insegnati a non aderire al Partito Fascista;
e consono citare un passo del suo Diario :
"..in Italia, invece i rappresentanti dell'alta cultura, adescati o intimiditi, si piegarono
subito alla servitù mussoliniana, salvo pochissime eccezioni. E recentemente all'obbligo di
giuramento di fedeltà a un re che ha violato lui per primo i giuramenti di fedeltà allo Statuto
e si è messo fuori dalla Costituzione e perciò fuori dalla legge, facendoci opprimere dal
1925 da una banda di volgari delinquenti, su più di 1300 professori universitari e superiori
tutti hanno vilmente sottostato, curvando il collo e la schiena; tutti ad eccezione di undici,i quali con il sacrificio del pane hanno salvato l’onore della scienza che e libera come lo
spirito..... ".L’allontanamento di Salanitro provocò grandi proteste da parte degli studenti
che non vedevano in lui solo un insegnante ma anche, e soprattutto un maestro di vita. Uno
studente dell'epoca,Vincenzo Bellante, lo ricordava severo,preparato,un uomo da cui non
trapelava un interesse politico. Nell'analisi delle Georgiche di Virgilio egli non si limita ad
una semplice spiegazione ma trae dei veri valori,quelli di pace e liberta per cui fu
ucciso. Ma non finì qui purtroppo; durante questi anni Salanitro subì un'ennesima
sconfitta. infatti nel 1929 la Chiesa affermò la laicità del Partito Popolare. Nel suo Diario
scrive: " Oggi festa civile per ricordare che tre anni come oggi il Prete Pio XI, e il Birro
Mussolini, si accordarono insieme per opprimere e martoriare la misera Nazione......se si
potesse parlare, si alzerebbe da tutti un tale formidabile grido di condanna e di
riprovazione da raggiungere il Prete nella più remota delle innumerevoli stanze del palazzo
Vaticano, dove a quest'ora si conta i miliardi avuti dal Birro, sudore e sangue del
popolo....... ".
11. Negli anni 1932-33 Salanitro insegnò a Caltagirone dove con le false accuse
di eccessiva severità e di preferenze tra gli alunni venne ammonito e denunciato; ciò portò
al suo trasferimento e non fece altro che sottolineare gli svantaggi che egli aveva tratto
dalla non-appartenenza al Partito Fascista. Parliamo anche di danni finanziari in quanto
egli non avrebbe mai potuto prender parte alla commissione degli esami di
maturità .Dunque Salnitro fu emarginato dall'ambiente scolastico e si ritrovò a vivere un
momento di solitudine e di malessere non solo fisico,ma anche mentale. Stette a Caltagirone
fino all'anno 1935 dopo il quale si trasferì a Catania insegnando presso il Liceo Cutelli. Fu
tradito dal preside del suddetto liceo che lo fece arrestare mentre segretamente deponeva
bigliettini scritti a mano che denunziavano gli orrori della guerra ,vera e propria
carneficina scatenata dal Fascismo in combutta con la Germania nazista. In un biglietto
aveva scritto: " il fascismo sta ricoprendo la nazione di sangue e di rovine" : in un altro: " il
fascismo ha scatenato senza motivo una guerra criminosa, ove i nostri figli e fratelli trovano la
morte. Siciliani, non combattiamo. Il vero nemico dell'Italia è il fascismo". Il Tribunale lo
condannò a diciotto anni di carcere. Dopo l’8 settembre le autorità fasciste lo consegnarono
ai tedeschi. Fu gasato presso il famigerato lager di Mauthausen il 24 aprile del 1945.
Carmelo Salanitro e un fulgido esempio, di "lottatore" contro il fascismo, per tutti i
cittadini e per le nuove generazioni. Un tenace propugnatore che si impegnò nel corso di
tanti anni di violenta dittatura per cercare di tenere alti i valori fondamentali della libertà e
di democrazia che erano stati schiacciati dal fascismo.
12. Lo Sbarco in Sicilia OPERAZIONE HUSKY
Nella conferenza di Casablanca (14-24 Gennaio 1943) fu deciso lo sbarco in Sicilia,mentre prima si era pensato alla Sardegna. II problema maggiore era la mancanza di informazioni, non si sapeva di quante e di quali forze disponeva l'asse, il timore maggiore era quello di un contrattacco, non da parte degli italiani che erano considerati per preconcetto poco combattivi, bensì da parte dei tedeschi; si supponeva che in Sicilia ci fossero circa 300.000 unita, in realtà erano 230.000
PIANO D'ATTACCO
II piano d'attacco venne deciso ad Algeri, gli inglesi si preoccuparono più dello sbarco in Italia, gli americani di quello in Europa.
Si decise lo sbarco nel golfo di Gela e si divisero il campo di azione:
-Americani sbarcano a sud con la 7° armata, tra Gela e Licata
-Inglesi sbarcano a est con l'8° armata tra Cassibile e Pachino
il 12 maggio a Washington si tenne una nuova conferenza chiamata Trident, qui si decise la spartizione della Sicilia: Palermo agli americani, Catania agli inglesi e Messina sotto il controllo di entrambi.. all'operazione fu dato il nome di "operazione Husky, anche se il perchè non e chiaro. Si stabilirono anche le truppe da impiegare:
450.000 uomini, 14.000 veicoli, 4,000 bombardieri, 600 carri armati, 1,800 cannoni,
2.775 navi da trasporto, 280 navi da guerra, 400 mezzi da sbarco.
L'attacco fu fissato per il 10 luglio 1943.
13. Atmosfera di guerra
L' Italia entrò in guerra il 10 luglio 1940 e anche a Catania si era radunata una grande
folla in piazza Duomo, per ascoltare il discorso del Duce. Finita l'adunata, si formò
un grande corteo per le strade, che, forse per euforia di quel momento si assaltò perfino
il consolato argentino, fortunatamente l'equivoco fu presto chiarito.
La guerra a Catania iniziò il 5 luglio 1940, con il primo bombardamento sulla città,
tutti intuirono che qualcosa nelle loro vite sarebbe cambiato ma non sapevano ancora
in che modo. In ogni caso, qualunque cosa sarebbe successa, il ministero fascista
della cultura popolare aveva ordinato di "minimizzare" il più possibile. Insieme alle
bombe arrivò anche un clima di sospetto, si osservarono strane segnalazioni rivolte
secondo alcuni ai bombardieri nemici: vengono notate delle luci sospette provenienti
dalle finestre di varie case, e addirittura dalla cupola della chiesa
dell'immacolata.
Ogni giorno si rammentava ai catanesi che si era in guerra, uscivano in
continuazione bollettini che incitavano alla vittoria finale sull’Inghilterra, si
provvedeva al razionamento con le tessere annonarie, vigeva l'oscuramento dopo il
tramonto, e fu ordinata la rimozione dei cancelli di ferro per donare il "ferro alla
patria". Nonostante la guerra, il morale dei catanesi è abbastanza elevato, la guerra è
vissuta ancora come qualcosa di lontano, i disagi sono abbastanza sopportabili e i
pochi sfollati erano quelli più danarosi. Inoltre Catania non era ancora preparata alla
guerra, i servizi erano insufficienti e i rifugi (tranne quelli delle autorità) erano poco
sicuri, ma di questo, naturalmente, la popolazione non ne era informata. Gli ospedali,
anche se numerosi non erano abbastanza attrezzati, fortunatamente il personale
svolgeva un buon lavoro; anche i rifornimenti, inizialmente sufficienti si rivelarono
presto
inadeguati, perfino sotto il profilo militare c'erano numerose carenze.
14. L'anno cruciale: 1943
Il 1943 è definito un anno cruciale perchè è in questa data che viene deciso lo sbarco
in Sicilia, e quindi una svolta decisiva nell'andamento della guerra.
A Casablanca, Churchill e Roosvelt decisero di: condurre la guerra contro l'Asse fino
alla resa incondizionata, di sbarcare in Italia, considerato il "ventre molle
dell'Europa. Fu deciso di intensificare i bombardamenti sui paesi nemici.
Anche Catania risentì di questa decisione, infatti, dopo un periodo di relativa
tranquillità accadde qualcosa che sconvolse tutti i catanesi. Il 16 aprile 1943 alle ore
12.27 cominciò il bombardamento più cruento di tutta la guerra. A quel 'ora si
sentirono tre salve di cannone che annunciavano l'incursione degli americani,
essendo la prima volta che sostituivano le sirene, molti non si resero conto di quello
che stava accadendo. Di quel giorno ci sono varie testimonianze e fatti, il più toccante
e quello che avvenne in un'aula dell'oratorio salesiano "San Filippo Neri".Don
Tassinari e i suoi alunni erano in aula per fare lezione, quando il prete senti l'allarme
decise di non fare lezione, tutti
si sentivano abbastanza sicuri, poiché si trovavano in un seminterrato sotto il livello
della strada ed avevano un anticrollo in legno, all'avvicinarsi delle esplosioni tutti si
avvicinano al muro interno e recitano l'AveMaria, alla fine della preghiera si sentì
il sibilo di una bomba sempre più vicina, l'ordigno cadde nel palazzo vicino ma lo
spostamento d'aria fece crollare il pesante muro di lava sopra la classe. Don Tassinari
e alcuni suoi alunni vennero sepolti dal muro, il sacerdote uscì incolume dalle
macerie come altri ventisei alunni che riportarono lievi ferite, purtroppo altri quattro
morirono, i loro nomi erano Franco, Mario, Marco e Paolo. Numerosi altri edifici
vennero colpiti dalle bombe: arcivescovato (dal quale volarono via numerosi moduli
di iscrizione scambiati inizialmente per volantini degli Alleati), varie abitazioni e
soprattutto l'antico palazzo di San Demetrio ai quattro Canti. Un'altra delle tante
vittime di quel giorno fu Sergio, un bambino milanese trasferitosi a Catania, durante
il bombardamento, si trovava in casa, suo padre gli disse di andare in una stanza
vicina ma proprio quella fu colpita da una bomba e crollò seppellendo il bambino. II
padre disperato continuava e ripetere di averlo ucciso lui e nel frattempo scavava tra
le macerie, inutilmente; probabilmente se i soccorsi avessero finito prima il loro
lavoro sarebbe ancora vivo.
15. Altre incursioni colpirono Catania quel giorno, i morti furono numerosi (146) ancora di più i feriti (291), a causa dell'alto numero di corpi, molti dei quali irriconoscibili, si creò molta confusione nel momento in cui vennero portati all'obitorio. Da questo giorno il risentimento nei confronti del fascismo cominciò a crescere, ma rimaneva sempre contenuto. L'arcivescovo scrisse una lettera al cardinale per comunicargli la situazione della città. Anche se il regime tentava di mantenere una parvenza di normalità il clima era cambiato, tutti avevano paura, si inizio ad abbandonare la città, ovunque si potevano vedere sfollati che si accalcavano sui mezzi pubblici per rifugiarsi nei paesi vicini. Nonostante questo il culto fascista resse ancora, si continuarono a mandare messaggi pieni di retorica e di patriottismo, di sicurezza nella vittoria finale, ma delle avvisaglie di stanchezza cominciarono a comparire. II giornale usci più di rado, gli antifascisti cominciarono a riunirsi, in una novella del giornale invece del "voi" viene utilizzato il "lei", spesso si tratta di una protesta velata, in chiave ironica, si diffondono anche episodi di brigantaggio.
La sorte della Sicilia
L' 11 giugno gli alleati sbarcarono a Pantelleria che si era arresa dopo violenti
bombardamenti, il giorno dopo Lampedusa si arrese senza combattere. La caduta di
Pantelleria ebbe un effetto negativo sul morale dei siciliani, si accorsero della
schiacciante superiorità militare del nemico, si inizio a pensare che forse era meglio
arrendersi piuttosto che combattere.
Il 5 maggio Mussolini pronunciò il suo ultimo discorso da palazzo Venezia nel
quale diceva: "onore a chi combatte, disprezzo per chi si imbosca e piombo ai
traditori". Anche gli alti ufficiali temevano diserzioni e per questo vennero eseguite anche
alcune condanne a morte.
II 29 aprile arriva a Catania il principe di Piemonte, e poco tempo dopo il Duce
assegnò a Catania 250.000 lire per i soccorsi.
A Catania si viveva alla giornata, in ogni momento poteva accadere qualcosa di
nuovo. Di giorno la città era abbastanza abitata, poichè molti venivano a lavorare e la
sera tornavano nei vari paesi.. II pomeriggio la
città si spopolava, intorno alle 19 diventava buia e silenziosa, solo nei quartieri
periferici rimaneva più gente. Dopo il 16 aprile Ie scuole vennero chiuse,
16. L'insofferenza nei confronti del fascismo non era ideologica ma dipendeva soprattutto dallo stato di guerra. L'opposizione al fascismo era scarsa per vari motivi: c'erano pochi antifascisti, il
fascismo era una dottrina importata che veniva appresa cosi come era con poca
capacita critica, inoltre ormai da anni la Sicilia era in un momento di depressione
culturale. Sparirono anche gli ordini di magnificare il Duce, e venne posta
l'attenzione sui termini da utilizzare sul giornale.
Sui muri di Catania apparve una scritta: "voi fieri Siciliani, e noi, militari italiani e
germanici delle FF. AA. Sicilia, dimostreremo che di qui non si passa ... Alcuni
considerarono questo messaggio in chiave anti-siciliana ma a Catania non suscitò
niente. L' 11 maggio un violento bombardamento, che ricorda quello del 16 aprile, colpisce
Catania; quel giorno ci furono 216 morti e 303 feriti, furono danneggiati gli impianti
elettrici, il porto e le ferrovie.
Il 24 giugno Mussolini fece un discorso chiamato in seguito del bagnasciuga. Il duce tracciava il quadro dell'Italia in guerra, ed enumerò otto direttive contro gli oppositori.
LO SBARCO
La notte fra il 3 e il 4 luglio un commando inglese tentò lo sbarco ad Avola ma
venne ricacciato.
La notte tra il 9 e il 10 era senza luna e il mare era mosso, quindi gli italiani non
temevano un attacco, ma non fu cosi.
Montgomery e Patton sbarcarono e venne dato l'allarme e venne ordinato di
evacuare i centri costieri, tra cui Catania, ma l'ordine era ineseguibile. La sera dei
paracadutisti e degli aliantisti vennero lanciati sugli aeroporti; anche se furono
dispersi dal vento,misero in crisi gli italiani, i militari erano in confusione,
non sapevano come comportarsi, Mussolini chiamato al telefono ordinò di inchiodarli sul litorale.
La voce che il nemico era sbarcato arrivò a Catania la mattina del 10, dopo aver
occupato il sud dell'isola gli inglesi si rivolsero verso Catania.
17. Il 15 luglio inizia la battaglia della Piana, Mussolini viene informato della situazione
disastrosa in tre telefonate, durante le quali espresse compiacimento e plauso per le
truppe. Nonostante gli Italiani fossero numericamente e tecnicamente inferiori agli
inglesi, tenner duro il più lungo possibile. I viveri e i mezzi erano scarsi, a questo si
aggiunge la consapevolezza di essere in difesa e non in attacco, inoltre i soldati
difendevano una città la cui popolazione era felice di essere liberata dal fascismo.
Gli inglesi rimasero stupiti dalla resistenza italiana e anche Montgomery ne fu
colpito soprattutto perchè gli Alleati consideravano gli italiani poco preparati e capaci La battaglia della Piana durò ventitre giorni, durante i quali ci furono numerosi atti di eroismo e coraggio.
Dal 15 in avanti Catania subì attacchi da tutti i fronti, mentre gli inglesi, che
avevano innumerevoli munizioni, potevano colpire a casaccio, gli italiani non
potevano permettersi questo lusso. Una nuova paura colpì i catanesi: la fame, per
settimane mancò il pane e per nutrirsi si ricorse al mercato nero, anche le persone più
abbienti si trasformarono in scassinatori, la solidarietà era ormai svanita, i saccheggi
aumentarono. La situazione per i militari non era migliore,
dovettero requisire tutto ciò che trovarono. Montgomery si accorse che passare
per la piana era impossibile e concentrò l'offensiva a ovest, la battaglia costò
numerose ottime, e fu più difficile di quello che ci si aspettava, comunque la caduta
di Catania avrebbe portato ad un'ulteriore depressione degli italiani.
Il 25 avvenne la caduta di Mussolini e la sua sostituzione con Badoglio, ma la
guerra prosegue. Mentre a Roma il fascismo sparì a Catania non fu cosi perchè per i
siciliani il fascismo non era un'ideologia ma un fatto esteriore, solo i più giovani ci
credevano perchè erano stati istruiti cosi. Non mancavano dei veri anti-fascisti come
Castiglione, Albanese, La Pergola, Tignino, Geraci, Albergo; Ardizzoni, Bruno,
Sapienza; per questo non ci fu una grande rivolta a Catania.
18. II 3 agosto gli americani riuscirono conquistare il ponte Primosole e ad entrare a Catania. I tedeschi prima di andarsene minarono alcuni edifici sulla via Etnea non
pensando che gli inglesi avrebbero potuto prendere altre vie. I tedeschi inoltre compirono anche alcune razzie e requisirono edifici che vennero, in seguito, occupati dagli inglesi. Inizialmente i catanesi temevano il comportamento degli alleati ma presto si rasserenarono. Anche gli inglesi però fecero delle azioni poco meritevoli, occuparono la sede centrale dell'università trasformandola in un locale, il palazzo venne "profanato". Di questo risentirono molto gli intellettuali che vedevano negli inglesi dei difensori della liberta e della civiltà.
Ai catanesi rimaneva un ultimo problema da risolvere, il tesoro di Sant'Agata. Per timore di essere distrutto venne spostato in varie sedi; il busto invece rimase per un po' a Catania. Si temeva che gli inglesi lo confiscassero e per questo dopo aver rimosso i vari gioielli venne portato in segreto a S. G. La Punta, al seminario.
II 5 agosto fu l'ultimo giorno di guerra a Catania e mentre il resto dell'Italia continuava a combattere qui cominciava il dopoguerra.
19. La Guerra a Catania: 1943 l’anno della catastrofe I primi eventi che seguirono il 1943 furono senza eguali: perdita definitiva dell'Africa, rotta di Stalingrado, offensiva anglo-americana sono solo alcuni dei maggiori che presentavano conseguenze e ripercussioni a livello politico. La Sicilia, in particolare, viveva una situazione del tutto isolata dal continente (Italia):
L'assenza di tessere annonarie aveva reso precario il caso della massa popolare la quale aveva trovato
nutrimento solo nel pane con segala e in erbacce (talvolta velenose). L'unica salvezza era rappresentata dal mercato nero, dove i prezzi consueti salivano alle stelle. La questione del grano, accanto al problema di un eventuale "taglio dei ponti" con la penisola centrale, era problematica sia per le autorità che erano designate per tutelare l'ordine pubblico, sia per i prodotti che avevano risentito della grave sproporzione fra i costi di produzione e quelli di vendita. Inoltre nella politica fascista si può notare una vera e propria incongruenza: il grano duro siciliano doveva essere esportato perchè vietata qui la produzione di pasta che poi in un secondo
momento sarebbe stata importata arrivando avariata al consumo e a prezzo maggiorato del costo dei
trasporti. Di fronte a questo squilibrio in cui il mercato nero faceva da padrone, le carceri siciliane
divennero gradualmente sempre più affollate dai profittatori del mercato suddetto e dai violatori delle norme annonarie, a cui talvolta spettava il campo di concentramento.
20. A questo proposito, diverse sono le riviste del tempo, in cui la Sicilia si dichiara disposta ad un eventuale cambio di schieramento politico che sfocerà più tardi nella corrente separatista. Il 15 aprile, dopo diversi allarmi aerei, le scuole avevano ripreso il loro corso quando improvvisamente il giorno successivo era suonato l'allarme, il cielo catanese viveva al contempo uno spettacolo affascinante e tremendo: i liberatori americani avevano occupato il cielo. Dinanzi ai bombardamenti, a nulla valsero i soccorsi che palesarono ancora una volta l'inefficienza nel loro mestiere. Innumerevoli furono i catanesi che cercavano rifugio nei paesi dell'interland etneo scappando con il treno e un esile fagotto che conteneva i pochi viveri di cui disponevano. Gli attacchi avevano interrotto le linee telefoniche e reso guasti gli allarmi: da ora si era decretato che tre salve di cannone avrebbero dovuto dare l'allarme e il rintocco delle campane il cessato allarme. Gli uffici pubblici, uniche sedi rimaste integre, restavano aperti sino all'ora di punta, dopo la quale era previsto l'attacco americano (quello inglese avveniva di notte). II secondo grande bombardamento a Catania avvenne l’ 11 maggio. Si contarono all'epoca 206 morti e, come la prima volta, i soccorsi furono inutili; fu proprio una vita da bestie: di notte sul treno diretto a Biancavilla, di mattina dinanzi al Municipio per richieste inutili di cibo e vari approvvigionamenti. La rottura del legame Sicilia-penisola era sempre più evidente e dinanzi a ciò Mussolini continuava a minacciare la repressione durissima dei movimenti antifascisti. Dinanzi al suo regime nulla e nessuno poteva obiettare, essendo esso il migliore in assoluto.
La chiesa in tutto questo, non esitava a celebrare speciali preghiere e riti a rivelazione del fatto che il popolo catanese, in quanto peccatore, aveva "guadagnato" questa punizione divina e che solo la conversione avrebbe permesso un'eventuale fuga dall'evento bellico. Dopo l' 11 maggio altre successive ma minori incursioni invasero Catania
21. La Resistenza in Sicilia II tre agosto del 43 Pedara e Mascalucia furono protagoniste di una
sollevazione spontanea contro le truppe tedesche ormai in fase di
ritirata dopo la battaglia, che dalla meta di luglio, infuriava con esiti
alterni nella piana di Catania. La caduta del fascismo del 25 luglio,
I'arresto di Mussolini e le prime forme di organizzazione di
resistenza antifascista avevano fatto deteriorare i rapporti, non
sempre buoni, tra i comandi militari italiani e germanici. Questo
scollamento cominciava ad essere avvertito anche a livello popolare
dove pur non traducendosi ancora in una organizzazione politica
con progettualità "resistenziale ", tuttavia cominciava a produrre
fenomeni di intolleranza contro una serie di atti (sequestri di beni,
animali, automezzi ecc.) accompagnati talvolta da violenze gratuite,
messi in opera dai soldati tedeschi. Come scrive S. Nicolosi nel libro
"La guerra a Catania", pubblicato nel 1984: "toccato nella sua
"roba" cioè nella disponibilità di quel poco che
gli è possibile
procurarsi a fatica... il nostro popolo e insorto ...
perchè si senti
defraudato degli ultimi mezzi di speranza e per
reagire alla
soverchieria dello straniero".
22. Mascalucia, 3 agosto 1943 La meccanica degli avvenimenti e variamente ricostruita da
testimoni e cronache del tempo. "II motivo occasionale fu dato da
una gilera che un soldato italiano possedeva. Un tedesco isolato lo
avvistò da lontano, e quando gli arrivo di fronte si parò dinanzi a lui
e gli puntò la pistola, sbracciandosi per dire:” Scendi. Dammi la
moto". Colto di sorpresa I'italiano dovette obbedire, ma poichè
molta gente aveva assistito a quella prepotenza la voce si sparse.
Fra quelli a cui essa giunse c'era anche un militare mantovano di 22
anni,Francesco Wagner. Partì da solo ,alla riconquista del veicolo,
tenendo il moschetto in spalla. Poco dopo Via Etnea si imbattè nel
tedesco, fermo tronfio sul sellino della gilera. Non disse una parola
si limitò solo a puntargli il fucile contro il petto. II tedesco dovette
restituire la preda. Ma Wagner volle fare di più: sempre puntandogli
il fucile, fece marciare il tedesco verso la caserma dei carabinieri,
cui voleva consegnarlo. Ma per fiducia o per ingenuità , commise
I 'imprudenza di non disarmarlo. Così il tedesco estratta dalla fontina
la pistola si volse repentinamente gli sparò a bruciapelo e scappò.
Wagner fu seppellito nel cimitero di Mascalucia.
23. A questo si seguirono altri episodi di requisizione: I'asino di un carrettiere, 5
cavalli che tre tedeschi volevano portare via agli Amato, sfollati a
Mascalucia dove avevano un villino, i tre spararono a freddo ad uno
degli Amato, che fu colpito a morte; un loro nipote, Gianni fu ferito
alla coscia. Gli Amato risposero con Ie armi (a Catania erano titolari
di un'armeria ed avevano molta merce a Mascalucia) e ne fornirono
a quanti ne fecero richiesta. In breve si sparò dappertutto: dal
campanile della chiesa-madre, dalle terrazze, dai vecoli, dai balconi
contro ogni tedesco che si vedeva. Schiere di cittadini fluttuavano
da un punto all'altro, armati di fucili anche a canne mozze e di
pistole. Di quei tre tedeschi che erano andati dagli Amato per i
cavalli, non si seppe più nulla; si disse che erano stati uccisi, ma i
loro corpi non furono trovati; qualche altro tedesco che si trovò a
transitare per Mascalucia ci lasciò la pelle. Solo all'imbrunire gli
animi si placarono. Verso sera si vide transitare per il paese un
camioncino sul quale era stata piazzata una mitragliatrice con un
lungo nastro, con a bordo soldati italiani e tedeschi.
Evidentemente i due comandi, per evitare il peggio,
avevano raggiunto un accordo.
Quel camioncino fece e rifece più volte Via Etnea.
24. Pedara, 3 Agosto 1943 I fatti di Pedara furono un altro episodio di questa guerriglia.
Cominciarono martedì 3 agosto ed ebbero un appendice
drammatica quello stesso pomeriggio. Ancora una volta ,all'origine vi
era una requisizione di bestiame da parte dei fuggitivi. Quella
mattina un contadino, Alfio Venturo, tenendo per le redini il suo
mulo, stava andando in campagna a raccogliervi frutta. Sulla piazza
del paese, dinanzi alla chiesa di san Biagio, un tedesco lo fermò
sollevando il braccio. "Dammi il mulo" disse. E afferro le redini.
Colto alla sprovvista, Venturo non seppe reagire. Ma fece una
proposta accomodante: " II mulo io l'ho comperato. Se me lo
restituisci ti do duemila lire" "no". II contadino allora mise le mani
sulle redini e iniziò a strattonare nel verso apposto l’asino. Il tira e
molla non durò più di tanto perchè il tedesco uscì la pistola e
minacciò Venturo. Perciò il contadino cedette e se ne andò. La
scena ebbe parecchi testimoni. Tardivamente egli reagì. Corse a
casa, prese un fucile e torno dinanzi alla chiesa in tempo per vedere
che il militare nel frattempo raggiunto da un collega,aveva
attaccato il mulo a un carrettino che si trovava li. In quel momento
un pugno di ragazzetti s'erano raggruppati lì intorno e Venturo per
non colpirli decise di non sparare. Sparo invece uno dei due militari
che pero sbaglio il bersaglio. Allora Venturo roteando il fucile come
una clava si gettò tra i tedeschi, li colpì ferendone uno gravemente
e uccidendo l'altro. Frattanto arrivarono altri tedeschi, e Venturo
rimasto solo scappò in campagna. Ma i pedaresi non scapparono. E
tornati a casa decisero di armarsi per ribellarsi ai tedeschi. Ma uno
di questi disse" camerati non è successo nulla. Tornate a casa".
25. La gente si allontanò. E con loro i tedeschi. Ma nel pomeriggio i
tedeschi tornarono. Erano più numerosi. Da Catania arrivarono
rinforzi, e catturarono un primo ostaggio, che era il dottor Pietro
Pappalardo funzionario della prefettura di Catania. Lo fecero
montare sul camion, decisi a catturarne altri. Allora la gente si riunì
nella casa del fascio e si dileguò per le campagne. Ma i tedeschi non
rinunciarono a impadronirsi di altri ostaggi. Dovettero limitarsi a
catturarne solo una dozzina. Se li portarono tutti via dopo aver
ordinato al parroco di invitare tutti i cittadini a evitare altre azioni
come quella: altrimenti avrebbero ucciso tutti e 13 gli ostaggi. In
paese perciò non ci furono altre reazioni e i tedeschi allora
mantennero i patti. Gli ostaggi furono condotti a Zafferana, all'
Albergo Airone, vi trascorsero una settimana giusta, tenuti d'occhio
dalle sentinelle. La mattina del 10 l'interprete li radunò:"Siete liberi,
potete tornare a casa" annuncio. Di corsa a piedi, i pedaresi si
avventurarono attraverso i castagneti, e la stessa sera arrivarono a
Pedara
26. Castiglione di Sicilia 10 Agosto 1943 Premessa storica
In quel momento 1'armistizio non era ancora stato dichiarato e la Germania nazista era
al fianco dell'Italia fascista. Le truppe dell'Asse erano in ritirata da Randazzo
incalzate dalla VII° armata statunitense al comando del generale George S. Patton e
dalla VIII0 armata inglese del generale Bernard Montgomery lungo la valle del fiume
Alcantara.
La strage
Truppe tedesche erano accampate in contrada Sciambro de Luca, nelle campagne
intorno Castiglione in attesa dell'ordine della ritirata verso Messina. Nella tarda serata
del 10 agosto 1943 da questo accampamento veniva rubato un camion tedesco carico
di generi alimentari. Alle prime luci dell'alba dell'11 agosto, un ufficiale al comando
di un autocarro con 40 militari tedeschi della Schutzstaffel (noti come SS) e scortati
da un carro armato irruppero nella cittadina sparando sia con dei fucili mitragliatori
che a cannonate contro chiunque si parasse davanti. Vi furono decine di morti e feriti.
Quindi intimarono alla popolazione di sgomberare il paese e presero 200 uomini in
ostaggio (fra essi anche bambini ed anziani) picchiando chi indugiava e uccidendo
chi si rifiutava. Gli ostaggi furono rinchiusi in un ovile all'addiaccio e senza viveri.
Per i tre giorni successivi depredarono e bruciarono le case del paese. II paese venne
abbandonato la sera del 13 agosto, mentre gli ostaggi vennero liberati solo il 14
agosto mattina, grazie al fervore di alcuni volenterosi che si offrirono come mediatori
per salvarli da una probabile esecuzione di massa.
27. Considerazioni
Fu la prima strage nazista compiuta in Italia durante la II guerra mondiale. Secondo
molti, visto anche il momento storico di sbando in cui avvenne, questa strage non ha
mai avuto quella rilevanza che meriterebbe. Molti rimproverarono una assenza di un intervento sia dell'esercito che delle autorità italiane nei confronti dell'allora alleato
germanico. La tesi del furto, che comunque non e stata mai dimostrata, ha fatto
pensare visto il momento e l'oggetto del furto a qualche soldato sbandato o magari a qualche affamato, che probabilmente niente aveva a che fare con la cittadina di Castiglione che poi invece è stata oggetto di rappresaglia.
28. Il Separatismo“La Sicilia ai Siciliani, pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori…"
29. Antonio Canèpa nasce a Palermo il 25 ottobre 1908. Il padre, Pietro, è un noto giurista, docente universitario, la madre N.D. Teresa Pecoraro sorella dell'On. Antonino Pecoraro del Partito Popolare. Tracciare un profilo di Antonio Canèpa non è semplice, per giudizio unanime si presentava come personaggio chiuso e misterioso. Studia presso i gesuiti prima a Palermo poi ad Acireale (CT) al collegio Pennisi. A 22 anni nel 1930 si laurea in legge a Palermo con 110 e lode pubblicando la tesi: "Unità e Pluralità degli Ordinamenti Giuridici". Compie il servizio militare come Ufficiale nei reparti motorizzati dell'Esercito. Convinto assertore della libertà che spetta per diritto naturale agli uomini e alle nazioni, coniuga l'attività con il pensiero. Fece parte di un collettivo studentesco che progettò nel 1933 l'insurrezione della Repubblica di San Marino per sollevare l'attenzione mondiale contro i pericoli del totalitarismo fascista.
30. Breve storia dell'EVIS, tratto da L'esercito della lupara, di Filippo Gaja. Maquis Editore, MI 1990.
Il primo nucleo dell'E.V.I.S.- Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana- non nacque per decisione del direttivo centrale indipendentista, ma per iniziativa personale di Antonio Canepa. Dopo aver fatto saltare l'aeroporto di Gerbini all'inizio del '43 (utilizzato dai tedeschi come aeroporto militare -N.d.R.), Canepa era sparito da Catania per andare a svolgere una missione nel nord. Ci sono notizie infatti sull'attività partigiana da lui svolta intorno a Firenze nei primi mesi del '44, e sembra che i tedeschi avessero anche messo una taglia su di lui. Canepa comunque tornò a Catania nell'autunno del '44 e si pose ad organizzare una forza armata indipendentista. Nei suoi rari contatti con i leaders del movimento separatista, egli sosteneva che l'indipendenza si sarebbe dovuta conquistare con la forza. Ma Canepa era trattato con una certa freddezza, perché era uomo di sinistra. Per i latifondisti parlava troppo di riforme; inoltre criticava apertamente l'indirizzo reazionario del gruppo dirigente indipendentista.
31. ...Durante la sua permanenza nel nord, fra il 1943 e i primi mesi del 1944, aveva preso contatto con la direzione del Partito Comunista, esponendo con estrema precisione la situazione siciliana, prospettando cioè l'intenzione della classe agraria di fare della Sicilia una repubblica clerico-aristocratica, oppure - se la corrente capeggiata dal duca di Carcaci di Catania avesse prevalso - una monarchia retta da una famiglia regnante siciliana. Canepa aveva anche fornito particolari sui contatti privati intercorsi tra i dirigenti di destra del movimento e rappresentanti conservatori inglesi e americani. Tornato a Catania, aveva stretto i suoi legami con i comunisti siciliani, pur restando fedele ai suoi ideali separatisti. Riteneva che l'idea indipendentista avesse una base popolare che si sarebbe immancabilmente rivelata in seguito, e sosteneva la necessità di essere presenti all'interno del separatismo per indirizzare positivamente queste forze popolari.
32. Dopo discussioni e incertezze, Canepa fu messo sotto tutela ideologica di Edoardo D'Onofrio. I dirigenti del Partito Comunista finirono per convincersi che era necessario fare un'eccezione alla linea ufficiale contraria all'indipendenza della Sicilia, e convennero di non abbandonare Canepa a se stesso. (...) Canepa ammise di far parte del movimento separatista, senza accennare alle formazioni militari indipendentiste delle quali tanto si parlava; mise in rilievo quello che gli stava più a cuore: la possibilità di risolvere alcuni problemi sociali della popolazione lavoratrice sfruttando la guerra in corso, la presenza degli alleati in Sicilia e la opposizione generale dei circoli dirigenti e delle masse popolari verso il Governo centrale di Roma. Secondo lui, i baroni, i feudatari siciliani, che pur stavano dietro il movimento indipendentista, ne sarebbero stati travolti sul piano sociale, e quindi politico. In questo senso egli interpretava e riteneva utile la sua presenza e la sua attività di comunista nel movimento indipendentista.(...) L'organizzazione del gruppo armato di Canepa era ancora in una fase preliminare quando, a Palermo, la direzione del movimento separatista decise di dar vita a un esercito di "liberazione", e Antonino Vàrvaro propose subito che si utilizzasse il lavoro già svolto da Canepa a Catania, nominandolo capo militare.Varvaro vedeva con entusiasmo che l'esercito indipendentista fosse organizzato e diretto da un uomo sinceramente democratico come Canepa, poiché ciò sarebbe stato molto utile a indipendenza conquistata. Lucio Tasta, i latifondisti e i nobili, d'altro canto, che speravano di poter controllare l'iniziativa di Canepa, accettarono una soluzione di compromesso: Guglielmo Paternò Carcaci avrebbe assunto il ruolo di comandante supremo con l'ausilio di Concetto Gallo, e Antonio Canepa quello di comandante di una brigata che si sarebbe subito formata in montagna, armata e organizzata con criteri simili a quelli messi in pratica dai partigiani jugoslavi.
33. Canepa passò quindi alla pratica. Era un uomo energico. Raramente partecipava a riunioni politiche pubbliche. Molti, a Catania, non sapevano neppure che egli fosse indipendentista. Anche coloro che avevano inteso parlare dell'esercito separatista e del suo capo "Mario Turri", non avevano la più vaga idea che alla testa dei guerriglieri fosse quel professore dall'apparenza così calma e innocua. Canepa, che aveva anche collaborato con i servizi segreti inglesi per realizzare dei sabotaggi, aveva assimilato una mentalità cospirativa. Agiva prendendo tutte le precauzioni. Dava appuntamento ai volontari e poi si nascondeva per osservare le loro reazioni e in genere li riceveva in una soffitta dell'università, oppure in mezzo alle macerie di un vecchio palazzo di via San giuliano a Catania. Riuniva i giovani a piccoli gruppi, dando a ciascuno un nome di battaglia, l'unico che fossero autorizzati a usare, e li muniva di carte d'identità false di cui aveva una riserva praticamente inesauribile. Cambiava ogni volta il luogo dell'appuntamento e una volta che ebbe bisogno di riunire un gruppo più numeroso del solito, una quarantina di volontari, li convocò nella sagrestia di una chiesa, con la complicità di un sacerdote separatista.Si preoccupava di scegliere i suoi uomini per la brigata nella classe media. Inizialmente voleva arruolare gente istruita per formare rapidamente dei quadri dirigenti. Si trattava di studenti, commercianti, giovani professionisti di sicura fede democratica, cui egli, con molte cautele, impartiva una formazione ideologica. Uomo di viva intelligenza, Canepa conquistava i giovani per la sua dedizione alla causa e per l'assenza assoluta di interesse e ambizioni personali. Benché non avesse mai fatto un giorno di soldato, possedeva anche una preparazione militare teorica di una certa profondità. Aveva un'idea precisa, per esempio, dell'organizzazione di una guerriglia moderna e l'esperienza che aveva fatto nel nord prima di rientrare a Catania gli aveva permesso di perfezionare i suoi piani.
34. Salvatore Giuliano (Montelepre, 1922 - Castelvetrano, 1950) fu il capo di un gruppo di "banditi" le cui gesta ebbero luogo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.Fu una figura molto controversa: di umili origini, la leggenda vuole che si fosse dato al banditismo in seguito ad uno scontro a fuoco con i carabinieri legato a due sacchi di farina che stava portando fra la gente affamata di Montelepre. Diede alle proprie imprese una
35. copertura politica di ispirazione separatistica grazie ai contatti inizialmente con il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), entrando ,poi, spinto da esponenti dell'intelligence U.S.A. nell' E.V.I.S.(Esercito Volontario per la Indipendenza Siciliana ) i cui maggiori esponenti erano l'avv.Antonio Canepa e l'avv.Concetto Gallo uccisi in un conflitto a fuoco con l'esercito italiano a Randazzo nel 1946. L'E.V.I.S. sino all'uccisione dei due esponenti di spicco aveva operato contro l'esercito italiano nel biennio 1945 - 1946.Successivamente, gli americani abbandonarono l'E.V.I.S. e "il colonnello Giuliano", il M.I.S. decise di entrare nella legalità e di partecipare alle elezioni per il parlamento nazionale dopo, però, avere avute le garanzie del riconoscimento dello Statuto Speciale Siciliano conferito da Re Umberto II alla Sicilia nel 1945 e che divenne parte integrante della Costituzione Italiana (1948) e le imprese di Giuliano, da allora, furono trasmesse all'opinione pubblica come veri e propri atti di criminalità comune, di "brigantaggio" si dice anche a causa dell'influenza di importanti uomini di potere italiani che si opponevano alla perdita della Sicilia in quanto regione potenzialmente ricca e strategica sia per l'Italia che per gli Stati Uniti. Fu accusato della strage di Portella della Ginestra (1947), presso Piana degli Albanesi, contro una folla di comunisti del Blocco del Popolo e di sindacalisti riunita per i festeggiamenti in occasione del 1° Maggio.
36. Dopo tali imprese, Giuliano divenne personaggio scomodo, probabilmente anche per coloro che lo avevano utilizzato e protetto; operò ancora per alcuni anni in contesti sempre più ristretti, prima di essere trovato ucciso in un cortile di via Mannone a Castelvetrano (TP) il 5 luglio 1950 in cui vi era andato attratto dal cugino-luogotenente Gaspare Pisciotta che, lo doveva far imbarcare su un sommergibile USA per farlo riparare negli Stati Uniti. Dell'omicidio venne accusato uno dei suoi luogotenenti, Gaspare Pisciotta, che fu poi avvelenato nel carcere di Viterbo prima di rendere la sua testimonianza sulla strage di Portella della Ginestra.
38. Concetto Gallo, infatti, fu il secondo Comandante dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS) e ne guidò la lotta armata in un momento particolarmente difficile e drammatico dei dopoguerra siciliano. E dopo che era avvenuta e Palermo la strage di Via Maqueda (19 ottobre 1944) e a Randazzo si era consumato l'eccidio nel quale avevano perso la vita Antonio CANEPA (primo comandante dell'EVIS con lo pseudonimo di PRIMO TURRI), Carmelo ROSANO e Giuseppe LO GIUDICE (17 giugno 1945). Gallo partecipò di persona a molte azioni di guerriglia. Nella battaglia di Monte Moschitta e Santo Mauro di Caltagirone, il 29 giugno 1948, alla guida di cinquantacinque giovani volontari, si battè con coraggio e con eccezionale bravura contro circa tremila soldati di reparti dell'Esercito italiano, dotati anche di armi pesanti. Dopo molte ore di combattimento, fu ferito e catturato. Ma la lotta armata per l'indipendenza della Sicilia continuò, sia da parte di moltissimi giovani nuovi volontari, sia da parte dei "reduci" di quella Battaglia, che intanto avevano ripreso fiato. E che volevano addirittura assalire il carcere catanese per liberare Concetto Gallo. il quale sarebbe stato liberato soltanto nel giugno del 1948, allorquando venne eletto Deputato alla Costituente. L'anno successivo l'ex guerrigliero sarebbe stato eletto Deputato Regionale. L'FNS celebra oggi la figura di Concetto Gallo per ricordare, con lui, tutti i giovani Siciliani che si batterono per l'indipendenza della Sicilia sacrificando la loro stessa vita.E vogliamo anche ricordare la generosità delle grandi masse popolari che scesero in piazza a sostegno della lotta indipendentista. Che era anche la lotta per la riaffermazione dei valori della libertà, della dignità umana e della democrazia.
39. Il recupero di questa pagina di Storia Siciliana è particolarmente doveroso nel momento in cui all'Assemblea Regionale Siciliana si è approvata una miserabile proposta di riforma di Statuto, nel cui PREAMBOLO è stato volutamente omesso il richiamo al POPOLO SICILIANO. Così come è stato omesso il riferimento alle lotte che lo stesso Popolo Siciliano aveva dovuto sostenere per ottenere lo Statuto Speciale di Autonomia oggi tradito.. È stato, quindi, tutto vano?
No. Perché la figura e le vicende personali e politiche di Concetto Gallo, e soprattutto la lotta democratica che il Popolo Siciliano, la Nazione Siciliana, intraprese e condusse, per I'indipendenza della Sicilia, dal 1943 al 1946, cono la chiave di lettura della SPECIALITÀ dell'Autonomia Siciliana e della sua origine pattizia. E non basterà certamente una proposta (indecente) di LEGGE-VOTO per cancellarne la storia e la validità giuridico-costituzionale.
40. Attività Svolte Le foto e i filmati di questa parte della presentazione sono state realizzate grazie al contributo delle famiglie degli alunni.
41. L’intero filmato è stato prodotto grazie all’impegno degli alunni della V°C con l’aiuto della Prof.ssa Elvira Bonanno e della Prof.ssa Giuseppa Mazza.
Giugno 2007
42. Giorno 24 Maggio 2007 gli alunni della V°C hanno allestito una mostra, in cui sono stati esposti manifesti,allestiti dai ragazzi, e oggetti e reperti d’epoca.