3.93k likes | 4.87k Views
Strategie competitive di impresa. Presentazione del corso. Strategie competitive di impresa. 42 ore di lezione frontale suddivise in 14 incontri Docente: Maria Giovanna Devetag ( devetag@unipg.it ) www.unipg.it/~devetag Esame finale scritto con orale facoltativo . Testi di riferimento.
E N D
Strategie competitive di impresa Presentazione del corso
Strategie competitive di impresa • 42 ore di lezione frontale suddivise in 14 incontri • Docente: Maria Giovanna Devetag (devetag@unipg.it) www.unipg.it/~devetag • Esame finale scritto con orale facoltativo
Testi di riferimento • Grant, R. (2005), L’analisi strategica per le decisioni aziendali • Appunti e lucidi delle lezioni (saranno resi disponibili alla fine del corso) • Letture integrative fornite a lezione
Alcuni punti fermi • Distinzione tra strategia e pianificazione • Strategia come “tema unificatore” – coerenza e unicità di direzione • Esistono tecniche e schemi di analisi utili • L’apprendimento non è solo esperienza • La strategia si occupa del successo delle organizzazioni (non solo imprese)
Alcune riflessioni sugli elementi di una strategia di successo • Obiettivi semplici, coerenti, di lungo termine (poche idee ma chiare) • Comprensione dettagliata dell’ambiente competitivo (capire le regole del gioco e gli attori) • Valutazione delle risorse (far leva sulle risorse disponibili, disinnescare i punti di debolezza) • Implementazione efficace – costruire organizzazioni adatte allo scopo (coinvolgimento e unità dell’organizzazione, leadership, determinazione)
Uno schema: la strategia come collegamento tra impresa e mercato AMBIENTE SETTORIALE IMPRESA Obiettivi e valori Risorse e competenze Struttura e sistemi organizzativi Concorrenti Clienti Fornitori STRATEGIA
La S.W.O.T analysis • Punti di forza e di debolezza (ambiente interno • Opportunità e minacce (ambiente esterno) • Difficile classificare gli elementi interni ed esterni secondo lo schema • E’ uno schema molto usato ma presuppone a monte delle scelte di fondo non esplicite (es. localizzazione BMW in Germania)
Lo schema Impresa-Strategia Settore • Richiama soprattutto un concetto di coerenza tra gli elementi • Molti successi e insuccessi possono essere spiegati con il “disallineamento” di alcuni elementi dello schema • La strategia è intesa come interfaccia tra impresa e ambiente economico – si supera il concetto di strategia impiegato nella pianificazione
Gli studi di strategia e le strategie militari • Origine militare del termine (stratòs–ag) • Sun Tzu – L’arte della Guerra – 500 A.C. • Distinzione tra strategia e tattica • Strategia: il dispiegamento delle risorse (vittoria finale ) • Tattica: lo specifico piano d’azione (manovre in ogni singola battaglia) • Caratteristiche delle strategie • Importanza/rilevanza • Implicano un elevato impiego di risorse • Sono difficilmente reversibili Differenza fondamentale tra strategia militare e strategia aziendale: nella prima gioco a somma zero, nella seconda gioco a somma positiva (Co-opetition)
Dalla pianificazione alla strategia • Per molto tempo la strategia è stata vista come la scelta della combinazione prodotto/mercato/tecnologia (I. Ansoff) • Modelli di portafoglio prodotti (BCG) • Grande enfasi sulla diversificazione e conseguente esigenza di pianificare identificando i valori futuri delle variabili fondamentali (crescita, risorse, rendimenti) – diffusione degli strumenti di management scientifico (NPV – analisi costi/benefici, ecc.)
Teoria dei giochi e strategic management • Teoria dei giochi: nasce come branca della matematica e come “scienza del conflitto” (RAND corporation) • Atto di nascita: Theory of Games and Economic Behavior, di Von Neumann e Morgenstern (1944) • John Nash, John Harsanyi, Reinhardt Selten, Thomas Schelling, Herbert Simon • Dopo più di 60 anni l’utilità degli schemi della Teoria dei Giochi per gli studi di strategia è ancora dubbia • Teoria dei giochi come linguaggio e come modalità di classificazione delle situazioni strategiche e non come guida all’azione (behavioral game theory è più utile)
Evoluzione del management strategico • Strategia come pianificazione e come strumento di coordinamento di molte decisioni di investimento prese a seguito di applicazione di tecniche di NPV • Crisi petrolifere degli anni ’70 e instabilità macroeconomica la pianificazione non è più possibile
Evoluzione del management strategico • Transizione dalla pianificazione direzione strategica (attenzione crescente alla concorrenza e alla creazione di un vantaggio competitivo come principale scopo della strategia) • Michael Porter e l’approccio “economico”/strutturalista (analisi del settore, della concorrenza come determinanti del vantaggio competitivo)
Evoluzione del management strategico • Resource-based view of the firm (enfasi su risorse e capacità distintive di ciascuna impresa) • Tendenza progressiva a limitare la diversificazione e a concentrarsi sulle attività cruciali per il mantenimento del vantaggio competitivo outsourcing maggiore collaborazione tra imprese necessità della Co-opetition
Evoluzione del management strategico • Boom tecnologico degli anni ’90 e bolla speculativa • Network economy, information economy, guerra degli standard, “winner-take-all” markets, disruptive technologies • Teoria delle opzioni e scienze della complessità
I livelli operativi della strategia • Le strategie di gruppo • Le strategie di business
I livelli operativi della strategia Le strategie di gruppo La direzione strategica deve selezionare ‘dove’ competere, cioè i settori in cui operare e definire le strategie di gruppo allocando adeguate risorse (diversificazione, integrazione verticale, acquisizioni e fusioni, disinvestimenti)
I livelli operativi della strategia Le strategie di business L’impresa deve valutare la propria dotazione di risorse e decidere ‘come’ competere, cioè su quali competenze puntare per la conquista del vantaggio competitivo
DIREZIONE GENERALE DI GRUPPO Strategie di gruppo DIVISIONE DIVISIONE Strategie di business R&S R&S Marketing Marketing Strategie funzionali Produzione Produzione Finanza Finanza
La formulazione della strategia • Mintzberg (1985) riflette sul fatto che se impieghiamo la nozione “classica” di strategia (azioni preordinate al raggiungimento di obiettivi) non riusciamo a spiegare le azioni intraprese dalle aziende nel definire il loro assetto competitivo • E’ necessario guardare al modo in cui le aziende pervengono a definire il loro “essere” nell’arena competitiva
Critiche al modello razionaleLe strategie emergenti strategia strategia obiettivi obiettivi Approccio top-down Approccio bottom-up
Le strategie emergenti Si mette in discussione l’idea che la strategia venga formulata razionalmente e poi trasmessa dal vertice all’organizzazione. Le strategie organizzative: • Spesso si sviluppano “dal basso verso l’alto” ed emergono da attivita’ svolte a qualunque livello dell’organizzazione • Nascono da processi di apprendimento trial-and-error Inoltre, inerzia e “razionalita’ limitata” delle strategie: • Spesso la formulazione delle strategie da parte del top management risente degli equilibri di potere (=> preferenza per lo status quo => resistenza al cambiamento) • La formulazione delle strategie risente delle routines organizzative, che possono impedire la scoperta di nuove possibilita’ o possono impedire cambiamenti radicali (le routines si modificano lentamente)
Le strategie come azione simbolica E’ una critica ancora piu’ radicale al modello razionale. Secondo questi autori (es. Weick): • L’attuazione della strategia spesso precede la sua formulazione le strategie spesso sono solo la giustificazione/razionalizzazione ex-post di quanto e’ gia’ avvenuto • Le strategie servono da simboli di una cultura razionalistica e decisionista che caratterizza il top management (ci si aspetta che i top managers siano dei decisori/leader razionali, e la formulazione delle strategie serve ai manager per soddisfare tali aspettative)
La strategia è ciò che i vertici programmano di fare in futuro Strategia significa fissare: obiettivi piani per realizzarli Sono le strategie sempre esplicite, consapevoli preordinate? Strategia: “schema in un flusso di decisioni” La strategia è data da “un flusso di comportamenti” Due aspetti rilevanti: direttive consapevoli ex-ante comportamento effettivo ex-post Due visioni a confronto VISIONE CLASSICA H. Mintzberg
Formazione della strategia STRATEGIA DELIBERATA STRATEGIA INTENZIONALE (negoziazione) STRATEGIA REALIZZATA STRATEGIA NON REALIZZATA STRATEGIA EMERGENTE
I diversi ruoli della strategia • La strategie quale supporto alle decisioni (formulazione di euristiche semplici che semplificano la presa di decisioni in contesti di razionalità limitata) • La strategia quale strumento di coordinamento e comunicazione (focal point, teoria dei giochi) • La strategia quale obiettivo in funzione di resource leverage
Il Valore La creazione di valore e’ l’obiettivo ultimo dell’impresa e deve tenere in considerazione tutti gli operatori coinvolti nei processi di produzione e scambio
Il Valore • Il valore per gli azionisti • Il valore per i portatori di interessi • Il valore per il management • Il valore per i dipendenti • Il valore sociale
Gli Obiettivi Una semplificazione: valore = profitto
La redditività: alcuni esempi (1985-1995) • Farmaci 19,39% • Alimentari 13,85% • Tabacco 18,60% • Carta e affini 8,47% • Tessili 7,88% • Veicoli a motore 2,61% • Siderurgia 1,30% • Linee aeree -2,84%
Il settore:perché è importante Identificare il proprio settore consente di: • Individuare i concorrenti attuali (ottica a breve) e potenziali (ottica a medio-lungo) • Individuare le tendenze di lungo periodo nella tecnologia e nella domanda • Impostare le strategie più opportune
I confini del settore • Due metodologie per identificare un settore, fondate rispettivamente su: • omogeneità strutturale dell’offerta • la similarità sia di bisogno soddisfatto, sia di tipologia di clienti, sia di tecnologia impiegata, caratterizzano due imprese come concorrenti • elasticità incrociata della domanda • se l’elasticità nella domanda del prodotto di due differenti imprese è elevata allora queste sono concorrenti
Analisi di settore:l’omogeneità dal lato dell’offerta Tecnologia Funzioni d’uso Gruppi di clienti
prezzo Legge di domanda: prezzo e quantità domandata di un bene variano in senso opposto La curva (o funzione) di domanda p1 p2 q1 q2 Quantita’ domandate
L’elasticita’ della domanda rispetto al prezzo • E’ un concetto importante che riflette la ‘sensibilita’’ della domanda ad una variazione di prezzo: si definisce come la variazione percentuale della quantita’ domandata indotta da una variazione del prezzo pari ad un punto percentuale • Domanda ‘elastica’ = piccole variazioni di prezzo provocano rilevanti variazioni nella quantita’ domandata (es. cosmetici, biglietto del cinema, prezzo dei taxi) • domanda ‘anelastica’ = variazioni di prezzo non provocano rilevanti variazioni nella domanda (es. Sigarette, elettricita’, benzina)
I fattori dell’elasticità • Da cosa dipende la elasticità • Sostituibilità del bene: se ci sono molti beni considerati sostituti, la sensibilità al prezzo sarà alto (coca-cola vs benzina e sigarette) • Incidenza sulla spesa complessiva: se il bene ‘pesa’ molto, aumenti di prezzo sono difficilmente tollerabili • Utilizzo del bene: se viene usato come input in un processo che dà vita ad un prodotto fortemente elastico, anche il bene di ‘input’ tenderà ad esserlo
Come si misura l’elasticita’ rispetto al prezzo? • [Q/Q0]/[P/P0] = ε Q = Q1 – Q0 P = P1 – P0 Q/Q0 = variazione percentuale di quantita’ domandata che si osserva in corrispondenza di P/P0 = variazione percentuale di prezzo
L’elasticita’ (continua…) • L’elasticita’ rispetto al prezzo per definizione e’ sempre un numero negativo si considera il valore assoluto dell’elasticita’ • Piu’ il valore di εe’ elevato (in valore assoluto), piu’ la domanda e’ sensibile a variazioni di prezzo
Esercizio: calcolo dell’elasticita’ della domanda di videocassette rispetto al prezzo • La tabella di domanda e’ la seguente (vedi tab. 6.2):
= (75.000 – 100.000) 100.000 = -25.000/100.000 = (15 – 12) 3/12 12 = - 0,25/0,25 = - 1 = | -1| = 1 Per una variazione di prezzo dell’1% la quantita’ domandata variera’ in senso inverso dell’1%. = |(50.000-75.000)/75.000| = | 0,3333 | = 1,6 | (18 – 15)/15 | |0,2| Per una variazione di prezzo dell’1% la quantita’ domandata variera’ in senso inverso dell’1,6%
L’elasticita’ incrociata • Consente di classificare una coppia di beni (X,Y) come sostituti o complementari • L’elasticita’ incrociata si definisce come la variazione percentuale della quantita’ domandata del bene X indotta da una variazione di un punto percentuale del prezzo del bene Y
L’elasticita’ incrociata • [Qx/Q0x]/[Py/P0y] = ε(x,y) Qx = Q1(x) – Q0(x) Py = P1(y) – P0(y) Qx/Q0x = variazione percentuale di quantita’ domandata del bene X che si osserva in corrispondenza di Py/P0(y) = variazione percentuale di prezzo del bene y
L’elasticita’ incrociata • I beni X e Y sono classificati come sostituti se l’elasticita’ incrociata della domanda e’ positiva. • I beni X e Y sono classificati come complementari se l’elasticita’ incrociata della domanda e’ negativa. • Problemi: affinché la misurazione dell’elasticità sia corretta deve essere rispettata la condizione di ceteris paribus
La concentrazione industriale • Situazione perfettamente concorrenziale • Le imprese sono molte (libertà di entrata e uscita) • L’offerta di ciascuna impresa rappresenta una quota molto piccola del totale e le imprese sono price-takers • I prodotti sono indifferenziati (altamente sostituibili) • Le informazioni sono disponibili a costo zero • Nella realtà…. • In numerosi mercati opera un numero ristretto di imprese (es. tlc) • Anche laddove le imprese sono molte, una (piccola) parte di esse svolge un ruolo di assoluta prevalenza, influenzando tanto la domanda quanto il resto dell’offerta • Quindi ….. • Occorre studiare il diverso grado di influenza delle imprese
La concentrazione industriale • Il potere di mercato (grado di influenza) viene espresso attraverso il concetto di concentrazione: tanto più concentrato un mercato (o un settore), tanto maggiore il potere di mercato esercitabile dalle imprese che vi operano • I due poli del continuum • Concorrenza perfetta=concentrazione nulla • Monopolio (‘monopolio naturale’; ‘monopolio legale’, etc.)=concentrazione massima • L’oligopolio
La concentrazione industriale • Grado di concentrazione (di un mercato o di un settore): si riferisce al numero e alla distribuzione per dimensioni delle imprese che ad esso appartengono • Processi di concentrazione: indagare le ragioni e sviluppare analisi confrontando paesi e industrie Sottoporre a verifica diverse teorie: -teoria crescente intensità di capitale -teoria del gigantismo industriale Avviare azioni appropriate per stimolare la concorrenza -Unione Europea -Authorities di settore e non (concorrenza, tlc, etc.)
La concentrazione industriale • Le diverse accezioni • Globale (di una area, di un Paese) • Di un settore (es. tlc ma: attenzione alla definizione) • Tecnica (numerosità e diseguaglianza dimensionale delle unità produttive) • Economica (riferita a fenomeni analoghi relativi alle imprese) • Finanziaria (riferita a fenomeni di diffusione e di diseguaglianza nella proprietà o nel controllo dei capitali) Statica (elemento comune, stesso tempo) Dinamica (elemento comune, tempi diversi)