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Le croci dipinte e Cimabue

Le croci dipinte e Cimabue

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Presentation Transcript


  1. Le crocidipinte e Cimabue Alice Di Giuseppe e Aurora Palestini 2°E

  2. Introduzione Le croci dipinte vennero introdotte in Italia a partire dal XII secolo da scuole di ambito toscano ed umbro, in particolare nella zona di Spoleto. L'immagine di Gesù crocifisso non si trova insieme ad altri personaggi, ma è isolata secondo una visione simbolica ed essenziale.Queste croci sono immagini grandiose che venivano innalzate sopra gli altari o sospese sulle iconostasi. 

  3. Le due tipologie di crocifissi In poche decine di anni queste croci vennero collocate in tutta Europa, diventando il simbolo universale del sacrificio di Cristo e l'emblema fondamentale del cristianesimo. Nei crocifissi si sviluppano ben presto due diverse tipologie di crocifissi romanici: la prima, più antica, risale all'inizio del XII secolo ed è denominata Christus Triumphans, a questa si affianca alla fine del XII secolo quella del Christus Patiens. Le due tipologie di crocifisso corrispondono a due concezioni diverse delle sacralità e rappresentano l'evoluzione stilistica nel passaggio da romano a gotico.

  4. Christus Triumphans Il Christus Triumphans presenta una visione astratta e simbolica, volutamente svincolata da ogni riferimento concreto o drammatico. Cristo è solitamente rappresentato vivo, con gli occhi aperti, appoggiato alla croce con atteggiamento di indifferente distacco. E' l'immagine di un Cristo concettuale, inteso non come uomo, ma come entità sovrumana, divina, ultraterrena. Le forme stilizzate e bidimensionali, i colori vivaci sottolineano la valenza di simbolo sacro.  Gli esempi fino a noi riportati, di questa tipologia sono Le Croci del maestro Alberto e quella nella Cattedrale di Sarzana del maestro Guglielmo.

  5. Christus Patiens Il Christus Patiens introdotto da Giunta Pisano è un Cristo colto al culmine dell'agonia nel momento della morte. E' la visione cruda e drammatica del sacrificio. Ciò è dimostrato dai colori lividi, dai muscoli irrigiditi, la testa reclinata e la smorfia di dolore sul viso. Ne deriva un effetto di sofferenza che conferisce all'immagine un forte potere di suggestione. L'intento è quello di scuotere lo spettatore e impressionarlo a differenza del Christus Triumphans. 

  6. La comprensione del valore sacro deve derivare non più da un ragionamento astratto ma da una partecipazione emozionale al dramma. Questa raffigurazione drammatica fu promossa dagli ordini poveri, francescani e domenicani che preferivano sottolineare l’umanità di Gesù. Inoltre il modello del Christus patiens suscitava la compassione del fedele. Attraverso questo meccanismo i religiosi volevano stimolare la partecipazione alla Passione di Gesù. Gli esempi più moderni sono invece quelli trecenteschi riferiti allo stile gotico, che propongono il Christus patiens. Le più famose tra le croci gotiche sono i crocifissi di Giunta Pisano, di Cimabue o di Giotto.

  7. Cimabue Cimabue, pseudonimo di Cenni di Pepo, fu un celebre pittore fiorentino del Duecento, vissuto dal 1240 circa al 1302. Secondo la tradizione fu il maestro di Giotto da Bondone. Cimabue col passare del tempo abbandonò progressivamente le figure idealizzate dell’icona bizantina andando verso soggetti sempre più dotati di umanità e di emozioni. Nel corso del Duecento, la pittura europea iniziava distaccarsi dagli stile bizantino. Tuttavia il contesto italiano fu quello più rivoluzionario, proprio grazie all’apporto di Cimabue. Non a caso, egli fu considerato nel Rinascimento uno dei padri della pittura italiana.

  8. Cimabue: lo stile  Cimabue non recepì l’iconografia così com’era, ma tentò di aggiornarla con una grande intensità espressiva. Le sue figure si fecero col tempo sempre più morbide rispetto ai modelli rigidi. Nella composizione delle sue opere si nota come le sue figure andavano debordando fuori dai margini. Le figure diventarono dunque voluminose, vigorose e muscolose. Cimabue è ritenuto il padre della pittura italiana infatti, senza il suo contributo e la sua influenza su figure come Giotto, non avremmo avuto il Rinascimento. Le novità portate avanti dal pittore in quel tempo avevano uno stile sperimentale quasi spregiudicato.

  9. I capolavori di Cimabue Le sue opere più importanti vennero realizzate intorno al 1270 e furono il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo e tra il 1272 e il 1280 il Crocifisso di Santa Croce. Il periodo più attivo di Cimabue fu all’incirca nel 1280, anno in cui realizzò la bellissima Maestà del Louvre e dove le committenze si moltiplicarono per la sua fama. In questi anni iniziò anche la collaborazione con Giotto. Successivamente,Cimabue venne chiamato ad Assisi dal papa Niccolò IV per realizzare gli affreschi dell'abside nella Basilica Superiore, mentre, nella Basilica Minore affrescò la Madonna in Trono con San Francesco.

  10. Il crocifisso di San Domenico ad Arezzo Cimabue, nel Crocifisso di San Domenico ad Arezzo, concepì il corpo di Cristo, sulla croce, come una persona e non come una qualsiasi astratta divinità. La croce dipinta è sagomata e sui lati del braccio orizzontale sono dipinte le immagini della Vergine a sinistra e di San Giovanni a destra. I due personaggi piangono Cristo. Sono rappresentati a mezzo busto e con il capo inclinato e poggiato su una mano. Gli abiti sono decorati e impreziositi utilizzando la tecnica dell’agemina. Si tratta di applicazione di sottili striature dorate che illuminano il tessuto.

  11. Cristo è rappresentato con un’espressione sofferente e umana. Il volto esprime un dolore reale, simile a quello di un uomo comune. Cimabue, scelse di allontanarsi dalla tradizione bizantina, infatti alcuni aspetti della figura di Cristo furono concepiti con uno stile maggiormente realistico ed espressivo. La Basilica di Arezzo, in questo modo, ribadiva la sua dipendenza dalla Chiesa principale dell’ordine. Rispetto alle rappresentazioni tradizionali, Cimabue decise di non raffigurare la ferita al costato e la corona di spine. Inoltre il panno che circondava i fianchi di Cristo, lo rappresentò di colore rosso perché indicava la passione e non di bianco.

  12. Il crocifisso di Santa Croce Cimabue dipinse il Crocifisso di Santa Croce raffigurando Cristo sofferente e morente sulla croce secondo il modello del Christus patiens. Secondo tale modello iconografico Cristo muore realmente sulla croce. Gesù porta i segni della sofferenza come gli occhi chiusi, la testa reclinata verso la spalla e il corpo contratto dal dolore che assume una forma ad S. All’interno dei capicroce laterali vi sono la figura della Vergine dolente a sinistra e di San Giovanni dolente a destra. Inoltre, la Vergine è rivolta verso destra.

  13. Le differenze tra le due croci di Cimabue Il Crocifisso di Santa Croce a Firenze rappresenta una evoluzione del Crocifisso di San Domenico ad Arezzo. La superficie pittorica è liscia le pennellate sono sfumate rispetto ai segni grafici che compaiono nel Crocifisso di San Domenico. Di conseguenza la resa è più naturalistica ed espressiva. Cimabue, inoltre, progettò un'illuminazione che permise di costruire un efficace chiaroscuro a differenza della croce precedente che presentava sempre un chiaroscuro, ma con l'uso del nero. Questa scelta evidenzia una attenta osservazione del reale e la volontà di realizzare una scena realistica. 

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