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Cronache veneziane. La memoria della città

Cronache veneziane. La memoria della città. 29 aprile 2013. Fonti cronistiche e narrative nel medioevo italiano. La tradizione storiografica La triade degli MGH “Rerum italicarum scriptores” (1 e 2) Storia della storiografia (Fueter) Typologie des sources du Moyen Age Occidental.

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Cronache veneziane. La memoria della città

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Presentation Transcript


  1. Cronache veneziane. La memoria della città 29 aprile 2013

  2. Fonti cronistiche e narrative nel medioevo italiano • La tradizione storiografica • La triade degli MGH • “Rerum italicarum scriptores” (1 e 2) • Storia della storiografia (Fueter) • Typologie des sources du Moyen Age Occidental

  3. Fonti cronistiche e narrative • Il “primum mobile” identitario: perché si rielabora una memoria consapevole nella crisi tardoantica • La motivazione “nazionale” • La motivazione “istituzionale” • La motivazione “identitaria “ • Le narrazioni storiche altomedievali e il concentrarsi delle scritture presso i vertici istituzionali della chiesa

  4. Fonti cronistiche e narrative • La crisi tardo-antica della “comunicazione politica” • Cronache imperiali di “committenza” statale (attenta ai vertici del potere politico) • Fasti municipali e scritture storiche di ambito locale: elenchi di magistrati, narrazione di fondazioni, celebrazioni di culti locali • Gabba (Rifessioni sulla storiografia locale antica)

  5. Gli ecclesiastici e le cronache • - egemonia delle chiese sulla scrittura: la clericalizzazione della produzione letteraria e narrativa di ambito latino • testi narrativi • -persistenza dei testi narrativi e commemoriali di tradizione ecclesiastica (eccezione: le "storie nazionali") • - le narrazioni storiche di ambito definito nell'alto medioevo sono celebrazioni di vescovi, legati alle città, oppure laudescivitatum (celebrazione encomiastica della sede episcopale). Al di fuori delle città, rari esempi di narrazioni legate a monasteri importanti: Bobbio, Montecassino, Nonantola, Abbadia S. Salvatore.

  6. La crisi dei testi laici • Modificazioni della produzione documentaria nella crisi tardo-antica e nell'alto medioevo (sino all'età carolingia) • - diminuzione della documentazione ordinaria di carattere pubblico, in particolare della documentazione che interessa ambiti territoriali ben definiti • - continua la produzione legislativa (romana e germanica) • - si sviluppa la produzione teologica e dottrinale, poetica e letteraria, narrativo-storiografica

  7. Crisi dei testi laici sia a livello del «centro» del potere, che in periferia • ma la crisi dello stato esclude dal ricorso alla scrittura la generalità delle persone [mentre nel mondo romano l'attitudine alla scrittura era stata larghissima: vedere CLA, Pompei; valore dell'epigrafia come indizio della diffusione sociale della scrittura ]; • La crisi della società e dello stato tardo-antichi significa: decadimento della vita urbana, allentamento o difficoltà delle relazioni fra centri e periferie nell'impero, disinserimento di vasti strati sociali da forme ordinate di carriera pubblica e di amministrazione, crisi delle scuole e progressivo distacco del laicato dalla cultura scritta [e dunque crisi delle scritture storiche di ambito locale: fasti di magistrati, narrazioni di fondazioni, celebrazioni di culti locali ecc.]

  8. , • FONTI CRONISTICO-NARRATIVE • Influenza delle generali condizioni di alfabetizzazione • Alto medioevo come epoca dello specialismo ecclesiastico nella produzione di testi cronistici • Svalutazione della storiografia medievale dovuta al pregiudizio secondo cui la cultura medievale non avrebbe attribuito importanza alla conoscenza storica a causa della sua fondamentale ispirazione religiosa, che poneva tutti i valori nella trascendenza e faceva della vita terrena solo un passaggio

  9. Fonti cronistiche e narrative nel medioevo • Una nuova concezione della storia: • Dalla concezione ciclica alla concezione “lineare” della storia, che ha una fine e un fine (storia e storia della salvezza) Inserire le storie particolari nella storia universale (partire dalla creazione del mondo: un inquadramento cronologico che resta nei testi anche tardi, come testimonianza di un modo di pensare, di un’idea della storia)

  10. Schemi mentali • Tripartizione • -dalla creazione del mondo • -alle vicende dell’epoca vicina all’autore • -al futuro escatologico • ‘storia universale’ nella quale conta sostanzialmente l’ammaestramento che tutta la storia degli uomini non è altro che l’esplicazione di un progetto divino (Adamo-Cristo-perfezione della redenzione-fine della storia). • è una componente presente, ma • - insieme con il desiderio di ricordare le tradizioni gloriose dei popoli e dei regni • - con le celebrazioni delle gesta di personaggi illustri • - con la propaganda politica e ideologica • - con il desiderio di serbare memoria di fatti (per ammaestramento morale o per istruzione politica, informazione culturale, meraviglia e diletto) • sono funzioni non diverse dalla storiografia antica, ma anche da quella moderna, pur all’interno di una concezione propria della realtà e della verità e con strumenti letterari e retorici peculiari

  11. Fonti cronistiche e narrative • In lingua latina e greca continua a svilupparsi una storiografia di carattere “generale”, • Alcune opere ripercorrono roma antica (Paolo Orosio). Compilazioni • Altre imperniano la narrazione su Costantinopoli (Procopio di Cesarea, secolo VI) • Sviluppo nuovo: le Storie “nazionali” • Goti, Franchi, Longobardi, Angli • In genere scritte da ecclesiastici

  12. Fonti cronistiche e narrative • Paolo Diacono e la “historialangobardorum” • Dalle origini mitiche dei longobardi …. • Anche: Fioritura di narrazioni di ambito territoriale definito: • Cataloghi di vescovi (cronotassi episcopali) • Vite episcopali • Rare narrazioni imperniate su alcuni importanti monasteri: Bobbio, Montecassino, Nonatola, Monte Amiata (leggende di fondazione, cataloghi e vite di abati)

  13. Fonti cronistiche e narrative • Punto di frattura la clericalizzazione • In generale prevale un’ottica locale, di “monastero” o di “episcopio” Annales episcoporum Rari esempio di scritture libere da un ancoraggio locale: Raterio da Verona

  14. Fonti cronistiche e narrative • Liber pontificalis della Chiesa romana, sequenza di biografie di papi elaborate in una prima serie nel secolo IV e poi aggiornata per tutto il medioevo, sino al Quattrocento

  15. Fonti cronistiche e narrative • La varietà delle forme memoriali e commemorative della tradizione monastica ed episcopale: • Le “cronache cartulario” • Le “cronache con documenti”, un ibrido tra testo narrativo e “libri iurium” che si rafforzano a vicenda

  16. Fonti cronistiche e narrative: la svolta dell’età comunale • L’ETA’ COMUNALE • Una identità di lunga durata: sino al Settecento incluso (in Italia) • (Historiae rariores) (La tradizione a stampa) • Vecchi e nuovi protagonisti: • Ecclesiastici che si “convertono” e diventano ideologi della città • Vescovi e frati, prima di tutto

  17. Fonti cronistiche e narrative • Nuovi protagonisti, i notai e i giudici , e i cancellieri, “intellettuali organici” della città e della città comunale in particolare (abbinano la consuetudine con la scrittura e il ruolo nella gestione della politica cittadina ai vari livelli) • Valore civile, anche rituale e simbolico, della cronaca cittadina • Rolandino da Padova

  18. Fonti cronistiche e narrative • Committenza ufficiale da parte del comune • Caffaro e gli “Annali” • Prospettiva cittadina • In Italia, comparativamente alla ricchezza della tradizione, studi abbastanza tardi e radi • NOTAI CRONISTI G. Arnaldi, “Studi sui cronisti della Marca Trevigiana nell’età di Ezzelino da Romano”, Roma 1963 • M. Zabbia, I notai e la cronachistica cittadina italiana del Trecento, Roma 1999 (Nuovi studi storici, 49).

  19. Fonti cronistiche e narrative • Formation et culture des notaires (XIe-XIVe siècle), in Éducation et cultures en Italie (XIIe-XVe siècles), a cura di I. Heullant-Donat, Paris 2000, pp. 297-324 • La tradizione dell’esperienza storica, Introduzione a R. W. Southern, La tradizione della storiografia medievale, a cura di M. Zabbia, Bologna 2002 (Istituto italiano per gli studi storici. Testi storici, filosofici, letterari, 11), pp. 9-33

  20. Fonti cronistiche e narrative • L'éloquence politique dans le cités communales (XIIIe siècle), in Cultures italiennes (XIIe-XVe siècles), a cura di I. Heullant-Donat, Paris 2000, pp. 269-296 • Boncompagno da Signa, i maestri di retorica e le città comunali nella prima metà del Duecento, in Il pensiero e l'opera di Boncompagno da Signa, a cura di M. Baldini, Signa 2002, pp. 23-36

  21. Fonti cronistiche e narrative • Problema di forme espressive, di modelli letterari (un aspetto fortemente trascurato dalla riflessione storica) Dal “modello annalistico” (singoli notamenti per ciascun anno, privi di connessioni, poveri di “retorica”)…. …. alla “scrittura della storia” (opus rethorice maximum)

  22. Fonti cronistiche e narrative • Una lunghissima transizione, • Una lunga sopravvivenza di forme letterarie e di registri espressivi • Latino / volgare • Modelli antichi (la biografia, Plutarco e Svetonio; la narrazione storica drammatizzata, Cesare e Livio; ecc.), ripresi tanto in latino quanto in volgare

  23. Fonti cronistiche e narrative • La tradizione della letteratura italiane e le fonti storiografiche medievali e moderne Foscolo De Sanctis Dionisotti “Atlante della letteratura italiana”

  24. Fonti cronistiche e narrative • B. Smalley, Storici nel Medioevo, Napoli, Liguori, 1979, L. 35.000 • O. Capitani, La storiografia medievale, in La Storia. I grandi problemi dal Medioevo all'Età contemporanea, Torino, UTET, 1988, vol. I/1, pp. 757-792 • - B. Guenée, Storia e cultura storica nell'Occidente medievale, Bologna, Il Mulino, 1991.

  25. Fonti cronistiche e narrative • Altri soggetti politici: • Le corti e la storiografia di corte • Il “modello di corte” nella storiografia europea medievale: la tradizione regia francese e inglese • V.H. Galbraith, Kings and Chroniclers, Hambledon, London, 1982 • La cultura aristocratica francese e la sua “importazione” in Italia

  26. Fonti cronistiche e narrative • - L. De Lachenal, Spolia. Uso e reimpiego dell'antico dal III al XIV secolo, Milano, Longanesi, 1995. • - C. Frugoni, L'antichita': dai "Mirabilia" alla propaganda politica; M. Miglio, Roma dopo Avignone. La rinascita politica dell'antico; M. Greenhalgh, "Ipsaruinadocet": l'uso dell'antico nel medioevo, in Memoria dell'antico nell'arte italiana. I. L'uso dei classici, a cura di S. Settis, Torino, Einaudi, 1984 (rispettivamente pp. 3-72; pp. 73-111; pp. 113-167). • - C.H.Haskins, La rinascita del XII secolo, Bologna, Il Mulino, 1972. • - R. Krautheimer, Roma: profilo di una citta', 312-1308, Roma, Edizioni dell'Elefante, 1981. • - E. Panofsky, Rinascimento e rinascenze nell'arte medievale, Milano, Feltrinelli, 1971.

  27. Un’altra svolta • Un nuovo clima culturale • La storiografia umanistica • Il passaggio dalla concezione provvidenzialistica della historia salutis medievale a quella progressiva ed evoluzionistica delle filosofie della storia dei secoli XVIII e XIX

  28. Fonti cronistiche e narrative • E. Cochrane, Historians and Historiography in the Italian Renaissance, Chicago and London 1981 • N.S. Struever, The languageofhistory in the Renaissance. Rhetoric and historicalConsciousness in FlorentineHumanism, Princeton 1970 • R. Landfester, Historiamagistra vitae. UntersuchungenzurHumanistischenGeschichtstheoriedes 14. bis 16. Jahrhunderts, Genève 1972

  29. Fonti cronistiche e narrative • C. Vasoli, Il modello teorico, in “La storiografia umanistica”, Atti del convegno, Messina 1992 • Coluccio Salutatirerum gestarum scientia monet principes, docet populos et instruit singulos quid domi quidque foris, quid secum, quid cum familia, quid cum civibus et amicis, quidque privatim vel publice sit agendum • (valore etico degli exempla)

  30. Fonti cronistiche e narrative • La storiografia laica con l’Umanesimo recupera , perfeziona e continua riproporre il canone storiografico antico, fino alla rivoluzione scientifica del secolo XVII e XVIII e al declino del “mito delle origini” • Storiografia dello stato

  31. Fonti cronistiche e narrative • La storiografia ecclesiastica deve adattare il modello provvidenzialistico medievale ai problemi posti dalla rottura dell’unità religiosa, dalle controversie dottrinali tra Chiesa cattolica e Chiese protestanti, dalla confessionalizzazione dello Stato moderno

  32. Fonti cronistiche e narrative • Un altro aspetto: le fonti «private». La nascita dell’individualismo (Petrarca, il Secretum): il diario Ragioni familiari per lo scrivere. Il libro di famiglia tra privato e pubblico

  33. Fonti cronistiche e narrative • I libri di famiglia sono una forma di scrittura documentaria finalizzata alla registrazione, diffusa tra XIV e XVI secolo. • Di origine extraletteraria, questo genere testuale va distinto dalla storiografia «minore», dalla memorialistica, dall'autobiografia. • Angelo Cicchetti e Raul Mordenti (La scrittura dei libri di famiglia, in Letteratura italiana diretta da A. Asor Rosa, vol. III, Le forme del testo, t. Il, La prosa, pp. 1117-59) collocano i libri di famiglia nell'ambito dei testi di registrazione (che comprendono tanto i protocolli notarili quanto i libri dei conti dei mercanti), riconosce ad essi alcune qualità proprie della scrittura diaristica,

  34. Fonti cronistiche e narrative • registrazione • la presenza in apertura di un'invocazione alla divinità e l'utilizzazione di un formulario fisso con lo scopo di conferire alla scrittura veridicità, autorevolezza, sacralità; • destinatario lontano nel tempo; la disposizione della scrittura nel libro, distribuita per partizioni collegate a determinate operazioni di registrazione. • Aspetto codicologico-paleograficoconferma questa parentela, specialmente con i libri di conti mercantili: in comune con essi i libri di famiglia hanno infatti l'utilizzo della medesima scrittura corsiva (la mercantesca), l'autografia, l'assenza di correzioni (benché siano presenti glosse), le caratteristiche di unicità e irriproducibilità (si tratta di testimoni unici conservati), il formato, la rilegatura, la quantità di pagine, le materie e gli strumenti scrittori tipici dei libri di utilità.

  35. Fonti cronistiche e narrative • Libri di famiglia e ricordanze economiche hanno una comune origine mercantile dovuta all'«attitutidine borghese a registrare del/nel tempo» (ivi, p. 1123). L'attività mercantile si intreccia infatti con gli eventi della vita familiare e pubblica: dalla mera registrazione dei conti si passa cosí ad annotare fatti di interesse familiare oltre che meramente economico (ad esempio eredità, dotazioni, controversie, tutela di orfani e, conseguentemente, i fatti che hanno generato questi eventi: nascite, morti, matrimoni, ecc.) e situazioni in cui gli affari privati intersecano la sfera pubblica. La diffusione di questa forma di scrittura si estende comunque al di là della classe mercantile da cui origina, poiché risponde ad una radicata esigenza di sopravvivenza della memoria.

  36. Fonti cronistiche e narrative • L'altro tipo di scrittura a cui i libri di famiglia si possono apparentare è quella diaristica • tempo della scrittura (discontinuo nel racconto e immediato nella registrazione) e la narrazione rivolta dal presente verso il futuro. Si tratta però di scrittura diaristica di tipo plurale: la memoria tramandata non è individuale bensí familiare, collettiva perché frutto della successione diacronica di diversi scriventi.

  37. Fonti cronistiche e narrative • ibrido, a metà tra il libro-archivio e il libro-zibaldone» • (p. 1138), ma costante nell'autorappresentazione familiare, caratterizzata da elementi di continuità a livello di contenuto pur nella discontinuità e nell'eterogeneità della scrittura.

  38. L'autorappresentazione familiare si articola infatti generalmente su due poli: l'identità del gruppo familiare e il suo operare economico. • funzioni pratiche di anagrafe e di archivio familiare • Sul piano dell'aspetto economico, oltre alle registrazioni contabili, i libri di famiglia raccolgono esperienze di vita dando origine ad un sistema di informazione familiare.

  39. Fonti cronistiche e narrative • Ricordi di Giovanni di Pagolo Morelli, a cura di V. Branca • Talvolta la scrittura, sollecitata dagli eventi, supera i confini dell'enunciazione scivolando nel gusto del racconto.

  40. Fonti cronistiche e narrative • A partire dal XVII secolo la scrittura dei libri di famiglia entra in crisi, poiché alcune delle funzioni da essi svolte passano dalla dimensione privata alla sfera pubblica oppure vanno soggette a specializzazione e professionalizzazione: la registrazione anagrafica viene svolta dai registri parrocchiali d'istituzione post-tridentina; si consolidano alcuni sistemi di informazione pubblica (come gli almanacchi) che soppiantano quella familiare; con le storie genealogiche si afferma un nuovo tipo di scrittura familiare, mentre la sfera eminentemente privata viene assorbita dalla scrittura diaristica.

  41. , • Parte seconda • La storia e le cronache di Venezia

  42. I fatti (e le opinioni….) • La storia di Venezia bizantina inizia al tempo della guerra gotica, il lungo conflitto con il quale Giustiniano I riconquistò Italia. La Venetia et Histria – dove i Bizantini comparvero nel 539 – fu un fronte secondario, ma non di meno ebbe a risentire le conseguenze devastanti della guerra, che portò con sé distruzioni, violenze, carestie ed epidemie ricorrenti. • Verso il 540 fu sottomessa dagli imperiali; poi durante la controffensiva ostrogota degli anni Quaranta venne spartita fra questi, i Goti e i Franchi per tornare infine sotto l’impero verso il 556 quando il generalissimo Narsete riuscì a riportare il confine alle Alpi.

  43. . • Significativa è una lettera di Flavio Aurelio Cassiodoro, il senatore romano che fu ministro dei re ostrogoti, a cui si deve una descrizione della laguna in una sua lettera del 537-538 con la quale ordinava il trasporto per nave di rifornimenti alimentari dall’Istria a Ravenna. Questi dovevano passare attraverso la rotta interna (i cosiddetti “Septem Maria” da Ravenna ad Altino e, di qui, ad Aquileia) sotto il controllo dei “tribuni marittimi” delle Venezie e la circostanza offre a Cassiodoro lo spunto per descrivere l’ambiente lagunare in cui si poteva navigare anche quando le condizioni del tempo non consentivano di avventurarsi in mare.

  44. - • Scrive un cronista del tempo che dopo la fine della guerra l’Italia era “tornata all’antica felicità” ma, se mai questa vi fu, durò molto poco. Nel 568, guidati dal loro re Alboino, i Longobardi provenienti dalla Pannonia invasero infatti l’Italia superando le Alpi Giulie e dilagando nella pianura. Nell’arco di quattro anni quasi tutta l’Italia a nord del Po fu conquistata e l’invasione mise fine all’unità territoriale della regione veneta dove, nella parte orientale, restarono ai Bizantini soltanto Padova con il vicino castello di Monselice, Oderzo, Altino e Concordia.

  45. Fu anche la causa dell’inizio di un progressivo spostamento delle popolazioni della terraferma: di fronte ai nuovi venuti, la cui ferocia era proverbiale, le lagune offrivano un rifugio sicuro a causa della loro incapacità di condurre operazioni che richiedessero l’uso delle flotte. • Le autorità ecclesiastiche temevano inoltre queste genti, ancora in gran parte pagane o al massimo di fede ariana, e il primo a dare l’esempio fu il patriarca di Aquileia, Paolino, che con il tesoro della chiesa si spostò in laguna nel vicino castello di Grado.

  46. I fuggiaschi pensavano sicuramente a un rifugio temporaneo, così come doveva essere accaduto in altre circostanze, ma questa volta gli avvenimenti presero un corso diverso che andava al di là delle aspettative dei protagonisti. I Longobardi si insediarono stabilmente in Italia e la loro progressiva espansione territoriale finì per accentuare gli spostamenti verso la costa delle popolazioni non intenzionate a restare sotto il loro dominio. • Si trattò in ultima analisi di un avvenimento epocale, destinato cioè a cambiare il corso della storia: da un lato causò la frammentazione politica del territorio italiano, durata poi per secoli, dall’altro fu la causa determinante dell’origine di Venezia, che forse in condizioni diverse mai sarebbe esistita.

  47. . • La tradizione vuole che il primo doge, Paulicio o PaulucioAnafesto fosse eletto nel 697 dai Venetici • tuttavia la nascita del ducato è da inquadrarsi nella riforma delle province italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore Maurizio di Bisanzio, con la nomina a capo di queste di duces (dux o dukas, δούκας in greco-bizantino), cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda. • La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente. La capitale del nuovo ducato venne originariamente posta nella città di Eracliana.

  48. . • Nel 726 l'estensione all'Italia dei provvedimenti iconoclasti dell'imperatore Leone III provoca la reazione del Papa e il diffondersi di rivolte in tutti i territori bizantini d'occidente (come del resto in quelli d'oriente): nella Venezia il popolo e il clero in rivolta vanno contro il diritto imperiale alla nomina del Dux. • Tuttavia, nonostante la ribellione, la Venezia interviene a sostegno dell'Esarcato contro i Longobardi. Tra il 737 e il 741 i Bizantini riportano il governo della provincia nelle mani di magistrati elettivi annuali, i Magistri Militum, fino a che nel 742 l'imperatore concesse al popolo la nomina del Dux[1]. Nello stesso anno la capitale venne traslata a Metamauco.

  49. I Bizantini tentarono inutilmente di cacciare i Longobardi, ma loro avanzata proseguì inesorabile nel corso degli anni, anche se con fasi di remissione e occasionali controffensive imperiali, fino ad arrivare nel 751 alla definitiva caduta di Ravenna, dove già nel VI secolo si era insediato l’esarco che per conto di Costantinopoli governava il territorio italiano, portando così alla fine del dominio di Bisanzio al centro e al nord della penisola. Il destino della terraferma veneta si compì nella prima metà del VII secolo.

  50. . • Nel 601 il re longobardo Agilulfo in guerra con Bisanzio si impossessò di Padova distruggendola e, poco più tardi, di Monselice. La presenza imperiale si riduceva così ai soli capisaldi di Concordia, Altino e Oderzo, ugualmente però destinati a cadere. Nel 616 Concordia era longobarda e verso il 639, quando il re Rotari condusse un attacco a fondo contro l’esarcato, fu la volta di Altino e di Oderzo. Buona parte delle popolazioni prese quindi la via delle lagune e, seguendo gli itinerari fluviali che in epoca più antica avevano segnato i loro rapporti con il mare, si insediarono in un’ampia fascia costiera che andava dai lidi di Grado fino a quelli di Chioggia.

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