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Cecilia Edelstein shinui.it segreteria@shinui.it

ASSOCIAZIONE SHINUI CENTRO DI CONSULENZA SULLA RELAZIONE. Convegno Nazionale AssoCounseling Le nuove frontiere del counseling 14 e 15 aprile 2012 Firenze IL COUNSELING INTERCULTURALE. Cecilia Edelstein www.shinui.it segreteria@shinui.it. COUNSELING INTERCULTURALE Anni ‘ 80 – USA

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  1. ASSOCIAZIONE SHINUI CENTRO DI CONSULENZA SULLA RELAZIONE Convegno Nazionale AssoCounseling Le nuove frontiere del counseling14 e 15 aprile 2012FirenzeIL COUNSELING INTERCULTURALE Cecilia Edelstein www.shinui.it segreteria@shinui.it

  2. COUNSELING INTERCULTURALE Anni ‘80 – USA pone l’attenzione su … GRUPPI MINORITARI GRUPPI ETNICI PERIODO POST -COLONIALE DONNE, ANZIANI, DISABILI POTERE, ETNOCENTRISMO, PREGIUDIZI

  3. COUNSELING INTERCULTURALE Fine anni ‘80 – Italia mutamento… FLUSSI MIGRATORI INTERCULTURA PERIODO POST –MIGRATORIO Da un popolo migrante a un paese di accoglienza

  4. QUALCHEDEFINIZIONE …. Edelstein, C. (2007), Il counseling interculturale – un modello d’intervento pluralista,Pubblicato in Connessioni, vol. 19. pp.121-140.

  5. GRUPPO MINORITARIO • Persone che hanno subito discriminazioni e sono state soggette a trattamento ineguale o irregolare.

  6. ETNIA • Qualunque raggruppamento umano basato su comuni caratteri fisici, storici, demografici, linguistici e culturali.

  7. RAZZA • La specie umana è unica. • Le razze non esistono.

  8. ETNOCENTRISMO • L’etnocentrismo considera la propria cultura come punto di riferimento, a sua volta superiore all’altra per modi, stili, abitudini e tradizioni.Ai valori caratteristici di una specifica società d’appartenenza si attribuiscono valori universali.

  9. PROSPETTIVA NORMATIVA • Presuppone l’esistenza di un modello ideale considerando le Famiglie e i Sistemi come deficitari, devianti rispetto a quello tradizionale. • Cultura della devianza

  10. PROSPETTIVA PLURALISTA • S’interroga sulle caratteristiche e sul funzionamento dei diversi tipi di Famiglie e Sistemi, sottolineando le differenze e senza paragonarle o misurarle con un modello ideale. • Cultura delle differenze

  11. INTEGRAZIONE vs ASSIMILAZIONE L’integrazione è un processo interattivo di cambiamento che intreccia vecchi e nuovi valori, abitudini, regole, norme e linguaggi. Emerge qualcosa di nuovo che non è né appartenente alla cultura di origine, né appartenente alla cultura di accoglienza. Si origina un intreccio nuovo e unico che contemporaneamente, però, valorizza le differenze.

  12. L’assimilazione contiene alla base una visione etnocentrica, che sminuisce i valori culturali d’origine a favore della simultanea appropriazione e adozione di quelli della cultura dominante.

  13. COUNSELING INTERCULTURALE • Il counseling interculturale è un’attività professionale che opera nell’ambito della relazione d’aiuto e si rivolge a persone (individui, gruppi, famiglie, comunità) appartenenti a gruppi minoritari con l’obiettivo di favorirne l’inserimento, l’adattamento e l’integrazione, di migliorarne la salute mentale e di dare supporto nell’affrontare le crisi di transizione tipiche dei processi migratori

  14. INSERIMENTO E ACCOGLIENZA Immigrato e operatore si volgono le spalle. …integrazione ... riabilitazione …futuro …casa …passato • Come girarsi? • Come guardarsi negli occhi? APPROCCIO NARRATIVO – Costruire storie sul processo migratorio per dare senso al proprio progetto. Includere tutte le fasi. Edelstein C., 2000. “Di Isabel e di altri demoni”, in N. Losi, Vite Altrove – Migrazione e disagio psichico, Feltrinelli, Milano.

  15. LE FASI DEL PROCESSO MIGRATORIO 2. ProgettoConcreto 1. Esperienza Lontana (ciò che rende possibile la migrazione) 3. Decisione 4. Partenza 8. Il Ritorno (ciò che rende possibile l’essere immigrato) 5. Viaggio 6. Arrivo 7. SISTEMAZIONE, ADATTAMENTO, INSERIMENTO NEL PAESE D’ARRIVO (integrazione)

  16. DIFFERENZE DI GENDER Progetto antico/esperienza lontana. Progetto concreto (di un altro). Propria decisione – consenso materno: “la benedizione”. Commiato (tristezza, pianti, rituali). Sguardo indietro. Partenza (lutto). ____________________ Progetto antico/esperienza lontana. Progetto concreto e decisione propri. ____________________ Preparativi (entusiasmo, fantasie, aspettative). Sguardo verso il futuro. Partenza (trionfo). Viaggio Processo migratorio al femminile Processo migratorio al maschile

  17. Arrivo (aspettative). Entusiasmo ed euforia. Difficoltà, conflitti, rischi. Cambiamenti e trasformazioni personali. Ritorno (evocativo, immaginario); ricongiungimento figli. Arrivo (confusione). Confusione e delusione. Reazione (si inizia a lottare). Sistemazione logistica e lavorativa Ritorno (concreto); ricongiungimento familiare. Processo migratorio al femminile Processo migratorio al maschile Edelstein, C., (2002), "Aspetti psicologici dei processi migratori al femminile - Albatros in volo". Prima parte in Psicologia e psicologi, vol.2, anno 2,, pp.227-243. Edelstein, C., Galvez Sanchez, F. e Pavioni, L. (2003), "Il modello di lavoro di gruppo con donne migranti - Una rivisitazione al maschile" in m@gm@ - Rivista Elettronica di Scienze Umane e Sociali - Osservatorio di Processi Comunicativi, vol. 1 n° 2. Edelstein, C. (2006), “L’integrazione, un approccio dal basso” in m@gm@ - Rivista elettronica di scienze umane e sociali, vol.4, n.2.

  18. Modalità di lavoro di gruppo con donne migranti I CANTI D’ADDIO VERONICA Prima di lasciare il mio paese Mi sono voltata indietro Ed ho guardato le cose che mai più dimenticherò. Addio paese mio. Ora ti devo lasciare, e chissà quando ti rivedrò. Ma nella mia mente mai ti dimenticherò. Qualunque cosa farò, Tante tante cose e diverse vedrò Ma mai delle tradizioni del mio paese seppellirò. Addio casa mia dove ho trovato l’amore e la felicità Addio mare azzurro Addio famiglia mia tutta. Nel mio cuore ti porterò. Vado in cerca di fortuna E se un giorno la troverò, Qui, per sempre, ritornerò. Edelstein, C. (2000), “Il pozzo, un luogo d’incontro: il modello di lavoro di gruppo con donne migranti” in Connessioni, – Rivista di consulenza e ricerca sui sistemi umani, vol.6, pp. 71-86.

  19. I CANTI D’ADDIO JEANNE « Nel momento in cui ho lasciato Dakar, mi sentivo vuota dentro. Non pensavo più a me, ma a mio figlio Maurice, alla mia famiglia, a mia madre, a mio padre, a mia sorella gemella Rosalie, a Juliette e Yvonne, la più piccola delle mie sorelle, e al mio quartiere: “la liberté 4”. Il giorno della partenza, il taxi si è fermato davanti alla porta d’ingresso. Tutti i miei familiari, gli amici e i vicini piangevano e io, che da tre giorni continuavo a piangere, avevo gli occhi gonfi. Dicevo “arrivederci” e “a presto”. La strada era molto più rapida di quanto non lo fosse quando andavo a prendere qualcuno all’aeroporto. In aereo, prima della partenza, vedevo il mio quartiere, e mio figlio e mia madre che, vicino alla pista, alzava il braccio per dire arrivederci alla figlia tanto amata. Lei l’avrebbe aspettata. E che Dio la benedica. Allora ho ricominciato a piangere ininterrottamente per tutte le sei ore del viaggio, fino in Italia. Ho pianto, ho pianto e ho continuato ». CORINA « Un giorno ho incontrato la mia amica Ester, una compagna di scuola e questa, con grande allegria, mi ha parlato di un paese meraviglioso, l’Italia, che ho desiderato anch’io conoscere. Sono così partita con il pensiero che fosse una cosa semplice arrivare in un paese straniero. Ed ero talmente presa dal mio desiderio di conoscere questo nuovo paese, che non ho ascoltato i consigli di nessuno. Ma tutta questa voglia si è tramutata in amarezza, nel dolore che prova un essere umano quando sente distrutta tutta la sua fede nella vita. Allora ho sentito un senso di rabbia contro il destino, contro la mia persona che mi aveva fatto scegliere di lasciare tutto. Com’era difficile adattarsi a questa nuova vita, ed in fondo al cuore ho incominciato a sentire disprezzo per me che non avevo dato ascolto ai consigli dei familiari. Ci sono stati giorni in cui avrei fatto la valigia volentieri per ritornare a casa. Sentivo la sua mancanza come qualche cosa che correva nella mia anima. Così tento di abituarmi a questa nuova vita che devo affrontare per tutto il tempo in cui dovrò rimanere prima di tornarmene in patria e non lasciarla mai più ».

  20. L’APPROCCIO SISTEMICO PLURALISTA INCLUDE LIVELLI CHE TALVOLTA SI ESCLUDONO Edelstein C., 2003. “La costruzione dei sé nella comunicazione interculturale” in Studi Zancan, vol. 6, Monografia: Famiglie immigrate e società multiculturale, pp. 121-147.

  21. IL LIVELLO UNIVERSALE APPROCCIO ETOLOGICO Inserisce tutti gli esseri umani come esseri socievoli, comunicativi, portatori di pensieri ed emozioni. Il livello universale aiuta ad entrare in sintonia quando la sensazione è di lontananza; costruisce ponti.

  22. IL LIVELLO SOCIOCULTURALE APPROCCIO ETNOPSICHIATRICO Vede le persone formate dalle e nelle loro specifiche culture, appartenenti a determinati sistemi sociali (nazione, società, popolo, gruppi particolari, famiglia, ecc.) e quindi portatori di regole, abitudini, riti e valori specifici. Il livello socioculturale aiuta a conoscere le singole e diverse culture.

  23. IL LIVELLO INDIVIDUALE APPROCCIO COSTRUTTIVISTA Rappresenta ogni abitante della terra come un essere unico, con particolari ordini morali, con un vissuto unico che gli appartiene. Il livello individuale aiuta a cogliere il sistema di significato delle persone.

  24. IL LIVELLO RELAZIONALE APPROCCIO SOCIOCOSTRUZIONISTA Un metasistema è trasversale, riguarda la relazione, la conversazione, i dialoghi. IL LIVELLO RELAZIONALE AIUTA A…

  25. Scambio Curiosità Ascolto Non c’è una relazione di Potere La Cultura dominante non prevale Non ci sono Giudizi Vissuti e Culture a Confronto Si esprimono i pregiudizi Cresce la consapevolezza/ conoscenza sulla propria cultura La Relazione è Circolare Si conoscono le altre Culture

  26. ASSOCIAZIONE SHINUI CENTRO DI CONSULENZA SULLA RELAZIONE Via Divisione Tridentina, 5 - 24121 Bergamo Tel 035.24.10.39 Fax 02.36.04.93.21 E-mail: segreteria@shinui.it Web: www.shinui.it Facebook: Shinui Centro Consulenza Relazione

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