1 / 28

Chetosi e Acidosi Ruminale

Chetosi e Acidosi Ruminale. CHETOSI. La chetosi ( o acetonemia) è un disordine metabolico piuttosto frequente nelle vacche da latte, particolarmente in quelle ad alta produzione, si verifica soprattutto nelle prime 4 - 6 settimane dopo il parto.

beau
Download Presentation

Chetosi e Acidosi Ruminale

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Chetosi e AcidosiRuminale

  2. CHETOSI La chetosi (o acetonemia) è un disordine metabolico piuttosto frequente nelle vacche da latte, particolarmente in quelle ad alta produzione, si verifica soprattutto nelle prime 4 - 6 settimane dopo il parto Questa patologia si verifica frequentemente nella bovina fresca di parto in bilancio energetico negativo, in cui un certo tenore di corpi chetonici in circolo risulta perciò normale, ma se essi sono prodotti in eccesso rispetto alla capacità d'utilizzo dei tessuti periferici, si manifesta un accumulo con conseguente insorgenza di chetosi.

  3. CHETOSI La malattia è il risultato di un abbassamento dei livelli ematici di glucosio, con conseguente ipoglicemia; la formazione di corpi chetonici: Acetoacetato, Beta-idrossibutirrato, Acetone Il loro rilascio in circolo è secondario ed è dovuto al metabolismo dei grassi mobilizzati dalle riserve corporee ed accumulati nel fegato come AcetilCoA. L'eccesso di AcetilCoA è convertito in corpi chetonici, i quali hanno il compito di fornire energia ai tessuti periferici quando il livello ematico dei carboidrati è limitato.

  4. CHETOSI L'Acetone è il tipico corpo chetonico presente nelle forme conclamate di chetosi ed è possibile rilevarne il particolare odore nell'alito, nell'urina e nel latte delle bovine colpite. • I sintomi principali della chetosi conclamata sono dati da : • calo rilevante nella produzione di latte, • rapida perdita di peso corporeo, • disappetenza, • disturbi intestinali con produzione di feci coperte da muco, • pelo arruffato, • rifiuto d'assunzione dei cereali a favore di fieni e foraggi secchi • Nel 10% delle bovine è stata rilevata una forma d'acetonemia nervosa i cui sintomi comprendono cecità o condizioni di fissità visiva, barcollamento ed incoordinazione dei movimenti

  5. CHETOSI La chetosi può essere primaria o secondaria, aggravata cioè da altre condizioni patologiche come ritenzione di placenta, mastiti, dislocazione dell'abomaso, nefriti ecc. Una prima distinzione in tal senso è data dal rilevamento della temperatura corporea che è normale nella chetosi primaria, mentre s'innalza in caso di patologie concomitanti. La chetosi si manifesta più facilmente in bovine con molte lattazioni o che si presentino troppo grasse al parto; si è notata anche una stagionalità di questa patologia, più frequente in estate per minor assunzione di sostanza secca, scadimenti qualitativi della foraggiata e variazioni nella gestione aziendale.

  6. CHETOSI La chetosi può essere causa dell'insorgenza della dislocazione dell'abomaso ed è sicuramente uno tra i fattori di maggior spicco nella depressione delle capacità immunitarie della mammella. Ultima ma non meno importante la relazione tra chetosi e la capacità riproduttiva della bovina: in condizioni d'ipoglicemia e corpi chetonici in eccesso è stato dimostrato un ritardo nel ripristino dei cicli estrali dopo il parto, che incide negativamente sulla lunghezza dell'interparto.

  7. CHETOSI Per quanto riguarda il trattamento dell'acetonemia, viene spesso utilizzata una soluzione al 50% di destrosio in dose di 500 ml, i cui effetti sono però di durata assai breve (2 ore circa) Più indicata la somministrazione orale di glicole propilenicodue volte il giorno (250 gr. in toto): il glicole apporta energia di pronto utilizzo, prolungando l'azione del trattamento con glucosio o addirittura eliminandone la necessità. Anche il propionato di sodio (180 - 250 gr./giorno per una settimana circa) viene spesso utilizzato a tale scopo, ma è di minor palatabilità e perciò sgradito agli animali.

  8. CHETOSI La prevenzione resta comunque l'arma migliore per evitare l'insorgenza della chetosi; è bene muoversi soprattutto sul fronte alimentare, tenendo conto dei seguenti fattori: Evitare la distribuzione d'alimenti chetogenici, come ad es. insilati mal riusciti, contenenti quantità eccessive d'acido butirrico. Favorire l'assunzione di sostanza secca nelle settimane immediatamente successive al parto, fornendo alimenti di ottima qualità e palatabilità, curando le modalità di distribuzione della foraggiata e l'asportazione di residui alimentari dalla corsia.

  9. CHETOSI Considerare l'introduzione in razione di farine di cereali a diversa velocità di fermentazione, per evitare altrimenti un eccessivo abbassamento del pH ruminale ed un alterato rapporto tra gli ac. acetico, propionico e butirrico qui prodotti. A tale proposito si ricorda che il frumento è più fermentescibile dell'orzo, il quale a sua volta lo è più del mais; se non è possibile variare il tipo di cereale utilizzato, cercare almeno di variarne la presentazione fisica (macinatura a diversi gradi di finezza, fioccatura di una parte dello stesso ecc.)

  10. CHETOSI Curare particolarmente l'alimentazione in asciutta, evitando che le bovine arrivino al parto in condizioni di eccessivo peso corporeo; è utile inoltre somministrare agli animali negli ultimi 10-15 giorni di questo periodo una quota pari al 40 - 50% circa della razione che riceveranno dopo il parto, per abituare il rumine all'ottimale utilizzo della stessa. Come ulteriore precauzione utilizzare 6 -12 gr. di niacina/capo/giorno, proseguendo il trattamento per i primi 90 giorni di lattazione. NB Niacina = vit. PP o B3

  11. ACIDOSI L‘acidosi ruminale è un disturbo digestivo caratterizzato dall‘abbassamento dei valori del pH ruminale da 6 a 4. L‘acidosi ruminale danneggia in poco tempo (pochi giorni) le mucose e ne inibisce la funzione protettiva contro gli agenti nocivi. Di conseguenza possono insorgere infammazioni della mammella, delle articolazioni e dell‘utero così come certe affezioni del metabolismo quali chetosi e febbre da latte. I primi sintomi possono comparire da poche settimane ad alcuni mesi dalla contrazione della malattia.

  12. ACIDOSI L'acidosiè un disordine metabolico assai frequente, causato essenzialmente dal tipo di razione che le bovine consumano per supportare le elevate produzioni richieste. L'alimentazione con l'assunzione di grossi quantitativi di cereali,e perciò di carboidrati facilmente fermentescibili, nel rumine traduce in un aumento esagerato della concentrazione ruminale d'acido lattico, associato ad una riduzione del pH.

  13. ACIDOSI Il normale pH del rumine è pari a 6.5, quando - per effetto dell'accumulo d'acido lattico -questo valore scende a livelli inferiori a 5 nell'acidosi acuta e 5.5 nella forma cronica, si ha un cambiamento nella composizione della microflora ruminale, con anormale proliferazione dei produttori d'ac. lattico (Streptococcus bovis, Lattobacilli) e diminuzione degli utilizzatori.

  14. ACIDOSI

  15. ACIDOSI

  16. ACIDOSI L'acidosi si manifesta in due forme: ACUTA: secondo la gravità della situazione, si può avere morte improvvisa degli animali, ruminiti, stasi ruminale, grave inappetenza, ascessi epatici. A causa della forte caduta del pH, il rivestimento della parete ruminale è danneggiato, con distruzione delle papille ed infiammazioni della mucosa abomasale ed intestinale.

  17. ACIDOSI SUBCLINICA: nella forma cronica l'acidosi presenta sintomi meno evidenti, ma altrettanto pericolosi, anche per la difficoltà di diagnosticarli in tempi brevi; la risposta più chiara dell'animale a questo disordine metabolico è data dalla ridotta assunzione di cibo e da una caduta produttiva, con alterazione delle caratteristiche qualitative del latte (calo del tenore di grasso). A tutto ciò si associa spesso una scarsa condizione fisica, nonostante l'apporto energetico adeguato della razione, la comparsa di diarrea e di laminite. L'acidosi cronica è la diretta conseguenza dell'aumento di concentrazione energetica della razione, effettuata per sostenere le alte produzioni delle bovine.

  18. ACIDOSI Rischio d'acidosi: durante il periodo di transizione e nei primi 50 giorni di lattazione, la bovina è sottoposta a notevoli cambiamenti fisiologici e gestionali che possono favorire l'insorgenza dell'acidosi.Durante il periodo dell'asciutta, infatti, le razioni prevalentemente composte da foraggio e con scarsa concentrazione energetica influenzano la composizione della microflora batterica, con il calo numerico dei microorganismi produttori d'acido lattico e di quelli capaci di convertirlo in acido acetico e propionico.Inoltre c'è anche una diminuzione della lunghezza delle papille ruminali e della capacità assorbente della mucosa stessa (l'area assorbente ruminale può ridursi fino al 50%).

  19. ACIDOSI Rischio d'acidosi: Se al momento del parto e nei primi giorni di lattazione la bovina è riportata bruscamente ad un'alimentazione basata su notevoli quantità di carboidrati fermentescibili si svilupperà acidosi, poiché la popolazione microbica capace di convertire l'acido lattico risponde molto più lentamente di quella produttrice ai cambiamenti della razione. Oltre a ciò, viene a ridursi la produzione di saliva legata alla fibrosità della razione e di conseguenza il potere tampone che minimizza la diminuzione del pH ruminale.

  20. ACIDOSI Riassunto delle CAUSE di ACIDOSI • Eccessiva somministrazione di mangimi concentrati per • razione (superiore a kg.1,5 a razione) • • Assunzione eccessiva di foraggio di base che fornisce energia facilmente assimilabile (amido, zuccheri) • • Limitata assunzione di foraggio base a causa di un‘errata tecnica di alimentazione, malattie e fattori stressanti (condizioni ambientali, clima, uomo, ecc.) • • Presenza limitata di fbra grezza nella razione, utilizzo di • mangime concentrato (foraggio base: contenuto di mangime • concentrato=inferiore a 60:40). Il pericolo è incombente soprattutto all‘inizio della lattazione. • • Cambiamenti non rilevati del tasso di umidità nel foraggio base (foraggio secco fresco) • • Alimentazione con foraggio insilato di mais ad alta digeribiltà • • Grandi quantità di foraggio base di seconda falciatura e dei tagli successivi • • Errori nel passaggio dalla razione secca alla razione da lattazione

  21. ACIDOSI PROFILASSI Nei casi meno gravi è suffciente modifcare la dieta somministrando razioni ricche di fbra strutturata (feno di primo taglio) per stimolare la produzione salivare.La razione dovrebbe contenere almeno il 18% di fbra grezza o il 12% di fbra strutturata.

  22. ACIDOSI Prevenzione dell'acidosi - introdurre gradualmente i cereali nella razione delle bovine fresche qualora non sia stato possibile un condizionamento degli animali nei quindici giorni precedenti il parto- usare cereali a diverse velocità di fermentazione o sottoposti a diversi trattamenti chimico/fisici- impiegare adeguati quantitativi di fibra, almeno il 15-20% della stessa deve essere di tipo lungo - impiegare tamponi alcalinizzanti (bicarbonato di sodio)- adottare se è possibile la tecnica di distribuzione unifeed- distribuire la razione almeno due volte al giorno, se possibile negli stessi orari.

  23. ACIDOSI Prevenzione dell'acidosi • Somministrare il mangime concentrato a più riprese • Rispettare la sequenza nella somministrazione del foraggio di base: dapprima il foraggio secco quindi il mangime concentrato • Alimentare gli animali con foraggio di base che garantisce stabilità al rumine • La razione non dovrebbe contenere più del 25%/kg di amido e zuccheri. In presenza di grandi quantità di insilato di mais, al massimo 30%/kg • Alimentazione combinata con fermenti che riducono l‘acido lattico nel rumine • Attenta rilevazione dei casi di inappetenza • Esame delle condizioni fsiche dell‘animale • Miglioramento del clima e della gestione della stalla (è risaputo infatti che stalle mal aerate riducono l‘assunzione di foraggio) • Eventuale introduzione di regolatori del pH (bicarbonato di calcio e di sodio)

  24. ACIDOSI

  25. ACIDOSI

  26. La dislocazione dell'abomaso La dislocazione si verifica quando lo stomaco vero - od abomaso - si sposta dalla sua collocazione normale, nella parte ventrale destra dell'addome, verso il lato sinistro ( più frequentemente) o destro dell'animale e può essere ulteriormente aggravata dalla torsione dell'organo sull'asse mesenterico. Anche se questa patologia può presentarsi in qualunque momento, circa lo 80 % delle dislocazioni si verificano entro il primo mese dal parto. La dislocazione dell'abomaso è un problema multifattoriale, le cui cause possono ricercarsi nell'alimentazione, nella gestione aziendale e nella bovina stessa.

  27. La dislocazione dell'abomaso Posizione Corretta Posizione Patologica

  28. la laminite (o malattia dello zoccolo) è considerata un'affezione asettica dei tessuti dello zoccolo; è una malattia multifattoriale, ma il fattore scatenante è senza dubbio la gestione alimentare della bovina. laminite Dal punto di vista pratico, lo zoccolo perde la sua compattezza, con comparsa sulla suola di zone emorragiche circoscritte, un terreno ottimale di crescita per lo sviluppo di molti batteri anaerobici.

More Related