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DON MOTTOLA: Testimone d’amore della nostra terra. SCRITTI DI DON MOTTOLA Canti, preghiere e la messa Poesia IMMAGINI La famiglia Don Mottola e i suoi allievi Don Mottola nel seminario di Catanzaro Casa di riposo “Don Mottola” a Tropea La sua abitazione BEATIFICAZIONE DI DON MOTTOLA.
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DON MOTTOLA: Testimone d’amore della nostra terra • SCRITTI DI DON MOTTOLA • Canti, preghiere e la messa • Poesia • IMMAGINI • La famiglia • Don Mottola e i suoi allievi • Don Mottola nel seminario di Catanzaro • Casa di riposo “Don Mottola” a Tropea • La sua abitazione • BEATIFICAZIONE DI DON MOTTOLA CONSIDERAZIONI DEGLI ALUNNI SOMMARIO • La vita sacerdotale e l’impegno apostolico • La spiritualità • La carità • Testimone della sofferenza • San Francesco e Don Mottola
LA VITA SACERDOTALE E L’IMPEGNO APOSTOLICO. Don Mottola cominciò subito a manifestarsi attivissimo, anche se era solito dire che non bisogna mai lasciarsi sfibrare dal lavoro che va sempre a detrimento dello spirito, convinto com’era che la vita cristiana deve essere sintesi di contemplazione e azione e che tutto trova senso nella Carità di Cristo. La Messa era al centro della sua giornata; scrive nel suo diario: “La santa Messa sarà al centro della mia attività sacerdotale. In preparazione ad essa mi serviranno tutte le azioni dal momento del pranzo in poi… come ringraziamento tutte le preghiera liturgiche e le azioni fino al pranzo.” Dal 1929 al 1942 fu chiamato a dirigere il Seminario vescovile di Tropea e nonostante tutti gli impegni che via via veniva assumendo diede tutto se stesso per i seminaristi seguendoli con amabile paternità. Li chiamava a colloquio personale con lui e interpellava i responsabili del seminario su ciascuno di essi, premuroso e attento in tutto sempre con dolcezza e fermezza. Si distinse come assistente diocesano della Gioventù maschile di Azione Cattolica in seno alla quale formò un gruppo di volontari che l’accompagnavano nelle case più povere della città per portare un poco di conforto materiale e morale ai più disagiati e da cui sbocciò l’opera della Casa della Carità. Nel maggio del 1931 fu nominato Penitenziere della Chiesa Cattedrale di Tropea. Fu un confessore ricercato e apprezzato perché sapeva trattare le persone con delicatezza e fermezza; la sua bontà, il suo tatto e la sua umiltà facevano accettare da lui ciò che difficilmente sarebbe stato accettato da un altro. Non perdeva mai la pazienza. Finché, in seguito alla paresi che lo colpì, non perse l’uso della parola, don Mottola fu un apprezzato predicatore e conferenziere che si esprimeva con profondità di dottrina ed estrema chiarezza e semplicità. Predicò spesso gli Esercizi spirituali ai sacerdoti e partecipò come relatore a numerosi convegni regionali e nazionali di Azione Cattolica, dove più volte stupì la platea con l’idea, rivoluzionaria per i tempi, che anche i laici erano chiamati alla preghiera contemplativa. menù
LA SPIRITUALITÀ. Il silenzio, l’umiltà, la preghiera, il dono, sono i pilastri della spiritualità oblata che don Mottola richiama continuamente, così scrive: “…nel fondo dell’anima sia continuo il silenzio e così arderà senza oscillazione la fiamma”. Silenzio è sobrietà, non solo della parola ma, della vita; è ricerca di una vita unificata e raccolta; è essenzialità; è paziente accettazione del limite; è purezza di cuore. Egli tratteggia gli elementi fondanti della propria spiritualità in una lettera del 1 febbraio 1944. Cos’è l’Ideale Oblato? Esso è soprattutto dono. L’oblato è offerto con Cristo, che è l’Oblato divino al Padre per la salvezza dei fratelli. La nota qualificante della vita spirituale è dunque l’offerta: “Essere tutto di tutti perché di Dio”. Il dono è: Totale: di tutta la vita. Integrale: “…è l’Idea attuata nella vita fino al fondo.” Esclusivo: assoluto, diretto totalmente a Cristo e attraverso di lui ai fratelli; Illimitato: senza vincoli, senza remore o paure. Dono al Padre per Cristo, con Cristo e in Cristo: questo è il culto spirituale che viene offerto nella cella silenziosa del cuore, secondo la parola di san Paolo: “Vi esorto, dunque, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”( Rm 12, 1) Anima e sostegno di questa unicità di dedizione è l’unione con Dio, che si attua nella preghiera contemplativa: “La nostra preghiera è contemplativa, almeno tendenzialmente…”, e ancora: “…è rinnegamento, slancio verso la luce, riposo in volo verso l’Infinito… il nostro fine specifico è la contemplazione, straripante per pienezza nell’azione”. I rapporti col prossimo hanno il segno della semplicità: “la semplicità esteriore procede da quella interiore che è unità di spirito. L’unitàè“armonia perfetta di tutto l’uomo, consonanza con Dio, con l’universo intero… Questa unità genera la libertà nel possesso di sé e dalla libertà, sotto i raggi ardenti del Sole divino, fiorisce la carità, dono di sé ai fratelli. L’unitàè un dono divino”. È la grande rivoluzione cristiana, rivoluzione che opera attraverso le tre fatiche: “Trasmutare tutto in Idea, trasmutare l’Idea in vita, trasmutare tutto in Carità”, guardando Colui che a noi si donò fino al sangue sulla Croce. Il mezzo è la Carità, che è la vita stessa di Dio che attraverso gli uomini che si lasciano avvolgere da essa, agisce nella storia. menù
LA CARITA' • "Sento la carità come un grande poema sinfonico, • che scende dal cielo sulla terra e sale dalla terra al cielo". • Don Mottola Per Don Mottola la contemplazione non fu mai fuga o evasione, ma impegno concreto a vivere il proprio tempo in favore degli uomini. Sempre presente nei tuguri della Tropea del suo tempo, nasce dal suo cuore LA CASA DELLA CARITA' " E' la casa dell'Amore per raccogliere tutti i rifiuti dell'umanità....... E' la casa della sofferenza di tutte le sofferenze della valle, dove il dolore è tanto, dove vorremmo che l'Amore fosse così grande quanto il dolore." menù
TESTIMONE DELLA SOFFERENZA Nel 1942, all'età di 41 anni, Don Mottola rimase colpito da una paralisi, che gli tolse persino l'uso della parola e che sembrò stroncare la sua attività sacerdotale. Il servo di Dio seppe dimostrare la grandezza autentica della sua spiritualità accettando, per 27 anni, la croce con amore e come occasione per offrirsi Vittima con Cristo. La malattia e la sofferenza divengono lievito del suo dono e del suo impegno d'amore. Questo sarà il periodo più fecondo della sua esistenza. Muore il 29 giugno del 1969 ripetendo ancora, come all'aurora del suo sacerdozio: " Eccomi... Eccomi tutto! " menù
"Canti, Preghiere e la Messa" di Don Mottola esposte nella Casa Museo menù
"Preghiera alla Madonna" di Don Mottola menù
" La mia malattia nella linea della Provvidenza è un bene per tutti specialmente per me. Io credo, è parola evangelica: " se il seme non muore non può fiorire in splendida fioritura divina ". menù
" E' l'arte pura di Dio, la Santità senz'ombra, nella pienezza della grazia". Don Mottola ... così Don Mottola pensò la Madonna Ogni pagina del suo diario è permeata e si conclude con uno struggente preghiera a Maria che diviene lode, implorazione, abbandono, ringraziamento, affidamento, richiesta.... " Ti chiedo, mamma mia immacolata, la pupilla serena, con riflessi infiniti di cielo. Voglio tutto vedere, amare, operare nella luce divina del Figlio Tuo, sole dell'anima mia. Amen ! " menù
Don Mottola Io sono una povera lampada ch’arde. L’olio d’oro fu raccolto quasi a goccia a goccia, con lunga pazienza e con amore grande: l’olio d’oro che ricorda la pressura dolorosa del frantoio e l’umiltà della raccolta su la terra nera. Fu posto u vaso di coccio E fu accesa Una lampada ch’arde Alimentandosi della sua morte. E’ il segreto di tutta la vita: una fiamma che cerca spasimando i cieli e si alimenta di morte. Arde ancora la fiamma e, finché il povero vaso di coccio non andrà in frantumi, arderà – cercando i cieli. Don Mottola menù
La famiglia Antonio Mottola, padre di Don Mottola Gaetano, fratello di Don Mottola Concettina Bragò, madre di Don Mottola menù
La sua abitazione menù
venerdì 11 gennaio 2008 Don Mottola: Ufficialmente venerabile TROPEA – Don Mottola: è ufficiale la beatificazione Arrivata la Bolla Papale recante il decreto firmato dal Santo Padre TROPEA - Don Francesco Mottola, sacerdote, umile servo di Dio, è stato proclamato ufficialmente beato. Come già anticipato nelle pagine dell’edizione di ieri, l’Assemblea plenaria della Congregazione delle Cause dei Santi (Congregatio de Causis Sanctorum), in seguito ad una votazione unanime dei Cardinali, ha decretato l’ascensione del sacerdote tropeano al rango di “venerabile”. Infatti è arrivata proprio due giorni fa la tanto attesa Bolla Papale, recante l’ufficializzazione della decisione. Il processo di beatificazione, avviato nel lontano 1981 si è finalmente concluso con lo svolgimento di tutte le regolari pratiche. Dallo stesso giorno in cui morì, tutti, religiosi e laici, desideravano che gli venisse conferito dalla Chiesa il riconoscimento ufficiale delle virtù eroiche. A tal fine Don Michele Lojacono ed Irma Scrugli, eredi spirituali del Servo di Dio, l’8 Dicembre del 1973 nominarono come postulatore diocesano per il Processo Cognizionale per la Causa di Beatificazione Don Domenico Pantano, il quale, il 24 dicembre dello stesso anno avanzò la richiesta di autorizzazione al vescovo pro tempore Mons. Vincenzo De Chiara. Questi il 19 gennaio 1974 autorizzò la raccolta del materiale necessario. Al termine dei lavori, il nuovo vescovo Mons. Domenico Tarcisio Cortese inoltrò la petizione di rito il 26 febbraio 1980 alla Congregazione per la Beatificazione dei Santi che il 13 ottobre 1981 emanò il decreto con cui autorizzava il processo canonico. Francesco Apriceno menù
SAN FRANCESCO E DON MOTTOLA: DUE SANTI A CONFRONTO Le testimonianze di vita, le opere e il messaggio, che questi due grandi uomini della nostra terra ci hanno lasciato, rivelano la sorprendente capacità di far fronte ai problemi alla luce della fede e dello studio, che curarono con passione fino agli ultimi giorni. Essi non sono i puri contemplativi, che si estraniano dal mondo, ma avvertono e si fanno carico delle contraddizioni del loro tempo. Don Mottola individuò le cause dei mali che affliggono la società in una duplice crisi: 'crisi di pensiero' e 'crisi di santità'. Le considerazioni da lui fatte dagli anni Trenta agli anni Sessanta, possiamo ritenerle ancora validissime per conoscere il nostro tempo e per un orientamento pastorale, culturale e spirituale nel terzo millennio. <<Gli uomini>> - ribadisce - <<presi da tante quisquilie non pensano più>> e <<più che mai chiusi ad ogni rigore di logica, sono incapaci di ragionare>>. E', in altri termini, quello che fu definito 'il pensiero debole'(Vattimo) del nostro tempo, che porta inevitabilmente al 'Relativismo' e al 'Nichilismo'. Dinanzi alla tragedia del '900, sconvolto da due guerre mondiali, egli vide nelle ideologie aberranti, in particolare del Nazismo, del Razzismo e del Comunismo, la genesi di tutti i mali, che avrebbero portato ineluttabilmente alla guerra. <<'Vivere sibi' (Vivere per sè): ecco l'origine di ogni male, ecco la posizione arbitraria che gli uomini anche dopo la morte di Cristo, hanno assunta>>. E con profetica e realistica intuizione non ebbe paura di scrivere in pieno clima fascista nel 1938: <<Nazismo e comunismo: son le posizioni estreme (che si toccano) di questo contrasto umano, che conduce necessariamente alla guerra... Vivere sibi: spiega tutte le deviazioni di pensiero e di vita nell'individuo, nella famiglia, nella società, nell'anima, che è il germe di tutto>>. E con realismo aggiungeva: <<Paganesimo, ateismo, materialismo, Fascismo, Liberalismo, miscela di nazionalismo e di socialismo più o meno ibrido della croce uncinata, opposta alla croce di Cristo>> (Diario 23 marzo 1938). Ciò che accomuna Don Mottola e San Francesco di Paola sta nel fatto che entrambi erano consapevoli che fosse necessaria una giustizia terrena affinché l’uomo riconoscesse sulla terra i propri peccati. Coloro che commettono dei peccati non devono scontare la pena solo nel cielo ma anche sulla terra. Erano inoltre certi che la vita dell’uomo sarebbe stata migliore se fondata sulla solidarietà e sulla fratellanza.. menù
CONSIDERAZIONI DELLA CLASSE Don Mottola esercitò e continua ad esercitare ancora oggi un fascino vivissimo, in quanto prete veramente popolare per la sua modestia e carità, che lo avvicinarono alla vita e all’esperienza delle classi più umili, di cui espresse quei fermenti di rinnovamento spirituale, di ritorno al puro spirito evangelico, già propri dei movimento religiosi dell’età medievale. Ciò che colpisce maggiormente di Don Mottola è la sua inquietudine, che esprime la ricerca e la tensione di un cammino segnato dalla sete di Dio e dell’uomo; un cammino lungo, sofferto, perseverante, vicino a ogni uomo che lotta e cammina per vivere autenticamente il proprio essere cristiano. Un altro aspetto particolare del carisma di Don Mottola è l’intraprendenza nell’avvicinarsi ai bisognosi insieme alla volontà di accostarsi alla sua vocazione, ponendo la sofferenza come modello di vita. Don Mottola voleva far rinascere la Calabria e, per quanto questo compito possa essere difficile, in parte ci è riuscito con l’istituzione della famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore. Egli è un vero esempio di sacerdote , ma allo stesso tempo anche di “uomo nuovo”, se pensiamo ai duri anni in cui ha operato e all’impegno da lui profuso per risollevare la sua terra non solo spiritualmente, ma anche da un punto di vista sociale. Tutti noi dovremmo essere riconoscenti e grati a quest’uomo, la cui fede e carità hanno donato speranza e fiducia al nostro popolo e alla nostra terra. La Calabria non potrà mai dimenticare l’amore che Don Mottola sempre, fino alla fine dei suoi giorni, le ha rivolto. menù