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PREVENZIONE INCENDI

Corso di Laurea in Architettura – Laboratorio di Sostenibilità – Prof. Luigi Schibuola Arch. Roberta Martel - Principi di prevenzione incendi. PREVENZIONE INCENDI.

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PREVENZIONE INCENDI

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  1. Corso di Laurea in Architettura – Laboratorio di Sostenibilità – Prof. Luigi Schibuola Arch. Roberta Martel - Principi di prevenzione incendi PREVENZIONE INCENDI Materia di rilevanza interdisciplinare nel cui ambito vengono promossi, studiati, predisposti, sperimentate misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi ad evitare, secondo le norme emanate dagli organi competenti, l’insorgenza di un incendio e a limitarne le conseguenze. (art.2 Dpr 29/07/1982 n. 577) Obiettivi e strategie Al fine di limitare i rischi derivanti dagli incendi, le costruzioni devono essere progettate, realizzate e gestite in modo da garantire: - la stabilità degli elementi portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti; - la limitata propagazione del fuoco e dei fumi, anche riguardo alle opere vicine; - la possibilità che gli occupanti lascino l'opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo; - la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.

  2. Misure di Sicurezza: Incolumità delle persone (sicurezza primaria) Riduzione delle perdite materiali (sicurezza secondaria) PREVENZIONE Evitare l’insorgere dell’incendio PROTEZIONE Limitare le conseguenze dell’incendio PASSIVA ATTIVA • CORRETTA UBICAZIONE DELL’ATTIVITA’ • INTERPOSIZIONE DI IDONEE DISTANZE DI SICUREZZA • REALIZZAZIONE DI ELEMENTI STRUTTURALI RESISTENTI AL FUOCO • COMPARTIMENTAZIONE CONGRUA CON IL CARICO DI INCENDIO • CORRETTA ARTICOLAZIONE PLANIVOLUMETRICA DELL’EDIFICIO • IDONEA AERAZIONE DEI LOCALI • REALIZZAZIONE DI SUPERFICI DI MINOR RESISTENZA • CORRETTA REALIZZAZIONE DEI SISTEMI DI VIE DI USCITA • ADOZIONE DI MATERIALI CLASSIFICATI IN BASE ALLA REAZIONE AL FUOCO • REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO • REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI ALLARME • REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI CONTROLLO E SCARICO DEI FUMI • REALIZZAZIONE DI IMPIANTI FISSI DI SPEGNIMENTO • REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI ALIMENTAZIONE ELETTRICA DI EMERGENZA • REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA • ADDESTRAMENTO DEL PERSONALE ALL’IMPIEGO DEI MEZZI ANTINCENDIO • ISTITUZIONE DELLA SQUADRA DI VIGILANZA • ADOZIONE DI IDONEI MEZZI PORTATILI DI ESTINZIONE • CORRETTA DESTINAZIONE D’USO DEI LOCALI • LIMITAZIONE DEL CARICO DI INCENDIO • CORRETTA REALIZZAZIONE DELLE AREE A RISCHIO SPECIFICO • ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI A REGOLA D’ARTE • MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI • RISPETTO DEI DIVIETI E DELLE CONDIZIONI DI ESERCIZIO • ISTRUZIONE DEL PERSONALE SUL COMPORTAMENTO DA TENERE PER PREVENIRE L’INCENDIO • REALIZZAZIONE DI IDONEI SISTEMI DI VENTILAZIONE

  3. SINTESI NORMATIVA D.P.R. 29 luglio 1982 n. 577 Approvazione del regolamento concernente l’espletamento dei servizi di prevenzione e vigilanza antincendio. D.M. 16 maggio 1987 Norme di sicurezza antincendio per gli edifici di civile abitazione D.M. 26 agosto 1992 Norme di prevenzione antincendio per l’edilizia scolastica D.M. 19 agosto 1996 n. 214 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo. D.P.R. 12 gennaio 1998 n. 37 Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi. D.M. 10 marzo 1998 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro D.M. 05 maggio 1998 Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle domande per l’avvio dei procedimenti di prevenzione incendi, nonché all’uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi provinciali dei VV.FF. DECRETO 16 febbraio 2007 Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione. DECRETO 9 marzo 2007 Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

  4. ALLEGATO al D.M. 9 marzo 2007 • TERMINI, DEFINIZIONI • a) CAPACITÀ DI COMPARTIMENTAZIONE IN CASO D’INCENDIO: attitudine di un elemento costruttivo • a conservare, sotto l’azione del fuoco, oltre alla propria stabilità, un sufficiente isolamento • termico ed una sufficiente tenuta ai fumi e ai gas caldi della combustione, nonché tutte le altre • prestazioni se richieste. • b) CAPACITÀ PORTANTE IN CASO DI INCENDIO: attitudine della struttura, di una parte della struttura • o di un elemento strutturale a conservare una sufficiente resistenza meccanica sotto l’azione • del fuoco con riferimento alle altre azioni agenti. • c) CARICO DI INCENDIO: potenziale termico netto della totalità dei materiali combustibili • contenuti in uno spazio corretto in base ai parametri indicativi della partecipazione alla • combustione dei singoli materiali. Il carico di incendio è espresso in MJ; convenzionalmente 1 • MJ è assunto pari a 0,054 chilogrammi di legna equivalente. • d) CARICO D’INCENDIO SPECIFICO: carico di incendio riferito all’unità di superficie lorda. • E’ espresso in MJ/m2. • e) CARICO D’INCENDIO SPECIFICO DI PROGETTO: carico d’incendio specifico corretto in base ai • parametri indicatori del rischio di incendio del compartimento e dei fattori relativi alle misure • di protezione presenti. Esso costituisce la grandezza di riferimento per le valutazioni della • resistenza al fuoco delle costruzioni.

  5. f) CLASSE DI RESISTENZA AL FUOCO: intervallo di tempo espresso in minuti, definito in base al carico di incendio specifico di progetto, durante il quale il compartimento antincendio garantisce la capacità di compartimentazione. g) COMPARTIMENTO ANTINCENDIO: parte della costruzione organizzata per rispondere alle esigenze della sicurezza in caso di incendio e delimitata da elementi costruttivi idonei a garantire, sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo di tempo, la capacità di compartimentazione. h) INCENDIO CONVENZIONALE DI PROGETTO: incendio definito attraverso una curva di incendio che rappresenta l’andamento, in funzione del tempo, della temperatura media dei gas di combustione nell’intorno della superficie degli elementi costruttivi. La curva di incendio di progetto può essere: - nominale: curva adottata per la classificazione delle costruzioni e per le verifiche di resistenza al fuoco di tipo convenzionale; - naturale: curva determinata in base a modelli d’incendio e a parametri fisici che definiscono le variabili di stato all’interno del compartimento. i) INCENDIO LOCALIZZATO: focolaio d’incendio che interessa una zona limitata del compartimento antincendio, con sviluppo di calore concentrato in prossimità degli elementi costruttivi posti superiormente al focolaio o immediatamente adiacenti. j) RESISTENZA AL FUOCO: una delle fondamentali strategie di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza della costruzione in condizioni di incendio. Essa riguarda la capacità portante in caso di incendio, per una struttura, per una parte della struttura o per un elemento strutturale nonché la capacità di compartimentazione rispetto all’incendio per gli elementi di separazione sia strutturali, come muri e solai, sia non strutturali, come porte e tramezzi. k) SUPERFICIE IN PIANTA LORDA DI UN COMPARTIMENTO: superficie in pianta compresa entro il perimetro interno delle pareti delimitanti il compartimento.

  6. Potere Calorifico E’ l'energia termica che una massa unitaria di un materiale o di un elemento da costruzione è in grado di sviluppare al momento della sua combustione completa. Carico d'incendio Potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio, ivi compresi i rivestimenti dei muri, delle pareti provvisorie, dei pavimenti e dei soffitti. Convenzionalmente è espresso in chilogrammi di legno equivalente (potere calorifico inferiore 4.400 Kcal/kg). q = valore nominale del carico di incendio

  7. CARICO DI INCENDIO SPECIFICO DI PROGETTO Il valore del carico d’incendio specifico di progetto (qf,d) è determinato secondo la seguente relazione: dove: è il fattore che tiene conto del rischio di incendio in relazione alla dimensione del compartimento e i cui valori sono definiti in tabella 1

  8. è il fattore che tiene conto del rischio di incendio in relazione al tipo di attività svolta nel compartimento e i cui valori sono definiti in tabella 2 è il fattore che tiene conto delle differenti misure di protezione e i cui valori sono definiti in tabella 3 Si calcola moltiplicando una serie di coefficienti tabellati, ciascuno dei quali legato alla presenza o meno di un dispositivo di protezione.

  9. è il valore nominale del carico d’incendio specifico da determinarsi secondo la formula:

  10. Classe di resistenza al fuoco di un edificio La classe di resistenza “C” al fuoco è un numero che indica la durata della resistenza al fuoco di un edificio (o locale), ed è espressa in “minuti”. Rappresenta il tempo disponibile alle persone per “scappare” dall‘ incendio. Le classi di resistenza al fuoco sono le seguenti: 15-20-30-45-60-90-120-180-240-360 e nel calcolo vanno approssimate al valore superiore compreso nella sequenza. Durante tale tempo gli elementi costruttivi portanti e/o separanti che compongono la costruzione, devono mantenere inalterate le proprie caratteristiche. Dipende dalle caratteristiche dell’ edificio dette anche “Livelli di Prestazione” La normativa Italiana prevede n. 5 Livelli di Prestazione:

  11. RICHIESTE DI PRESTAZIONE Le prestazioni da richiedere ad una costruzione, in funzione degli obiettivi di sicurezza, sono individuate nei seguenti livelli: Livello I. Nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le conseguenze della perdita dei requisiti stessi siano accettabili o dove il rischio di incendio sia trascurabile Livello II. Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo sufficiente all’evacuazione degli occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzione Livello III. Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo con la gestione dell’emergenza Livello IV. Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, un limitato danneggiamento della costruzione Livello V. Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, il mantenimento della totale funzionalità della costruzione stessa I livelli di prestazione comportano l’adozione di differenti classi di resistenza al fuoco secondo quanto stabilito ai punti successivi. Le classi di resistenza al fuoco sono le seguenti: 15; 20; 30; 45; 60; 90; 120; 180; 240; 360. Esse sono di volta in volta precedute dai simboli indicanti i requisiti che devono essere garantiti, per l’intervallo di tempo descritto, dagli elementi costruttivi portanti e/o separanti che compongono la costruzione. Tali requisiti, individuati sulla base di una valutazione del rischio d’incendio, sono rappresentati con i simboli elencati nelle decisioni della Commissione dell’Unione Europea 2000/367/CE del 3 maggio 2000 e 2003/629/CE del 27 agosto 2003.

  12. Livello I di prestazione Il livello I di prestazione non è ammesso per le costruzioni che ricadono nel campo di applicazione del presente decreto. Il livello II di prestazione può ritenersi adeguato per costruzioni fino a due piani fuori terra ed un piano interrato, isolate - eventualmente adiacenti ad altre purché strutturalmente e funzionalmente separate - destinate ad un’unica attività non aperta al pubblico e ai relativi impianti tecnologici di servizio e depositi, ove si verificano tutte le seguenti ulteriori condizioni: a) le dimensioni della costruzione siano tali da garantire l’esodo in sicurezza degli occupanti; b) gli eventuali crolli totali o parziali della costruzione non arrechino danni ad altre costruzioni; c) gli eventuali crolli totali o parziali della costruzione non compromettano l’efficacia degli elementi di compartimentazione e di impianti di protezione attiva che proteggono altre costruzioni; d) il massimo affollamento complessivo della costruzione non superi 100 persone e la densità di affollamento media non sia superiore a 0,2 pers/m2; e) la costruzione non sia adibita ad attività che prevedono posti letto; f) la costruzione non sia adibita ad attività specificamente destinate a malati, anziani, bambini o a persone con ridotte o impedite capacità motorie, sensoriali o cognitive. Le classi di resistenza al fuoco necessarie per garantire il livello II di prestazione sono le seguenti, indipendentemente dal valore assunto dal carico di incendio specifico di progetto:

  13. Livello III di prestazione Il livello III di prestazione può ritenersi adeguato per tutte le costruzioni rientranti nel campo di applicazione del presente decreto fatte salve quelle per le quali sono richiesti i livelli IV o V. Le classi di resistenza al fuoco necessarie per garantire il livello III sono indicate nella tabella 4, in funzione del carico d’incendio specifico di progetto (qf,d) definito al punto 2.

  14. Livelli IV e V di prestazione I livelli IV o V possono essere oggetto di specifiche richieste del committente o essere previsti dai capitolati tecnici di progetto. I livelli IV o V di prestazione possono altresì essere richiesti dalla autorità competente per costruzioni destinate ad attività di particolare importanza. Per i livelli IV e V resta valido quanto indicato nel decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 14 settembre 2005 e successive modifiche ed integrazioni.

  15. Livello di prestazione III Classe di resistenza al fuoco 120

  16. RESISTENZA AL FUOCO Attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare - secondo un programma termico prestabilito e per un tempo determinato - in tutto o in parte: • stabilità "R":attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco • tenuta "E":attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre se sottoposto all'azione del fuoco su un lato fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto • isolamento "I":attitudine di un elemento da costruzione ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore In relazione ai requisiti dimostrati, l’elemento edilizio viene classificato con un simbolo R, RE, REI e un numero che esprime i minuti primi di mantenimento di tale requisito. Si richiede che l’elemento costruttivo di un locale abbia resistenza al fuoco non inferiore alla classe del locale stesso.

  17. Allegato A – D.M. 16 febbraio 2007 Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione. SIMBOLI: R Capacità portante E Tenuta I Isolamento P o PH Continuità di corrente o capacità di segnalazione G Resistenza all'incendio della fuliggine K Capacità di protezione al fuoco W Irraggiamento D Durata della stabilità a temperatura costante M Azione meccanica DH Durata della stabilità lungo la curva standard C Dispositivo automatico di chiusura F Funzionalità degli evacuatori motorizzati di fumo e calore S Tenuta al fumo B Funzionalità degli evacuatori naturali di fumo e calore

  18. Le seguenti classificazioni sono espresse in minuti. A1 Elementi portanti privi di funzione di compartimento antincendio A.1.1 – Si applica a Muri, solai,tetti, travi, colonne, balconi, scale, passerelle Nome EN 13501-2; EN 1365-1,2,3,4,5,6; EN 1992-1.2; EN 1993-1.3; EN 1994-1.2; EN 1995-1.2; EN 1996-1.2; EN 1999-1.2 Classificazione: R 15 20 30 45 60 90 120 180 240 360 A.2 Elementi portanti privi di funzione di compartimento antincendio A.2.1 - Si applica a Muri Norme EN 13501.2; EN 1365-1; EN 1992-1.2; EN 1993-1.3; EN 1994-1.2; EN 1995-1.2; EN 1996-1.2, EN 1999-1.2 Classificazione: RE 20 30 60 90 120 180 240 360 REI 15 20 30 45 60 90 120 180 240 360 REI-M 30 60 90 120 180 240 360 REW 20 30 60 90 120 180 240 360

  19. A.4.3 - Si applica a Facciate (curtain walls) e muri esterni (che includono parti vetrate) Norme EN 13501-2; EN 1364-3,4,5,6; EN 1992-1.2; EN 1993-1.3; EN 1994-1.2; EN 1995-1.2; EN 1996-1.2; EN 1999-1.2 Classificazione: E 15 30 EI 30 EI-W 30 Annotazioni La classificazione è completata da "(I->o)", "(o->I)", o "(I<->o)", per indicare se l'elemento è stato sottoposto a prova e se rispetta i requisiti sull'incendio proveniente dall'alto o dal basso o da ambedue le direzioni. Laddove previsto, la "stabilità meccanica" indica che l'eventuale caduta di parti non è suscettibile di provocare danni alle persone nel periodo indicato per la classificazione E o EI.

  20. A.4.4 - Si applica a Pavimenti sopraelevati Norme EN 13501-2; EN 1366-6 Classificazione: R 30 RE 15 30 REI 30 Annotazioni La classificazione è completata mediante l'aggiunta del suffisso "f per indicare la resistenza ad un incendio pienamente sviluppato o "r" per indicare solo l'esposizione a una temperatura costante ridotta.

  21. A.4.10 - Si applica a Camini Norme EN 13501-2; EN 13216 Classificazione: G + distanza (mm) (ad esempio G 50) Annotazioni . Distanza non richiesta per prodotti da incassare

  22. Allegato D - Modalità per la classificazione in base a confronti con tabelle D.1 Le tabelle seguenti propongono delle condizioni sufficienti per la classificazione di elementi costruttivi resistenti al fuoco. I valori contenuti nelle tabelle sono il risultato di campagne sperimentali e si riferiscono alle tipologie costruttive e ai materiali di maggior impiego. • D.4 Murature non portanti di blocchi • D.4.1 La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore s di murature di blocchi di laterizio (escluso l'intonaco) sufficienti a garantire i requisiti EI per le classi indicate esposte su un lato che rispettano le seguenti limitazioni: • - altezza della parete fra i due solai o distanza fra due elementi di irrigidimento con equivalente funzione di vincolo dei solai non superiore a 4 m • presenza di 10 mm di intonaco su ambedue le facce ovvero 20 mm sulla sola faccia esposta al fuoco.

  23. D.4.2 La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore s dimurature di blocchi di calcestruzzo normale (escluso l'intonaco) sufficienti a garantire i requisiti EI per le classi indicate esposte su un lato che rispettano le seguenti limitazioni: - altezza della parete fra i due solai o distanza fra due elementi di irrigidimento con equivalente funzione di vincolo dei solai non superiore a 4 m - facciavista o con 10 mm di intonaco su ambedue le facce ovvero 20 mm sulla sola faccia esposta al fuoco.

  24. D.4.4 La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore s di murature di blocchi di pietra squadrata sufficienti a garantire i requisiti EI per le classi indicate esposte su un lato che rispettano le seguenti limitazioni: - altezza della parete fra i due solai o distanza fra due elementi di irrigidimento con equivalente funzione di vincolo dei solai non superiore a 4 m.

  25. D.5 Solette piene e solai alleggeriti D.5.1 La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore totale H di solette e solai, della distanza a dall'asse delle armature alla superficie esposta sufficienti a garantire il requisito R per le classi indicate.

  26. Sistema di vie di uscita Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro. La lunghezza massima del sistema di vie di uscita è stabilita dalle norme, l’altezza deve essere non inferiore a 2 metri. Un elemento molto importante è la lunghezza del percorso fra un qualsiasi punto del locale e l'uscita dal locale stesso; tale percorso deve essere tanto più breve quanto maggiore è il rischio di incendio nell'ambiente considerato. In genere la lunghezza massima del percorso di esodo ammessa dalle vigenti normative di prevenzione incendi è di 30m. Nel caso l'uscita dal locale adducesse ad una scala a giorno o ad una scala non protetta, non essendo tali scale considerabili luoghi sicuri, nel computo dei 30 - 40 m deve rientrare anche lo sviluppo lineare della scala.

  27. Sistema di vie di uscita La larghezza totale del sistema di vie di uscita è anch’essa è stabilita dalle norme. Per determinarla sono necessari alcuni parametri essenziali: Modulo Densità di affollamento Affollamento massimo o previsto Capacità di deflusso

  28. Modulo di uscita "Unità di misura della larghezza delle uscite. Il "modulo uno", che si assume uguale a 0,60 m, esprime la larghezza media occupata da una persona". Densità di affollamento "Numero massimo di persone assunto per unità di superficie lorda di pavimento (persone/mq)". Massimo affollamento ipotizzabile "Numero di persone ammesso in un compartimento. E' determinato dal prodotto della densità di affollamento per la superficie lorda del pavimento". Capacità di deflusso o di sfollamento "Numero massimo di persone che, in un sistema di vie 'uscita, si assume possano defluire attraverso una uscita di "modulo uno"." Tale dato, stabilito dalla norma, tiene conto del tempo occorrente per lo sfollamento ordinato di un compartimento.

  29. Sistema di vie di uscita Luogo sicuro "Spazio scoperto ovvero compartimento antincendio - separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo – avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone, ovvero a consentirne il movimento ordinato Luogo sicuro Statico (atto a contenere persone) Luogo sicuro Dinamico (atto a consentire il movimento) Spazio Calmo = luogo sicuro statico contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito.

  30. Ventilazione Si impone la presenza di un sistema di aerazione naturale costruito con aperture a parete o a soffitto e disposte in modo da consentire il normale ricambio d’aria nonché lo smaltimento del calore e dei fumi in caso di incendio. Può essere sostituita del tutto o in parte dalla ventilazione meccanica. Filtro a prova di fumo "Vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60‘ dotato di due o più porte munite di congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60', con camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque non inferiore a 0,10 m2 sfociante al di sopra della copertura dell'edificio oppure vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco e mantenuto in sovrappressione ad almeno 0,3 mbar, anche in condizioni di emergenza, oppure aerato direttamente verso l'esterno con aperture libere di superficie non inferiore ad 1 m2 con esclusione di condotti

  31. Scale di sicurezza • Scala a prova di fumo • Scala in vano costituente compartimento antincendio avente • accesso per ogni piano: • mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE 60 predeterminata e dotate di congegno di autochiusura • da spazio scoperto • da disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto dotato di parapetto a giorno. • E' il tipo di scala che dà la massima sicurezza possibile garantendo in caso di incendio, l'esodo delle persone dai vari piani di un edificio.

  32. Scala a prova di fumo esterna

  33. Scala a prova di fumo interna

  34. Scala protetta "Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata e dotate di congegno di autochiusura".

  35. ESTINTORI Sono strumenti di protezione attiva e rappresentano i mezzi di primo intervento più impiegati. si distinguono: • Estintori portatili • Estintori carrellati Classe A = fuochi di solidi con formazione di brace Classe B = fuochi di liquidi infiammabili Classe C = fuochi di gas infiammabile Classe D = fuochi di metalli e altre sostanze chimiche Classe E = fuochi di natura elettrica

  36. ESTINTORI si distinguono: A polvere (per fuochi A,B,C,) A CO2 (per fuochi B,C,E) Halon (idrocarburi alogenati) su ogni estintore sono indicate le classi di fuochi e i focolai convenzionali che è in grado di estinguere con la relativa capacità estinguente. Per norma sono di colore rosso Es. 13A 89B C

  37. Reti idranti UNI 10779: rete idrica antincendio UNI 9490: alimentazioni idriche antincendio RETE IDRANTI:sistema di tubazioni fisse in pressione per l’alimentazione idrica, sulle quali sono derivate uno o più idranti antincendio (o naspi)

  38. IDRANTE A MURO: costituito da una valvola d’intercettazione, da una tubazione flessibile, da una lancia erogatrice e da una cassetta di contenimento. Componenti delle reti idranti TUBAZIONE FLESSIBILE: tubo che diviene circolare quanto viene messo in pressione (1.2 Mpa), e che è appiattito quando è a riposo. L 20m LANCIA EROGATRICE: dispositivo provvisto di bocchello e di attacco unificato. Può essere dotata di valvola che permette il getto pieno, frazionato e la chiusura.

  39. Componenti delle reti idranti NASPO: costituito da una bobina mobile su cui è avvolta una tubazione semirigida, con una lancia erogatrice munita di valvola regolatrice e di chiusura del getto. IDRANTE A COLONNA SOPRASUOLO: costituito da una valvola nella porzione sottosuolo, manovrabile mediante un albero verticale che ruota nel corpo cilindrico, dotato di uno o più attacchi unificati (UNI 70 / UNI 45).

  40. Spesso gli acquedotti non assicurano le prestazioni idriche richieste Risulta frequente l’adozione di sistemi di pompaggio o accumulo ATTACCO DI MANDATA PER AUTOPOMPA: costituito da una valvola di intercettazione ed una di non ritorno, dotato di uno o piùattacchi unificati. Serve come alimentazione idrica sussidiaria.

  41. Impianti sprinkler (UNI 9489) Rete di tubazioni con ugelli erogatori e valvola d’allarme. Gli erogatori montano un elemento termosensibile che consente la loro apertura. diramazioni Valvola controllo erogatori Collettore di alimentazione montante

  42. TIPI DI IMPIANTO: A UMIDO: tutto l’impianto è permanentemente riempito d’acqua in pressione. A SECCO: la parte dell’impianto soggetta al rischio di gelo, è riempita d’aria in pressione. A DILUVIO: sono chiamati così perché gli erogatori sono privi dell’elemento termosensibile e l’acqua è mantenuta a monte di un’apposita valvola comandata da un impianto di rivelazione separato. L’acqua viene scaricata contemporaneamente da tutti gli erogatori. A PREALLARME: combinazione di un impianto a secco, e di un impianto automatico di rivelazione. Il consenso all’apertura della valvola è doppio. Erogatore + caduta di pressione

  43. Le testine SPRINKLER: Hanno la triplice funzione di erogatori - attuatori - rivelatori Sono normalmente composte da un ugello con deflettore tenuto chiuso da un bulbo fusibile che alla temperatura d’intervento si rompe liberando il foro di erogazione. Il passaggio dell’acqua viene rilevato da un flussostato che attiva un segnalatore di allarme e determina mediante un segnale di pressione la partenza del gruppo pompe antincendio. COMPONENTI: ELEMENTO TERMOSENSIBILE: si fonde o rompe ad una temperatura prestabilita, provocando l’apertura dell’erogatore EROGATORE: è costituito da un ugello, un elemento termosensibile ed un diffusore

  44. Impianti a saturazione totale (gas) SONO BASATI SULLA SCARICA DI UN PREDETERMINATO QUANTITATIVO DI AGENTE ESTINGUENTE, ENTRO UN VOLUME CHIUSO. • CED • Centrali telefoniche • Trasformatori • Biblioteche, musei • Laboratori • Navi

  45. IMPIANTO DI RIVELAZIONE INCENDI Sistemi automatici di rivelazione e allarme antincendio Sistemi manuali di rivelazione e di allarme antincendio Pulsanti di allarme in grado di attivare sirene per segnalare il pericolo e permettere una tempestiva evacuazione dell’edificio.

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