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“Acqua che racconta acqua”. Un progetto per sensibilizzare i giovani sul problema dell’acqua come bene comune purtroppo esauribile. Classe 1B Scuola Secondaria di Primo Grado “G.Galilei” Casalecchio di Reno - BO. Sei pronto ad ascoltare?.
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“Acqua che racconta acqua” Un progetto per sensibilizzare i giovani sul problema dell’acqua come bene comune purtroppo esauribile Classe 1B Scuola Secondaria di Primo Grado “G.Galilei” Casalecchio di Reno - BO
Sei pronto ad ascoltare? Questo lavoro è frutto di una ricerca storica, di interviste a persone, di raccolta di canzoni, poesie, filastrocche per dire con tante parole quale bene prezioso sia sempre stato l’acqua. +
Storia del nostro territoriotra la fine dell’800 e la seconda guerra mondiale • Il territorio di Casalecchio di Reno nella seconda meta dell’800 si stava via via trasformando. • Dall’economia agricola si stava lentamente passando a quella industriale. • Molti lavoratori dei campi preferivano lasciare la terra e dirigersi verso le fabbriche. • Il nostro territorio, favorito dalla ricchezza di acqua, vide la nascita di diversi stabilimenti. * * * "Deve passare ancora tanta acqua sotto i ponti”
Casalecchio ebbe una notevole importanza come paese industriale, grazie anche alla sua posizione geografica. Sorsero così numerose fabbriche: - quella della birra fondata da Camillo Ronzani nel 1887, che diventò nel giro di pochi anni una delle più importanti d’Italia. - La Filanda impiantata nel 1864 alla Canonica dalla società della filatura della canapa. Questo opificio diede lavoro a molte persone passando da 500 iniziali a 700/800 finali. La filatura cessò nel 1930 con la crisi della canapa. - Nella stessa località, sempre grazie alla forza dell’acqua, vi erano dei mulini per macinare semi oleiferi e grano; - la S.A.I.C.A. , azienda produttrice di carta; - l’argenteria di Giovanni Mantel; - la fabbrica produttrice di articoli di gomma Hatù. Tutto ciò testimonia la vocazione manifatturiera del comune, pur in presenza di un nucleo consistente di famiglie proprietarie terriere e di una agricoltura sviluppata. I due dopoguerra sono stati caratterizzati da grandi cambiamenti : il primo con l’avvento del Vaporino, l’allargamento del ponte sul Reno, la costruzione di scuole, l’abbellimento di strade con la costruzione di ville tra cui le più famose sono quelle di Talon e Ghillini, la costruzione del cavalcavia sulla strada per Bazzano. Il secondo ha visto Casalecchio trasformarsi completamente, anche a seguito degli ingenti danni provocati dai bombardamenti alleati. Una vera e propria rivoluzione demografica ha trasformato il volto di Casalecchio che è passato da poco più di 8000 abitanti nel 1936 ai quasi 40000 di oggi. Tale spettacoloso processo di inurbamento è stato reso possibile dalla vera e propria esplosione dell’industria e dal terziario, cui si è accompagnato uno straordinario sviluppo edilizio.
L’acqua, punto vitale dell’economia L’importanza del fiume Reno nell’economia della provincia di Bologna è nota fin dall’epoca medioevale quando i suoi opifici erano in gran parte legati alla forza motrice ricavata dai canali che attraversavano la città. Le acque del fiume venivano imbrigliate e canalizzate in corrispondenza della chiusa di Casalecchio di Reno, la più antica opera idraulica che si conosca, e di quella di san Rufillo sul torrente Savena. Prima della scoperta di altre forze motrici, tutte le attività produttive che necessitavano di un moto rotatorio o alternato, utilizzavano la forza dell’acqua. L’acqua veniva canalizzata deviandone una parte con apposite paratoie; i vari salti lungo il percorso andavano ad alimentare mulini, magli, fornaci, cartiere e filande.
La Chiusa di Casalecchio: cenni storici La Chiusa si trova a circa 6 Km. A sud-ovest di Bologna. Con questa opera viene costretto il Reno a somministrare le sue acque ad una canale artificiale che si apre sulla destra della grande cateratta del fiume, e dopo appunto 6 Km. circa entra in città tra le porte S. Isaia e S. Felice e ne esce vicino a Porta Lame. Alla fine dell’ 800, gli scopi idrici del manufatto venivano così riassunti: - 70 opifizi usufruiscono della forza motrice delle acque del canale; - somministra l’acqua a scopi industriali, quali lavanderie, tintorie, concie di pelli e simili, per cui il numero degli opifizi sale a 120; - le derivazioni a scopo agricolo dentro e a monte della città, specialmente per irrigazione di orti, si estendono sopra una superficie di ettari 212; - serve infine il canale di spurgo per fogne a più di 1400 ditte proprietarie, oltre ad altri minori intenti per lavatoi, serbatoi ed altri usi domestici, ascendenti in complesso a 153. L’acqua del canale prosegue esternamente per un cavo detto il naviglio, che corre attraverso un’ubertosa zona del territorio della provincia per circa 37Km. e mette foce nel Reno di fronte al passo Segni, provvedendo alla navigazione e ad altri usi industriali, ed irrigando un’estensione di terreni di oltre 5000 ettari a risaia ed a valle, somministrando l’acqua a molti maceratoi da canapa, circa 260. (dalla Relazione per la Chiusa e il Canale del Reno dell’Ing. Boriani, compilata a corredo della domanda di classificazione in 3° categoria delle opere idrauliche di sistemazione del Reno, secondo la legge 30 marzo 1893, n. 173).
Prima dell’attuale furono costruite altre chiuse, andate perdute nei secoli a causa dei materiali da costruzione non duraturi e delle tecniche idraulico-ingegneristiche in uso nel tempo. Della prima chiusa si ha notizia già intorno all’anno Mille. Secondo il Vizani i bolognesi condussero un ramo del Reno nei borghi della città e vi costruirono sopra 4 mulini per macinare il grano. Questa ipotesi è supportata da un documento conservato presso l’Archiginnasio di Bologna che riferisce dell’esistenza di una chiusa a Casalecchio di Reno detta PESCAJA o STECCAJA costruita di legname. Probabilmente furono i monaci dell’Abbazia di Santa Maria del Reno a costruirla, più a valle dell’attuale, e a tracciare il primo solco per il canale al fine di alimentare il mulino della Canonica. Nel 1208 il Comune di Bologna acquistò da una società di privati, detti poi Ramisani, il diritto di derivare le acque del Reno dalla Chiusa, e di questa ne assunse il mantenimento. Le piene invernali spesso rompevano o guastavano i deboli sbarramenti in legno, con la conseguenza di far venire meno l’acqua del fiume nel canale causando gravi danni all’economia bolognese. Da allora molti sono stati gli interventi di restauro e di rinforzo dell’opera a causa delle piene e degli eventi bellici. La piena del 1893 la danneggiò seriamente e furono necessarie imponenti opere di sistemazione sulla diga, sull’argine di chiusura della rotta e sulle sponde dell’alveo fluviale, nonché sistemazioni radicali della stessa chiusa. I lavori terminarono nel 1894.
Opifici e macchinari che erano presenti nel nostro territorio Molini per macinare il grano, il granoturco, l’orzo e le castagne, spesso abbinati a magli e battirame di cui sfruttavano gli stessi salti di acqua.
E ancora...... Pile da riso che lavoravano il prodotto delle proprie risaie o trasformavano quello prodotto in altre zone. Cartiere per la produzione di carta e fornaci per la produzione della calce ma anche dei laterizi, del vasellame.
La Filanda Lo stabilimento della Filanda ha rappresentato per più di 80 anni un punto di forza per l’economia del nostro comune. Nacque nel 1851 in località Canonica di Casalecchio di Reno per volere di nobili personaggi bolognesi che rimisero in uso vecchi locali adibiti alla lavorazione di carta e olio lavorando la canapa. Nei primi anni del 1900 la Filanda diventò uno dei più importanti canapifici a livello nazionale , grazie alla coltivazione della canapa molto diffusa nel nostro territorio e al largo impiego di manodopera femminile. Fino al 1910 i macchinari funzionarono con l’energia idraulica prodotta dal canale del Reno che affiancava lo stabilimento. Nel 1930 la Filanda andò in crisi, cessò la lavorazione e fu trasformata in caserma. Durante l’ultima guerra l’edificio fu bombardato e rimase un rudere in abbandono fino ai nostri giorni, quando, ristrutturato e rinnovato, l’Amministrazione di Casalecchio lo ha fatto diventare “Casa per la Pace”. La Filanda ormai resta viva soltanto in vecchie canzoni e nella memoria di pochi oggi troppo anziani ai quali ci piacerebbe domandare quali erano le condizioni di lavoro all’interno della fabbrica.
E l’acqua di Roberto Piumini E l’acqua fresca nasce fa ruscelli Scende casca sui sassi scroscia e frusciando fa il fiume. E l’acqua sciolta nuota nelle valli e lunga e lenta larga silenziosa luminosa fa il lago. E l’acqua a onde muore non muore mai e muore non muore mai e muore mentre immensa fa il mare.
Ma cosa è cambiato da quei lontani anni in cui è cominciata la nostra storia? • Se i nostri bisnonni o trisnonni potessero vedere come si vive oggi nelle case, l’uso che si fa di alcune risorse, rimarrebbero senza parole. Ecco alcune notizie e testimonianze.
In casa non c’era l’acqua corrente • Sino ai primi anni del 900 nella maggior parte dei bagni non esisteva la vasca. Nelle camere da letto vi era un lavabo composto da bacinella e brocca per la pulizia giornaliera mentre per lavaggi completi si faceva uso di tinozze o grandi bacinelle di zinco. • Successivamente comparvero grandi vasche di ghisa smaltata sorrette da piedi a forma di zampa di animale.
E per bere e cucinare gli alimenti? • Alle donne e ai bambini era riservato il compito di andare a prendere l’acqua al pozzo. • In mancanza del pozzo poteva esserci una cisterna comune, di grandi dimensioni, nel centro del paese, che serviva per un buon numero di famiglie. Intervista al nonno di Antonio - In casa tua c’era l’acqua corrente? No. - Dove si andava a prendere l’acqua? Si andava a prendere al pozzo vicino a casa. - Chi andava a prendere l’acqua? Io e mia madre. - A scuola c’era l’acqua corrente? Si, c’erano solo due rubinetti, uno per i maschi e l’altro per le femmine.
E per lavare la biancheria? • In campagna spesso si faceva uso di lavatoi in pietra che venivano utilizzati da più famiglie, i “battocchi” vasche di modeste dimensioni che raccoglievano le acque sorgive o direttamente da derivazioni di canali. I “battocchi” servivano anche per abbeveratoi del bestiame. • A Bologna vi erano lavatoi in via Capo di Lucca a Porta Lame; le lavandaie lavavano i panni propri e dei ricchi nel canale e li stendevano ad asciugare sui terrapieni lungo le mura. • A Casalecchio di Reno, lungo alcuni tratti delle rive del Reno, in particolare vicino al caseggiato denominato “La Fondazza”, le lavandaie lavavano il bucato e lo stendevano sull’adiacente prato. • Intervista al nonno di Tommaso - In casa tua c’era l’acqua corrente? Sì. - Dove si lavava la biancheria ? - L’acqua del fiume era pulita pertanto si lavava o nel Reno o nel canale.
Alcune vecchie immagini di lavandaie lungo il Reno e a Casalecchio
Canzone dell’acquadi Eugenio Finardi Stasera ho chiesto al caso che cosa devo fare sono stanco del mio ruolo e ho voglia di cambiare non so se andare avanti o se è il caso di scappare o se è solo il bisogno di un nuovo sogno da sognare. Adesso che ho quello che ho sempre voluto mi sento un tantino legato, vorrei sparire per ricominciare da capo con un nuovo mazzo di carte un nuovo gioco. Ma il libro mi ha detto: “Tieni la testa a posto, datti una regolata e guarda bene dentro te stesso non giudicare gli altri e cerca invece di capire, butta via lo specchio che c’è il mondo da guardare”. Vorrei essere come l’acqua che si lascia andare, che scivola su tutto, che si fa assorbire, che supera ogni ostacolo finchè non raggiunge il mare e li si ferma a meditare per scegliere se essere ghiaccio o vapore, se fermarsi o se ricominciare.......
Oggi il consumo dell’ acqua è aumentato in maniera esponenziale. Tutti consumano la stessa quantità di acqua? Oggi usiamo molta più acqua di quella che in realtà sarebbe necessaria
I consumi dell’acqua a confronto Con 152 metri cubi prelevati per abitante, l’Italia supera la Spagna (127), il Regno Unito (113) e la Germania ( 62). • In Italia vengono immessi in rete complessivamente 136 metri cubi di acqua per abitante, valore rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi dieci anni. Le regioni che immettono nelle reti comunali più acqua potabile per abitante sono la Valle d’Aosta e il Lazio (rispettivamente 182 e 172 metri cubi per abitante). Umbria e Marche, con poco più di 100 metri cubi per abitante, sono quelle che ne immettono meno. • Nel 2008 si registra, a livello nazionale, una perdita del 47% di acqua potabile, dovuta alla necessità di garantire una continuità d’afflusso nelle condutture, ma anche alle effettive perdite delle condutture stesse. Le maggiori dispersioni si osservano in Puglia, Sardegna, Molise ed Abruzzo, quelle più basse in Lombardia. Dalla rilevazione emerge che l’acqua prelevata pro capite ammonta a circa 152 metri cubi per abitante; gli aumenti più significativi si registrano nelle regioni del Nord-Est e del Centro.
I dieci comportamenti consapevoli • Usa il frangigetto sui rubinetti Aprire e chiudere il rubinetto sono azioni abituali che compiamo inconsciamente. Sicuramente nessuno è in grado di dire quante volte ripete questa azione durante la giornata. Eppure anche questo gesto può essere importante per risparmiare l’acqua potabile. Un frangigetto applicato al rubinetto produce un notevole risparmio. • Chiudi il rubinetto quando ti lavi i denti Lavarsi i denti è una azione quotidiana durante la quale lasciamo scorrere l’acqua senza utilizzarla. Se tenessimo aperto il rubinetto solo il tempo necessario potremmo risparmiare circa 2500 l. di acqua per persona all’anno.
3. Ripara il rubinetto che gocciola • La piccola goccia che cade dal rubinetto, sommata a tante altre, dà luogo ad un vero e proprio spreco, inutile e dannoso per tutti. Riparare il rubinetto, ti porta via solo pochi minuti ma ti permette di risparmiare circa 21.000 l. di acqua all’anno. • 4. Ripara il water che perde • Riparando il water che perde potrai evitare il lento ma costante fluire dell’acqua e risparmiare circa 52.000 l. di acqua in un anno. • Controlla la cassetta di scarico del water • Le normali cassette di scarico hanno una capacità di 12 l., che, ad ogni scarico, vengono rilasciati. Se le condizioni lo permettono, sarebbe bene installare sistemi in grado di
erogare la quantità di acqua strettamente necessaria. • Nei principali negozi di idraulica e sanitari sono in vendita sistemi per un consumo più razionale ( a manovella, a rubinetto o diversificato) che liberano a scelta 6 o 12 l. di acqua. Utilizzando questi accorgimenti si potrebbe ottenere un risparmio del 50% di acqua quantificabile in circa 26.000 l. di acqua all’anno. • Doccia o vasca? • Per una doccia sono necessari circa 20 l. di acqua mentre per riempire una vasca ne occorrono circa 150. Il calcolo del risparmio è presto fatto. • Lava le verdure lasciandole a mollo anziché in acqua corrente • Le verdure devono essere accuratamente lavate e risciacquate. Basterebbe lasciarle a mollo in una bacinella per un certo periodo di tempo e risciacquarle velocemente
sotto un getto d’acqua per realizzare un notevole risparmio. Per una famiglia di tre persone è stato calcolato un risparmio di circa 4.500 l. all’anno. 8. Utilizza la lavatrice e la lavastoviglie sempre a pieno carico Effettuare lavaggi a pieno carico permette di risparmiare una notevole quantità di acqua. Per una famiglia “tipo” di tre persone è stato calcolato un risparmio di 8.200 l. l’anno. 9. Lava l’automobile usando secchio e spugna invece del getto di acqua corrente Non pretendere di avere l’automobile scintillante tutti giorni ma usa il buon senso. Visto che la durata di un lavaggio è di circa 30 minuti, con un notevole consumo di acqua, è preferibile usare un secchio d’acqua, risparmiando così circa 130 l. di acqua per ogni lavaggio.
10. Ricicla l’acqua già utilizzata per annaffiare l’orto, il giardino e i fiori sul terrazzo. Per annaffiare piante e fiori non è necessario utilizzare acqua potabile. Si può invece adoperare acqua già utilizzata per altri scopi, ad esempio per il lavaggio delle verdure. In questo modo si possono risparmiare in un anno circa 6.000 l. di acqua. ______ Tutti abbiamo bisogno dell’acqua, ma attenzione, non è infinita! L’acqua si rinnova continuamente attraverso il suo ciclo naturale ma l’incuria e la superficialità umana l’hanno inquinata e sprecata.
La storia dell’acqua raccontataattraverso immagini, filastrocche