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. Lo sviluppo sostenibile: che cos'?. Sviluppo: trasformazione (crescita economica)Sostenibilit?: mantenimento/conservazione nel tempoSviluppo sostenibile: crescita del sistema economico che non compromette le possibilit? di scelta delle generazioni futureCondizione essenziale: conservare lo sto
E N D
2. Lo sviluppo sostenibile: che cos’è
Sviluppo: trasformazione (crescita economica)
Sostenibilità: mantenimento/conservazione nel tempo
Sviluppo sostenibile: crescita del sistema economico che non compromette le possibilità di scelta delle generazioni future
Condizione essenziale: conservare lo stock di risorse che costituiscono il capitale naturale, quindi:
Tasso di utilizzo delle risorse rinnovabili non deve superare quello di rigenerazione;
Tasso di utilizzo risorse non rinnovabili non deve superare lo sviluppo delle risorse rinnovabili utilizzabile in alternativa
Tasso di inquinamento non deve superare la capacità di assorbimento dell’ambiente
3. Il territorio nello sviluppo sostenibile Dove si localizza la crescita economica
Gli orientamenti localizzativi sono sostenibili?
Dal punto di vista ambientale
Dal punto di vista economico
Dal punto di vista sociale
Come si orienta/influenza la localizzazione?
Come si governa lo sviluppo del territorio?
La condizione transfrontaliera presenta specificità nella localizzazione e nel governo del territorio?
6. Lo sviluppo nel territorio: qualche argomento In che modo lo spazio, il territorio, la città, la frontiera, influenzano il funzionamento dell’economia?
Che cosa determina la localizzazione delle imprese?
Come incide l’economia sull’evoluzione del territorio e della città?
Che rapporto esiste fra globalizzazione dell’economia, fattori di localizzazione delle imprese, cicli produttivi?
A che cosa sono dovuti gli squilibri economici fra le regioni e fra le città? In che modo si generano? Quali sono i rimedi?
Che cosa determina gli squilibri economici, quelli demografici, le migrazioni? Immigrazione e disoccupazione nei paesi sviluppati: è una contraddizione?
7. Economia spaziale e globalizzazione Il mondo non è mai stato così ricco, grazie all’integrazione dei mercati dei prodotti e dei fattori
Tuttavia: gli squilibri nella crescita sono più forti che in passato
?
La globalizzazione ha dei pro e dei contra
Occorre cercare le ragioni degli squilibri e tentare di riequilibrare la crescita
?
Considerare lo spazio nei fenomeni economici
Analizzare le tendenze localizzative
Nuove politiche economiche?
8. Spazio regionale e spazio globale
9. Relazioni fra regione e spazio globale DANS LE LONG TERME G NE PEUT PAS ETRE UTILISE POUR ACCROITRE LE REVENU REGIONALE
CE SONT ESSENTIELLEMENT X ET I, DONC EXPORTATIONS ET INVESTISSEMENTS DE L’EXTERIEUR (EN N’IMPORTE QUELLE MODALITE) QUI PEUVENT ACCROITRE Y
CE QUI NOUS RAPPORTE A UNE LOGIQUE OHLINIENNE D’EXPLOITATION DES SPECIFICITES REGIONALES DANS UN MARCHE GLOBAL
MAIS CES SPECIFICITES NE SONT PLUS SIMPLEMENT LE FACTEURS DE PRODUCTION, MAIS UN CADRE BEAUCOUP PLUS COMPLEXE DE ECONOMIES EXTERNES ET CONDITIONS AU CONTOUR*°*
ELEMENTS NOUVEAUX:
FACTEURS DE LOCALISATION PLUTOT QUE DE PRODUCTION
REDUCTION DES BARRIERES SPATIALES DANS LE LONG TERME G NE PEUT PAS ETRE UTILISE POUR ACCROITRE LE REVENU REGIONALE
CE SONT ESSENTIELLEMENT X ET I, DONC EXPORTATIONS ET INVESTISSEMENTS DE L’EXTERIEUR (EN N’IMPORTE QUELLE MODALITE) QUI PEUVENT ACCROITRE Y
CE QUI NOUS RAPPORTE A UNE LOGIQUE OHLINIENNE D’EXPLOITATION DES SPECIFICITES REGIONALES DANS UN MARCHE GLOBAL
MAIS CES SPECIFICITES NE SONT PLUS SIMPLEMENT LE FACTEURS DE PRODUCTION, MAIS UN CADRE BEAUCOUP PLUS COMPLEXE DE ECONOMIES EXTERNES ET CONDITIONS AU CONTOUR*°*
ELEMENTS NOUVEAUX:
FACTEURS DE LOCALISATION PLUTOT QUE DE PRODUCTION
REDUCTION DES BARRIERES SPATIALES
10. Regioni economiche e localizzazione L’attenzione delle analisi economiche territoriali e urbane è oggi portata su
La capacità dei sistemi economici di attrarre attività economiche e produttive
La competizione fra sistemi economici territoriali
Le “condizioni al contorno” delle scelte localizzative, e i fattori di localizzazione
Le scelte localizzative delle imprese e delle famiglie sono sempre più indipendenti, e/o addirittura la relazione di è rovesciata (le imprese ad alto valore aggiunto s’insediano ormai nei siti più adatti alla manodopera)
11. Localizzazione e sviluppo Più importanti
Le economie esterne e il capitale collettivo
I fattori di localizzazione “cumulativi” (i vantaggi per la localizzazione sono maggiori dove il livello del sistema economico è comparativamente più elevato)
I fattori “culturali” e «knowledge intensive» diventano fattori “strutturanti” della crescita:
I fattori di localizzazione per imprese e famiglie e
I fattori che determinano la crescita economica
Vengono dalla capacità di apprendere, diffondere ed esportare il saper fare e l’innovazione, da cui le sue caratteristiche culturali e knowledge intensive nel senso più largo (culture urbana, artistica, economica, , sociale, tecnologica, etc.)
13. DONC IL FAUT MAINTENANT CONSIDERER LES FACTEURS DE LOCALISATION
LOCALISATION EXPLICITE ET IMPLICITEDONC IL FAUT MAINTENANT CONSIDERER LES FACTEURS DE LOCALISATION
LOCALISATION EXPLICITE ET IMPLICITE
14. Fattori di localizzazione delle attività economiche DONC IL FAUT MAINTENANT CONSIDERER LES FACTEURS DE LOCALISATION
LOCALISATION EXPLICITE ET IMPLICITEDONC IL FAUT MAINTENANT CONSIDERER LES FACTEURS DE LOCALISATION
LOCALISATION EXPLICITE ET IMPLICITE
15. Fattori “economici” Terra
risorsa da sfruttare o spazio per l’insediamento
qualità: superficie, fertilità, infrastrutturazione
Lavoro
disponibilità
costo
qualificazione/produttività
Capitale
finanziario
tecnico
collettivo o fisso sociale (infrastrutture, reti, etc.): non mobilità e sunk costs
Impresa?
(conoscenza tecnica, innovazione, conoscenza del quadro politico e istituzionale)
16. Fattori naturali Terra (caratteristiche naturali e geologiche)
Risorse naturali (materie prime, energia)
Acqua (materia prima, energia, via di comunicazione, via di trasporto, raffreddamento, scarico)
Clima
attrae la residenza, aumenta la produttività, riduce i costi di trasporto
importante per agricoltura, turismo e alcune industrie
attività amenities oriented
17. Fattori demografici Popolazione in quanto:
manodopera
mercato
Un tempo l’industria attirava (la forza lavoro e quindi) la popolazione, oggi avviene spesso il contrario, soprattutto per la manodopera qualificata
18. Fattori storico/culturali Capacità imprenditoriale / saper fare
Competenza
Learning by doing
Learning by learning
Contesto socioeconomico
Livello di criminalità
importanti anche per l’attitudine verso le attività d’impresa
19. Fattori politici Legislazione sul lavoro
Legislazione sull’ambiente
Fiscalità
Legislazione finanziaria e creditizia
Livello di burocrazia
Spesa pubblica
Efficacia della pianificazione territoriale
Gli effetti possono essere “voluti” o meno
20. Fattori di concentrazione Economie di scala dell’impresa
costi fissi / indivisibilità, divisione del lavoro
economie di diversificazione (di scopo)
Economie di scala dell’industria (di localizzazione) (Marshall)
produzione / manutenzione impianti
formazione, manodopera specializzata
R&D
consorzi
riduzioni dei costi di transazione
avviamento della regione
competenza diffusa
21. Fattori di concentrazione (segue) Economie di urbanizzazione (per le imprese e per le famiglie) - la città come:
concentrazione di input / mercato del lavoro / opportunità di impiego
vasto mercato (vantaggi per imprese e famiglie)
concentrazione degli interventi pubblici più importanti
terziario per imprese e famiglie (= amenities)
informazione
Impresa, informazione, concentrazione
le funzioni di controllo della produzione si concentrano in città
Ma anche: diseconomie della concentrazione urbana:
prezzo dello spazio
inquinamento, congestione, tempo di trasporto
altre esternalità ambientali e sociali MODELES DE LOCALISATION MEME A L’INTERIEUR DES VILLES
ECONOMIE URBAINEMODELES DE LOCALISATION MEME A L’INTERIEUR DES VILLES
ECONOMIE URBAINE
22. Economie di localizzazione e distretti industriali Crisi della grande impresa fordista
Emerge uno sviluppo industriale locale
Basato su PMI nel settore manifatturiero
Localizzato fuori delle grandi città industriali (Italia: Nord-Est, Centro)
Importanza della tradizione storica e delle relazioni sociali (cultura)
Interpretazioni
La PMI come risultato del decentramento produttivo
La PMI non “periferica”
Economie di localizzazione (economie di scala del territorio) più importanti delle economie interne di scala
MODELES DE LOCALISATION MEME A L’INTERIEUR DES VILLES
ECONOMIE URBAINEMODELES DE LOCALISATION MEME A L’INTERIEUR DES VILLES
ECONOMIE URBAINE
23. Caratteristiche del territorio fondamentali in questo modello:
Fuori dell’impresa ma dentro il territorio esistono reti localizzate di relazioni (mercantili e non) fra imprese diverse e specializzate in fasi
Logica relazionale delle interazioni tecniche, organizzative, comunicative
Le economie riguardano apprendimento e organizzazione e vanno a beneficio delle imprese radicate localmente
Fattori immateriali di localizzazione non trasferibili
Interazioni fra PI e GI attraverso mercato del lavoro e flussi di conoscenze
Il territorio non è lo scenario dell’azione ma l’azione stessa
Evoluzione:
Il peso occupazionale cresce, ma a velocità decrescente
Tentativo di riprodurre il fenomeno spontaneo
Internazionalizzazione nella fornitura e nella produzione
Necessari bassi salari? Possono coesistere alti salari e alti profitti? Economie di localizzazione e distretti industriali MODELES DE LOCALISATION MEME A L’INTERIEUR DES VILLES
ECONOMIE URBAINEMODELES DE LOCALISATION MEME A L’INTERIEUR DES VILLES
ECONOMIE URBAINE
24. La città come regione economica Città come risultato di forze politiche, economiche, sociali, militari, religiose, etc.
Dal punto di vista economico, la città è la concentrazione di insediamenti di soggetti economici volta alla generazione e fruizione di economie di agglomerazione, o di scala:
(dell’impresa)
dell’industria (“di localizzazione”)
di concentrazione territoriale (“di urbanizzazione”) per le imprese e le famiglie
Sotto la condizione che esista, nella regione, un surplus agricolo-alimentare che consenta la specializzazione della popolazione urbana in attività non agricole
Città come regione economica SLIDE 2
L’espace dans l’économie (Me.15.11.00 14h-17h):
qu’arrive-t-il à l’économie lorsque on introduit l’espace dans la modelisation
points de repère théoriques (pensées, modèles)
espace économique et globalisation de l’économie
enjeux
La localisation de l’entreprise (Me.22.11.00 14h-17h)
les facteurs de localisation - localisation explicite et implicite
l’analyse traditionelle: localisation des activités agricoles et industrielles
l’importance croissante des facteurs d’agglomération - la ville en tant que facteur de localisation
l’analyse actuelle: les activités tertiaires
Déséquilibres de la croissance (Je.23.11.00 9h-12h)
Les consequences spatiales des localisations
Les consequences spatiales des tranformations macro
Les déséquilibres croissants et leur explication
Les possibilités de réequilibre au niveaux interregional e loca
Le réequilibre e-t-il automatique? Raisons pour des politiques territoriales aux differents niveaux
Etudes de cas (Je.30.11.00 9h-12h)
.Le dévéloppement régional en Italie
La Questione Meridionale
La politique économique italienne et les déséquilibres régionaux
Les tendances actuelles - les facteurs influençant la localisation - les petites et moyennes entreprises et les districts industrielles marshalliens
Les politiques pour la localisation des activités économiques - la loi 488/1992 et la “programmation négociée - les “contrats d’aires” et les “pactes territoriaux”
.Facteurs de competition entre villes de l’Europe du Sud
Une comparaison entre villes de l’Europe du Sud
Politiques régionales et attraction des activités (Je.7.12.00 9h-12h)
Les politiques pour la localisation des activités économiques aux differents niveaux - objectfis de competition et objectif de réequilibre
Politiques nationales et localisation du budget publique - pôles de croissance - entreprises publiques, régime fiscal, marché du travail
Politiques locales - infrastructures, information, services, marketing territorial, agences de dévéloppement local
Politiques régionales de l’Union Européenne
NOTE SUR LE DECOUPAGESLIDE 2
L’espace dans l’économie (Me.15.11.00 14h-17h):
qu’arrive-t-il à l’économie lorsque on introduit l’espace dans la modelisation
points de repère théoriques (pensées, modèles)
espace économique et globalisation de l’économie
enjeux
La localisation de l’entreprise (Me.22.11.00 14h-17h)
les facteurs de localisation - localisation explicite et implicite
l’analyse traditionelle: localisation des activités agricoles et industrielles
l’importance croissante des facteurs d’agglomération - la ville en tant que facteur de localisation
l’analyse actuelle: les activités tertiaires
Déséquilibres de la croissance (Je.23.11.00 9h-12h)
Les consequences spatiales des localisations
Les consequences spatiales des tranformations macro
Les déséquilibres croissants et leur explication
Les possibilités de réequilibre au niveaux interregional e loca
Le réequilibre e-t-il automatique? Raisons pour des politiques territoriales aux differents niveaux
Etudes de cas (Je.30.11.00 9h-12h)
.Le dévéloppement régional en Italie
La Questione Meridionale
La politique économique italienne et les déséquilibres régionaux
Les tendances actuelles - les facteurs influençant la localisation - les petites et moyennes entreprises et les districts industrielles marshalliens
Les politiques pour la localisation des activités économiques - la loi 488/1992 et la “programmation négociée - les “contrats d’aires” et les “pactes territoriaux”
.Facteurs de competition entre villes de l’Europe du Sud
Une comparaison entre villes de l’Europe du Sud
Politiques régionales et attraction des activités (Je.7.12.00 9h-12h)
Les politiques pour la localisation des activités économiques aux differents niveaux - objectfis de competition et objectif de réequilibre
Politiques nationales et localisation du budget publique - pôles de croissance - entreprises publiques, régime fiscal, marché du travail
Politiques locales - infrastructures, information, services, marketing territorial, agences de dévéloppement local
Politiques régionales de l’Union Européenne
NOTE SUR LE DECOUPAGE
25. Ciclo urbano e rivoluzioni tecnologiche
26. Rivoluzione ICT e riurbanizzazione? La città “deurbanizzata” ha fattori di localizzazione diversi
Non è più competitiva per la localizzazione industriale (costo spazio, lavoro, norme ambientali)
Dispone però di due fattori rari:
propensione a introdurre/diffondere innovazioni, causa:
capacità di assunzione informazioni e “apprendimento“ know how, laboratori, centri di ricerca, università
nuove tecnologie legate a economie di concentrazione
i servizi alle imprese sono molto poco footloose
economie esterne della città per la popolazione
qualità della vita fattore di localizzazione per le imprese amenities oriented
città come “bene di consumo” (per residenti e turisti) anziché fattore di produzione
Possibile un nuovo “ciclo di vita“ della città postindustriale
27. Gerarchie urbane e nuove tendenze
Il paradigma tradizionale: rapporti gerarchici fra le città
gerarchizzazione delle produzioni (soprattutto dei servizi)
aree di mercato per i servizi di diverso rango
strutture piramidali di aree di mercato (Christaller, Lösch)
dualismo città-campagna
Nuove tendenze
crescita localizzazioni produttive e minori distanze fra i centri
economie di scala e rarefazione dei punti di offerta per alcune produzioni
riduzione soglie minime di efficienza per altre
maggiore indifferenza localizzativa dovuta alle ICT
crisi della grande città (deurbanizzazione)
28. Le reti di città
La gerachizzazione territoriale si indebolisce perché:
crisi e diseconomie della grande città
diminuiscono i rapporti di tipo gerarchico
cresce la possibilità di spezzare i cicli produttivi (grazie anche a ICT)
aumentano le specializzazioni produttive
Si afferma il paradigma “a rete“:
forti specializzazioni e rapporti con territori con produzioni
simili (reti di sinergia, che perseguono economie di scala a livello di sistema di città)
complementari (reti di complementarità, che perseguono i vantaggi della divisione del lavoro)
mercati molto vasti, indebolimento dei rapporti verticali
29. Reti di città e dinamiche urbane
30. La localizzazione delle attività economiche (cenni) Modelli tradizionali
localizzazione delle attività agricole (von Thünen)
minimizzazione dei costi di trasporto (Launhardt, Weber)
deviazioni per il costo della manodopera e la “forza di agglomerazione”
localizzazione e aree di mercato (materie prime “ubiquitarie”)
nuovi fattori di localizzazione
riduzione dell’incidenza dei costi di trasporto
incidenza crescente della manodopera
nuovi fattori (es.: amenities)
terziarizzazione
servizi alle imprese e alle famiglie, smaterializzazione della produzione, informazione e innovazione
variabilità spaziale dei ricavi, non conservabilità, concentrazione
31. I modelli localizzativi delle attività industriali
32. I modelli di Launhardt (1872) e di Weber (1909) I costi dell’impresa si dividono in:
profitti
interessi sul capitale
ammortamento del capitale
materie prime ed energia
trasporti
salari
spese generali (tasse, assicurazioni, etc.)
33. La localizzazione industriale “classica” (Weber) La localizzazione è funzione dei costi di trasporto
La funzione dei costi di trasporto è : C = (mdmtm + pdptp)
Il confronto fra coefficiente di produzione m/p (perdita di peso) e rapporto fra m/p e tp/tm determina l’orientamento localizzativo
Costi di terminale e costi chilometrici decrescenti
Materie ubiquitarie
34. Il costo della manodopera
La deviazione eventuale è collegata direttamente ai minori costi del lavoro e inversamente al “peso” delle localizzazioni e al tasso di trasporto
Le economie di scala e l’agglomerazione
Deviazione proporzionale alle economie di scala e inversamente ai tassi di trasporto
Le deviazioni dal punto di minimizzazione:
35. Le teorie post-weberiane il rapporto fra i prezzi dei fattori nelle diverse regioni determina
diverse proporzioni dei fattori
diverse scelte delle imprese
Aree di mercato
limite “naturale” dell’area di mercato (p+tx )
conflitti fra produttori diversi
organizzazione gerarchica dei produttori e delle aree di mercato
struttura del mercato influenza la concentrazione e dispersione
Poli di crescita (GI polarizza crescita indotta)
36. Nuove teorie della localizzazione L’incidenza dei trasporti si riduce a causa:
dei progressi nei trasporti
della riduzione del peso delle attività (meno industrie di base, più beni di consumo, più servizi)
della crescita dei salari
dei nuovi fattori di localizzazione (es. l’informazione, le amenities)
?
Crisi dei modelli basati sui costi dei trasporti
37. Terziarizzazione e localizzazioni L’incidenza dei servizi nell’economia aumenta:
aumentano i servizi alle famiglie (alta elasticità reddito)
aumentano i servizi alle imprese a causa di:
innovazioni tecnologiche (come l’automazione dei processi di trasformazione)
innovazioni organizzative (espansioni dei mercati, esternalizzazione delle attività di servizio)
importanza dell’informazione e della conoscenza
crescita delle amministrazioni e dei servizi pubblici
Le attività terziarie diventano molto più articolate
38. Localizzazione delle attività di servizio Distribuzione/vendita
alle famiglie: segue le residenze
gerarchizzazione
alle imprese: segue le imprese
agglomerazione
Produzione (se può essere separata):
economie di scala legate all’innovazione e alla conoscenza
economie di concentrazione / economie esterne (milieu)
amenities
presenza di servizi alla produzione
grande centralizzazione
39. Localizzazione “esplicita” e “implicita”
40. Le teorie della localizzazione implicita La natalità delle imprese è più importante della de/rilocalizzazione, soprattutto per le PMI
Teorie dell’incubatore (’60): il milieu urbano, e soprattutto la inner city delle aree metropolitane, offre vantaggi che ne fanno un incubatore di nuove iniziative economiche
Teorie del filtering down: aumentando di dimensioni, le imprese “scivolano” verso zone con costi di congestione più bassi
Teorie dello spin off (’70-’80): le iniziative nuove nascono dallo scorporo da attività esistenti, quindi dipendono dalla struttura industriale della regione
41. Ciclo del prodotto e tendenze localizzative
42. Localizzazione e condizione transfrontaliera Esistono specifici fattori di localizzazione transfrontalieri?
Elementi negativi:
Perifericità derivante dalla separazione politica
Difficoltà create da barriere linguistiche, infrastrutturali, burocratiche
Ostacolo alla mobilità dei fattori
« la frontière en tant que obstacle artificiel qui qui crée l’immobilité des facteurs et romps les liens naturels » (Gendarme)
Elementi positivi
Complementarità nella diversa disponibilità dei fattori (es. lavoro)
Differenze fra i tassi di cambio
Differenze fra le legislazioni (es. fiscali, lavoro, territorio)
Internazionalità del territorio e della comunità (socio-economica, culturale)
Indotto della frontiera e della dogana
43. Localizzazione e condizione transfrontaliera
44. Localizzazione e condizione transfrontaliera Azione politica
Ridurre le separazioni e i costi delle barriere
Regione frontaliera come regione-programma
Strategia di armonizzazione + differenziazione:
Armonizzazione di standard, eliminazione barriere
Potenzialità locali dovute a differenziali e complementarità dalle due parti della frontiera, in modo da essere più competitivi degli altri sistemi economici locali
Governance e capacità istituzionale a livello transfrontaliero (comunità transfrontaliera, pays transfrontalier)
45. Localizzazione e condizione transfrontaliera Azione politica
Riduzione squilibri economici e spaziali
armonizzazione trasporti e infrastrutture, servizi pubblici, standard, orari, etc.
armonizzazione politiche fondiarie e ambientali
armonizzazione sistemi di apprendimento
armonizzazione mercato del lavoro (?)
tessuto economico-sociale condiviso e di elementi culturali comuni
Formazione
Centri di ricerca e di formazione
valorizzazione delle specificità di ciascuno spazio
rete di città, centri, (distretti), a livello transfrontaliero
politiche di comunicazione e marketing territoriale comuni
U.E.: il FESR/FEDER e i programmi Interreg
46. L’analisi della struttura economica regionale fattori di localizzazione
regioni omogenee da dotazione fattori (Ohlin)
47. La specializzazione regionale Settori trainanti dell’economia della regione (o città)
La teoria della base di esportazione (North, 1955)
Esportazioni “X” unica voce autonoma della spesa aggregata
Y = (E-M) + X = eY - mY + X*
Y = X* / (1-e+m)
Y/X* = 1/(1-e+m) moltiplicatore base esportazione
Critiche:
funzione inversa dell’ampiezza della regione
considera solo i settori direttamente esportatori
nel l.p. la distinzione fra export e mercato locale è labile
48. La specializzazione regionale (segue) La base economica
Reddito e occupazione locale collegati ai settori che vendono direttamente o indirettamente alle altre regioni
Settori non di base “servono” il funzionamento della regione stessa (produzioni consumate localmente)
Y = B + S = B + sY
Y/B = 1/(1-s) moltiplicatore della base economica
Problemi:
i diversi settori di base hanno impatti diversi (e diversi moltiplicatori: “moltiplicatore differenziale”)
un aumento di produzione di un settore di base può essere conseguito in modi diversi (con diversi impatti)
49. L’analisi della specializzazione regionale I Quozienti di localizzazione (“LQ”)
strumento per l’analisi della specializzazione regionale
quota percentuale dell’occupazione della regione o città in un certo settore produttivo, rapportata alla stessa quota % calcolata per un territorio di riferimento (ad es. la regione o il paese di appartenenza)
se LQ>1 l’occupazione nel settore è proporzionalmente maggiore nella regione/città analizzata rispetto alla “media” prescelta, perché:
la regione o città esporta il bene o servizio in questione
la regione o città lo esporta indirettamente (cioè il bene o servizio si incorpora in qualche bene o servizio esportato)
nella domanda finale della regione il bene o servizio incide più che nelle altre regioni
50. L’analisi della specializzazione regionale (segue) L’analisi dinamica dei quozienti di localizzazione
I settori più rilevanti per l’economia regionale sono quelli per i quali il quoziente di localizzazione è (molto) maggiore di 1 e (o al limite, o) è in crescita nel tempo
analisi dinamica:
51. L’analisi della specializzazione regionale (segue) L’analisi input-output
ogni impresa operante in un settore produttivo dà luogo a un output acquistando e combinando insieme alcuni input provenienti dalle famiglie o da altri settori produttivi
le vendite di ciascun settore produttivo a ciascuno degli altri settore produttivo sono descritte nella “matrice delle transazioni“ o “tavola delle interdipendenze settoriali“ o “matrice input-output“ che registra i valori dei flussi di prodotti da ciascun settore a ciascun altro (compreso l’aggregato famiglie).
52. L’analisi della specializzazione regionale (segue) Una matrice input-output (molto semplificata):
53. L’analisi della specializzazione regionale (segue) L’analisi input-output
consente di stimare l’effetto sull’economia di una variazione nella domanda di un settore
processo di moltiplicazione “keynesiano”: l’effetto totale sull’output è il moltiplicatore settoriale dell’output per il settore di cui si ipotizza l’aumento di domanda
importanza per la previsione e la politica economica
Problemi:
ipotesi un po’ eroiche...
coefficienti tecnici (relazioni quantitative fra output e input) fissi - rendimenti di scala costanti
coefficienti tecnici stabili nel tempo
non esistono limiti alla capacità produttiva del sistema (offerta infinitamente elastica degli input)
Costi e rapido invecchiamento
differenza delle matrici nei diversi contesti nazionali e regionali
54. Gli squilibri della crescita I fattori di localizzazione sono alla base delle strutture economiche delle diverse regioni
Alcuni di questi fattori sono “cumulativi”
I tassi di profitto saranno maggiori nelle regioni più sviluppate
Queste attraggono la maggior parte degli investimenti
La produzione di queste regioni aumenta ancora, così come il tasso di profitto delle loro attività
56. Gli squilibri sono irreversibili? Il circolo virtuoso produzione-produttività può protrarsi finché l’offerta di fattori di produzione è (perfettamente) elastica
Quando i fattori cominciano a scarseggiare, lo sviluppo determina aumenti dei costi e congestione
Questo determina una riduzione dei profitti, quindi un dirottamento degli investimenti verso altre regioni
Poiché gli investimenti nuovi sono quelli che incorporano l’innovazione, i profitti maggiori si spostano verso le regioni di sviluppo più recente
La capacità produttiva delle regioni di più antico sviluppo diventa obsoleta e sempre meno competitiva e sarà la prima ad essere abbandonata
58. Mobilità dei fattori e sviluppo economico regionale
59. L’economia del territorio ha bisogno dell’intervento pubblico? Gli squilibri sono irreversibili?
Probabilmente no, ma sono reversibili solo in tempi molto lunghi
La loro riduzione è auspicabile?
Dal punto di vista della produzione globale? (efficienza)
Dal punto di vista delle opportunità individuali? (equità)
Ci sono dei “fallimenti del mercato”?
Costi esterni
Economie esterne (capitale collettivo, redditività di lungo periodo)
Beni pubblici
60. Politica (economica) regionale: obiettivi
Riduzione degli squilibri:
nel reddito
nell’occupazione
demografici
sviluppo sostenibile
valorizzazione delle risorse dei sistemi locali
liberalizzazione / allargamento dei mercati
aumento del prodotto e del reddito
61. Livello “centrale” e livello locale Al livello centrale (stato, U.E., etc.):
soprattutto ri-equilibrio fra regioni/città:
redditi,
occupazione,
migrazioni,
produttività, etc.
equilibrio fra i diversi settori
Stabilità
Al livello locale (regione, città,etc.):
soprattutto competizione:
valorizzare le risorse locali,
attrarre / generare attività economiche,
ma anche riequilibrio al proprio interno (centro-periferia, etc.)
62. Gli strumenti classici della politica economica sono oggi deboli in quanto:
politica fiscale: non c’è più margine fra T e (G+ Tr);
politica monetaria: autorità sono deboli rispetto ai mercati finanziari e ai tassi di cambio
le politiche nazionali sono deboli a causa della globalizzazione dei mercati
Gli strumenti nuovi mirano all’attrazione / generazione delle attività produttive
sia rispetto agli obiettivi di riequilibrio
sia rispetto agli obiettivi di competizione
Strumenti delle politiche regionali
64. Politiche regionali e localizzazioni
65. Esigenze: Strategia di sviluppo economico (sostenibile) nel lungo periodo
Analisi della dinamica economica
Strumenti di politica economica mirati ai fattori di localizzazione:
Influenzare la localizzazione delle imprese
Rinforzando fattori esistenti
Promuovendo fattori nuovi
Per creare (modificare) le differenze fra le regioni
nei costi di produzione:
costi dei fattori
costi dei servizi
nei ricavi
nei profitti
Fare conoscere le differenze (marketing territoriale)
66. Politiche tradizionali Politiche dirette
localizzazione delle imprese pubbliche (servizi e imprese industriali)
industria militare
investimenti pubblici (infrastrutture, etc.)
Politiche fiscali
incentivi / premi alle imprese
defiscalizzazioni
Politiche monetarie
agevolazioni creditizie
agevolazioni finanziarie
Regolamentazioni e controlli
67. Politiche dirette Localizzazione delle imprese pubbliche
ricerca del consenso politico
vista tradizionalmente come strumento dello sviluppo regionale
Imprese industriali pubbliche
poli di crescita - industrie di base, molto labour intensive
industria militare
Servizi pubblici:
normalmente fuori contesto di mercato, monopoli
scarsi o nulli i vincoli di bilancio
seguono la gerarchia urbana
infrastrutture
influenzano la localizzazione delle imprese private
68. Politiche indirette Obiettivo: ridurre i costi di produzione nelle regioni meno sviluppate, in modo da spingere le imprese (private) a (ri)-localizzarsi in quelle regioni
Incentivi e agevolazioni:
dal punto di vista fiscale (esenzioni/riduzioni, nazionali o locali; es. tasse sugli immobili)
creditizie
contributi agli investimenti
costo del lavoro e oneri sociali
prezzo delle aree
tariffe dei servizi pubblici
contributi o rimborsi su altri costi
69. Incentivi agli investimenti Incentivi sul capitale (utili soprattutto per PMI)
Per le grandi imprese sono più efficaci strumenti che permettono l’autofinanziamento, come:
detassazione profitti non distribuiti e/o investiti
agevolazioni nell’ammortamento degli investimenti
Devono comunque essere:
temporanei e decrescenti
non isolati
compensare le mancate economie esterne e gli eventuali costi di rilocalizzazione, e compensare il fatto che la nuova impresa crea essa stessa delle economie esterne
non essere una semplice compensazione (distorsione non efficiente)
70. Incentivi all’esercizio Problemi degli incentivi agli investimenti:
possono non aumentare l’occupazione (investimenti)
spostano sulla collettività il rischio dell’investimento
Incentivi che incidono direttamente sui costi:
riduzione delle tasse su beni e servizi acquistati dall’impresa
riduzione tasse e dazi su materie prime importate
riduzione oneri sociali e costo del lavoro
riduzione tariffe di trasporto e dei servizi pubblici, dell’energia, etc.
71. Politiche tradizionali: un bilancio Strategia:
Distorsione sulle condizioni economiche conseguenti alla localizzazione in diverse regioni, in modo da modificare e influenzare le scelte delle imprese
Vantaggi
relativamente facili da controllare
Svantaggi
distorsioni all’efficienza del mercato
costo fiscale
distorsioni nell’impiego dei fattori
interferenze del potere politico sull’economia
72. “Nuove” politiche Fine: sempre influenzare la localizzazione delle attività economiche
Strategie:
Sviluppo del contesto fisico esterno
Sviluppo delle imprese
Sviluppo delle risorse umane
Sviluppo dell’occupazione per funzioni sociali
Informazione
Concertazione
Non necessariamente sostituiscono le vecchie politiche, possono aggiungersi e sovrapporsi
73. 1. Sviluppo del contesto Contesto (fisico, culturale, ambientale, sociale):
infrastrutture
pianificazione territoriale (dalla destinazione d’uso dello spazio fino al townscaping)
servizi alle imprese e alle famiglie
salvaguardia dei beni culturali e ambientali
ordine pubblico e lotta alla criminalità
Riducono i costi per le imprese e migliorano la qualità della vita (importante per le imprese amenities oriented)
Creano/rinforzano le economie esterne INFRACTRUCTURES: LE PROBLEME DU CERCLE VERTUEUX OU VICIEUX
INFRASTRUCTURES:
TRANSPORTS
RESEAUX: TEL TELECOMMUNICATIONS, EL, GAS, EAU, …
SERVICES QUI CREENT DES ECONOMIES EXTERNES:
TECHNOLOGIE ET INNOVATION (CENTRES DE RECHERCHE, UNIVERSITES, PARCH SCIENTIFIQUES ET TECHNOLOGIQUES)
QUALITE’ DE LA VIE ET DE L’ENVIRONNEMENT
MARCHES (BOURSE, SERVICE FINANCIERS,…)INFRACTRUCTURES: LE PROBLEME DU CERCLE VERTUEUX OU VICIEUX
INFRASTRUCTURES:
TRANSPORTS
RESEAUX: TEL TELECOMMUNICATIONS, EL, GAS, EAU, …
SERVICES QUI CREENT DES ECONOMIES EXTERNES:
TECHNOLOGIE ET INNOVATION (CENTRES DE RECHERCHE, UNIVERSITES, PARCH SCIENTIFIQUES ET TECHNOLOGIQUES)
QUALITE’ DE LA VIE ET DE L’ENVIRONNEMENT
MARCHES (BOURSE, SERVICE FINANCIERS,…)
74. 2. Sviluppo delle imprese Agire sulla domanda di lavoro (quando le imprese esistenti non l’occupano interamente):
centri di assistenza alle piccole imprese (informazione, consulenza, formazione manageriale)
centri di assistenza one-stop
parchi scientifici e tecnologici
aree attrezzate e incubation centres
enterprise zones
prestiti o agevolazioni fiscali o finanziarie
società finanziarie per il capitale di rischio
marketing territoriale
agenzie di sviluppo locale (IDA, WDA)
PARCS SC-TECH.: CONCENTRATION D’ENTREPRISES HI-TECH, ENVIRONNEMENT AGREABLE, COOPERATION AVEC INSTITUTION DE RECHERCHE ET FORMATION SUPERIEURE (NOTAMMENT UNIVERSITES) + (CFR. INCUBATION)
AIRES AMENAGES (ET AUTRES) ASSISTER L’ENTREPRISE DANS LA PHASE ENTRE LA DECOUVERTE/INNOVATION ET SON AFFIRMATION SUR LE MARCHE’ - INCUBATION CENTRE:
OFFRE DE SERVICES EXTERNES AUX ENTREPRISES
AIDE POUR REPERER LE CAPITAL
AIDES AU NIVEAU DES COUTS (PRIX DES AIRES, ETC)
# REUTILISATION DES FRICHES INDUSTRIELLES
# “REPRODUIRE” DES DISTRICTS INDUSTRIELS?
INFORMATION - MARKETING: LES FIRMES PRENNENT EN CONSIDERATION TRES PEU DE SITES - IMPORTANCE DE:
FAIRE CONNAITRE SES ATOUTS (MARKETING - AGENCES DE DEV. LOCAL)
FACILITER LES PROCEDURES (ONE STOP CENTRES)
CONSULTATION A LA PETITE ENTREPRISE: GESTION, ETC. (POUR RENFORCER L’IDEE ENTREPRENEURIALE QUI EST A LA BASE)
PARCS SC-TECH.: CONCENTRATION D’ENTREPRISES HI-TECH, ENVIRONNEMENT AGREABLE, COOPERATION AVEC INSTITUTION DE RECHERCHE ET FORMATION SUPERIEURE (NOTAMMENT UNIVERSITES) + (CFR. INCUBATION)
AIRES AMENAGES (ET AUTRES) ASSISTER L’ENTREPRISE DANS LA PHASE ENTRE LA DECOUVERTE/INNOVATION ET SON AFFIRMATION SUR LE MARCHE’ - INCUBATION CENTRE:
OFFRE DE SERVICES EXTERNES AUX ENTREPRISES
AIDE POUR REPERER LE CAPITAL
AIDES AU NIVEAU DES COUTS (PRIX DES AIRES, ETC)
# REUTILISATION DES FRICHES INDUSTRIELLES
# “REPRODUIRE” DES DISTRICTS INDUSTRIELS?
INFORMATION - MARKETING: LES FIRMES PRENNENT EN CONSIDERATION TRES PEU DE SITES - IMPORTANCE DE:
FAIRE CONNAITRE SES ATOUTS (MARKETING - AGENCES DE DEV. LOCAL)
FACILITER LES PROCEDURES (ONE STOP CENTRES)
CONSULTATION A LA PETITE ENTREPRISE: GESTION, ETC. (POUR RENFORCER L’IDEE ENTREPRENEURIALE QUI EST A LA BASE)
75. 2. Sviluppo delle imprese: agenzie di sviluppo locale
76. 3. Sviluppo delle risorse umane Agire sull’offerta di lavoro (soprattutto sulla qualità) facendone un fattore di attrazione delle imprese (dei settori desiderati):
formazione specifica secondo le esigenze
“occupazione programmata”: assistenza alle imprese in cambio di utilizzo di personale locale
riconversione professionale
77. 4. Sviluppo del lavoro per finalità sociali (LSU) Collegamento fra sistema economico e funzioni sociali
Promuovere lo sviluppo sociale delle piccole comunità - creare impiego per disoccupati di lunga durata, giovani, volontari, etc.
Organizzazioni no-profit che gestiscono attività d’impresa
cooperative nel campo delle funzioni sociali
78. 5. Imprese locali e pianificazione negoziata Incentivi tradizionali da soli non riescono a determinare un cambiamento né un orientamento all’innovazione
Lo sviluppo è tanto più solido quanto più è basato su iniziative locali
Favorire la nascita di piccole imprese locali piuttosto che la delocalizzazione di grandi imprese
Sovvenzioni normalmente vietate da U.E.
79. La pianificazione negoziata in Italia 1a tappa: legge 488/1992 (opera dal 1996)
trasparenza, conformemente a prescrizioni U.E.: un unico contributo in % all’investimento
ripartizione regionale dei fondi, che favorisce le regioni a basso reddito pro capite e le PMI (50% delle sovvenzioni è riservato)
certezza dei tempi di finanziamento
criteri:
rapporto fra capitale di proprietà e aiuto richiesto
rapporto fra occupazione creata e investimento
rapporto fra aiuto massimo e aiuto richiesto
“priorità regionale” (calcolata sulla localizzazione, il settore, il tipo di investimento)
impegni a miglioramento dell’ambiente
efficiente e trasparente ma non “strategica” LA REPARTITION REGIONALE EMPECHE QUE LE PARAMETRE 1 ET 3 DEFAVORISENT LES REGIONS LES PLUS ARRIEREES
COMMENTAIRES: GRANDS AVANTAGES EN TRANSPARENCE ET EFFICIENCE, MAIS NE PERMETS PAS DE POURSUIVRE DES STRATEGIES
NECESSITE DE PROGRAMMATION NEGOTIEELA REPARTITION REGIONALE EMPECHE QUE LE PARAMETRE 1 ET 3 DEFAVORISENT LES REGIONS LES PLUS ARRIEREES
COMMENTAIRES: GRANDS AVANTAGES EN TRANSPARENCE ET EFFICIENCE, MAIS NE PERMETS PAS DE POURSUIVRE DES STRATEGIES
NECESSITE DE PROGRAMMATION NEGOTIEE
80. La pianificazione negoziata in Italia (segue) Legge 104/1995, legge 662/1996
logica bottom-up: progetti vengono da iniziative locali (autodeterminazione dello sviluppo, sistemi di produzione in risposta a interessi comuni e condivisi)
premio alla capacità di progettare espressa dal livello locale
principio: negoziazione fra tutti i soggetti pubblici o privati che operano su un territorio (governo, enti locali, imprese, sindacati, banche, ...)
strumenti:
intese, accordi, contratti di programma o di area
patti territoriali
accordi per programmi di intervento che rispondono a obiettivi condivisi sullo sviluppo locale LA REPARTITION REGIONALE EMPECHE QUE LE PARAMETRE 1 ET 3 DEFAVORISENT LES REGIONS LES PLUS ARRIEREES
COMMENTAIRES: GRANDS AVANTAGES EN TRANSPARENCE ET EFFICIENCE, MAIS NE PERMETS PAS DE POURSUIVRE DES STRATEGIES
NECESSITE DE PROGRAMMATION NEGOTIEELA REPARTITION REGIONALE EMPECHE QUE LE PARAMETRE 1 ET 3 DEFAVORISENT LES REGIONS LES PLUS ARRIEREES
COMMENTAIRES: GRANDS AVANTAGES EN TRANSPARENCE ET EFFICIENCE, MAIS NE PERMETS PAS DE POURSUIVRE DES STRATEGIES
NECESSITE DE PROGRAMMATION NEGOTIEE
81. La pianificazione negoziata in Italia (segue) “patto territoriale” (mira a un nuovo sviluppo)
accordo fra enti locali, parti sociali e altri soggetti pubblici o privati avente lo scopo di realizzare un programma di intervento volto a promuovere lo sviluppo locale
“contratto d’area” (situazioni di grave crisi)
stesso principio, per realizzare azioni miranti ad aumentare l’occupazione su un territorio limitato, collocato in area obiettivo 1, 2, 5b
strumenti:
ritardi/riduzioni dell’imposizione fiscale
contributi sul capitale investito
LA REPARTITION REGIONALE EMPECHE QUE LE PARAMETRE 1 ET 3 DEFAVORISENT LES REGIONS LES PLUS ARRIEREES
COMMENTAIRES: GRANDS AVANTAGES EN TRANSPARENCE ET EFFICIENCE, MAIS NE PERMETS PAS DE POURSUIVRE DES STRATEGIES
NECESSITE DE PROGRAMMATION NEGOTIEELA REPARTITION REGIONALE EMPECHE QUE LE PARAMETRE 1 ET 3 DEFAVORISENT LES REGIONS LES PLUS ARRIEREES
COMMENTAIRES: GRANDS AVANTAGES EN TRANSPARENCE ET EFFICIENCE, MAIS NE PERMETS PAS DE POURSUIVRE DES STRATEGIES
NECESSITE DE PROGRAMMATION NEGOTIEE
82. La politica regionale dell’U.E.: le finalità Le regioni d'Europa e i loro cittadini non hanno uguali chances dal punto di vista economico e sociale
Le disparità socio-economiche fra regioni possono essere pregiudizievoli all’insieme dell’Unione
Nelle regioni sfavorite, interventi pubblici devono accompagnare gli investimenti privati per stimolare l’attività economica
Questo sforzo spetta prima di tutto agli stati membri, attraverso le loro politiche di aiuto regionale, ma l’ampiezza dei problemi porta la comunità a partecipare allo sforzo
83. La politica regionale dell’U.E.: le finalità Lo sviluppo regionale permette di migliorare la coesione economica e sociale che è uno degli obiettivi prioritari dell'UE :
come espressione della solidarietà a scala europea
come condizione preliminare all’efficienza economica e alla competitività su scala mondiale
Le politiche e i programmi di sviluppo regionale mirano a promuovere la competitività e l’occupazione aiutando le regioni meno prospere o in difficoltà strutturali a generare uno sviluppo sostenibile adattandosi alle nuove condizioni del mercato del lavoro e alla concorrenza mondiale.