120 likes | 345 Views
Premio Sacharov. Martina Carraro & Giovanni Mazza. Alexander Dubček. 1989. Biografia.
E N D
Premio Sacharov Martina Carraro & Giovanni Mazza
Alexander Dubček 1989
Biografia • Alexander Dubček nacque a Uhrovec il 27 novembre 1921. All'età di quattro anni si trasferì con tutta la sua famiglia in Unione Sovietica. Rientrato in Cecoslovacchia nel 1939, lavorò come operaio e aderì al movimento comunista clandestino, prendendo parte alla resistenza antinazista nel 1944. Nel 1963 divenne segretario del Partito Comunista Slovacco. Dubček riunì intorno a sé un folto gruppo di politici e intellettuali riformatori, diventando il maggiore interprete di una linea antiautoritaria – definita “socialismo dal volto umano" – e di una feconda stagione politica: la Primavera di Praga. Durante questo periodo attua alcune importanti riforme quali: l’abolizione della censura e dà diritto di critica nei confronti del governo, i giornali potevano liberamente pubblicare articoli sulla corruzione delle alte cariche dello Stato, vennero legalizzate le riunioni dei lavoratori nelle fabbriche e gli agricoltori potevano riunirsi in cooperative. • Nel gennaio del 1968 venne eletto segretario generale del PCC dando avvio al cosiddetto "nuovo corso", una strategia politica volta a introdurre elementi di democrazia in tutti i settori della società.
Il consenso popolare ottenuto dall'azione riformatrice di Dubček suscitò ben presto la reazione di Mosca e degli altri regimi comunisti est-europei. Nel giugno del 1968 la leadership sovietica annunciò l’evidenza della preparazione di un’invasione da parte della Repubblica Federale di Germania e propose l’invio delle Armate Rosse in difesa della Cecoslovacchia. Dubček declinò l’invito. Il 21 agosto del 1968 il Paese venne invaso dalle truppe del Patto di Varsavia e il governo ordinò alle forze militari di non resistere all’avanzata degli eserciti. Privato del suo incarico nel 1969, Dubček fu espulso dal PCC l'anno seguente.Acclamato durante la rivoluzione di velluto del 1989, dopo la caduta del regime comunista Dubček fu riabilitato ed eletto presidente del Parlamento federale cecoslovacco. In questa veste si batté contro la divisione della Cecoslovacchia e compì l'ultimo suo atto politico, rifiutandosi di firmare una legge sull'epurazione rivolta indifferentemente a tutti i passati membri del PCC. Sempre nel 1989 venne insignito del premio Sacharov per la sua azione di pace. Morì a Praga il 7 novembre 1992 per le ferite riportate in un incidente stradale.
Primavera di Praga La Primavera di Praga, (in ceco Pražské jaro) è stato un periodo storico di liberalizzazione avvenuto in Cecoslovacchia a partire dal 5 gennaio 1968 e durato fino al 20 agosto dello stesso anno, quando un corpo di spedizione dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati del patto di Varsavia invase il paese. Antefatti • Fin dalla metà degli anni sessanta le istanze dei riformisti, il cui leader era Alexander Dubček, avevano trovato voce in alcuni elementi all'interno dello stesso Partito Comunista cecoslovacco. Le riforme politiche di Dubček in realtà non si proponevano di rovesciare completamente il vecchio regime e allontanarsi dall‘Unione Sovietica: il progetto era di mantenere il sistema economico collettivista affiancandovi una maggiore libertà politica (con la possibilità di creare partiti non alleati al partito comunista), di stampa e di espressione. Tutte queste riforme furono sostenute dalla grande maggioranza del paese, compresi gli operai. Ciononostante queste riforme furono viste dalla dirigenza sovietica come una grave minaccia all'egemonia dell'URSS e come una minaccia alla sicurezza stessa dell'Unione Sovietica. Per comprendere i motivi di questo allarme bisogna tener presente la collocazione geografica della Cecoslovacchia, esattamente al centro dello schieramento difensivo del Patto di Varsavia: una sua eventuale defezione non poteva essere tollerata in periodo di Guerra Fredda.
A differenza di quanto era avvenuto in altri paesi dell’ Europa centrale, la presa di potere comunista in Cecoslovacchia nel 1948 era stata accompagnata da una partecipazione popolare. Ciononostante la leadership aveva mantenuto un regime totalitario fortemente repressivo. • La dirigenza sovietica dapprima usò tutti i mezzi diplomatici possibili per fermare o limitare le riforme portate avanti dal governo cecoslovacco, poi, vista l'inutilità di questi tentativi, iniziò a preparare l'opzione militare. “Our new policy had to be built on democratic cooperation and confidence among social groups. Narrow professional or other interests could no longer take priority. Freedom of assembly and association, guaranteed in the constitution but not respected in the past, had to be put into practice. In this sphere, there were to be no extralegal limitations. […]Opinions expressed in mass communications were to be free and not be confused with official government pronouncements. Freedom of movement was to be guaranteed, including not only citizens' right to travel abroad but their right to stay abroad at length, or even permanently, without being labeled emigrants.“
La svolta • La stagione delle riforme ebbe bruscamente termine nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968, quando una forza armata invase il paese. Il grosso dell'esercito cecoslovacco, obbedendo ad ordini segreti del Patto di Varsavia, era stato schierato alla frontiera con l'allora Germania Ovest, per agevolare l'invasione e impedire l'arrivo di aiuti dall'occidente. • L'invasione coincise con la celebrazione del congresso del Partito Comunista Cecoslovacco. I comunisti cecoslovacchi, guidati da Alexander Dubček, furono costretti a riunirsi clandestinamente in una fabbrica, ed effettivamente approvarono tutto il programma riformatore, ma quanto stava accadendo nel paese rese le loro deliberazioni completamente inutili. • I paesi democratici dovettero limitarsi a proteste verbali, poiché in seguito agli accordi sottoscritti dalle potenze alleate a Yalta, la Cecoslovacchia ricadeva nell'area di influenza sovietica. “Yesterday, August 20, 1968, around 11:00 p.m., the armies of the Soviet Union, of the Polish People's Republic, of the German Democratic Republic, the Hungarian Peoples Republic, and the Bulgarian Peoples Republic crossed the borders of the Czechoslovak Socialist Republic. It happened without the knowledge of the President of the Republic, of the Chairman of the National Assembly, of the Prime Minister and of the First Secretary of the Central Committee of CPCz, and of all these organs.[…] The Presidium believes that this act contradicts not only all principles of relations between socialist countries but also the basic norms of international law.”
Parte di una conversazione tra Alexander Dubcek e Leonid Brezhnev, Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico, all’indomani dell’invasione della Cecoslovacchia e dell’arresto di Dubcek LB:The sequence of events that has materialized confirms entirely that behind your back (by no means do we wish to say that you were at the head of it) right-wing powers (we will simply call them antisocialist) prepared both the congress and its actions. […] We would like to find the most acceptable solutions that will serve to stabilize the country, normalizing a workers' party without links to the right and normalizing a workers' government free from those links.[…] And we would be very grateful to you if you freely expressed different options, not just to be contrary, but to calmly find the proper option. We consider you an honorable communist and socialist. AD: It's hard for me, given the trip and my bitter mood, to explain immediately my opinion about why we must reach a solution about the real situation that has arisen. Comrades Brezhnev, Kosygin, Podgorny, and Voronov, I don't know what the situation is at home. In the first day of the Soviet Army's arrival, I and the other comrades were isolated and then found ourselves here, not knowing anything. [...] I can only conjecture what could have happened. In the first moments, the members of the Presidium who were with me at the Secretariat were taken to the Party Central Committee under the control of Soviet forces. Through the window I saw several hundred people gathered around the building, and you could hear what they were shouting: "We want to see Svoboda!" "We want to see the president!" "We want Dubcek!" I heard a number of slogans. After that there were shots. It was the last thing I saw. From that point on I know nothing, and can't imagine what's happening in the country and in the Party.
Patto di Varsavia • Il Patto di Varsavia fu un’alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico intesa a organizzarsi contro la NATO, fondata nel 1949. Il trattato fu elaborato da Nikita Khruscev nel 1955 e sottoscritto a Varsavia il 14 maggio dello stesso anno. I membri dell'alleanza promettevano di difendersi l'un l'altro in caso di aggressione. La costituzione avvenne la settimana successiva all'ingresso ufficiale della Germania nella NATO (6 maggio 1955). • I membri erano tutti i Paesi socialisti dell’Europa Orientale: Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Polonia, Romania, Ungheria, Unione Sovietica • Nel dicembre 1988, Mikhail Gorbacev, capo dell‘Unione sovietica, annunciò la cosiddetta Dottrina Sinatra che sanciva l'abbandono della Dottrina Brežnev e la libertà di scelta per le nazioni est-europee. Il 25 febbraio a Budapest si decise lo scioglimento per il 31 marzo dell'Alto Comando unificato e di tutti gli organismi militari dipendenti dal Patto.
Rivoluzione di velluto • Il termine Rivoluzione di velluto si riferisce alla rivoluzione non violenta che rovesciò il regime comunista cecoslovacco e che ebbe luogo dal 16 novembre al 29 dicembre 1989. • Cominciò il 16 novembre 1989 con una manifestazione studentesca pacifica a Bratislava. Il giorno dopo una manifestazione analoga e non violenta fu caricata violentemente dalla polizia a Praga. Quell'evento scatenò una serie di dimostrazioni popolari dal 19 novembre alla fine di dicembre, e uno sciopero generale il 27 novembre. • Il Partito Comunista cecoslovacco annunciò che avrebbe rinunciato al proprio monopolio sul potere politico. Fu rimosso il filo spinato al confine con la Germania Ovest e l‘Austria il 5 dicembre. Il 10 il presidente comunista Gustav Husak nominò un governo in buona parte non comunista e si dimise. Alexander Dubček fu eletto presidente della Parlamento. • Nel giugno 1990 si tennero le prime elezioni democratiche dal 1946, che diedero alla Cecoslovacchia il primo governo non comunista in oltre 40 anni.
Assegnazione del premio Con Alexander Dubček il Parlamento europeo rende onore nel 1989 ad uno degli iniziatori del rinnovamento e del risveglio nell’ex blocco orientale ed alla personalità che ha più influenzato il movimento riformista noto sotto il nome di Primavera di Praga. Il suo obiettivo, dare un volto umano al socialismo, è schiacciato il 21 agosto 1968. Dopo la rivoluzione in Cecoslovacchia è eletto presidente dell’Assemblea federale della Repubblica socialista cecoslovacca. “Una figura che infonde speranza anche al dissidenti sovietici nella loro lunga lotta per la Glasnost”, così lo definisce Andrej Sacharov in un messaggio letto durante la cerimonia di premiazione del gennaio 1990. Dubček, dal canto suo, esprime l’auspicio che “ grazie alla primavera di Praga, nel 1990 e in tutti gli anni a venire risuoni la grande sinfonia dello spirito comunitario europeo”. “Our main energy should not be concentrated on a defensive struggle against something, but on efforts to understand the causes of the problems, find a solution to them and to work for further progress.”
Sitografia www.europarl.europa.eu www.wikipedia.org www.spartacus.schoolnet.co.uk Bibliografia Hope dies last – The autobiography of Alexander Dubček The Prague Spring ‘68