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Provincia St. Francis negli USA

Provincia St. Francis negli USA. Storia della storiografia II. Lo sviluppo. Tra i banchi di scuola. Prefazione all’opera di Maol-Josa, Franciscan Missionary Sisters of the Sacred Heart

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Provincia St. Francis negli USA

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Presentation Transcript


  1. Provincia St. Francis negli USA Storia della storiografia II. Lo sviluppo

  2. Tra i banchi di scuola • Prefazione all’opera di Maol-Josa, Franciscan Missionary Sisters of the Sacred Heart • la congregazione, pur non possedendo ‘fondazioni monumentali’ si era distinta essenzialmente per la dedizione all’infanzia nell’istituto di S. Giuseppe • scuole primarie e secondarie in diverse parrocchie e il competente servizio in scuole professionali per la contabilità e il commercio

  3. Cura degli orfani >scuole Parrocchiali • Nel giro di poco oltre dieci anni, dalla cronologia prodotta nel 1914 all’opera pubblicata del 1927, la congregazione, pur non perdendo di vista la sua attività principale, quella cioè della cura degli orfani, sembrava dunque aver scoperto un nuovo indirizzo, quasi una nuova missione, quella dell’insegnamento nelle scuole parrocchiali, soprattutto in quelle ad indirizzo professionale, con il positivo apporto, assolutamente eccezionale, che in tali ambienti educativi esse offrivano alla condizione femminile

  4. Segni di un cambiamento • l’8 agosto 1920, venne approvata la legge che estendeva il diritto di voto alle donne • Il movimento socialista femminile di New York, fin dagli inizi del 1900, godeva già di un’ottima organizzazione • Elizabeth GurleyFlynn, nella sua autobiografia, Rebel Girl: “A domestic life and possibly a large family had no attraction for me […] I wanted to speak and write, to travel, to meet people, to see places”

  5. Una biografia di biografie • Le MemoirsofSisterAngeline, uno dei contributi più anomali alla storia della provincia americana • Angelina Mary Green (1856–938), già studentessa all’accademia di S. Maria degli Angeli, in Peekskill, postulante nel 1873, novizia nel 1874, professa il 26 agosto 1874; espletò diversi incarichi come educatrice, presso scuole parrocchiali, rette per la maggioranza da francescani (Croghan, 1877 – 1916); concluse la sua vita nella parrocchia di West New York, il 17 dicembre 1938. • Pochi anni prima della sua morte, un giovane francescano, suo ex allievo, le chiese di stendere i ricordi della sua vita

  6. Croghan

  7. L’effervescenza delle origini • Non si tratta qui, invero, di una rassegna delle attività, o degli interventi edilizi, o dell’evoluzione patrimoniale o numerica, come s’è visto in altra documentazione, bensì di una narrazione biografica • Essa può essere definita, in certo qual modo, come una biografia delle biografie, dove all’interno del racconto autobiografico si snodano, come tanti rivoli, altre vicende di studenti, di suore, di francescani, di ex alunni, a loro volta diventati sacerdoti o religiose, di genitori e parenti delle suore, di benefattori del primitivo raggruppamento religioso: una socialità religiosa.

  8. Biografie e loro implicazioni • Informazioni su sr. M. Francis Dobbins e sr. M. Raphael Schmitt, prime due candidate: requisiti oltremodo interessanti per la ricostruzione del retroterra socioculturale dell’immigrazione tedesca e, soprattutto, irlandese, da valutarsi indubbiamente alla base dello sviluppo congregazionale. • la figura carismatica del p. Francis Koch:capacità di adattamento, spirito di inventiva, esuberanza delle proposte: ‘spirito missionario’

  9. “She was a remarkably beautiful girl, and tradition hands down this singular incident; that on the day of her reception, her uncle, a man of means, and one directly opposed to her becoming a nun, started out early on that morning to force her to leave the convent, and return home with him. But, on the way there his horses stood immovable and no amount of whipping or coaxing could make them stir. Taking this sign as a divine intervention he reversed the horses and they no longer resisted. Even he looked on that instance as a divine intervention. This sister was known in religion as Sr. M. Anthony. She died while still in the novitiate, a model of exactness and fervor, and beloved by who knew her”

  10. Se il genere biografico sembra uno degli elementi di opposizione ad un’epoca, quella degli anni ’30, in cui prevalgono i valori, secondo i quali andrebbero concepite le opere, ma non quelli attinenti alle persone, la caratteristica missionaria qui sottolineata pare da stimarsi come un’altra forma di contrapposizione alla standardizzazione e alla professionalizzazione della vita religiosa. La scuola di West New York, infatti, dove sr. Angelina trascorse gli ultimi anni della sua vita, attendendo alla stesura delle sue memorie, tra quante erano gestite dalla provincia St. Francis, apparteneva al gruppo di strutture educative che godevano di maggiore successo

  11. ‘Successo’ della scuola di West NY • Nel 1914, essa vinse un premio messo a disposizione dalla banca di Guttemberg; nel 1918, il numero degli iscritti raggiunse la quota di 980, con 16 suore; nel 1923, si dovette provvedere alla costruzione di altri locali; nel 1926, si arrivò a concretizzare l’impianto di una biblioteca; nel 1929, il numero degli studenti salì a 1200. • Nel 1931, per impulso dei vescovi la provincia St. Francis decise di offrire il proprio contributo a favore del progetto mirante ad istituire un corso di studi a livello superiore. Venne, perciò, aperta una scuola secondaria con tre indirizzi: accademico, generale e commerciale

  12. Spirito missionario estinto • Dopo la battaglia degli anni 1880, ingaggiata per provvedere di una scuola primaria ogni parrocchia, la conquista della scuola secondaria diventò l’obiettivo perseguito tenacemente verso la fine degli anni Venti. Tenendo presente questo contesto, diventa comprensibile allora lo sforzo, o forse meglio la lusinga di sr. Angelina a rileggere il passato con l’obiettivo di ridare anima a quello spirito missionario, che sembrava ormai essersi estinto con la fine dell’impegno apostolico di Croghan (1916)

  13. Francescanità e missione • Allo spirito missionario, sr. Angelina sembra associare l’estro francescano, cioè, la francescanità, per così dire, del missionario p. Francis Koch. Nella missione di Croghan pare, infatti, si ripropongano le linee di quel francescanesimo cosiddetto della ruralità, già rilevato nella retorica del racconto riguardante la vita della primitiva comunità istituita presso la 31ma strada di NY.

  14. L’ideale di ‘Groghan’ • “Father Francis had a unique way of boarding the children. Those who lived outside of Croghan, boarded themselves. I.e. they brought sufficient food on Sunday when they came to Mass. This food was to last until the following Friday. Being farmers’ daughters they brought a bountiful supply of pies, cakes, jellies and other food. They cooked their own meals without any confusion. This method saved expenses for their parents, and the girls enjoyed the preparation of food. The boys were placed with different families who kindly offered to lodge them until other provisions were made for them”.

  15. Groghan II • “January 3, 1877 school opened with Mass and a capacity number; all ages, sized, grades and nationalities. To greet them and take their names, ages and residence with other special data took the greater part of the first day. The next things was to grade and classify them […] Many of the children had never seen Sisters before. We were a curiosity to them for a few days. […] The crude and poorly equipped school did not seem to phase the children because they were used to the rural schools of those days and could boast of nothing better than we had. The lack of books and diversity of grades were the most trying points in my episode, being a disadvantage to both teacher and pupils”

  16. Ritorno alle origine ante litteram Questo accento sulla missionarietà francescana dei brani sopra riportati non avrà forse inteso mettere in luce la necessità di recuperare quell’identità propria, che sembrava destinata ad essere consegnata all’oblio? Esso non potrebbe, inoltre, essere avvertito quale tentativo anticipato di soddisfare l’esigenza a tornare allo spirito delle origini, tipico della stagione conciliare?

  17. L’imprenditoria e la missionarietà • La rievocazione accennata assume un significato peculiare in un momento in cui la provincia religiosa stava sperimentando una stasi vocazionale • Lo sviluppo patrimoniale raggiunto dalla provincia aveva indicato, dunque, solo una conseguenza della crescita vocazionale, frutto palese di una attrattiva che affondava le sue radici nell’eccellenza dello spirito missionario proprio della proposta francescana • Tali caratteristiche, lungi dall’essere segnalate come valori astratti, costituivano invece l’essenza dei tratti biografici della figura proposta quale modello dell’imprenditrice, dell’animatrice vocazionale, dell’autentica missionaria francescana del Sacro Cuore: sr. Elizabeth Foley!

  18. L’animatrice vocazionale • La narrazione pare permeata, anzi quasi attraversata da una proposta vocazionale. • Un intero capitolo, il penultimo, indugia a descrivere alcuni profili biografici di ragazzi e ragazze ex studenti, segnalatisi per aver abbracciato in seguito la vita sacerdotale e religiosa. • L’autrice fissa un particolare episodio relativo ad una ragazza, la quale… ebbe a confidare il desiderio di consacrarsi a Dio con i voti monastici, ma di avvertire, nello stesso tempo, il proprio sentimento di indegnità.

  19. Sr Elizabeth • “Mother Elizabeth had experience on mission both as subject and superioress, and for number of years she had been Mistress of Novices. She was born leader. Under her regime the membership increased; buildings were erected, more property bought and new mission acquired […]. Mother Elizabeth was a woman who possessed strong will power. She governed with firmness, prudence and justice. Even in her early career she displayed a spirit the foretold the possible future. When placed in responsible positions her best brought out, and her best was always given to her work […]”

  20. “While I was candidate, I was sent to mission where she was stationed and I always looked at her as a religious model […] She was loved and respected by her community and by all who knew her. She was a progressive woman, and in spite of bitter opposition, strove to give her Sisters every advantage to acquire secular as well as religious knowledge necessary for the training of youth [...] Sr. M. Elizabeth was installed as Mother Provincial on may 18, 1882. She was very qualified to govern, having had many years of missionary experience […] Before leaving Patterson, she left an injunction on me saying: “take good care of my girls and foster their vocations if they show any inclination to such life”. I assured her that I would do my best, but the Holy Ghost had to do His part”

  21. Etnicità e leadership • “She was neither a good leader nor an organizer […] she lacked tact and prudence in government” • “We were on the verge of losing our convent that Sisters had begged and toiled for in order that those who came after them might have a home to carry out God’s good work”.

  22. Era nata in Irlanda • Suor M. Gertrude Paul, la guida delle prime tre suore giunte in America e prima superiora del gruppo costituitosi successivamente, era riuscita a comprendere lo spirito americano e, pur essendo europea, aveva meritato di conquistarsi l’affetto delle suore. • Suor Bonaventura, al contrario, giunta negli USA solo qualche tempo prima di assumere la carica di superiora, austriaca di origine, non riuscì mai ad inserirsi nella realtà americana. • Suor Elizabeth, a differenza della consorella cui succedette, era nata in Irlanda.

  23. Dio parla irlandese • In un brano descrittivo di una catechesi guidata da p. Francis, la religiosa ricorda che un bambino, interrogato sulla nazionalità alla quale sarebbe appartenuto Dio, rispose prontamente. “Hewas Irish, Father!” • “The people of Shadyside were mostly of Irish extraction. They were good natured; they would die for a priest or a sister”

  24. Europa e USA • La contrapposizione tra le due figure ravvisate, di sr. Bonaventura e di sr. Elizabeth, non è da stimarsi del tutto esente da influssi di carattere etnico; • l’etnicità pare così aver giocato un ruolo nient’affatto secondario nei rapporti tra la provincia americana e la Casa madre delle FMSC, cioè tra la loro presenza negli Stati Uniti e quella in Europa

  25. Un osservatorio della povertà • Nel 1936, in occasione del settantacinquesimo anniversario dell’apertura canonica dell’Istituto delle FMSC.. • Vien attribuita grande importanza al lavoro compiuto dalle consorelle nelle scuole di Filadelfia, dove si posero a servizio in particolare degli immigrati italiani. • Ampio spazio viene riservato alla narrazione delle iniziative avviate dal lazzarista p. Antonio Isoleri (1845-1927), che invitò le suore a lavorare prima nella scuola e poi nell’orfanotrofio della sua parrocchia.

  26. “… Le è noto che noi abbiamo la missione italiana. La nostra scuola è frequentata da un centinaio di fanciulli fra maschi e femmine, pochissimi a proporzione degli italiani che si trovano, specialmente nell’inverno, in città. Prima di venire in queste contrade, io non avevo la minima idea dello stato miserabile in cui vivono i nostri connazionali. Qui se ne trovano provenienti da tutte le parti d’Italia […] Ma intendo dire di quei poveretti che non potendo trovar da vivere nei propri paesi, sono venuti qui immaginandosi di trovare l’oro per le vie. Ora si danno da fare di tutto, dimentichi quasi dell’anima. Trascurano l’educazione della prole, vorrebbero che i loro figli guadagnassero appena nati: Molti piccoli girano giorno e notte per le strade, molti suonano, altri lustrano scarpe, e la maggior parte, specialmente le ragazze, vendono frutta. Di più li lasciano andare alle scuole protestanti, poiché in quelle oltre alla istruzione, ricevono qualche vestito”

  27. L’apostolato nelle carceri • Nell’articolo, mentre le scuole parrocchiali rimangono piuttosto in ombra e, nel contempo, all’orfanotrofio di Peekskill viene concessa un’attenzione pertinente, forse in parte grazie al recupero di materiale fotografico correlativo, l’argomento degno di particolare attrattiva risulta essere offerto dall’accademia di Ladycliff, diventata college nel 1933. Altro elemento, all’evidenza stimato di una certa importanza, è costituito dalla riassunzione del ricordo dell’esperienza vissuta con la visita ai carcerati, ai condannati a morte, sottolineatura questa introdotta per la prima volta nel 1927, con l’opera di sr. Cherubim, FranciscanMissionarySistersof the SacredHeart

  28. Ottica missionaria • Nel medesimo capitolo, colpisce però anche la tendenza a proporre una lettura ‘missionaria’ del lavoro svolto dalle francescane negli Stati Uniti, reso estremamente patente in questa doppia sottolineatura del servizio alla povertà dei carcerati, dei condannati a morte e degli immigrati. • Parrebbe poter dedurre, allora, che l’attività didattica e la stessa cura dell’infanzia non dovettero essere stimate con tanta facilità, quali attività di stampo prettamente missionario

  29. Lizzie Grant tra Italia e America • Un’anima e un’opera, pubblicata nel 1941, ma in elaborazione da parte di Mar-lys (pseudonimo di sr. M. LiliaNascimbeni) negli anni ’30 (Fonti: Pell. E Greg). • “Bella figura di missionaria”: sr. M. Gabriel Grant (1850-931), detta Lizzie, viene presentata quale esemplare religiosa americana, tanto zelante da attraversare per ben “tre volte l’Atlantico da Occidente ad Oriente e da Oriente ad Occidente, per darsi con uno slancio d’apostola al bene dei prossimi”.

  30. Ponte tra Europa e Stati Uniti • La suora fu missionaria a Costantinopoli, dove assunse anche il ruolo di direttrice di una scuola e di maestra delle novizie, fino a quando venne richiamata a Gemona, con la nomina di vicaria e discreta generale; infine, dopo alcuni anni dal suo rientro a Peekskill, tornata a Gemona per prendere parte al capitolo generale del 1923, essendo stata eletta nuovamente discreta generale, dovette fermarsi in Italia ed ivi trascorrere gli ultimi suoi anni di vita.

  31. “La missione è italiana? O perché deve dipendere allora da una casa d’America organizzata all’americana, mentre c’è una casa madre in Italia?” • “I Superiori di Gemona, moderatori calmi ed avveduti, trovarono opportuno di frenare alquanto l’opera della loro animosa figliola che, appoggiata e favorita dai Religiosi della Provincia [americana OFM], tendeva piuttosto a stare dalla loro parte anziché seguire i metodi di Casa Madre”

  32. Plauso all’efficienza • “Alla fine dell’800, le Suore d’America lavoravano in 22 case; mentre in Italia si cominciava appena in quanto a diffusione: la figlia aveva dunque superato la madre” • L’opera che più impressionava pare di nuovo essere stata Ladycliff, presentata con palese fierezza quale “un centro di studi superiori che gareggia con le principali università degli Stati Uniti”

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